I can't pretend that I don't miss you
I can't pretend that I don't miss you
Every now and then
But the hurt is for the better
2 Maggio 1998
L'aria che respira è pesante.
La vista della Sala Grande distrutta è opprimente.
Scorge Harry, che accarezza amorevole i capelli di Ginny, qualche metro più in là Ron cerca di tirare su di morale Percy.
Neville e Luna sono in un angolo, schiacciati: si toccano le dita, per sentire l'esistenza di un altro essere umano. Guardarli è come leggere una poesia, sono così intenti e fitti nella loro conversazione che non si accorgono d'essere luminosi. Si sorridono, è il primo sorriso che Hermione vede quella notte. Le fanno strano i sorrisi.
Il suo sguardo cade sulle macerie alla sua destra, sono piene di sangue: forse è per quello che l'aria è pesante, sta respirando anche morte. Si appoggia alla parete, facendo una conta spropositata di chi è rimasto, di chi è andato via. Una stretta al cuore le impone di non pensare a Lupin, nemmeno a Tonks.
Il numero è infinito, è come se fosse passata un'ora da quando ha cominciato a connettere i volti ai nomi: qualcuno lo ha intravisto nei corridoi negli anni passati, mai scambiato una parola. Immagina, scioccamente, il loro tono di voce, facendolo diventare il nuovo gioco.
È al quinto quando la sua mente alla fine non ha più intenzione di rimandare l'argomento.
Se Fred Weasley fosse morto quella notte, sa che si sarebbe dimenticata presto il suono della sua voce: non è mai stata brava con i rumori, sarebbe riuscita a ricordare solo il suo odore - sa di erba tagliata, sa di cannella, sa di polvere di fuochi d'artificio. Se Fred Weasley fosse morto quella notte, avrebbe passato tutto il resto della vita a provare a ricordare il tono della sua voce, l'avrebbe passato a mangiarsi le mani.
Nel momento in cui lo sguardo cade sul corpo del giovane, il suo cuore smette di battere: è così bianco, la pelle è talmente trasparente che potrebbe contargli le vene. Eppure Fred sorride, George gli tiene una mano e gliela bacia. Molly ha il volto sepolto nella spalla del marito, che la tiene stretta nelle braccia, come per reggerla. Ron li ha raggiunti, insieme a Percy. Harry e Ginny sono dietro di qualche centimetro, che parlano con Bill e Charlie di qualcosa, probabilmente di draghi, pensa Hermione. Vorrebbe avere il coraggio di raggiungerli, di sentirsi parte di quello che sta succedendo, ma rimane ancorata al muro. Scosta pure lo sguardo, stringendo la bacchetta tra le mani. Che senso avrebbe? Non hanno bisogno di lei adesso.
Sospira, avvicinandosi ad una ragazza del sesto anno, con una ferita sulla fronte. Ha paura che rimanga il segno, che rimanga per sempre sfregiata. Le sorride, cancellandola con un movimento della bacchetta. Non rimarrà la cicatrice.
Quella notte sarà incancellabile il volto di chi è morto, quella notte sarà incancellabile l'esserci stati, l'averla vissuta. Ed Hermione, specialmente, troverà incancellabile l'idea – straziante – di non aver avuto il coraggio di raggiungere Fred, a guerra finita, e di stringerlo a sé fino a rompere la paura.
Eccomi qui, forse un po' in ritardo. Ho tanto da scrivere e da dire, però alcuni giorni sono talmente pensanti da far passare persino la voglia di fare qualcosa di bello.
La quarantena mi sta lentamente ingerendo, ma bisogna tenere duro: Fred ed Hermione sono un po' un modo per scappare via, sempre più lontano. Spero di tenervi impegnati in qualcosa,
Sia ❤
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