PUNTATA XXXIV (Parte 1)

Albion scrutò serioso e con un sorriso caustico dipinto in volto il corpo stanco di Alastair. Il suo avversario sembrava essersi arreso a parole e le sue membra emanavano la stessa sensazione, ma il Signore del Castello sul Lago era assai vivo in mente e non si lasciò andare così facilmente, né allentò più di tanto la tensione dei suoi rigidi muscoli. Gli occhi del suo avversario erano più vividi che mai e non riusciva a capacitarsi del motivo. Pertanto, acuendo i riflessi fino all'inverosimile, continuò minaccioso a espirare grave, nel tentativo di intimorire al massimo il Primo Cavaliere.

«Quindi devo interpretare questa resa come una supplica a porre fine alla tua vita o hai finalmente deciso di unirti a noi?» domandò il principe con tono quasi regale.

«Non ho intenzione di morire e nemmeno ho deciso di seguirti, Albion» ringhiò Alastair, riprendendo un vigore nei muscoli e sul volto che sembrava essersi volatilizzato.

«Se stanno così le cose, allora non ti seguo. Cosa vorresti fare, cavaliere?» domandò con un filo di stizza in gola Sir Stoirm. Frattanto, l'uomo irrigidì la presa sulla sua spada e la lama fatale, flemmatica, si mosse in direzione del Primo.

«È vero, mi sono arreso come guerriero, ma non come umano» confessò fiero Alastair, fiammeggiante nel fondo degli occhi. «Non posso permettere che una simile mostruosità possa infierire sugli inermi con tale malvagità e ingiustizia.»

«Stronzate, stronzate e ancora STRONZATE! Ti vanti di una morale che non possiedi, che nessuno ha! Gli uomini cercano di sembrare superiori di quello che sono millantando qualità mistiche come la misericordia, la bontà e il senso di giustizia. STRONZATE! Alla fine del gioco, l'unica cosa che resta è il più forte. Quella è l'unica legge della Natura, quella che valeva, vale e varrà sempre! Tu non sei diverso da nessun altro uomo o donna di questo mondo. Tutti questi sentimenti definiti buoni sono solo degli artifizi innaturali che gli umani hanno creato per porre dei limiti alla loro natura, perché siamo esseri incapaci, incapaci di accettare il nostro essere. Siamo patetici! Sulle tue mani c'è tanto sangue quanto ce n'è sulle mie! Non elevarti a un livello che non ti compete. Sii semplicemente ciò che sei, ossia uno spietato e forte combattente!» spiegò con un fondo d'iracondia Sir Stoirm, agitando la punta della sua lama in maniera convulsa.

«Su una cosa sono d'accordo con te: siamo patetici» rispose Alastair, suscitando un'alzata di sopracciglio e il viso corrucciato del suo rivale. «Abbiamo costantemente paura di noi stessi, di quello che siamo e del potenziale che potremmo esprimere. Abbiamo paura del giudizio degli altri e ci facciamo problemi sul nostro essere come se fosse una colpa essere nati oppure essere fatti in un certo modo. Saremo sempre inferiori fin quando saremo succubi di noi stessi, arroccati su paure infondate, temendo l'altro come se fosse un mostro e agendo come singoli e mai come tutti. Il mio sogno è guidare gli uomini verso la Luce, verso una gloria collettiva. E tu... Tu, Albion, non hai alcun diritto di uccidere le persone solo perché puoi... Tu non sei nessuno per farlo!»

L'ira di Alastair si propagò nell'aria, risuonando nella mente di Albion come un monito sussurrato. Ma il principe non si preoccupò di ciò, anzi reagì impiastricciando il suo viso di un sorriso nefasto, come se fosse forzato. Con flemma, allungò la mano verso il rivale e gli rivolse il palmo aperto.

