Chapter Twentyfour: No Response

"She's a little lost girl in her own little world

She looks so happy but she seems so sad

Ah ah oh yea oh oh oh yea"

- The Ramones, She talks to Rainbows

Caroline mi raggiunge prima che possa capire per quale ragione io senta questa insolita sensazione, quasi avessi commesso un'azione riprovevole che però non ho idea di quale sia. So di aver sbagliato da qualche parte, ma comprenderne il dove e il come diventa quasi un'impresa titanica. Sicuramente non si tratta del fatto che andrò a leggere le conversazioni tra Seth e Sharon: avendo avuto il permesso di lui non c'è alcuna conseguenza che io possa temere, o almeno questo è ciò che mi ripeto. Oltre a questo però, se Morgenstern ha ceduto il suo telefono con così tanta sicurezza le ragioni possono solo essere due: ha detto la verità sin dall'inizio, oppure crede che mi fiderò ciecamente di lui - e se mi conosce sa che non sono in grado di frenare la curiosità.

Così mi arrovello sul motivo di tanto disagio, sul perché mi senta a questa maniera. Forse è per l'aver dubitato delle sue promesse? Per aver credo che per lui potessi davvero essere una tra le tante? No, forse ciò che mi preoccupa di più è il fatto che andrò a cercare ciò che, è ovvio, mio fratello e i suoi amici mi stanno tenendo segreto. Senza che loro lo sappiano li tradirò tutti e tre - perché seppur mi abbiano più volte esortata a lasciar perdere la questione, servendomi mezze verità, io non riesco a far finta di nulla.

«Allora?» la voce di Caro mi riporta alla realtà e battendo le ciglia più e più volte mi ritrovo a fissarla. Negli occhi ha la scintilla febbrile dell'ansia, dal naso le escono grossi respiri e stringe le dita intorno al mio braccio per essere certa che non cadrò a terra da un momento all'altro. Teme che le cose siano andate male, ma non sono certa di poter definire la questione in questi termini.

Titubante le indico il telefono: «Mi ha lasciato questo» sussurro, stordita a causa della moltitudine di emozioni provate e dai sensi di colpa che sento gravarmi addosso, «Ha detto che posso controllare io stessa se tra loro c'è qualcosa». Mi mordo il labbro, indecisa sul come agire. Dovrei aggiungere altro? Fare qualcosa? Non ne sono sicura, ma lei è certamente molto più reattiva di me, così afferra lo smartphone, corrugando le sopracciglia: «Ti ha dato il suo telefono?»
Annuisco.
«Quindi hai accesso a ogni singola cosa presente qui dentro?» con l'unghia cozza contro lo schermo, mentre i sensori rivelano il suo indice, illuminando la schermata. C'è una foto di Morgenstern, Benton e Jace messa in verticale, nel senso opposto a come dovrebbe essere. Sono uno accanto all'altro, i capelli acconciati nei modi più disparati: mio fratello ha una cresta che gli lascia ciocche sparse intorno al viso, Seth li ha scompigliati, lunghi davanti e sempre più corti dietro, mentre Charlie ha una moltitudine di spike che gli stanno malissimo. C'è chi beve una birra, chi ha la sigaretta a penzoloni tra le labbra e chi fa la linguaccia, però paiono tutti e tre incredibilmente sereni. Deve essere uno scatto di qualche anno fa, penso. Probabilmente si tratta di un pre concerto dai risvolti punk e, più lo guardo, più mi domando perché non si possa tornare a momenti del genere. Mi manca vederli insieme, saperli tranquilli. Mi manca invidiare la loro complicità - ma soprattutto mi manca farne parte.

Nuovamente asserisco.

