#15DOH|| Nirvana//Foo Fighters
With @pizzandrock
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"Welcome to Aberdeen
Come as you are"
Mi trovo davanti a quest'insegna, ben conosciuta dai miei occhi e dalla mia mente, visto le tante volte che l'avevo superata in macchina. È bianca, contornata da un bordo verde scuro, leggermente nascosta dietro alla folta e vecchia siepe. Identica a quando l'ho abbandonata, insieme alla vita che mi ero costruito qua, agli amici, a tutto.
Le mie dita incominciano inconsciamente a picchiettare sul volante, ricordandomi ancora perfettamente il suono della batteria martellante della canzone come as you are.
Della mia batteria.
Quella scritta mi fa tornare alla mente tantissimi ricordi degli anni passati, e un po di malinconia si fa spazio tra di essi. Il lontano 1991 in cui io, Kurt e Krist registrammo e rilasciammo l'album 'Nevermind' che ci fece conoscere al mondo intero.
Lo ammetto, dopo tutto quello che mi è successo qua, andarmene e ricominciare è stata davvero difficile. Lo ritengo comunque un onore, è come il coronamento di un sogno, chiunque pagherebbe per avere il mio posto, la mia fama, ma nessuno vorrebbe mai avere nella mente i ricordi di alcuni momenti e giorni difficili.
Non sono più il Dave Grohl ancora inesperto batterista dei Nirvana, sono il Dave Grohl cantante dei Foo Fighters. Anche se, nonostante ciò, rimarrò sempre associato a quella band e a quegli occhi azzurri distaccati dal resto del mondo.
Se solo Kurt fosse qui.
Litigavamo molto spesso nell'ultimo periodo, non lo riconoscevo quasi più, l'unica cosa con cui comunicava era la musica. Si aggrappava ad essa mentre il resto del mondo gli scivolava dalle spalle.
E invece noi, dopo il suo te tentativo di suicidio, ci aggrappammo alla speranza di poterlo far tornare pulito.
Finché non capimmo che quanto più credevamo di avvicinarci, quanti più ci allontanavamo.
Finché non lo ritrovammo morto in quella maledetta camera degli ospiti.
Scuoto la testa scendendo dalla macchina, cercando di non farmi distrarre troppo da questi pensieri e ritorno, piuttosto, a domandarmi cosa sto facendo qui, ai margini della città.
Non è la prima volta che succede eppure, incomincio a convivere col fatto che la mancanza di Kurt sia una cosa che non riuscirò mai a spiegarmi.
Dio solo sa quanto darei per averlo ancora qui.
«Dio è gay» mi suggerisce in testa la voce di Kurt, facendomi sorridere ricordandomi della volta in cui lo scrisse sui muri di un centro religioso.
Inizio quindi a camminare lungo la strada, è il crepuscolo, ma di preciso non so che ore siano.
Il vento e il crepitare delle foglie a ogni mio movimento non fanno altro che ricordarmi che l'autunno è ormai arrivato.
L'asfalto rovinato dal tempo si sgretola in alcuni punti sotto il peso dei miei passi, mentre io continuo a costeggiare la siepe fin quando vedo un sentiero.
Mi fermo a riflettere, indeciso sul da farsi. Mi sembra che finisca nel parco, ma non ne sono certo. Decido di intraprenderlo, non sia mai che abbia ragione.
Con mia grande sorpresa trovo ancora tutto in ordine, probabilmente qualcuno si è preso la briga di sistemarlo. Strano.
Vado avanti senza fermarmi, a passo alquanto deciso, e scorgo dietro ad un acero l'ingresso del parco. Vicino al cancello c'è una lastra di pietra con inciso "Riverfront Park", non mi sono sbagliato quindi.
Solo l'idea di entrare nel suo parco mi spaventa, sono davvero pronto per questo, per un impatto così forte e istantaneo con il mio passato?
Ma d'altronde, dimenticare sarebbe impossibile. Non qui, non davanti al parco di Kurt.
Credo che a questo punto non ci sia altro da fare se non entrare, non ho fatto tutta questa strada per rimanere a fissare una scritta.
Faccio un respiro profondo, chiudo gli occhi e mi rilasso un momento, respirando profondamente a pieni polmoni, nel disperato tentativo di calmare questa strana sensazione che ho addosso. Sollevo le palpebre e allungo le mani fino a toccare le sbarre del cancello, tastandone la superficie fredda e ruvida.