«Capisci? Non ti rendi conto? Questo è un motivo in più per unirti alla causa! Potremo guidare tutti gli uomini verso la gloria e percorre quel lungo sentiero che ci è stato privato dai nostri Creatori! Non soffermarti sul metodo, ma osserva il merito! Pensa anche solo a quello che potresti fare per raggiungere il tuo scopo con i nostri mezzi e le nostre conoscenze! Pensaci!» lo esortò ancora una volta Albion, facendo tintinnare l'animo del Primo, il quale si trovò in un costante equilibrio precario tra due fronti: da una parte una via sicura, la solita, quella in cui il cammino viene sempre illuminato, l'altro invece più tortuoso e oscuro, eppure gli sembrava per qualche ragione ignota più risolutivo. Ma Alastair non cedette.

«Rifiuto ancora una volta l'offerta» rispose deciso ancora una volta il cavaliere, sebbene il suo animo avesse più di qualche perplessità, suscitando un'ombra di cupezza sul viso gelido e rigido di Sir Stoirm, i cui occhi si spensero dietro un claustrofobico alone di collera.

«Patetico» mormorò il guerriero biondo tra sé e sé, pronto a fiondarsi sul Primo ormai in difficoltà, con l'intenzione di porre fine alla sua vita.

Quando la tensione nei muscoli di Albion raggiunse quasi il culmine, al punto da cominciare a crepare il terreno sotto le suole, un lungo fischio seguito da un piccolo rombo occluse l'aria. D'istinto, il Signore del Castello sul Lago si spostò, lasciando spazio a uno scoppio che sollevo il terreno, facendolo sbuffare di denso fumo bruno.

«Per gli Dèi, quanto tempo ci avete messo per arrivare!» protestò Alastair, nascondendo la gioia nel suo animo. Elizabeth e Carl proiettarono le loro ombre facendo da scudo all'amico ferito. I loro volti divennero glaciali quado osservarono l'assenza dell'arto del giovane.

«Alastair...» mormorò Carl impallidendo.

«Stupido! Non si capisce mai quello che vuoi dagli altri, sembrava volessi combattere da solo, per fortuna che non ti stiamo più ad ascoltare!» protestò Elizabeth, trattenendo appena la rugiada negli occhi, dispiaciuta nel vedere l'amato gravemente ferito.

Quel tizio è un comune umano, ma ha un'arma insolita e mi sembra pericolosa. La ragazza invece sembra innocua, ma percepisco sangue di Creatore dentro di lei. È più forte di quello che appare. Devo stare attento, la situazione si è complicata. È giunto il momento di dare il massimo.

Albion s'irrigidì e i suoi muscoli, così come il suo volto, divennero marmorei e acido disse: «Respirazione Assoluta dell'Acqua: Corazza di Poseidone.»

«Ma perché diamine voi forzuti avete questa mania di dare dei nomi alle vostre abilità e di urlarle ai quattro venti!? Cos'è, una gara a chi è il più figo o più figa di questa storia!?» domandò infastidito Carl, guardandosi intorno come se fosse osservato da una platea immaginaria.

Nello stesso momento, un forte e viscido vento umido cominciò a soffiare all'improvviso, stridulando nell'aria con fare tempestoso e martoriando i poveri presenti. Le cime spoglie degli alberi cominciarono a dondolare al passaggio di ogni sferzata, mentre il corpo di Albion, in pochi secondi, venne avvolto da una sfera trasparente in moto vorticoso: acqua. L'oggetto inanimato dapprima si restrinse, fino ad andare a coprire del tutto il corpo del guerriero, la cui armatura apparve quasi occlusa alla vista sotto quello spesso strato di liquido. Quando il processo ebbe termine, il ventaccio cessò e il turbine traslucido continuò ad agitarsi intorno al corpo di Sir Stoirm come se fosse vivo, andando a riprodurre una copia esatta dell'armatura che indossava e che ora giaceva sotto lo strato appena formatosi.

Frattanto, la gola della giovane e dei due uomini si era seccata. Anche la loro pelle gli parve all'improvviso dolorante e sensibile, come se fosse stata esposta per ore sotto la calura estiva. Avendo la stessa sensazione e nello stesso momento, i tre si scrutarono negli occhi, aspettando che qualcuno svelasse l'arcano e una possibile idea arrivò dal cavaliere: «credo che abbia l'abilità di manipolare l'umidità atmosferica, così come ogni fonte d'acqua, compresi i nostri corpi.»

