sessantacinque giorni prima

Dopo un'eterna settimana alla "A.Warhol Academy" era finalmente arrivato venerdì.
Io e Hope ci incontrammo poco prima della fine della scuola ai nostri armadietti.
Mentre mettevo in ordine i libri nell'armadietto mi resi conto che aveva qualcosa che non andava.
« Hope ti conosco da quando ci sbrodolavamo ancora addosso per mangiare, mi dici che cos'hai ? So quando mi nascondi qualcosa » Lei mi guardò per un secondo, come se stesse pensando a qualcosa da inventarsi, poi disse « Non ho niente G. perchè? ».
Ovviamente non mollai la presa « Hope, mi prendi in giro? In questi giorni mi eviti o parliamo pochissimo perché stai sempre con Aiden...» mi interruppe subito
« va bene Grace, hai vinto, tanto non la smetteresti comunque. Domani non posso venire alla "pizza del sabato sera", mamma e papà lo sanno già... »
Rimasi a guardarla senza parole, non avevamo mai saltato la "pizzata", iniziai a pensare che forse stavo perdendo la mia migliore amica.

 «Ma Hope, non abbiamo mai saltato una serata... Lo sai, dovremmo stare insieme.. » dissi 

«Si Grace, ma non siamo più delle bambine e io ora sto con Aiden, e voglio passare un pò più tempo con lui. Domani sera mi porta ad una festa, perché non vieni con noi invece di andare a mangiare da sola con i nostri genitori e J. ? » Disse. 

In effetti non era proprio allettante l'idea di cenare con i nostri genitori e Jerome. 

« Va bene... » dissi, non ero convinta di voler fare il terzo incomodo, ma speravo di poter passare un pò di tempo in più con lei.

 « Ti va se oggi andiamo a comprare qualcosa da mettere domani? Passo a prenderti alle quattro, va bene ? » disse 

«Va bene Hope.. a dopo..» Dopo aver messo in ordine i libri presi le chiavi della bici e me ne andai.

Quando arrivai a casa trovai mamma e papà sul divano ad aspettarmi. «Che sta succedendo qui?» 

Si avvicinarono insieme e mi bendarono gli occhi.

« Tesoro, so che il tuo compleanno è tra pochi giorni, ma non riuscivamo più ad aspettare »  Disse mamma mentre mi trascinavano chissà dove. 

Ad un certo punto ci fermammo e mi tolsero la benda. Mi ritrovai davanti al garage e loro dietro di me, appese c'erano delle chiavi con un fiocco blu, le presi e aprii il garage, c'era una macchina rossa, bellissima, tutta per me. Li abbracciai così forte che quasi li soffocavo.

« Grazie mamma, grazie papà! Non dovevate davvero! »
« Qualsiasi cosa per la nostra bambina, goditela tesoro! »
« Perché così in anticipo?» Dissi, mi sembrava strano, loro erano sempre puntuali nelle scadenze, i regali di Natale non li hanno mai fatti aprire neanche un secondo prima della mezzanotte. 

«Beh vedi tesoro, mamma ed io dobbiamo partire, andiamo via due mesi con tua sorella, finalmente ci hanno chiamato»
Quasi mi misi a piangere, ero contentissima, avevano chiamato per il trapianto e loro si sarebbero dovuti trasferire per un pò di tempo per starle vicino in ospedale. Mia sorella aveva la fibrosi cistica, il trapianto per i nuovi polmoni era quasi un miracolo, non in molti riuscivano ad ottenerlo in breve tempo, lei era un caso molto grave a soli dodici anni, ormai camminava con la bombola di ossigeno e non aveva molto tempo.
« Sono felicissima, chiamatemi e fatemi sapere ogni cosa!» Dissi 

« E tu abbi cura della casa, so che sei una ragazza responsabile, partiamo domenica mattina.»

Ricordo il momento in cui lo abbiamo saputo. Mia sorella era piccola, ha sempre amato l'acqua e quel giorno eravamo al mare tutti insieme. Sembrava una sirenetta quando nuotava. Un giorno, mentre la aspettavo a riva la vidi agitare le mani. Pensavo che mi stesse salutando, solo dopo poco mi resi conto dell'espressione spaventata che aveva in viso. Corsi a salvarla e a riva il bagnino ci aiutò a farle recuperare i sensi.
Oltre all'acqua rigettò anche una sostanza giallognola e capimmo che qualcosa non andava. Fu li che i medici ci dissero che aveva la fibrosi cistica.

(Sapete cos'è la fibrosi cistica? 

La fibrosi cistica è la malattia genetica grave più diffusa.

E' una patologia multiorgano, che colpisce soprattutto l'apparato respiratorio e quello digerente. E' dovuta ad un gene alterato, cioè mutato, chiamato gene CFTR (Cystic Fibrosis Transmembrane Regulator), che determina la produzione di muco eccessivamente denso. Questo muco chiude i bronchi e porta a infezioni respiratorie ripetute, ostruisce il pancreas e impedisce che gli enzimi pancreatici raggiungano l'intestino, di conseguenza i cibi non possono essere digeriti e assimilati. Le manifestazioni tipiche della malattia sono:

difficoltà nella digestione dei grassi, proteine, amidi;carenza di vitamine liposolubili;perdita progressiva della funzione polmonare.


FONTE:  fibrosicistica.it 

https://www.fibrosicistica.it/fibrosi-cistica/cose-la-fibrosi-cistica/  )

Alle quattro arrivò Hope, puntuale come un orologio svizzero. Entrai in macchina e non vedevo l'ora di darle la bella notizia 

« Hope, hanno chiamato mia sorella, andranno via due mesi i miei, per il trapianto!! »

« Veramente? Grace è una notizia magnifica!! » disse.
Le mostrai la macchina nuova e le raccontai tutto quello che era successo mentre andavamo al centro commerciale.
Mi resi conto che non aveva prestato la minima attenzione a quello che le avevo appena detto.

Girammo un sacco di negozi, lei andò dal parrucchiere e poi si comprò un vestito rosso fuoco scollato e corto. Poi andò a comprarsi un completino intimo, non c'era bisogno di chiedere a cosa servisse. Io ero fissata su dei leggins e un maglioncino ma Hope me lo vietò e mi convinse a comprare un vestito ridicolo che sicuramente non avrei mai scelto se fossi stata da sola, un paio di scarpe con il tacco.
Era corto, sopra le ginocchia, attillato e nero, perché dice che sta bene con i miei capelli , con le scarpe erano argentate.

Tornai a casa verso ora di cena e passammo una serata in famiglia tutti insieme.
Andammo prima al Luna Park, poi a prendere un gelato e infine una bella passeggiata vicino al mare. Era bellissimo, stavo bene ed ero felice perché mia sorella sarebbe stata meglio e c'era una speranza per lei di potersi creare una famiglia e di vivere la sua vita senza quella maledetta bambola portatile, come la chiamava lei.

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