CAPITOLO 39

Castel del Monte

Puglia

39

Lapo si svegliò di buon'ora. Si diresse verso una piccola scrivania affiancata alla finestra della camera e accese la macchinetta del caffè.

«Sai sto cominciando quasi a farci l'abitudine» gli confessò Sofia mentre accendeva il pc.

Lui la guardò di traverso.

«Svegliarmi nella stessa stanza, fare colazione insieme...»

«Lo trovi divertente?»

«Tu no?»

Si fece il caffè cercando per un momento di non pensare a una risposta.

«Non ti scervellare, stavo solo scherzando. Dai, siediti, devo dirti un sacco di cose su Castel del Monte.»

***

Isabel aveva preferito dormire in macchina.

La giornata precedente era stata lunga e sfibrante. Prima il viaggio in moto fino a Roma, poi la fuga di Lapo e infine il tragitto verso la Puglia. Erano arrivati intorno alle due di notte dopo aver lasciato la moto abbandonata sul lato di una strada poco prima dell'imbocco autostradale e aver preso una nuova macchina a noleggio.

Tutto si era svolto secondo i piani, anche se l'imprevisto della sparatoria era stato un tantino fuori programma. Per fortuna non c'erano stati feriti e Rosa si era comportata egregiamente. In quanto a lei, era più che sicura che nessuno l'avesse seguita. La polizia no di certo e neppure quegli sfigati che Correa aveva messo alle calcagna di Lapo.

Li aveva notati fin da subito, ma aveva fatto finta di non accorgersene. Conosceva Correa molto bene e voleva che facesse la sua comparsa in Puglia. Per questo non si era sbarazzata dell'orologio. Sapeva benissimo che poteva essere usato per rintracciare la sua posizione dato che era uno degli strumenti in dotazione a tutti i Cavalieri.

E lei era più che convinta che non appena i suoi scagnozzi l'avessero vista fuggire a bordo della moto avrebbero fatto due più due, magari con la collaborazione di de Nobili.

Sperava di attirare Correa e Amaury in una trappola e il segnale del suo orologio rappresentava l'esca migliore. Voleva che entrambi arrivassero a Castel del Monte, attratti come api dal miele, in modo che lei potesse far assaporare loro il profumo della vittoria prima di ucciderli.

Ora, sul primo era abbastanza sicura che non si sarebbe lasciato scappare l'occasione, in quanto al secondo non ci avrebbe messo la mano sul fuoco.

In ogni caso la partita sarebbe presto giunta al termine, di questo ne era più che convinta. Forse addirittura quel giorno stesso.

Sorrise all'idea della vendetta, poi, stirandosi la schiena, uscì dalla macchina. Respirò a pieni polmoni l'aria salubre della mattina mentre il suo sguardo si perdeva nella campagna circostante in direzione della sagoma di Castel del Monte.

***

«Allora, cosa devo sapere di questo castello?» domandò Lapo assaporando il dolce sapore del caffè caldo.

«Come ti ho accennato quando eravamo nel criptoportico» gli rispose lei indicando le fotografie che aveva scaricato sul computer «si tratta di una costruzione che risale all'incirca alla metà del 1200 e che venne fatta costruire dall'Imperatore del Sacro Romano Impero, Federico II di Svevia.

A tal proposito esiste una lettera, datata gennaio 1240, che fa riferimento proprio a tale evento. In essa lo stesso Federico ordina al Giustiziere di Capitanata, Riccardo di Montefuscolo, di raccogliere il materiale necessario per la costruzione di un castello che sarebbe dovuto sorgere presso la chiesa, oggi scomparsa, di Sancta Maria de Monte.»

«Da quel che vedo qui però» notò lui indicando le immagini «sembra assomigliare quasi più a un edificio dall'aspetto insolito che a un maniero tipico dell'epoca. Siamo sicuri che fosse una fortezza?»

«In effetti non lo è. Come hai giustamente osservato, del fortilizio ne ha soltanto l'aspetto, anche perché nessuno degli elementi presenti richiama in alcun modo il concetto di costruzione difensiva.»

«Cosa intendi?»