Quell'amara rivelazione, la quale sembrò fin da subito sensata, non fece però perdere il coraggio a Elizabeth e a Carl. La prima si accinse a soccorrere il cavaliere, poggiando le mani in prossimità del bulbo stracolmo di sangue, ancora grondante dalla ferita aperta del Cavaliere. Ma prima di rimarginare il profondo taglio, la giovane produsse con i suoi poteri dei piccoli golem di terra e legno, al fine di dare manforte a Carl, il quale, frattanto, provò a tenere impegnato il nemico.

«Ti odio» mormorò la ragazza dai capelli di fuoco.

«Prima hai detto di amarmi» rispose il Primo ansante, provando un leggero prurito di gioia che accaldò il suo corpo.

«Ho cambiato idea, ora ti odio» sbuffò Elizabeth con gli occhi ancora lucidi, mentre immergeva le mani tremanti nelle carni esposte dell'uomo, provocando in lui un ringhio di dolore.

«Ehi, colombe, non è il momento di amoreggiare! C'è un cattivone da sconfiggere!» protestò Carl, mentre, con una leggiadria insensata per il momento e per il suo carattere, si tuffò a capofitto verso il nemico, circondato da piccoli gnomi di terra alti poco più di un metro, ma assai minacciosi.

L'amico di Alastair sparò un paio di colpi con il suo bastone-spara-fuoco (così aveva chiamato Carl la sua arma, suscitando la perplessità del Maestro Florent), ma Sir Stoirm evitò i pallini di ferro con una maestria e un'agilità ben superiori anche al più scattante dei felini, muovendo il capo a una velocità impressionante, evitando attacchi che altrimenti lo avrebbero colpito in piena fronte.

Quest'ultimo sollevò la spada, avvolta a sua volta da un flusso infinito d'acqua e come una molla, di scatto, puntò la lama in direzione di Carl. Un fragore improvviso riempì l'aria, mentre una scintilla d'acqua seguito da un sottile turbine partì in direzione del giovane combattente. L'attacco scavò nel terreno al suo passaggio, sollevando una tempesta di terra. E se non fosse stato per i piccoli omini di Elizabeth che fecero da scudo deviando il colpo, Carl si sarebbe ritrovato con un corpo senza le testa. Il raggio d'acqua fu deviato abbastanza da sfiorare i capelli dell'uomo, il quale a sua volta aveva sollevato uno scudo di riflesso per proteggersi. I golem si erano ammassati a formare un vero muro di terra, dissolvendosi subito dopo in seguito al colpo subito, mostrando un enorme foro oltre il quale c'era il volto di Carl spaventato. L'uomo aveva il braccio ancora tremante con la lastra di ferro fumante e scintillante d'arancio. La pressione dell'acqua era stata così forte da scheggiare parte del metallo fino a liquefarlo. Non poté far altro che limitarsi a osservare il ferro caldo gocciolare sul terreno e fumare di grigio.

Sir Stoirm stava per effettuare l'ennesimo attacco, quando una valanga di tronchi stridette fino a esplodere da sotto il terreno e lo investirono, fino a schiantarsi a gran velocità contro una collinetta poco distante. Ma il guerriero ne uscì illeso, sempre avvolto dalla sua nuova corazza e con lo sguardo ancora più gelido e adirato, facendosi strada saettando con la sua spada a destra e a manca. E mentre i suoi occhi erano ancora immersi nel sangue che continuava a ribollire nelle sue vene, il suo campo visivo venne ostruito da una sottile ombra. Ma con riflessi inverosimili, riuscì a schivare il piccolo oggetto che altrimenti gli avrebbero perforato l'occhio: era uno dei colpi di Carl. Albion evitò anche un secondo colpo, questa volta facendo scintillare la sua spada, la quale deviò l'attacco.

