𝙲𝚊𝚙𝚒𝚝𝚘𝚕𝚘 𝟸𝟾

Eddie POV:
riaprii piano gli occhi
portai una mano al mio naso, il punto in cui sentivo più dolore
non sapevo quanto tempo fosse passato ma a giudicare dal sangue ormai secco sotto le mie narici probabilmente qualche ora. intorno a noi regnava il silenzio, mi girai verso richie. lui giaceva vicino a me, immobile. aveva la mascella completamente rotta e il naso incrostato di sangue. la sua faccia era irriconoscibile. lo scossi <<richie - gridavo con le lacrime agli occhi, continuando a muovere le sue braccia   - richie svegliati>>. appoggiai la mia testa sul suo petto.
il cuore batteva
scoppiai a piangere ancora più insistentemente e le mie labbra si piegarono in un sorriso

era vivo

strisciai acciaccato verso il mare, non riuscendomi ad alzare in piedi per il dolore alle gambe. misi le mani a coppa e raccolsi un po' d'acqua, per poi andarla a buttare sulla faccia di richie. ripetei il gesto varie volte, sperando che lo rinfrescasse e gli facesse riprendere i sensi <<che è successo?>> sentii sussurrare
<<richie - gridai fissandolo negli occhi - come ti senti?>>
<<eddie parla piano, mi scoppia la testa. sto una vera merda - rispose richie a voce bassissima, tastandosi la faccia - perchè cazzo fa così male?>>
<<credo che ti abbiano rotto qualcosa>>
<<ho un aspetto così orribile?>>
<<e io?>>
<<non hai risposto alla mia domanda>>
<<il tuo occhio sembra più una palla da bowling che un occhio, il tuo naso è fracassato e le labbra spaccate - risposi prendendolo in giro - ma per il resto stai benissimo>>
<<che coglione>> ridacchiò tirandomi una leggera pacca sulla spalla, che mi fece mugolare per il doloro di qualche livido che si stava creando in quel punto
<<non mi sento più la faccia eddie, sento che pulsa tutto>>
<<tranquillo, ora chiamo l'ambulanza, tu stai fermo qui>> esclamai cercando il telefono nella tasca dei pantaloni
<<e chi si muove>>

***

ci ricoverarono nella stessa stanza d'ospedale e ci medicarono le ferite. a richie dovettero mettere anche qualche punto. avevano detto che avevano l'obbligo di avvertire i nostri genitori o, nel caso di richie, il parente più prossimo.
"sua madre arriverà tra poco" ci aveva avvertiti un'infermiera. aspettai che la ragazza uscisse per parlare <<richie io non voglio tornare da mia madre>>
<<non penso ti costringerà a tornare. avrà capito che hai fatto la tua scelta>>
"avrà capito che ho scelto te" pensai
<<richie io farò di tutto per restare con te, voglio che tu lo sappia>>
<<lo so eddie>>
gli sorrisi e avrei avuto una voglia matta di baciarlo ma eravamo costretti a restare sui nostri due letti dalle flebo antidolorifiche.
<<chissà chi cazzo avranno chiamato per me, forse qualche zio di cui non so nemmeno l'esistenza>> aggiunse con sguardo perso. aveva un tono leggero ma riuscivo a cogliere la nota di sconforto dai suoi occhi.

qualche minuto dopo sentimmo la porta della stanza scricchiolare alla propria apertura. una signora chiaramente sovrappeso, con addosso un paio di occhiali rotondi e un vestito trasandato con dei fiorellini ricamati maldestramente fece il suo ingresso nella stanza.
mia madre.
girai lo sguardo dal lato opposto, guardando la finestra che affacciava su un edificio che sembrava cadere a pezzi <<eddie - pronunciò mia madre avvicinandosi al mio letto. continuai a tenere lo sguardo alla finestra, non riuscivo nemmeno a guardarla in faccia - come hai fatto a ridurti in questo modo?>> mi prese il mento, girandomi la faccia verso di lei. le presi il polso, togliendole la mano dal mio viso
<<non pensavo ti importasse ancora qualcosa - risposi distogliendo poi lo sguardo - o almeno avevo intuito ciò da come non ti è fregato un cazzo quando ce ne siamo andati di casa>>
<<non usare quelle parole con me edward, e poi sei tu che sei voluto andartene>>
<<non mi hai lasciato altra scelta, non avrei potuto più vedere richie>>
<<già... richie - sussurrò mia madre, spostando lo sguardo al letto a fianco al mio - è tutta colpa tua, giusto? cosa hai combinato?>> iniziò ad urlargli contro
<<mamma smettila lui non centra niente>>
<<dove hai portato mio figlio?>> gridò
<<la smetta io non ho fatto niente>> iniziò a controbattere richie
<<vattene, questo dimostra che non sei cambiata>> esclamai.
entrò un infermiere, probabilmente dopo aver sentito le urla <<che succede? qualche problema?>> domandò fissando mia madre. non le diedi il tempo di rispondere <<vorrei che facesse uscire questa donna, non ci permette di riposare>> dissi rivolgendomi all'uomo
<<signora, la prego di uscire. i ragazzi vogliono riposare>> disse avvicinandosi a mia madre
<<si ho sentito>> rispose lei avvicinandosi alla porta, rigirandosi poi verso di me <<non considerarti più affar mio. sto andando al comune. ora non sei più mio figlio>> annunciò uscendo.
l'infermiere ci fece un segno di capo e uscì anche lui dalla stanza.
guardai richie
<<come ti senti?>>
<<bene perchè?>>
<<domani ce ne andiamo da sto ospedale di merda>>

SPAZIO AUTRICE:
sto provando a pubblicarlo di pomeriggio per vedere se così riesco ad avere più lettori HAHAHHAHA comunque vi ricordo di lasciare una stellina se il capitolo vi è piaciuto e
per qualsiasi dubbio o consiglio lasciate un commento :)

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