«Come minimo ha cancellato tutto!» Afferma Caroline bofonchiando, scettica di fronte a ciò che ci attende. Se non fosse successo tutto così velocemente e inaspettatamente lo sarei anche io, però la sequenza di eventi è dalla parte di Morgenstern in questo momento.
«Dubito... non ha avuto tempo per far sparire le prove» ancora una volta affondo i denti nella carne del labbro inferiore, provando in qualche modo a scaricare la tensione.
«Vuol dire che gli credi?»
«Vuol dire che ora scopriamo la verità e...» deglutendo mi ritrovo a valutare per l'ennesima volta se sia corretto, da parte mia, ficcare il naso nelle conversazioni avute con i suoi migliori amici. Dubito fortemente che questo rientri nei permessi concessimi.
«E...?» Nuovamente la ragazza accanto a me mi riporta alla realtà.
«E potrei scoprire qualcosa in più sul litigio con Jace» dico veloce, in modo che le parole si mangino l'un l'altra e sia impossibile capire nitidamente il piano che vorrei seguire - peccato che lei parli così tanto, e così velocemente alle volte, che riesce a comprendere tutto senza grosse difficoltà, stupendomi.
«Ma guarda un po'» con il gomito mi picchietta sul fianco, ammiccando: «abbiamo una piccola curiosona qui!»
Alzo gli occhi su di lei, nettamente meno propensa al buonumore. La fisso qualche istante, sentendo la pressione sul petto aumentare. «Sto per fare una cazzata?» Nel mio tono si nasconde una supplica velata, il bisogno quasi asfissiante di saper di stare agendo nel giusto - perché se mi sono sentita tradire dall'atteggiamento di Seth, non vorrei mai che, scoprendo di aver sbagliato a giudicarlo così frettolosamente, lui possa provare altrettanto in conseguenza a queste azioni.

Caroline mi prende una mano, intrecciando le dita con le mie: «Probabile».


Ah, ottimo... questo è esattamente ciò che volevo sentirmi dire.


«Però se credi che sia l'unico modo per avere una risposta... beh, sarò tua complice. Certi segreti pesano meno, quando sono condivisi» aggiunge dopo qualche istante, rinvigorendo la presa. Il suo sorriso è dolce, rilassato e, in qualche modo, mi fa sentire meno criminale, così resto qualche istante immobile a fissarla, persa come un naufrago nella sua comprensione.
In parte sono grata di averla qui, di saperla al mio fianco mentre avanzo nell'ignoto di un cellulare che non mi appartiene e potrebbe rivelarmi cose terribili, ma allo stesso modo sono timorosa di scoprire che potrei essere sul punto di commettere un irreparabile errore - e non sono certa che il suo sostegno sia sufficiente a tenermi a galla. Però, valutando ogni aspetto di quest'insolita situazione, mi rendo conto che i dubbi sono macigni altrettanto pesanti per il mio animo afflitto e, presto o tardi, se non la scomoda verità, saranno loro a portarmi sul fondo e annegarmi.
Ecco allora che a mia volta stringo la presa sulle dita della ragazza che ho accanto, conscia che più tempo aspetto meno le cose si fanno semplici. Mi convinco che non vi sia alcuna azione priva di conseguenze, ma che se voglio mettere a tacere almeno una delle voci che mi ronzano in testa devo essere pronta ad affrontarle e, con il cuore in gola, finisco con l'inserire un codice che ho visto ripetere decine di volte.

Il display si sblocca con un lieve click, catapultandomi di fronte a decine di app che alle volte riconosco e altre mi sembrano ignote, ma solo quando scorgo quella dei messaggi mi ritrovo a domandarmi "da chi parto?". Già, perché nel mio piano non ho messo in conto che il tempo è essenziale, che usandone troppo potrei insospettire colui che, sono certa, mentre serve un caffè o una tisana calda lancia occhiate furtive oltre le vetrine del locale, studiandomi. Devo decidere a cosa, ma soprattutto a chi, dare priorità: se alla mia "relazione" con Seth o alla nostra cricca di amici - e non è scelta facile, perché entrambe le questioni sembrano pesare in egual misura sui piatti della bilancia.

Deglutisco.

Tic, tac.
Tic, tac.
Tic.
Tac.

