Chapter Twentythree: Keeping my promises


"So one day he found her crying
Coiled up on the dirty ground
Her prince finally came to save her
And the rest she can figure out
But it was a trick
And the clock struck twelve
Well make sure to build your home brick by boring brick
Or the wolf's gonna blow it down
Keep your feet on the ground
When your head's in the clouds
"

- Paramore, Brik by boring brick

Una parte di me lo aveva sperato. In un angolo recondito avevo supplicato che la fermezza di Caroline mi evitasse questo momento, eppure Seth è stato più imperioso di qualsiasi tempesta abbia mai visto scagliarsi su Londra in questi ultimi anni. Ha scosso fronde con i suoi respiri grossi, ha allagato le strade con le sue obiezioni e, infine, ha fatto tremare le fondamenta con il suo sguardo.

So che ha cercato di restare calmo, di mantenere un certo contegno; ho visto lo sforzo che ha compiuto attraverso la mascella contratta, ma a ogni attacco della mia amica la sua pazienza ha ceduto sempre più, fin quando non è riuscito più a tenere a freno la lingua. Una lama passata a filo. Un dolore lieve e costante che l'ha convinta ad allontanarsi per non farsi troppo male - ed io avrei voluto andar via con lei, raggiungere l'altro lato della strada e poi camminare via, correre veloci verso un qualsiasi posto che potesse farmi capire cosa fosse successo dentro alla pasticceria, darmi modo di rompermi.
Perché ho il cuore di porcellana, ora.
Se Morgenstern allungasse una mano e con l'indice mi sfiorasse il petto farebbe vacillare i cocci racchiusi nella ragnatela di crepe. I pezzi cadrebbero a terra tintinnando e io mi renderei conto che alla fine ci si sveglia da qualsiasi sogno, anche da quello più bello.

Guardo la punta delle scarpe e vedo il cielo riflettersi sulla verniciatura - i nuvoloni bianchi che mi hanno accolta fuori dalla Saint Jeremy sono ora grosse chiazze scure, minacciano la città esattamente come Seth ha minacciato Caroline; e come sta facendo con me.

Il peso del suo sguardo mi grava addosso con eccessiva intensità ed io vorrei poter mettere fine a questa situazione, dimenticare, togliermi dalla testa le dita di Sharon su di lui, il modo in cui lo guardava, come si sporgeva in avanti per sfoggiare il suo décolleté o le labbra carnose. Chissà quante altre volte l'ha fatto, in passato - sia vicino che lontano dai miei occhi. Vorrei strapparmi di dosso la gioia, l'estasi di queste settimane per riuscire a non soffrire, eppure nulla si dissolve, nemmeno le unghie che infilo nella carne dei palmi per non cedere all'isteria.

«Avrei dovuto avvertirti» sibilo d'un tratto, la voce più ferma di quanto mi sarei mai aspettata. Visto il turbinio di emozioni sfiancanti che mi si agitano dentro non avrei mai immaginato che dalla bocca mi potesse uscire un tono tanto neutro, distaccato. E non so nemmeno se questa frase voglia giustificare qualcosa, però avanza dalla gola oltre le labbra e per adesso basta; mi serve solo fermare il silenzio, in modo da distrarre la mente dai pensieri scomodi.

Da quelle mani.
Da quelle dita che si inerpicano su di lui, che ne accarezzano la pelle ripercorrendo le linee d'inchiostro, che con grandissima probabilità Seth non avrà mai e poi mai allontanato da sé come ha fatto l'altra sera con me!

Premo di più e il dolore mi fa temere il peggio. Forse mi sono tagliata. Forse le unghie hanno inciso mezzelune di sangue nella carne.

Lui fa un passo in avanti, avverto la suola delle sue scarpe strisciare contro l'asfalto, distrarmi dal male con un lieve sussulto, poi la sua presenza diventa incombente. «Smettila» sussurra, quasi costringendomi ad alzare lo sguardo. Chissà che espressione ha, se è teso come prima oppure è più tranquillo adesso che Caro non c'è. Chissà se incrociando i suoi occhi potrò leggervi dentro qualcosa, oppure se sarà lui a vedere le mie debolezze.

Scuoto la testa, tirando un sorriso che mi costa molta più fatica di qualsiasi altro gesto, poi mi concedo il lusso di alzare il viso fino al suo mento.

Cosa dovrei smettere, esattamente?

«Ascolta, Jay...» si morde il labbro, portandosi poi le mani dietro la testa. E mentre lui sposta lo sguardo per soffermarsi altrove, io trovo il coraggio di portare il mio un po' più su. Perché persino in questo momento, mentre sono certa che il ragazzo che ho amato stia per farmi a brandelli, riesce ad ammaliarmi? Perché vorrei aggrapparmi in qualsiasi modo a una speranza quando, sin dal principio, sapevo che avrebbero potuto non essercene mai?
«Sharon è qui perché mi voleva parlare. Vorrebbe riprovarci».

Il cuore mi si stringe, con grande probabilità ha persino perso qualche battito, andando così in confusione.

Come darle torto?, mi domando, ricominciando a premere sui palmi.
E come biasimare te se, ora, dovessi dirmi che sei d'accordo con lei?
Se confrontate siamo come lo spaventapasseri e Dorothy - ed ovviamente non sono io quella a indossare le scarpette rosse. Nessuna persona si lascerebbe attrarre dalla paglia, da un fantoccio assemblato malamente.
Adesso mi mordo la lingua. La strizzo forte. Sanguina.
«Sì, beh... avrei dovuto aspettarmelo» allontano lo sguardo perché mi rendo conto che in questo preciso momento guardarlo in viso è sempre più faticoso, mi stanca tanto che mi piacerebbe chiudere gli occhi e non riaprirli per un po', tempo che passi la tempesta.