«Merda, l'ha schivato di nuovo!» ringhiò di rabbia Carl, battendo un pugno a terra.

Adirato, urlò di rabbia, ma non ebbe tempo per terminare la sua foga che fu quasi investito da una densa coperta fiammeggiante, un muro di fuoco slavato di tutte le sfumature del rosso fino al bianco acceso. Al termine del suo passaggio, secchi arbusti ancora ardevano, mentre il terreno sfibrato scoppiettava. Sir Stoirm, sempre più infastidito, era incapace di accettare che in tre riuscissero a tenerlo a bada. Quella era una condizione che nessuno era mai riuscito a condurlo, tranne un uomo, quello che tirava le redini di quel gioco perverso di uomini che comandano tutti gli altri nell'ombra, proteggendo oscuri segreti. Ma ciò che esagitava ancor di più Albion era osservare Alastair, il quale, nonostante fosse ferito e senza un arto, ardeva ancora di più nei fondi degli occhi e anzi sembrava aver trovato una vitalità ancora maggiore.

«Ora che è in difficolta ragazzi, è il momento!» ordinò all'improvviso il Primo.

In una frazione di secondo, il Signore del Castello sul Lago vide il mondo alla rovescia, con il cielo all'altezza dei piedi e il terreno a vista della sua testa. Si ritrovò a testa in giù soverchiato da una forza improvvisa, la quale faceva particolare pressione sulle caviglie. Dei rigidi arbusti sbucati dal terreno, infatti, avevano afferrato le caviglie dell'uomo e lo avevano trascinato verso l'alto. In quel lasso d'instabilità mentale, si ritrovò la vista annebbiata da una grossa entità cupa che procedeva spedita verso di lui. Era un grosso masso lanciato da un golem creato da Elizabeth. Ma nonostante la posizione precaria, Albion lanciò un fendente all'aria, la quale si condensò in una fulgida lama d'acqua che andò a tranciare in diversi pezzi la pietra grande tanto quasi un edificio a tre piani. Ma quella mossa era stata prevista dal Primo.

Infatti, alle spalle del masso in volo, il golem di Elizabeth aveva lanciato in sequenza anche Carl. Quest'ultimo sbucò all'improvviso alle spalle dalla densa polvere apparsa in seguito allo sbriciolamento della dura massa da parte del principe. L'amico del Primo, in rapida sequenza, sparò tre colpi, i quali furono tutti parati da una rapida sequenza di scatti della spada. Ma anche quello si trattò di un diversivo. Una distrazione necessaria per portare a termine il vero attacco.

Mentre Carl oltrepassò il corpo di Albion in sospensione come un salame affumicato a un'altezza pari a metà torre di castello, un lungo fischio echeggiò nell'etere. L'uomo baffuto e con il cappello piumato aveva dato il tempo sufficiente all'amico di caricare un attacco, il suo ultimo attacco, quello in cui aveva concentrato tutte le sue forze residue. Grazie al fatto che Elizabeth aveva fermato l'emorragia con i suoi poteri, il Primo aveva avuto la concentrazione e l'energia necessaria per tentare ancora una volta il tutto per tutto.

Anche la posizione in cui avvenne l'attacco da parte di Alastair era stata studiata. Infatti, il cavaliere balzò con alle sue spalle il sole che finalmente riuscì a far capolino dietro le cupe nubi cervellotiche. Il rumore attirò Albion, ma ciò che vide fu solo una luce accecante che gli fece distogliere lo sguardo, per un singolo e brevissimo attimo. E tanto bastò per portare a termine l'esecuzione della sua tecnica e sperare che il colpo andasse a segno.

«Respirazione Assoluta del Fuoco: Ruota di Efesto!»