Con un cigolio che ne dimostra la vecchiaia, quasi come in un film horror, lo spalanco.
Subito davanti a me vedo il laghetto, e al suo fianco la ricostruzione di una chitarra, molto familiare, fin troppo. Mi sembra di essere tornato a vent'anni fa.
I battiti del mio cuore aumentano, so a cosa sto andando incontro, ma ormai non ho più scampo. Decido comunque di non avvicinarmi, non mi va di vedere il suo viso, dipinto, mentre suona e canta. Sarebbero troppe emozioni che non riuscirei a gestire nemmeno tra mille anni.
Proseguo diretto verso il centro del parco, quando inciampo in un palo. Ma chi l'ha messo qua?
Mi ritrovo ad imprecare contro chiunque sia quel deficiente.
Mi ricompongo, tentando di mantenere la calma.
Noto che è un impalcatura, e abbasso lo sguardo, vedendo la scritta "Kurt's air guitar".
Sento le lacrime che stanno per solcare il mio volto, ma le scaccio indietro, tentando di riprendere il controllo di me stesso.
Non mi sentivo così vulnerabile da anni ormai, avevo imparato a convivere con il fatto che il mio amico non ci fosse più.
Ma ora, ora che sono tornato qua, nel suo parco, nella sua casa, lo sento vicino a me. È un'emozione davvero forte, e mi rendo conto per l'ennesima volta di quanto mi manchi.
Mi giro sconsolato quando noto una lastra di granito, ora ricordo. È quella con le sue citazioni più famose, quelle che le persone credevano fossero le migliori. Ma nessuno sa, in realtà, quante cose belle abbia detto Kurt, alcune anche migliori di queste. Uno dei più grandi piaceri che la vita mi abbia mai concesso, molto più delle donne, del successo e dei soldi.
Il culmine delle mie emozioni è provocato da un'immagine, non capisco se sia reale o meno.
C'è, a pochi metri di distanza da me, la sua panchina, quella dove i fan scrivono le loro dediche e dove si siedono a ricordarlo.
Ma in questo momento è occupata. Eppure pensavo di essere da solo.
L'uomo è girato, i capelli biondi lunghi fino alle spalle e riesco a intravedere il suo respiro nell'aria ghiacciata.
Indossa un maglioncino verde, il quale colore mi ricorda qualcosa di già visto ma che al momento non riesco a ricordare, e delle converse nere sporche e rovinate.
Come quelle di... No.
Non può essere possibile.
«Kurt?»
Lui è morto, purtroppo, come potrebbe essere di nuovo qua? Deve essere solo qualche assurda coincidenza.
Si gira e rimango folgorato.
I suoi occhi così particolari, non per il semplice fatto di essere blu magnetico, non sono una persona così superficiale, quanto per la loro aria tormentata.
Ora non ho più dubbi. È veramente lui.
Quel viso angelico ma allo stesso tempo dannato.
Mi tremano le mani, non ci posso credere.
Mi avvicino lentamente, senza fare rumore, per la paura che possa scomparire da un momento all'altro.
Gli sono ormai accanto, non sento più il terreno sotto i piedi, le gambe non mi rispondono, sono troppo emozionato.
Non è cambiato per nulla, è ancora lo stesso Kurt dell'era dei Nirvana. Mi sento di nuovo giovane, è come se avessimo recuperato tutti quegli anni che abbiamo perso dopo la sua scomparsa.
Kurt alza il viso, i suoi occhi di ghiaccio si incastrano nei miei, le sue labbra si piegano in un sorriso sghembo. Mi era mancato, dio se mi era mancato.
Quel maglioncino verde esattamente come me lo ricordavo.
"Hello, I've waited here for you, everlong" canticchia, e alzo gli angoli della bocca riconoscendo la mia canzone.
La sua voce è identica a quella che ricordo, graffiata, sommessa, ma allo stesso tempo serena. Mi sento vivo, dopo tanto tempo, finalmente sento la vita nelle mie vene e la mia anima è piena di energia.
"Dio, dove sei stato?" Sono le uniche parole che escono dalla mia bocca, non so dire nient'altro, la mia mente non riesce a costruire una frase di senso compiuto.
