CAPITOLO 40
40
«Allora? Cosa hai in mente?»
«Ricordi che abbiamo parlato di come questo castello sia stato costruito immaginando di realizzare un'enorme macchina d'iniziazione all'interno della quale poteva essere formato e plasmato il proprio spirito? Ebbene, a tal proposito ho trovato alcuni riferimenti interessanti che parlano di percorsi obbligati all'interno del castello.»
«Vai avanti.»
«Si tratta di cammini iniziatici. Una volta entrati, a quanto pare, si è costretti a seguire una logica ben precisa e sembra anche che non sia possibile muoversi liberamente tra le stanze del primo o del secondo piano.»
«Stai ipotizzando che i percorsi potrebbero indicarci la via?»
«L'idea è quella, sì.»
«Non vedo come.»
«Seguimi nel ragionamento. Quando si parla di questo castello ogni teoria è basata sul concetto d'iniziazione, su quello di religione e sul possibile passaggio dal mondo materiale a quello spirituale. Quindi, se esistono veramente dei percorsi guidati che chiunque era costretto a seguire una volta entrato all'interno, perché non pensare che la stessa cosa dovesse valere anche per coloro che decisero di portare fra queste mura il loro segreto?»
«Non lo so, mi pare un po' stiracchiata come teoria.»
«È l'unica che abbiamo. Chiunque abbia architettato tutto ciò, sono convinta abbia lasciato degli indizi in base ai percorsi effettuati. Io l'avrei fatto.»
«Potremmo fare una sorta di visita virtuale» suggerì Lapo «come se fossimo dei pellegrini catari del 1200 che fanno visita al maniero. Che ne pensi? È possibile secondo te?»
«Ci possiamo provare» rispose Sofia osservando il computer come se stesse riorganizzando le idee.
«Allora avanti, diamoci da fare.»
«Okay. Io direi di iniziare dal portone d'ingresso. Ci sono due entrate, poste su lati diametralmente opposti. Esistevano allora e ci sono ancora oggi. Due ingressi, subito una scelta. Ho proprio l'immagine che lo spiega perfettamente.»
Sofia armeggiò con il computer e gliela mostrò.
«Eccola qua, l'ho trovata mentre stavo facendo le ricerche.»
«Sembra una specie di labirinto.»
«Non sei andato molto lontano dalla verità. In effetti l'idea dei costruttori era proprio quella di creare un edificio che fosse complesso, di non facile intuizione e all'interno del quale i percorsi fossero tutto tranne che lineari.»
«Mi pare che ci siano riusciti bene. Che differenza c'è tra i due?»
«Oltre al punto di partenza, non molto altro. Il numero delle stanze che si possono visitare è sì diverso, ma a un certo punto i due tragitti si intersecano, quindi, direi che non è un vero e proprio elemento distintivo.»
«E i due ingressi? Che mi dici al riguardo?»
«Il primo, identificato dalla linea nera, è quello principale, caratterizzato da un grande portone situato al centro di due rampe di scale speculari. Il secondo invece, molto più semplice, si trova sul lato opposto e sembra quasi un'entrata di servizio.»
«Due ingressi, due modi diversi di purificarsi.»
«Esattamente. E due percorsi iniziatici molto ben delineati.»
«Partiamo dal primo. Qualche caratteristica particolare?»
«Forse una. Il portale principale era provvisto di un'intercapedine per la discesa della saracinesca di chiusura, che poteva essere azionata tramite delle carrucole poste nella sala soprastante, al primo piano. Questo faceva sì che chi entrava poteva non incontrare mai nessuno, perché la porta si chiudeva magicamente alle sue spalle.»
«Interessante, ma non credo molto utile al nostro caso. Per quanto riguarda il secondo ingresso direi di lasciarlo stare per un attimo. Sono convinto che fosse l'entrata principale quella utilizzata dai pellegrini che cercavano rifugio nel castello. Quindi mi concentrerei sul percorso della linea nera. Dimmi un po' dell'interno e delle stanze. Prima hai accennato al fatto che non tutte sono collegate tra di loro.»
«Sì, esatto. Guarda, lo si vede bene anche dalla fotografia. Prendiamo per esempio la sala numero uno. È la prima che s'incontra una volta varcato il portone e da qui ci si può spostare solo verso la sala numero due. Quest'ultima invece è dotata di una sola uscita che conduce verso il cortile interno.»
«Quindi» ragionò Lapo cercando di immedesimarsi in coloro che avevano costruito il castello «queste stanze dovevano servire solo come passaggio. Non potevano che essere adibite a corpo di guardia dato il loro limitato accesso e movimento.»
«Probabilmente hai ragione.»
«Quindi le possiamo scartare anche subito. Se le cose stanno in questo modo non credo che possano contenere elementi d'interesse.
Andiamo avanti.»