Nello stesso momento, un calore intenso avvolse i muscoli di Sir Stoirm. Un'alta fiammata si era sollevata improvvisa dal terreno, andando a solleticare e urtare il sistema nervoso del biondo e freddo guerriero, facendogli perdere per l'ennesima frazione di tempo la concentrazione, un'ulteriore piccolissima ma fondamentale finestra temporale, la quale consentì ad Alastair di portare a segno il suo fendente micidiale. Infatti, dei golem di Elizabeth avevano portato della pece e l'avevano cosparsa appena sotto il nemico appeso. Subito dopo, Carl aveva sparato un colpo, il quale servì a incendiare la nera sostanza. Le fiamme, sebbene non ebbero alcun effetto su Albion dato che il suo potere lo proteggeva, allo stesso tempo gli impedirono di contrattaccare, assorbendo altra acqua dall'atmosfera.

Un fruscio acutissimo e assai prolungato si estese per una vasta regione, mentre l'area alle spalle di Sir Stoirm esplose in un micidiale fragore tanto da risuonare fino al limite della volta celeste. Una ruota infuocata sospesa nel cielo e vorticante a velocità pazzoide aveva espulso all'improvviso un lampo bianco-arancio, il quale fece deflagrare la terra in un'esplosione possente. L'onda d'urto si propagò per miglia, fino a quando si estinse del tutto dopo diversi attimi. Quando la nube acida e occludente si diradò, gli sguardi di Carl ed Elizabeth cercarono con occhi vispi e tremanti la figura del nemico, sperando di averlo abbattuto con quella strategia, mentre Alastair cadde stremato al suolo come un sacco di farina ammassato in un fienile, lussandosi una spalla. Ma era così concentrato nel cercare il nemico e allo stesso tempo stanco, che quella fitta lancinante si spense quasi subito. L'uomo, debole nei nervi e con un occhio socchiuso, scrutò tra la nebbia di polvere il volto di Sir Stoirm, mentre era stremato al suolo, flaccido e ormai privo di quasi tutte le forze. E quel miracolo sembrò essere arrivato.

Sir Stoirm si trascinò sul terreno reso accaldato, mentre il pulviscolo riempiva le sue sacche d'aria, provocandogli violenti colpi di tosse. Di lui era rimasta una figura frastagliata e sfigurata: lunghe strisce di sangue e budella imbrattavano il terreno al suo passaggio, purpurei filamenti nauseabondi. Metà viso, una porzione del busto, un braccio e una gamba non c'erano più. Un bulbo purulento penzolava da una porzione di cranio a vista e cadente di pus, mentre l'altro era gonfio e slavato di rosso. Moribondo e con gli organi esposti all'aria, contorceva il suo viso in una macabra espressione di dolore, eppure quelle linee tese dei suoi legamenti bruciacchiati di tanto in tanto si rilassavano e mostravano un nefasto sorriso in direzione del Primo e quel dettaglio non piacque affatto al cavaliere.

Con mano tremante e annerita, Albion, con un residuo di forze, sfilò una cordicella che teneva legata ai suoi calzoni ormai quasi inesistenti una borraccia di pelle. Con denti marcescenti, si avvicinò al tappo e lo tirò con forza, svitandolo, per poi mostrare con fare trionfale quell'oggetto il cui contenuto restava un mistero, ma non per molto ancora.

«Alla salute, Alastair» disse Albion, mostrando un sorriso fatto di denti e legamenti a vista.

E il Primo sbiancò e tremò negli occhi quando vide il suo rivale ingurgitare, facendo scivolare dall'alto, il contenuto della borraccia, un liquido fucsia fosforescente.

«Sangue di Antico puro... Maledizione» mormorò con un lieve balbettio Sir Leslie, poco prima di rovesciare le pupille dietro le palpebre e accasciare la testa grave al suolo, privato dei sensi.

«La mia umanità per il potere assoluto» disse severo il Signore del Castello sul Lago, dopo aver ingurgitato il liquido con fare poco elegante. E cosa succede quando un "Fatato" beve sangue di chi l'ha creato? Muta.

Spazio autore 

Albion si sta giocando il tutto per tutto! Come finirà questo combattimento? Sebbene l'esito possa sembrare scontato (vi ricordo che questa è la storia di Alastair), spero di riuscirvi a sorprendere con il finale che troverete nella prossima parte. 

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