Cosa dovrei dire dopo aver scoperto che Kurt non è veramente morto?
Ora sento le lacrime, calde, rigarmi il viso, che son sicuro essere stupito e incredulo. Non riesco più a trattenerle, e non mi importa affatto perché non sono di debolezza. Sono di felicità.
Kurt si alza, mi guarda, io incapace di trattenermi allungo le mani verso di lui e lo stringo in un abbraccio caloroso.
O perlomeno, credo di farlo.
Le braccia mi i ritraggono contro, mi ritrovo ad abbracciare l'aria, con in mano solo il suo pullover verde, rimasto per non so quale motivo.
Ma cosa diavolo è successo? Non può essere andata via, era qui, io lo giuro..
"Kurt?" cerco di urlare, mentre la mia voce è poco più di un sussurro, rotta dalla tristezza e dalla delusione. "Torna, ti prego. Ho bisogno di te" riesco a dire con un filo di voce, prima di cadere a terra disperato, in ginocchio, implorando Kurt di non abbandonarmi. Di nuovo.
Mi porto al petto il suo maglione dello stesso colore del prato, desiderando che tutto finisca.
L'immagine del parco diventa sempre più distorta, finché mi ritrovo sul mio letto, svegliato dalla luce del sole.
Dev'essere mattino inoltrato, ma non mi sono accorto prima perché il sogna era, come al solito, troppo reale.
Da una parte mi sento più vicino a Kurt, dall'altra mi sento psicologicamente distrutto.
Tiro sù col naso, sentendolo pizzicare leggermente.
Porto una mano per solleticarlo leggermente, quando mi accorgo che c'è qualcosa sopra.
La tolgo, ma quando la vedo strabuzzo gli occhi, la bocca si socchiude.
Una piuma verde.
Il maglioncino di Kurt.
Note autrice:
Baell a tutti!
Ho scritto questo per un'intervista che Dave Grohl aveva rilasciato a Rolling Stone, dove diceva che spesso sogna Kurt e tutto sembra così reale che non si accorge di stare sognando.
Niente questa cosa mi ha colpito e mi ha messo un po' di malinconia, perciò ho deciso di immaginarmene uno.
Spero con tutto il mio cuore che sappiate chi sono Dave e Kurt, e che non siate una di quelle persone a cui quando chiedi quali sono le loro 2 canzoni preferite dei nirvana, rispondono Smells Like e Teen Spirit.
Spero vi sia piaciuta l'idea, e posers, vi tengo d'occhio!
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Beh, chi se non Alice poteva fare un capitolo sui Nirvana?
É un peccato che negli ultimi anni l'immagine di questo gruppo sia stata rovinata così.
La musica non è la moda,
E la moda non è musica.
Intanto (per i fan della Marvel e supereroi vari like me) scleriamo allegramente perché finalmente è uscito Deadpool al cinema (che poi tradotto diventa piscina morta ma okay).
E non ho capito bene la data precisa, ma comunque nel 2016 esce Civil War.
Ed Ester tanto felicia. Talmente felicia che ho comprato 3 cactus nuovi: Paul, Shannon, Duff. Poi c'é Jared che ha fiorito, e Axl si sta rovinando un po'sulle punte perché qualcuno ha deciso di portarlo fuori e fargli prendere un diluvio universale. Si, io do il nome a tutto: chitarra acustica Marcy, chitarra elettrica Mick (Mickhey per gli amici. Si con l'h.)
Piante e disagi mentali a parte, ringrazio Alice (detta @pizzandrock ) per questo capitolo davvero bello e molto umano. Soprattutto immaginare Dave che sogna Kurt...
E si, ormai #15DOH é quasi finito, e io mi deprimo ascoltando gli Eluveitie.
Se non li avete ancora ascoltati, ascoltateli o vi vengo a trovare a casa. Non potete vivere una vita serena senza aver sentito almeno una volta cantare in elvezio.
Cu allate, papon sod urege
eððiIo de iantu in cridie
VediIumi: cante moi uosta!
[voglio di vedere la vostra reazione a ste tre righe qui sopra ehehehe]
Frase finale per persone che non vanno a corsi serali di gallico elvezio e non chiamano per nome le cose
I'm not like them
But I can pretend
The sun is gone
But I have a light
The day is done
But I'm having fun
|《Ester》
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