«Che non ci sono fossati, tanto per dirne una. Niente ponte levatoio e nemmeno sotterranei. Per una costruzione che doveva fungere da castello fortificato mi pare un po' strano»

«E quindi? Che diavolo sarebbe?»

«Bella domanda. Nessuno lo sa con certezza ed è per questo che sono sorte una miriade di teorie sulla sua reale funzione. Per esempio, c'è chi sostiene che sia stata una residenza di caccia dato che, ancora oggi, si trova all'interno di una vasta area boschiva un tempo ricca di selvaggina. Altri invece ritengono che fosse solo una costruzione sorta per esaltare la personalità e la potenza dell'Imperatore Federico e della corte Sveva. E per finire non mancano le teorie che accostano il castello a riferimenti astrali e simbolici, riconducendolo alla cultura esoterica medievale.»

«Questo mi pare decisamente più interessante. Di quali simboli stiamo parlando?»

«Della sua forma geometrica, tanto per citarne uno. Guarda bene questa immagine» Sofia ingrandì la foto.

«Come puoi notare, tutto l'edificio è strutturato sull'ossessiva presenza del numero otto. Ottagonale è la pianta del palazzo, che a sua volta è delimitata a ogni vertice da otto torri anch'esse ottagonali. L'interno poi è suddiviso in due piani, ciascuno composto da otto stanze. Nella parte centrale, visibile dall'ottagono del tetto, si può notare un cortile di analoga forma, al centro del quale, un tempo, vi era una vasca formata da otto lati. Otto, otto e sempre otto.»

«Non può essere un caso. Secondo te cosa può voler dire?»

«L'ottagono è sempre stato considerato un elemento geometrico dal forte significato esoterico. Si tratta di una figura intermedia tra il quadrato, che di solito indica la terra, e il cerchio, che invece rappresenta l'infinità del cielo. Per queste sue caratteristiche di unione tra il livello terreno e quello divino, rappresenta in un certo senso l'inizio di un percorso spirituale teso verso la purificazione. Lo stesso, più o meno vale anche per il numero otto che è universamente noto come il numero dell'equilibrio cosmico. Anche in questo caso, nella tradizione cristiana, c'è un forte richiamo al concetto di resurrezione, di vittoria dello spirito sulla materia.»

«Tradotto in parole più semplici?»

«Vuol dire che se diamo retta alla simbologia e alla numerologia, l'intera costruzione starebbe a identificare, con ogni probabilità, un luogo magico in cui l'uomo sarebbe in grado di realizzare il passaggio dal suo mondo materiale a quello spirituale. Come in una sorta di percorso iniziatico.

Ma c'è di più.

Nella tradizione architettonica medievale, esiste anche un'altra costruzione che segue lo schema dell'otto. Si tratta del Battistero, che, per la chiesa, è sempre stato associato al luogo destinato al battesimo inteso, però, non come semplice rito simbolico, ma come vero e proprio rituale di passaggio dalla vecchia alla nuova vita, dal quadrato al cerchio, dalla morte alla resurrezione. Una sorta di connessione con lo spirito.»

«Okay, ma tutto ciò come ci aiuta?»

«Non è facile, lo so, ma prova per un attimo a pensare a quello che è forse uno dei concetti basilari della dottrina catara, il dualismo tra bene e male, il contrasto tra il mondo dello spirito e quello della materia. Secondo loro fu il dio del Male a creare il mondo materiale, cioè la terra, il cielo, il sole, le stelle, e perfino il corpo umano, mentre l'artefice del mondo spirituale, nel quale esiste un altro cielo, esistono altre stelle ed esiste pure un altro sole, fu invece il dio del Bene.

Due forze contrapposte, due principi antagonisti della materia e dello spirito, che non potevano in alcun modo avere punti di contatto. Per questo motivo i Catari rinnegavano l'incarnazione del Cristo e la resurrezione della carne.»

«Un momento, stai cercando di dirmi che questa specie di castello potrebbe essere stata una dimora catara, costruita seguendo le loro teorie sul dualismo tra bene e male?»

«Esatto. La forma e la simbologia con cui fu realizzato tenderebbero a creare una sorta di percorso di purificazione del corpo umano facendolo tendere verso quel mondo spirituale creato dal dio buono.»

