Giorno zero.
Erano passati i temuti dieci giorni, la sveglia suonò presto per tutti. Alle otto eravamo già in ospedale a fare colazione insieme a Cassiopea, ma a causa dell'operazione lei non poteva mangiare nulla.. I medici ci dissero con discrezione di salutarla, nel caso qualcosa andasse storto e fosse l'ultimo.
Mamma la strinse fortissimo, anche se tutti noi speravamo che non fosse l'ultimo.
« devi combattere tesoro, andrà tutto bene e noi saremmo qui ad aspettarti.» disse in lacrime mamma prima di darle un bacio in fronte e dirigersi vero la porta. La guardò per l'ultima volta ed uscì.
« ci vediamo all'uscita, sii forte piccola mia.» disse papà. Fu un po' più freddo, ma me lo aspettavo da lui.
Rei si avvicinò a suo letto e stringendole la mano disse « sei forte piccola Cassiopea, come tua sorella. Abbiamo ancora tanti giochi da fare, mi raccomando. » le sorrise ed anche lui varcò l'uscita.
Restammo io e lei.
Per un attimo restai a guardarla seduta sul bordo di fianco a lei. In quel letto di ospedale, con dei tubicini nel naso che ormai facevano parte del suo viso, come degli occhiali per chi non possiede una buona vista.
Mamma le aveva sistemato i capelli e l'aveva aiutata a lavarsi.
Profumava di brezza marina e cocco, il suo sapone preferito. Era dimagrita e lo notai solo in quel momento. Aveva gli zigomi e le occhiaie più scavate. Le mani erano più dure, come se fossero solo ossa.
La camera era bianca, dava un senso di pulito. Vi era solo la sua brandina. Era decorata con i fiori che avevamo portato o mandato ogni giorno per lei da parte nostra e dei suoi compagni e maestre di scuola. Non aveva una tv, ma sul comodino c'era il pc che avevamo portato per farla distrarre. Sul computer c'era il suo diario, amava scrivere e diceva sempre che da grande avrebbe fatto la scrittrice.
Io ci credevo, era davvero brava.
Aveva paura e riuscivo a sentirlo attraverso la sua mano che stringeva la mia.
Cercai di rassicurarla stringendola a mia volta. Non volevo agitarla ancora di più quindi sfoggiai il mio più bel sorriso trattenendo le lacrime.
Fu lei a rompere il silenzio « sono stanca di combattere » disse. Aveva aspettato di restare sola con me per ammetterlo. « devi resistere solo un altro po' » risposi con la voce che tremava.
« Tu dovrai stare vicino a mamma e papà - disse - e Rei, è proprio la tua anima gemella » mi disse sorridendo.
« Cassie, questo non sarà il nostro ultimo saluto » risposi, fu in quel momento che una lacrima iniziò a rigarmi il viso.
« Grace, sei la miglior sorella che si possa desiderare. La mia situazione è molto grave e non penso che un trapianto possa aiutarmi davvero, ho fatto tante ricerche in questi anni » disse come se si stesse togliendo un peso dalle spalle.
« ti voglio bene Cassie. »
« ti voglio bene anche io Grace »
Mi recai alla porta asciugandomi le lacrime e prima di chiuderla alle mie spalle le mandai un bacio.
ORE 10.00 AM.
Cassie era appena entrata in sala operatoria. La tensione iniziò a salire, mamma e papà iniziarono ad andare su e giù per il corridoio della sala d'aspetto.
« dovremmo portarli a mangiare qualcosa o a prendere un caffè cosi si distraggono » mi consigliò Rei senza farsi sentire.
« Hai ragione » risposi.
Ci avvicinammo ai due e li portammo con noi al bar dell'ospedale.
Rei ordinò quattro cappuccini, piacevano a tutti ed erano ottimi per tirarsi su di morale.
« ecco a lei Cassandra - porse il caffè a mamma - e questo per lei John » disse porgendo l'altro a mio papà. Infine porse a me il penultimo e lui si tenne il suo. Ci portò anche dei cornetti farciti con il cioccolato e i tovaglioli.
ORE 4.00 PM
Erano le quattro del pomeriggio e ormai l'intervento dove essersi concluso.
I miei genitori, sempre con l'orologio in mano, allo scoccare delle sei ore iniziarono a cercare dottori o infermieri che potessero dirgli qualcosa sulla loro bambina.
Nessuno rispose.
Solo dopo mezz'ora uscii un medico portandoci nuove notizie.
« Famiglia Smith. Purtroppo ci sono state complicazioni, l'intervento sta durando più del previsto.»
Non ci diede neanche il tempo di rispondere che tornò in sala operatoria.
Avevo visto talmente tanti film che ormai conoscevo quell'espressione molto bene. Non era niente di buono.
I miei iniziarono a disperarsi, erano devastati dal dolore.
Io uscii a prendere aria, Rei mi lasciò andare, aveva capito che avevo bisogno di stare sola.
Strinsi forte i pugni e mi soffermai sul panorama che si poteva ammirare dal tetto dell'ospedale.
"Un posto così triste con un panorama così bello." Pensai.
ORE 6.00 AM
Uscii un medico e si diresse verso di noi.
Ormai erano passate altre due ore, l'ansia ci aveva divorati tutti.
« Salve famiglia Smith. Cassiopea è in osservazione ed ora sta dormendo. Potrete passare la notte nella sua camera ma deve riposare. Sembra essere andato tutto bene, ma nulla è certo. La situazione è molto grave, e dovremmo aspettare ventiquattro ore per essere certi che il corpo reagisca bene ai nuovi organi.» disse il dottore.
Nessuno di noi rispose a quelle parole.
« portateci da lei » disse mio padre.
E lui così fece, in silenzio ci accompagnò alla stanza.
Entrammo e lei era li, dormiva, sembrava un angelo.
I miei genitori presero posizioni vicino a lei. E nessuno riuscì più a scrollarli da quei posti.
Io e Rei ci sistemammo sulle altre due poltrone situate attorno al letto.
Eravamo tutti stanchi e nessuno di noi aveva fame.
Mamma e papà si addormentarono poco dopo mentre i loro occhi lacrimavano ancora.
Diedi un'occhiata alla stanza, era più triste dell'altra. Grigia, nessun fiore, nulla di allegro.
Noi due non aspettammo molto prima di addormentarci assieme a loro, Rei crollò prima di me, era esausto.
Io gli diedi un bacio in fronte e mi addormentai vicino a lui
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