«La tappa successiva è il cortile interno. Per come è costruito assomiglia molto a un immenso pozzo senza via d'uscita, un luogo racchiuso da alte mura dal quale è possibile osservare solo il cielo. Un tempo, al centro, si trovava una grossa vasca, usata probabilmente dai viandanti per purificarsi prima di continuare nel percorso iniziatico. E difatti qui ha inizio il primo vero quesito, cioè la scelta tra la porta di destra e quella di sinistra. Totalmente diverse tra di loro a cominciare dall'aspetto.»
«E dove portano questi due ingressi?»
«Quello di sinistra conduce nella sala numero sette, mentre l'altro nella stanza numero quattro.»
«Particolari degni di nota?»
«Non che abbia trovato. Entrambe sembrano per lo più sale di rappresentanza o di servizio. Niente che faccia riferimento a simboli religiosi o simili.»
«Allora proseguiamo.»
«Dalla numero quattro, oltre all'accesso alla torre tre e ai piani superiori tramite una scala a chiocciola, è possibile andare dentro la sala tre o la cinque. La prima però non ha vie d'uscita, solo un camino e un accesso alla torre due.»
«Quindi anche in questo caso niente di utile.»
«La sala cinque invece è quella che s'incontra iniziando il percorso dall'ingresso secondario. Essa conduce all'interno della torre quattro e ai piani superiori tramite la torre cinque. Anche qui niente di significativo.»
«Adesso torniamo alla sala sette, quella che s'incontra prendendo la porta di sinistra. Se interpreto bene la figura da lì si può salire solo ai piani superiori usando la scala a chiocciola della torre omonima.»
«Esatto.»
«Quindi con tale stanza concludiamo l'esame di tutto il pian terreno.»
«Sì.»
Lapo osservò di nuovo l'immagine cercando di ripercorrere mentalmente tutti quei passaggi e quelle sale.
«Che stai pensando?»
«Che fino a qui non mi pare ci sia niente che ci possa ricondurre alle vicende dei catari. Non ci sono incisioni, segni, elementi decorativi che ci diano un indizio. Considerando come hanno segnalato i luoghi precedenti, mi sarei aspettato qualcosa di analogo. O mi sbaglio?»
«No, hai ragione. Ma non sono riuscita a trovare riferimenti di alcun tipo o particolarità degne di nota.»
«Per cui direi che il primo piano lo possiamo eliminare.»
In quel momento il telefono di Lapo prese a squillare.
«Facciamo una pausa. È Rosa. Forse ha notizie importanti.»
«D'accordo, metti il vivavoce.»
Lapo rispose.
«Come procedono le indagini?»
«È sempre un piacere sentire la sua voce e ... stiamo lavorando.» «Bene, ma non perdete tempo.»
«Notizie pessime, deduco» commentò Lapo notando che il suo tono era abbastanza teso
«Dipende. Tanto per cominciare la situazione qui a Roma non è delle più rosee. La sua fuga ha messo in fibrillazione tutto lo staff della magistratura e della polizia. Stanno cercando di ricostruire l'accaduto e identificare i responsabili, ma non hanno in mano niente, a parte la moto che hanno ritrovato. Stanno brancolando nel buio, ma non durerà per molto. Hanno diramato dei comunicati ma, almeno per un po', non faranno niente per cercarla.»
«Che vuol dire?»
«Fenway e io abbiamo parlato con il Promotore di Giustizia. Non voglio tediarla con il riassunto di quella patetica e insulsa discussione, ma il succo è che siamo riusciti a guadagnare un po' di tempo. Non molto, a dire il vero.
Ventiquattr'ore.
Questo è il massimo che sono stati disposti a concederci prima di formalizzare il mandato di arresto.»
«È sempre meglio di niente.»
«Vero, ma considerando che la metà di esse sono già passate, vi rimangono poco meno di dodici ore per trovare ciò che state cercando.»
«In pratica mi hanno solo allentato il cappio intorno al collo, pronti a stringerlo al massimo domani pomeriggio per una bella impiccagione.»
«Più di così non siamo stati in grado di ottenere.»
«Ce lo faremo bastare.»
«Ah, un'altra cosa. Ho appena finito di parlare con il responsabile delle visite a Castel del Monte.»
«E?»
«Mi ha assicurato che stasera il castello sarà a vostra disposizione. Nessuno vi disturberà...» Pausa. «Colonna, la situazione è veramente molto tesa. In Vaticano non vedono l'ora di mettere le mani sul primo capro espiatorio che trovano. E lei è il candidato ideale. Non so cosa potrà succedere domani e noi abbiamo le mani legate.»
«Capisco. Qualche consiglio?»
«Solo uno. Cercate di fare buon uso del tempo che vi abbiamo dato, e trovate quel tesoro.»
Riattaccò.
Lapo guardò Sofia.
Dodici ore. Certo non erano molte, ma nemmeno poi così poche.
«Forza, proseguiamo, il tempo scorre.»
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