Partiamo dal problema più recente. Appena avrò messo a tacere i dubbi sulla lealtà di Seth potrò capire se tra le sue mezze verità sulla questione "Jace" ci può anche essere stata qualche bugia, oppure se potrò cavargli di bocca qualche informazione in più.
Così inizio a frugare tra le chat. Parto dai social, dove mi ritrovo a scorrere il dito su una conversazione in cui compaiono decine di tag, qualche commentino di lei, dei "ci vediamo?" o "cazzo, mi rispondi?" seguiti da frasi concise, fredde.
"No", "Non è difficile, Sharon: abbiamo chiuso" e "Ti prego, smettila. Stai diventando pesante" sono le risposte più frequenti, peccato che risalgano almeno a quattro mesi fa - poi Seth pare abbia solamente smesso di darle corda. Passo ai messaggi, pregando di aver tempo per scoprire anche qualcosa in più su ciò che riguarda mio fratello, ma qui la sequenza di botta e risposta tra Morgenstern e la sua ex si fa più intenso, alle volte pare persino prendere i toni di una litigata.

Torno indietro fino alla data del nostro primo bacio e di quel pugno involontario, forse qualche giorno prima. Sharon gli chiede di parlare, di spiegarle meglio la situazione, ma lui si rifiuta, dice che è stanco di continuare così e che al momento ha altre questioni per la testa, ma lei non capisce, cocciuta come è sempre stata continua a insistere. La discussione si protrae, c'è qualche tentativo di chiamata e video-chiamata, ma lui li rifiuta tutti e lei si infuria, le scappa qualche minaccia.

Avanzo tra le conversazioni, ritrovando una Sharon sempre più insistente e un Seth schivo, annoiato, alle volte persino arrabbiato - finché, in un ennesimo tentativo da parte di lei, lui sbotta con un "Ti è chiaro o no, che c'è un'altra persona adesso?" e a quel punto, i tentativi della sua ex di attirare nuovamente le attenzioni di lui rasentano quasi lo squallore.

Esco dalla chat.

Ho il respiro grosso e il cuore che batte all'impazzata, agitato. Lo sguardo corre dal display a una delle vetrine fumè della pasticceria - e lì intravedo la sua sagoma, china su un tavolo che dà sul marciapiede. Sorride a due anziane, si lascia rubare da qualche chiacchiera di circostanza, ma scorgo i suoi occhi tentare di arrivare a me.

C'è un'altra persona, adesso - e a quanto pare sono io.

Caroline bofonchia, facendomi allontanare da Seth: «Non ha detto bugie».
«No, a quanto pare non l'ha fatto», però da lui me lo sarei aspettato - da uno del genere ce lo si aspetta sempre. Non è forse così? E' il ragazzaccio di turno che compie il passo falso, calpestando con il suo peso il fragile cuore della protagonista che, improvvisamente, pare essere un'arancia matura. Così, appena il piede di lui si preme su quel frutto succoso, inconsapevole di quale disastro stia per prendere luogo, questi esplode in modo orribile, spappolandosi ovunque.
Non che sia importante, a dire il vero, tanto finché non macchia i vestiti o rovina le scarpe non c'è nulla di cui temere - è solo un frutto, il mondo ne è pieno. Ed io mi sarei aspettata proprio questo da Seth, invece lui si è accorto del mio cuore, lo ha spostato in modo che, avanzando, non possa finirgli sotto le suole, anche se l'ho temuto per tutto il tempo. Dal giorno in cui Jace è partito non ho fatto altro che immaginare e temere quel momento, arrivando a sfiorarlo più volte con le dita e i pensieri grazie all'eccessiva paranoia.

«Jay?»
Osservo Caro, confusa.
«Tutto bene?»
Annuisco, sforzandomi di sorridere: «Sì, ho solo bisogno di qualche ora per calmarmi» e non mento. Sicuramente dopo questo pomeriggio così stressante avrò bisogno di chiudermi in camera e mettere a tacere ogni cosa, magari concedendomi anche qualche lacrima, chissà. Non era mai capitato che mi sentissi così travolta dalle emozioni, specialmente negative, vedendo Morgenstern accanto a qualche ragazza - e se in passato mi ero limitata a tenere il broncio, fumare qualche sigaretta in più o rubare l'ennesimo tiro da una canna sconosciuta, stavolta mi ci vorrà altro, uno sfogo vero e proprio.


