cinquantuno giorni prima.

Questo capitolo può contenere
un linguaggio forte.

Erano passati cinque giorni. Ormai eravamo in ospedale da più o meno una centinaia di ore e riuscivo a sentire il rumore della lancetta dell'orologio che avanzava.

Tic tac tic tac...

Passavamo giornate intere a chiedere ai medici quando sarebbero arrivati i polmoni. Ma non avevamo ancora avuto risposta da nessuno di loro.

" Sono in viaggio, la chiamiamo noi, vi faremo sapere, abbiate pazienza..."

Noi non avevamo più tempo e sicuramente non avevamo più pazienza.

Quelle giornate però stavano procedendo abbastanza bene. Mia sorella stava rispondendo bene alle cure e riusciva a parlare con noi.

Rei passava con lei molto tempo, giocavano a dama, a scacchi, a carte, disegnavano... la faceva stare bene.

« Sorellona - disse Cassiopea - hai trovato proprio un bel ragazzone » le feci una smorfia compiaciuta, era vero. « Hai ragione - mi avvicinai a Rei prendendogli la mano - è proprio un bel ragazzo » In quel momento mi squilló il telefono, era Hope. Non sapevo il perché della chiamata e sinceramente non avevo voglia di rispondere, ma sentivo di doverlo fare. Pensavo fosse importante.

« Pronto. » dissi con tono seccato.
« Tu avevi una relazione segreta con mio fratello?! » mi disse con la sua solita voce isterica da oca che un tempo riuscivo a sopportare.
« Si Hope, avevo una storia di Jerome che, giusto per informarti, non ha un'alta considerazione di te. Ora voglio sperare che la tua chiamata sia stata per qualcosa di importante e non per questa enorme stronzata!! »

Non riuscivo più a contenermi con lei, mi aveva fatto impazzire. Mia sorella stava male, lei lo sapeva. Sapeva la nostra situazione fin da quando eravamo piccole.

Hope ed io siamo cresciute insieme, per questo eravamo migliori amiche. Siamo nate lo stesso giorno, nello stesso ospedale ed eravamo anche vicine di culla. Le nostre madri condividevano la stanza e finora eravamo sempre state unite, anzi mi sto sbagliando. L'unica persona che aveva fatto qualcosa in quella storia ero io. Lei non aveva per niente cura di me. A tre anni, al nostro compleanno che festeggiavamo sempre insieme, si mise a piangere perché i miei genitori mi avevano regalato un pupazzo del suo colore preferito, glielo regalai ed io rimasi senza regalo.

A sei anni mi spinse dalla bicicletta rompendomi la gamba perché avevo imparato ad andare in bici senza rotelle prima di lei.

Dieci anni, restò arrabbiata con me per una settimana. Aveva ricevuto un regalo in meno dei miei.

A quindici anni non mi parlò per un mese, si portò con se anche un'altra ragazza dicendo a tutta la scuola che era la sua migliore amica. Perché? Perché al gioco della bottiglia avevo baciato il ragazzino più bello del gruppo ed ovviamente piaceva a lei.

Io ci sono sempre stata per lei. Ma lei non c'è mai stata.

« No Grace, non ti ho chiamata solo per questo, anche per dirti che il mio amore Aiden, mi ha raccontato tutto su quel vichingo che ti porti dietro. Carcere, droga, feste e tante troie, si Grace, quelle che tu odi. È un criminale. Io ti voglio bene Grace, non voglio che tu finisca in guai a causa di un drogato, ex carcerato. Jerome ormai è occupato con la mia amica Sarah, ti ricordi la modella che partecipa ai concorsi con me? Lei. Ma posso sempre presentarti qualcuno io..»
Non potevo credere alle mie orecchie, cosa mi stava raccontando. Stava dicendo la verità?
« Hope, tu devi chiudere quella cazzo di bocca! Tu non mi vuoi bene, tu sei solo un insensibile cagna. Devi uscire dalla mia vita Hope, non farti sentire mai più. Mi chiami per cercare di dividermi dall'unica persona che ci tiene veramente a me, e sai una cosa?! Non mi interessa da dove viene, chi è, cosa ha fatto. Non mi interessa quello che pensi tu... non più. Quindi... sparisci dalla mia vita Hope. Addio. »

Le attaccai il telefono in faccia, finalmente avevo chiuso un capitolo della mia vita.

