CAPITOLO 38

Vaticano

38

Da Repubblica.it

«Ieri sera, poco fuori il centro di Roma, all'angolo fra Via Salaria e via Po', si è consumata la rocambolesca fuga dell'agente Lapo Colonna, il principale sospettato nell'omicidio del Prefetto della Biblioteca Vaticana. La scena ha visto coinvolte le due auto della polizia che stavano facendo da scorta a quella del nipote del Vescovo. Mentre è abbastanza chiara la dinamica dell'incidente che ha funzionato come diversivo, per quanto riguarda i sospettati la polizia sta ancora brancolando nel buio.

Sono in corso le indagini, ma al momento non ci sono elementi sufficienti per poter risalire a colui o a coloro che hanno partecipato all'azione. Secondo le ricostruzioni sembra che una vettura abbia dapprima urtato intenzionalmente la macchina con bordo Colonna, e poi il conducente stesso abbia coperto la fuga del sospettato sparando contro la volante della polizia.

Subito dopo l'agente del C.I.I è stato visto montare a bordo di una moto nera priva di targa che poi è sfrecciata in direzione nord, sparendo nel traffico. Nessuna informazione sul guidatore e nonostante siano stati diramati fin da subito dei comunicati per bloccarne la fuga, a oggi non ci è nota nessuna informazione al riguardo. Tutto questo lascia supporre che non si sia trattato di un'operazione improvvisata, quanto piuttosto di un piano ben congegnato e pianificato con cura, da veri professionisti.

La domanda è: perché? Chi avrebbe da guadagnare dalla fuga di Colonna? Se l'uomo è davvero innocente come ha dichiarato, che bisogno c'era di organizzare tutto questo?

Molte sono le domande ancora senza risposta. Le indagini stanno proseguendo su più fronti, senza sosta, ma al momento non ci sono tracce né di Colonna, né del misterioso guidatore. E nessuna traccia neppure dell'autore dell'incidente e della sparatoria, a parte la descrizione di una persona incappucciata che pare essere stata notata da diversi testimoni, compresi gli agenti della volante della polizia ...»

Roberto de Nobili, seduto nel suo studio, smise di leggere l'articolo. Aveva sentito abbastanza.

Prese un bicchier d'acqua e buttò giù l'ennesimo antidolorifico. Si sentiva inquieto e non riusciva a capire se quella notizia rappresentasse per lui un fatto positivo o meno.

Da una parte quell'imprevista liberazione poteva rischiare seriamente di metterlo in ridicolo agli occhi dell'Ordine e della Magistratura, dall'altra però la fuga di Colonna non avrebbe fatto altro che distruggerne l'immagine di fronte all'opinione pubblica, rafforzando l'ipotesi che lui fosse stato accusato ingiustamente.

I piatti della bilancia, a ben vedere, sembravano quasi sullo stesso piano. C'era una cosa però che avrebbe potuto far pendere la situazione a netto vantaggio dell'Ordine, un piccolo particolare che il pubblico non poteva conoscere, ma lui sì e che gli stava facendo riconsiderare quell'articolo.

Se qualcuno aveva fatto fuggire l'agente italiano organizzando un piano in maniera così meticolosa, poteva voler dire solo che lui aveva risolto l'enigma dei Catari. E, si sa, le informazioni possono valere molto.

Certo era che, chiunque ci fosse dietro a quella storia - e lui cominciava ad avere una vaga idea anche di chi – non voleva assolutamente rischiare di far finire Colonna in Vaticano, bloccandolo a Roma a causa di una fastidiosa inchiesta. Solo questo pensiero era più che sufficiente a calmare l'ira per essere stato beffato.

Prese il telefono e compose un numero privato. Dieci minuti più tardi riattaccò, molto più sereno. Digitò una password sul pc e aprì il programma di tracciamento del GPS. Un sorriso beffardo si dipinse sul suo volto quando vide un puntino rosso lampeggiare sullo schermo.

Adesso non restava che un'ultima cosa da fare. Afferrò di nuovo il cellulare e chiamò Correa.

«Hai letto?»

«Stai parlando della fuga di Colonna?»

«Sì.»

«Cosa ne pensi?»

«Che per noi è un'ottima notizia.»

«Lo credi davvero?»

«Ascolta. Ho appena parlato con i nostri, che erano lì sul posto quando è successo tutto. Hanno potuto valutare bene la situazione, osservando senza intervenire. Come da mio preciso ordine. Quella fuga era stata pianificata fin nei minimi dettagli, non ci possono essere dubbi e questo vuol dire che siamo sulla strada giusta.»

«E i nostri hanno per caso visto anche chi è stato?»

«Non di preciso, ma da ciò che mi hanno riferito, un'idea me la sono fatta lo stesso.»

«Anche io, ma non è importante, al momento. Ciò che conta è trovare Colonna. Sappiamo dove è diretto? La polizia pare che brancoli nel buio.»

«La polizia sì, ma noi no.»

«Che stai dicendo?»

«Che so dove si trova l'agente italiano.»

«E sarebbe?»

«Puglia, e più precisamente in una zona vicino a Castel del Monte.»

«Sei sicuro?»

«Più che sicuro. È stato sufficiente seguire la traccia del GPS di Isabel.»

«Il suo orologio! Quasi lo avevo dimenticato.»

«Per fortuna anche lei. Appena i nostri agenti mi hanno comunicato che Colonna era scappato a bordo di una moto nera, non ho avuto dubbi che si trattasse di lei. Quella donna deve avere proprio il dente avvelenato per schierarsi così apertamente con il nemico. Il segnale indica un'area di sosta per camper a circa un chilometro a sud di Castel del Monte.»

«Faccio preparare il nostro aereo.»

«Nostro?»

«Non ho intenzione di andare da solo. Porterò con me Amaury. Credo che abbia un conto in sospeso con Colonna.»

«Rodrigo» fece Roberto facendosi serio «sta' attento. Quell'uomo è pieno di risorse. Ricordati ciò che è successo a Uclés.»

«Lo terrò a mente. In quanto a te, amico mio, vedi di non fornire dettagli a nessuno al di fuori della nostra cerchia. Il momento è delicato e le spie sono ovunque.»

«Sta' tranquillo. A parte Francesco Coppola, nessun'altro è a conoscenza del nostro coinvolgimento. Siamo in una botte di ferro. Tu occupati di Colonna, io vedrò di gestire la faccenda dall'interno.»

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