Alzo le spalle. Più che per dimostrare indifferenza, per potermici chiudere dentro, difendendomi da qualsiasi frase uscirà tra poco dalle sue labbra.

«Cosa, Jay? Cosa avresti dovuto aspettarti?» Avverto del fastidio e ora è tanto vicino da impedirmi fisicamente di andar via. E temo questa costrizione, temo il fatto che alla fine, come mi sarei dovuta aspettare, Jace avesse ragione - e dovrò ammetterlo davanti a lui. Dovrò farlo quando in lacrime cercherò il suo sostegno.

Seth cerca di afferrarmi una mano, ma io mi sottraggo: «Questo» sbottò prima di digrignare i denti: «Tu e lei nuovamente insieme». Non voglio essere sfiorata, non voglio crollare di fronte ai suoi occhi. Cosa potrebbe pensare vedendomi tanto succube del sentimento che provo per lui? Quali stupidi appellativi assocerebbe alla piccola Jane? Forse che è una sciocca, una bambinetta immatura. Forse che dovrebbe rendersi conto che il mondo reale non ha nulla a che fare con quello dei libri che leggo o dei film che guardo. Forse...

«Ma sei scema?»

La mia sorpresa è tale da far sembrare la sua una pallida imitazione.
Morgenstern corruga le sopracciglia, osservandomi con una confusione tutt'altro che comprensibile e poi, di slancio e senza darmi modo di evitare ancora il contratto, mi afferra i polsi, costringendomi a guardarlo fisso negli occhi a mo' di sfida - ciò che mi ritrovo davanti però sono due oceani che non so se vogliano cullarmi o affogarmi.

Lo fisso, sempre più confusa: «Come, scusa?»

Seth scuote la testa, ma i capelli sono così ben fissati che non si muovono di una virgola - è affascinante come l'altra sera, ma nettamente più letale.
«Forse ti sei persa qualche passaggio, in queste ultime settimane» la sua scocciatura trapela da ogni sillaba, ma non riesco a capire quale sia il motivo di tanto fastidio - cosa dovrei essermi persa? Per quale ragione ora la questione si sta concentrando su di me?
«Ti ho fatto una promessa, Jay» le sue mani passano dai polsi al viso, lo cingono con una saldezza che mi preoccupa e d'un tratto siamo a un soffio l'uno dall'altra. Sento il suo corpo premersi contro di me e, nonostante le mani che ora frappongo tra di noi, siamo calore contro calore, respiro su respiro.
Il cuore di Morgenstern palpita a ridosso del mio palmo, la schiena gli s'incurva per arrivare alla mia altezza - siamo vicini perché è ovvio che lui voglia farmi sentire qualcosa, probabilmente la concretezza di ciò che sta per dire.
«Non ti spezzerò il cuore, te lo ricordi? Così come mi impegnerò a tenerti stretta» soffia, sfiorandomi la punta del naso con la propria; ed io non so dove guardare, se osservare le incantevoli labbra che mi ripetono ancora una volta questa formula magica, soggiogandomi, oppure gli abissi che ha al posto delle pupille.
«Non tornerò con Sharon. Non ti farei mai una bastardata del genere. E non importa quante volte mi scriverà o si apposterà qui» sorride appena, ma quell'appena sufficiente a farmi agitare: «Non cedo e men che meno retrocedo, corvetto» mentre lo dice però, mi vengono in mente le parole di Jace, i suoi avvertimenti - e la paura monta nuovamente. Nonostante voglia credergli, perché il mio desiderio di aggrapparmi a lui è forte, mi ritrovo a sospingerlo. Lo allontano di qualche centimetro e i nostri nasi ora non si sfiorano più.

Quante bugie potrebbe dirmi? Quanto grande e diramata potrebbe essere la sua rete di sotterfugi? Perché se in amicizia non avrei dubbi nell'affidarmi completamente a lui, in amore è un'altra storia.

«I-io... come faccio a crederti? Le premesse...»

Mi interrompe, staccandosi definitivamente. Tra noi torna a esserci lo spazio di una spanna, una voragine che non aiuta affatto la mia già latente sicurezza. Il cuore mi batte ancora a un ritmo del tutto scoordinato, eppure non conosco la procedura da seguire per farlo calmare.
Vedo il ragazzo di fronte a me frugare sotto al grembiule. Cerca qualcosa e, dopo qualche istante, sfila le mani, porgendomi il proprio cellulare: «Guarda tutto ciò che vuoi. Social, messaggi, chiamate. E' tuo finché sarà necessario».

Lo fisso incredula. Mi sta realmente lasciando il suo telefono?
Sta davvero mettendo tra le dita di un'impicciona l'oggetto nel quale si nascondono più segreti?


Afferro il suo pegno.
A quanto pare, sì.
E non ha idea di quale passo falso abbia fatto - perché scoprendo ciò che si sono detti lui e Sharon nelle ultime settimane, potrò indagare anche la ragione del litigio con mio fratello.

«Non mento, stavolta puoi fidarti» fa un passo indietro, abbandonando nelle mie grinfie il suo smartphone: «Quando avete finito» fa un cenno vago in direzione di Caroline che, ancora, ci fissa dall'altra parte della strada: «me lo ridai. Io stacco alle sei».

Sposto lo sguardo da Seth a ciò che ho in mano, fisso lo schermo. Perché inizio a sentirmi in colpa?

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