«E tutto questo lo hai dedotto dalla sua forma? Non è che stiamo correndo un po' troppo con la fantasia?»

«No, non direi. I miei non sono concetti così campati in aria. Molti studiosi nel corso del tempo si sono cimentati con la simbologia insita in questo strano castello, formulando le teorie più disparate. E molte sono state le interpretazioni.

Osservatorio astronomico, enorme congegno matematico, scrigno che conteneva il Graal. E potrei andare avanti. Molte domande rimangono però ancora senza risposta e ciò non fa che accrescere il fascino di questa costruzione. Una cosa però è certa. Considerando che l'incisione che abbiamo ritrovato fra le rovine della villa di Catullo indica esattamente questo castello, credo che alla fine le mie teorie non siano poi troppo lontane dalla realtà.

Se ci pensi bene, qualcosa di più profondo deve esserci stato. Se i Catari lo hanno scelto come luogo per custodire il loro segreto, devono aver avuto una sorta di connessione con questo posto, in qualche maniera.»

«Concordo e a tal proposito non è che sull'argomento hai per caso trovato qualcosa nel diario di mio zio?»

«No, niente. Ho controllato attentamente, ma non viene mai citato Castel del Monte. Ma in effetti come avrebbe potuto? Senza l'incisione del criptoportico nessuno sarebbe mai riuscito a collegare tutti i puntini e queste sarebbero rimaste solo delle semplici elucubrazioni filosofiche.»

«D'accordo, supponiamo che tu abbia ragione. Se il segreto dei Catari è davvero là dentro, come lo troviamo?

«Ah, quasi dimenticavo, c'è anche un'altra cosa che credo potrebbe fugare ogni tuo dubbio sulla reale connessione tra questo castello e la religione catara» fece lei senza rispondere alla sua domanda. «Guarda questa immagine.»

«Sembrano due quadrati» notò Lapo «uno incastrato nell'altro.»

«Proprio così. Torna allora per un attimo al concetto di ottagono di cui ti ho parlato prima. Come viene rappresentato in geometria? Esattamente come hai detto tu: due quadrati uno dentro l'altro.»

«Dov'è che vuoi arrivare?»

«Osserva le linee evidenziate in grassetto. Non ti ricorda niente la figura?»

Lapo guardò con attenzione poi il suo sguardò s'illuminò.

«Proprio così, si tratta della croce catara, il simbolo che ne identifica il movimento religioso. Credi ancora che sia una coincidenza?»

«Fammi rivedere un attimo l'immagine che hai sfogliato poco prima, per favore. Quella in bianco e nero del castello dall'alto.»

«Vedo che hai intuito dove volevo arrivare» trovò la foto e la ingrandì a tutto schermo.

«Hai ragione. Tutto torna» mormorò come incantato dalla perfezione geometrica di quella costruzione. La croce, l'ottagono, il numero otto, le teorie religiose, le linee matematiche, il percorso iniziatico. Ogni elemento sembrava aver trovato la sua giusta collocazione in quel complesso dipinto. E c'erano elementi più che sufficienti per far girare la testa.

«Non può essere una semplice casualità. Questo castello deve racchiudere molto di più di ciò mostra.»

«È quel che penso anche io. Così come sono convinta che i Catari abbiano scelto il luogo perfetto, soprattutto se consideriamo il periodo in cui il castello fu costruito.»

«Sì, però restano ancora da capire un paio di cose. Dopo tutto questo tempo non ci potrebbe essere il rischio di fare un salto nel vuoto? Magari ciò che cerchiamo non si trova più lì.»

«Tutto ci sta, ma il gioco vale la candela, giunti a questo punto.»

«Diciamo che corriamo il rischio. E qui sorge la seconda domanda, a cui prima hai volutamente glissato. Dove lo cerchiamo questo "segreto", visto, peraltro, che non sappiamo nemmeno di cosa si tratta? Non che il castello sia enorme, ma senza un riferimento o un qualsiasi punto di partenza, sarebbe come cercare un ago in un pagliaio.»

«Non hai torto, però in questo caso credo di poterti dare io una mano» gli rispose Sofia in un tono un po' troppo enigmatico.

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