Avevo voglia di dirle quelle cose da una vita, ma non avevo mai avuto il coraggio di farlo. Ma adesso dovevo pensare a quello che mi aveva detto su Rei. Io non ne sapevo nulla e speravo che non fosse vero. Fino a quel momento non avrei mai pensato di vederlo davvero come un cattivo ragazzo.

Tornai da Rei e dalla mia sorellina. Restai ad osservarli da dietro il vetro della camera di Cassie. Guardavo Rei, il suo sorriso. Ammiravo come reggeva delicatamente il libro che le stava leggendo.

E come non notare la risata di mia sorella ogni volta che Rei faceva una battuta stupida interrompendo il racconto.

Era quasi ora di cena e la mia ansia saliva ad "tic-tac" delle lancette. Come potevo affrontare l'argomento con Rei? Aveva appena pagato le cure di mia sorella e di una cosa ero certa: lui era innamorato di me, tanto quanto lo ero io di lui.

Mentre pensavo a svariati modi di iniziare il discorso ecco che le lancette compongono l'orario atteso.

Le sette erano arrivate, l'orario di visita era terminato e noi dovevamo uscire.

Salimmo in auto, ma fino all'albergo non dissi una parola.
Andai a farmi la doccia mentre lui era in cucina a preparare la cena. Perché si, era anche un ottimo cuoco.

Stava preparando la pizza che la mattina, prima di partire per l'ospedale, aveva messo a lievitare.
Restai mezz'ora sotto la doccia. Penso che abbia iniziato a preoccuparsi, perché entrò in bagno chiedendomi se era tutto okay. Fu quello il momento in cui riuscì a parlargli.
« Rei! Devo chiederti una cosa. » lui si voltò di scatto poggiandosi al muro attendendo il mio discorso.
« Devo prepararmi a qualcosa di brutto? »
« Rei... Mi ha chiamato Hope, mi ha detto che sei un ex carcerato, droghe, donne ecc. è vero? »
Lui mi guardò per un attimo, ma non aveva l'aria ansiosa o preoccupata, era tranquillo.
« Si, è vero. Non te lo avevo raccontato perché non fa più parte della mia vita e dopo tanti lavori sociali e gruppi di sostegno mi hanno ripulito la fedina. Ci sono finito per rissa e furto. Le "droghe" è la marijuana e ti assicuro che chi lo ha raccontato ad Hope ne fa più uso di me, perché senno come farebbe a saperlo? E tra l'altro so bene chi è, Aiden. È stato sicuramente lui, il mio ex migliore amico. - si alzò la maglia facendomi vedere una cicatrice sulla spalla sinistra, vicina al cuore - questa me la sono fatta prima di andare dentro, in una rapina, mi spararono, fu Aiden a fare tutto ma mi presi io la pallottola per lui. Mi tradì, non volevo più saperne, così restammo in contatto solo per le feste e per vendergli qualche grammo ogni tanto. Per quanto riguarda le donne, purtroppo si è vero, in quel periodo usavo male i miei soldi, ma quando venivano alle feste era solo come spogliarello, non le ho mai toccate, mi faceva pena solo l'idea. E comunque non vado fiero di quello che ero.» Concluse il discorso ed io rimasi senza parole, non sapevo cosa dirgli. Era stato sincero, lo vedevo nei suoi occhi. Eravamo così simili, riuscì quasi a sentire il suo dolore mentre raccontava.
Non dissi nulla, sapevo che dopo tutto quel discorso non aveva bisogno di parole. Lo abbracciai cosi forte che avevo paura di rompergli le costole.

Fino a poco tempo prima avevo paura di dover scegliere, di dover chiamare Hope e dirle che aveva ragione, che ancora una volta aveva ragione. Ma no, finalmente ero libera. Per una volta nella mia vita aveva fatto la scelta giusta, avevo portato felicità nella mia famiglia ed ero riuscita ad aiutare mia sorella.

Ero soddisfatta di come stava procedendo la mia vita. Grazie a Rei, lasciai la scuola. So che è una scelta sbagliata, ma mi avrebbe permesso di stare con mia sorella e avrei continuato a studiare in privato.

La nostra vita stava per cambiare, e io speravo con tutto il cuore che continuasse ad essere così.

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