quaranta giorni prima
Eravamo tornati a casa da quattro giorni. Sapevo che i miei genitori prima o dopo sarebbero scoppiati. L'ansia li stava consumando piano piano. Rei ed io, in quei giorni , andammo a comprare gli oggetti segnati nella lista e man mano li spuntavamo.
Le avevamo già comprato: tre pigiami nuovi, due vestaglie, due paia di ciabatte e uno spazzolino nuovo.
Rei oramai faceva parte della famiglia. Aveva anche proposto ai miei genitori di trasferirci in una nuova casa. Avrebbe pagato tutto lui, avremmo potuto avere una casa nostra con vicino quella dei miei genitori e Cassie. Potevamo anche avere un po' più di comodità e magari qualche sfizio in più.
Ma come tutte le cose belle, non sarebbe durata molto. Almeno così la pensavo io.
« Rei, ho bisogno di parlarti! » dissi.
« Grace... - mi disse preoccupato - che succede? » sapeva che qualcosa non andava.
« Senti.. è molto bello quello che fai per la nostra famiglia. Ma ho molta paura. Io non voglio che tu pensi che ti stiamo usando.. o - o ancora peggio che io ti stia us...» in quel momento mi baciò « No, non dirlo. Credimi, ho già avuto una ragazza così, mi usava. Era ossessionata dai soldi. Grace ti prego, credimi. So bene che persone sono quelle che ti usano, e tu non sei tra queste. Tu sei speciale e sei dolce...ti prego - mi prese il viso tra le mani e guardandomi dritta negli occhi disse - Sono innamorato di te, Grace Smith. »
Mi ci volle un momento per realizzare quello che mi aveva detto. « Sono innamorata di te anche io, Rei Donovan. »
Tra noi andava bene, io ero felice.
È vero che la nostra conversazione non durò molto, ma bastò per capire quello che entrambi avevamo da dirci.
Questa era la cosa più bella di noi due, ci capivamo. Per me era moltissimo.
Ma sapete cosa apprezzavo di più? Che lui parlasse molto con i miei genitori.
Gli volevano bene come si vuole bene ad un figlio e per me questo valeva più di ogni cosa.
Mamma ci aveva preparato la camera e noi restammo con loro volentieri. Avevano bisogno di supporto. Potevamo sentire Cassiopea solo quando ci videochiamava dall'ospedale con il pc che le avevamo lasciato per distrarsi un po'.
***
Quella sera fece così caldo che non riuscì a dormire. Avevamo il ventilatore puntato addosso, ma era insopportabile. Rei era nella mia stessa situazione.
Noi avevamo ventilatori in camera ovunque, non avevamo plastica ne climatizzatori o cose del genere. I miei genitori ci tenevano tanto al pianeta, ci avevano sempre insegnato a riciclare, non sprecare ecc. Al contrario di Hope i miei genitori avevano costruito questa enorme casa tutta da soli, inclusa la piscina. Dicevano che anche una sola persona poteva fare la differenza e poco a poco lo stavano insegnando anche a Rei.
I miei genitori, infatti, rifiutarono a malincuore la proposta di Rei di trasferirsi ed avere due case vicine e a cena decisero che, finita quella situazione, avremmo trovato il modo di accontentare tutti.
Mentre pensavo e ripensavo a tutte quelle cose Rei mi guardò e « mio raggio di sole, che succede? Non riesci a dormire? »
« Si, ho troppo caldo! - risposi sedendomi a gambe incrociate in mezzo al letto - andiamo a buttarci in piscina? »
Lui ci pensò per un po', poi mi tirò con se e mi trascinò in piscina. Avevamo ancora le maglie in dosso.
Iniziò a spogliarmi dolcemente, il modo in cui lo faceva mi rassicurava. Con lui mi sentivo donna. Mi teneva per i fianchi e ormai eravamo nudi nella mia piscina. Dovevamo fare piano perché i miei stavano dormendo.
Mi strinse forte a se, mi fece sentire sua. Mi baciò il collo e mi accarezzò il corpo senza fermarsi un momento. La piscina rese tutto più intenso.
Facemmo l'amore tutta la notte, e la mattina, dopo esserci asciugati, preparammo la colazione ai miei genitori.
Qualcosa cambiò quella notte, ma ancora non sapevo che cosa...
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