«Vuoi andare a casa?» le dita di Caroline abbandonano la mano per sfiorarmi il polso, cercano di lenire qualcosa che nessuna delle due comprende, ma che entrambe sappiamo esserci.
La fisso cercando di carpire qualcosa che forse a me sfugge e a lei no, ma non trovando alcuna risposta riporto gli occhi sulla schermata delle conversazioni.
«Finisco qui, okay?»
Lei asserisce, appoggiando una tempia sui miei capelli e usando il braccio libero per cingermi, passandolo tra la giacca e lo zaino. A questa distanza mi è impossibile ignorare il suo profumo, sa di ciliegio e vaniglia. Mi inebria dolcemente mentre, come me, anche lei si rimette a guardare il display. Così prendo a scorrere tra i nomi e le date, ripercorro avanti e indietro la lista, ma qualcosa non torna.

Più avanzo e torno indietro, sino ad arrivare alla nostra conversazione di ieri sera e quella del suo capo stamane, più mi domando se la vista non mi stia giocando qualche brutto scherzo: perché tra i destinatari non c'è Jace?

«N-non... non lo vedo» mi sfugge, mentre la confusione ha la meglio su qualsiasi altra emozione provata nelle ultime ore. Che stia diventando cieca? No, sicuramente il suo nome mi sta solo sfuggendo a causa dell'ansia - e allora corrugo le sopracciglia tanto da sentir male, eppure, nonostante lo sforzo, continuo a non vederlo.
«Nemmeno io...» sento echeggiare accanto all'orecchio dopo qualche istante.

Ma non è possibile, no? Due migliori amici dovrebbero scriversi, soprattutto se divisi da decine di centinaia di chilometri. Non dico che la loro corrispondenza debba essere quotidiana, ma quantomeno dovrebbe esserci. Allora perché qui non c'è nulla? Perché se torno indietro, tanto da arrivare a tre mesi fa, di Jace non vi è nemmeno l'ombra?

Come un fulmine a ciel sereno però, mentre ripercorro la lista alla ricerca di mio fratello per l'ennesima volta, il nome di Charlie cattura la mia attenzione.

Fermo le dita.


Magari se guardassi qui dentro...

Mordo il labbro, indecisa.
Sono consapevole di non aver previsto l'eventualità di ficcare il naso anche qui, eppure al momento sembra essere l'unica fonte d'informazione a me disponibile. Di Jace non c'è traccia, così come non ho visto chissà quante conversazioni di gruppo - e nelle poche che ho scoperto, il nome di mio fratello non compare. Quindi che alternative ho? Praticamente nessuna: così pigio sul nick di Benton, aprendo la discussione.

Se fossi onesta ammetterei di sentirmi una traditrice nello spiare le loro chiacchiere, però per adesso vorrei evitarlo, in modo da trattenere ancora per un po' i sensi di colpa. Compiendo questo gesto non sto tradendo solo la fiducia di Seth e Jace, ma anche quella di Charlie, colui che dal giorno del mio compleanno ha mantenuto un silenzio tale da farmi dubitare della sua esistenza, e la cosa non fa altro che rendermi ancora più ridicola e infantile, oltre che inabissarmi in una fossa in cui potrei rimanere sepolta; eppure non retrocedo. Basterebbe un tasto e potrei fingere che non sia mai successo, evitando così ulteriori casini, ma non riesco a premerlo, ritrovandomi invece a leggere.


Ciò che trovo però, è sicuramente ben diverso da quello che mi sarei aspettata e di primo acchito mi pare persino non avere alcun senso. Ci sono le solite chiacchiere amichevoli, le battute più disparate e link vari collegati a chissà quali pagine web, poi, quasi dal nulla, un messaggio inviato da Morgenstern e a cui Benton non ha mai dato risposta.

"Possiamo parlarne?"

E alzando ancora una volta lo sguardo sulla vetrina, più confusa di quanto non fossi all'inizio di questa ricerca, mi domando di cosa dovessero parlare - cos'hai combinato, Seth?

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