#15DOH|| AC\DC

"Tu ti droghi troppo"

Disse così, il ragazzo.
Si, in effetti era una scena molto surreale. Lei, beh, non si sarebbe mai aspettata tutto questo da se stessa.
Lui era esattamente l'opposto, a livello di carattere, ma avevano tantissime passioni in comune, a partire da quel gruppo australiano: AC/DC.

Era un giorno assolutamente nella norma, con l'unica sfumatura positiva che una prof mancava e avrebbero potuto uscire prima.
E così, verso le dieci di mattina, lei e altri due suoi amici, si ritrovarono per strada, senza sapere di preciso cosa fare.

-abbiamo il treno tra mezz'oretta.

Disse uno dei due. Vivevano entrambi abbastanza lontano dalla scuola. Lei si limitò ad annuire, mentre si dirigeva verso la stazione.
Camminava, strisciando i pesanti anfibi per terra, mentre miliardi di pensieri la invadevano.

-é in marina

Aggiunse. La ragazza si girò di scatto.

-stai scherzando?

L'amico scosse la testa. Avrebbe potuto vederlo.
Era venuta a conoscenza di quell'essere umano grazie ai suoi amici, che lo conoscevano da molto tempo.

E lui era della stessa razza di lei.

Così, quando i due erano via con il ragazzo in questione, in settimana bianca, si sentirono al telefono.
Fu stranissimo, assolutamente strano quel momento.
Perché appena il ragazzo capì che a lei piaceva la sua stessa musica, urlò un "ti amo", a cui lei rispose ridendo come una matta.
Lei era sempre stata sola.
Lei era quella strana.
Lei era quella che odiava fare le stesse cose ogni giorno, ma doveva sempre avere dei punti fermi.
Lei non sapeva cosa volesse dire "amare".
Lei respingeva sempre tutti.

E così, dopo mesi, avrebbe potuto vedere dal vivo il ragazzo come lei.

Sorrise all'amico, accelerando il passo verso la stazione.
Ci vollero quasi venti minuti per arrivarci, e, per fortuna, il treno era già arrivato.
I due salirono, salutando la ragazza. E lei si rese conto che avrebbe dovuto incontrare un perfetto sconosciuto da sola.

-ti sta aspettando nel bar, all'entrata.

Lei annuì, respiró profondamente, salutò da lontano i due, si girò e cominciò a camminare verso il bar.
E quando ci arrivò davanti, quando aprì la pesante porta di vetro, quando entrò dentro, senza sapere neanche dove fosse il ragazzo, il tempo rallentó.

Si guardò attorno.

Non vide nulla.

Fece un passo avanti.

E lui era lì, nel tavolo dietro la porta, con un altro suo amico seduto affianco.

Uguale a com'era in foto.

Lui si girò.

Si guardarono negli occhi.

Lei abbassò la manica della felpa enorme, mostrandogli la scritta AC/DC che si era fatta sul polso la stessa mattina.

Lui annuì.

E sorrrisero entrambi, avvicinandosi.

-ciao

Gli disse lei semplicemente.

-Hey

Disse lui, guardandola con curiosità. Non sapevano molto bene come comportarsi, e c'era abbastanza imbarazzo.
Ma dopo pochi minuti cominciarono a parlare normalmente, come se si conoscessero da una vita.

Era incredibile: due perfetti estranei che in meno di due minuti erano già diventati amici stretti.

Dopo un po'uscirono dal bar, tutti e tre, dirigendosi verso un parchetto li vicino. I due ragazzi accesero la solita sigaretta, camminando velocemente come erano soliti fare.
Si sedettero su una panchina a caso, e lui mise rock the blues away, guardandola con la coda dell'occhio

E lei sorrise, guardando il vuoto.

And we rock it

And we roll it

And we're laughing

And we're joking

And we roll it

Baby we roll it, roll it,

We won't get the blues because we
Rock the blues away
Up all night and day
Drink the night away
Until the light of day

Cantavano tutti e tre, tra di loro. Stonati, peggio di un coro di vecchietti, ma in fondo non glie ne fregava niente. Assolutamente niente.

Quando rock the blues away finí e partì back in black, la ragazza tirò fuori il cellulare per vedere l'ora.

-ho la corriera tra un quarto d'ora

Disse, con un po'di amarezza nella voce.

-di già?

Domandò il ragazzo. Lei annuì. Finì di ascoltare la canzone. Poi si girò verso il ragazzo.

-devo andare

Disse semplicemente. Lo guardò negli occhi, sorridendo vagamente.

E si abbracciarono.

Lei aveva sempre respinto tutti. Ma in quel momento, su quella panchina, tra le sue braccia, non gli importava più niente.

Non gli importava se lui era il classico ragazzo fighetto.

Non gli importava se probabilmente il giorno dopo si sarebbe già dimenticato di lei.

Non gli importava se aveva tutto l'universo femminile che gli leccava i piedi.

Non gli importava del fatto che lei l'avesse accettato e che lui non se ne era nemmeno accorto.

Non gli importava nulla.

Lo strinse più forte, appoggiandosi nell'incavo tra il collo e la spalla, sentendo il profumo dolce della sua pelle.
Odore di buono.

-Tu ti droghi troppo

Disse lui, piano. E lei sorrise, pensando che in fondo aveva ragione.

Drogata di musica. Di rock.
Drogata di canzoni ripetute a vita, urlate sotto la pioggia. Drogata di sensazioni che la facevano vivere.

Lei, lei é strana.
Ma lei ha qualcosa in più: ha vissuto.
Lei odia ripetere ogni giorno le stesse cose.
Lei vuole ogni giorno nuova musica, nuove idee, nuovo. Lei odia la ripetizione seriale di tutto quello che non gli piace.
Lei é altamente folle.

Lui.

Lui è solo un minuscolo puntino azzurro in quella sua vita in bianco e nero.

Azzurro: calma.

Come lo era stato lui per lei.

E anche lui se ne sarebbe andato, sarebbe tutto tornato alla normalità.

Tutto uguale.

Ma probabilmente, entrambi, si sarebbero ricordati di quell'attimo. E tutti quei secondi che stavano vivendo, li avrebbero ripercorso mentalmente ancora e ancora a lungo.

-lo so.

Rispose alla fine, semplicemente. Si alzò, salutando anche l'altro amico, e si diresse verso l'autostazione, senza guardarsi in dietro.

Forse doveva voltarsi.

Forse doveva riguardare ancora dei lineamenti di quel ragazzo. O il modo in cui stava seduto su quella panchina. O come si portava la sigaretta alle labbra. O il modo curioso con cui la guardava.

Non lo fece.

Sarebbe tornato tutto alla normalità, ma quel puntino azzurro sarebbe rimasto.
Come sarebbero rimaste nella sua testa la sensazione di loro tre che avrebbero mandato via la tristezza del rock.
Semplici.
Come le canzoni di quegli australiani.
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Capitolo in solitudine sui miei amati AC/DC. É la versione romanzata dell'incontro di cui vi ho parlato nel capitolo ~r u a rocker?~. Sappiate che la realtà è molto meno poetica e molto più sfigata.
Forse non è molto incentrato sugli ac/dc in particolare, ma avevo un bisogno psicologico di raccontare in modo artistico tutta questa storia.

#15DOHac/dc

And when I'm on the way back home
I listen to the radio
I hear some great rock sounds
That make you wanna sing out loud

|《Ester》|

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