CAPITOLO 36
Vaticano
36
La conversazione con il Promotore di Giustizia non era iniziata sotto i migliori auspici e soprattutto non stava prendendo la piega che Rosa si era aspettata.
Fenway, dal canto suo, aveva cercato più volte di spiegare il motivo del coinvolgimento del MI6 in tutta quella storia, mantenendo sempre un tono pacato, amichevole e politicamente corretto, ma dall'altra parte sembrava che non ci fosse margine di ascolto.
Per la magistratura vaticana, Colonna era il colpevole e Roberto de Nobili la vittima accusata ingiustamente.
Sulla base dei discorsi che Rosa era costretta ad ascoltare, il suo uomo era pressocché già condannato. Mancava solo la formalità del processo.
Anche quell'incontro altro non era che una futile messinscena. Tanta fuffa e tutta parvenza. Un immane sequela di frasi fatte senza alcuna vera intenzione di affrontare l'argomento in maniera professionale.
Lei non ne poteva più di tutta quella pantomima.
Era disgustata.
Possibile che nessuno abbia voglia anche solo di prendere in considerazione le argomentazioni che stiamo esponendo?
A quanto sembrava, no.
Con ogni probabilità quell'inchiesta era molto più guidata di quanto lei potesse immaginare ragion per cui Rosa era decisa a togliersi i guanti della diplomazia e a sfoderare gli artigli.
Se dovevano fare una guerra, che almeno giocassero ad armi pari.
«Mi scusi se cambio un attimo argomento» intervenne bloccando la discussione e dando un colpetto al gomito di Daniel, giusto per fargli intendere che adesso era arrivato il suo turno. «Vorrei farle una domanda, se me lo permette.»
Il Promotore la guardò indispettito. Evidentemente non aveva gradito l'interruzione.
«Cosa sa lei dell'Ordine dei Cavalieri di Santiago?» gli domandò infischiandosene dell'etichetta.
Francesco Coppola ebbe un attimo di esitazione, come se si fosse spaventato, ma fu solo per un breve istante.
Si ricompose subito.
«Non credo che questo sia di pertinenza per la nostra inchiesta, signora Santoro» le rispose con un tono di voce che denotava tutta la sua inquietudine.
«Scusi se insisto, perché non sarebbe pertinente? Lo ha per caso deciso lei?»
«Quello che la mia collega sta cercando di dire» intervenne Fenway nel tentativo di riportare la conversazione su un piano più politico «è che potrebbero esserci delle prove che collegano il Cardinale de Nobili a quell'Ordine. Ragione per la quale ci chiedevamo se lei ne fosse a conoscenza.»
«Capisco» Coppola fece una leggera pausa, visibilmente sollevato. «In effetti, ho sentito molte volte nominare questi Cavalieri di Santiago, ma, se devo essere sincero, sempre come un'associazione di fedeli cristiani al fianco della Chiesa e delle sue scelte. Anche se il Cardinale ne facesse parte - e non mi pare che ci siano elementi a dimostrazione di ciò che dite - non vedo comunque quale sia l'attinenza con la nostra inchiesta.»
«E se le dicessi invece che non è tutto oro quello che luccica? Che ci sono alcuni aspetti, decisamente ben nascosti, che sarebbe meglio non venissero alla luce?»
«Ciò che state insinuando è molto grave e necessiterebbe di accurate verifiche non solo in seno alla nostra istituzione. Siete consapevoli delle conseguenze di ciò che avete appena pronunciato?»
«Più che consapevoli.»
«E lo potete provare? O sono solo vostre supposizioni volte a farmi perdere di vista l'obiettivo della nostra indagine?»
«Potremmo procurarci le prove necessarie, se è questo che intende.» concluse Rosa cercando di reprimere, per quanto possibile, la rabbia. Quell'uomo era solo un viscido parassita.
«Molto bene. Riparleremo allora di questo argomento quando avrete delle prove concrete da mettere sul piatto. Fino a quel momento accantoneremo la vicenda come un possibile sviluppo e nient'altro.»
Rosa scosse la testa.
Non era proprio ciò che aveva sperato, ma almeno aveva insinuato in quell'uomo il seme del dubbio sulla figura di de Nobili da una parte e sulla reale portata della loro conoscenza dall'altra.
Briciole.
Era questo il piano. Far trapelare informazioni un po' alla volta, srotolandole come un filo sottile gettato nelle torbide acque di un lago. Filo a cui erano attaccati tanti piccoli ami, nella speranza che prima o poi qualche pesce rimanesse imbrigliato.
«Avrei ancora una domanda, se me lo permette» riprese ancora Rosa decisa a scalfire in qualsiasi modo la corazza del Promotore.
«Prego.»
«Mentre venivo a Roma, mi sono documentata sulle procedure della magistratura vaticana e ho letto una cosa alquanto interessante. Pare che, secondo i patti Lateranensi del 1929, quando un crimine viene perpetrato in Vaticano, ma il presunto colpevole scappa in Italia, la giustizia italiana debba subentrare a quella della Chiesa. È davvero così?»
Francesco Coppola annuì, questa volta meravigliato.
«Immaginavo. Allora, perché convocare sia noi che Colonna, qui, nel Tribunale Vaticano? Perché sottoporlo a un'indagine in questa sede?»
Coppola sorrise. «Devo dire che lei è una donna dalle mille risorse. Non mi sarei mai aspettato di avere di fronte una persona così edotta sulle nostre pratiche forensi.
Il diritto parla chiaro, è vero, e questa è proprio una di quelle situazioni che rientrano perfettamente nella casistica che lei ha appena citato con tanta precisione. Ma quello che forse lei non sa è che se uno degli accusati risulta essere un membro del Vaticano, la giurisdizione spetta sempre e comunque allo Stato Pontificio. Vede, nel nostro caso, il Cardinale de Nobili ha espressamente dichiarato, in conferenza stampa, di essere stato accusato di complicità nell'omicidio di Ettore Colonna e questo, indipendentemente dal fatto che sia vero oppure no, fa di lui un sospettato a tutti gli effetti.»
Sì come no.
«Il che, come le accennavo, riporta la giurisdizione all'interno delle mura Vaticane.»
«Scusi la franchezza, ma mi sembra tutto un po' troppo comodo, se intende quello che voglio dire.»
«La pensi pure come vuole. Ma è la legge, nient'altro.»
«Signor Coppola» intervenne di nuovo Daniel Fenway rendendosi conto che quella discussione era arrivata a un binario morto «vorrei chiederle una cosa che ancora non abbiamo chiarito, ma che credo sia molto attinente con le indagini in corso.»
«Ma certo.»
«Mi chiedevo se lei, per caso, fosse a conoscenza del contenuto del diario di Ettore Colonna, quello che Roberto de Nobili ha giustamente consegnato a suo nipote» continuò cambiando abilmente argomento.
«Sfortunatamente no. Ho chiesto anche a Roberto delucidazioni in merito, ma pare che nemmeno lui ne sapesse più di tanto, a parte il fatto che si tratta principalmente di studi sulle religioni Catare. Niente di così strano dopotutto.
Purtroppo, non sono ancora stato edotto in materia» continuò poi scuotendo la testa.
In quell'istante, Rosa ebbe un fremito. Gettò un'occhiata a Daniel che capì al volo ciò che lei voleva comunicargli.
Ecco la breccia. Ben fatto sembrò dirgli strizzandogli l'occhio.
Lui ricambiò con un sorriso, poi, come un falco si gettò sulla preda.
«Noi invece abbiamo letto con attenzione il contenuto di quel diario.
E devo dire che è stato davvero illuminante. Si faccia raccontare la verità, mi dia retta. Credo che la troverebbe alquanto interessante, così come le teorie in esso contenute.»
Francesco Coppola si fece pallido in volto. Si era reso conto di aver appena porto il suo fianco più scoperto all'avversario e che da quel momento in poi la discussione sarebbe proseguita su un terreno insidioso e irto di pericoli, prendendo una piega che lui non sarebbe stato assolutamente in grado di controllare.
A malincuore dovette cedere. «D'accordo, ditemi tutto.»
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top