47. La comitiva si allarga
«Amun, ti prego» disse Carlisle implorando il suo amico.
Amun e Kebi, sua moglie, si fermarono e si voltarono.
«Non posso aiutarti, Carlisle» rispose il vampiro egiziano.
«Non te lo chiederei se non servisse» disse Carlisle posandogli una mano sulla spalla.
«Dovete andarvene» rispose duramente il vampiro.
Ringhiai contrariata e Amun mi fulminò con lo sguardo.
Un grande fragore interruppe la discussione.
Mi voltai spaventata a sinistra, verso la specie di piscina scavata nel terreno. Un muro d'acqua si alzò da essa e si spostò verso la porta, bloccando il passaggio.
Ripiegai indietro le orecchie, scoprii le zanne e mi misi in posizione d'attacco.
Lanciai una veloce occhiata verso Carlisle ed Esme e notai che non stavano guardando quella strana acqua animata, ma un ragazzo.
Lo guardai anch'io. Era insieme ad una ragazza sull'altro lato della piscina e teneva le braccia sollevate, con i palmi delle mani rivolti verso l'acqua. Sorrideva come se stesse facendo la cosa più normale del mondo.
Mi piaceva quel sorriso, mi ispirava fiducia e tranquillità.
Mi avvicinai titubante all'acqua e vidi il vampiro che mi guardava sorridendo. Misi una zampa dentro alla piscina. Il liquido era freddo e la corrente mi trascinava la zampa verso il muro trasparente che bloccava la porta.
Dopo un attimo mi allontanai scodinzolando lievemente.
«Io vorrei saperne di più» disse nel mentre quel vampiro, guardandoci. «Amun non mi fa mai conoscere i suoi amici, si ostina a tenermi nascosto».
«Chissà mai il perché» mormorò Carlisle sorridendo.
Amun sospirò irritato.
Il giovane vampiro spostò le mani verso la piscina e quella strana acqua animata vi rientrò dentro, eseguendo gli ordini come un animaletto ammaestrato. Ad un certo punto, con un gran tonfo, la massa d'acqua ricadde nella piscina, bagnando buona parte del pavimento e del mio muso.
Carlisle, Esme ed i due giovani vampiri continuarono a sorridere e si avvicinarono l'un l'altro camminando lungo il bordo della piscina.
«Carlisle» disse il vampiro biondo presentandosi e stringendo la mano al ragazzo.
«Benjamin» rispose lui.
Carlisle strinse la mano anche alla ragazza che disse di chiamarsi Tia.
I due nuovi vampiri salutarono anche Esme poi il ragazzo, Benjamin, si inginocchiò davanti a me e tese la mano verso la mia zampa destra.
Mi sedetti e lo guardai confusa piegando la testa di lato.
«Cosa c'è? Sei timida?» mi chiese sorridendo. Notai che la sua pronuncia inglese praticamente perfetta era sporcata da uno strano accento che catalogai come egiziano, poiché anche Amun e Tia parlavano così.
In verità sì. Gli risposi e lui sobbalzò per il mio strano modo di comunicare.
Il vampiro si riprese velocemente dallo stupore. «Beh, ho a che fare tutti i giorni con una persona timida, ci sono abituato» disse e lanciò una veloce occhiata carica d'amore alla vampira di nome Tia.
Sorrisi. Comunque posso stringerti la mano anche in forma umana. Gli risposi.
«E sarà decisamente più comodo prendere l'aereo se tu non sarai trasformata in un lupo» si intromise Carlisle.
Tornai umana e notai i vampiri egiziani lievemente stupiti dalla mia età.
Benjamin, che stava ancora sorridendo si alzò.
«Comunque mi chiamo Chiara» dissi stringendo la mano prima a lui e poi a Tia.
«Chiara? Sei ancora fra noi?» mi chiese Andrea riportandomi alla realtà.
«Ehm... sì, scusa... di cosa mi stavi parlando?». Il viaggio in Egitto e a Londra in cerca di testimoni era stato davvero entusiasmante che riuscivo a pensare solo a quello.
«Io non stavo parlando di nulla, ma il professore di scienze ha spiegato per un'ora intera. Ok, spesso non stai attenta in classe, ma almeno fai qualcosa tipo prendere due o tre appunti o disegnare, questa volta hai fissato il vuoto e basta. In più, la campanella è suonata da circa cinque minuti e tu non te ne sei minimamente accorta».
Arrossii. «Oh... ops».
«Dai, andiamo alla prossima lezione» disse Andrea alzandosi.
Raggiungemmo la classe di storia con un lieve ritardo, ma la professoressa non si lamentò più di tanto e riprese a spiegare la lezione.
«Sai, non avevo mai visto un licantropo» mi disse Benjamin.
«Già, nemmeno io» aggiunse Tia.
«Non credo che ce ne siano in Egitto» dissi guardando fuori dal finestrino. Avevamo dovuto affittare una specie di pulmino a otto posti che, fortunatamente, non era troppo lento. In realtà eravamo in sette, ma questo era quello più piccolo a disposizione della ditta dalla quale lo avevamo preso. Carlisle ed Esme, dopo averci accompagnati a casa, sarebbero tornati indietro a restituire il pulmino e riprendere la Mercedes.
«No, non ce ne sono» disse Amun duramente «Oppure penso che li avrei uccisi».
Mi drizzai a sedere e ringhiai. Quanto avrei voluto scavalcare i posti davanti per saltare addosso a quel vampiro e staccargli brutalmente la testa!
«Amun! Per piacere...» lo riprese Carlisle.
«Lascialo perdere, è fatto così» mi disse Benjamin, seduto di fianco a me «Tutto ciò che è diverso da lui, o che è ignoto, lo trova pericoloso» concluse con un tono di accusa rivolto al vampiro che fingeva di non sentire.
«Io potrei diventare pericolosa» replicai minacciosa.
Benjamin e Tia sorrisero divertiti. «Lo immagino» disse la ragazza «Prima, quando ringhiavi all'acqua di Benjamin, ho visto le zanne».
«Quindi sai controllare l'acqua?» chiesi al vampiro per cambiare argomento.
«Sì, e anche gli altri elementi... che immagino tu conosca».
«Ovvio! Aria, terra, fuoco e acqua».
Benjamin sorrise «Sì, giusto. Ne hai uno che ti piace in particolare?».
«Il fuoco, credo».
Il vampiro fece un fischio di approvazione. «Il più puro dei quattro elementi, wow. Anche a me piace molto, anzi, riuscivo a farci qualche giochetto particolare già da umano; è così che Amun mi ha trovato».
«Perché mi hai chiesto quale fosse il mio elemento preferito?».
«Per farti vedere una cosa... ti fidi di me?».
«Assolutamente no! Che domande» risposi e Tia ridacchiò divertita «Sei un vampiro che ho appena conosciuto».
«Dai, non ti farei mai del male!» si lamentò Benjamin.
«Ok... cosa devo fare?» mormorai.
«Dammi la mano».
«No!».
«Perché?!».
Sospirai «Ok, va bene. Però ricordati che non sono come voi vampiri, evita di fare cose strane».
Benjamin prese la mia mano fra le sue, come faceva Aro, ma stranamente lui me la fece chiudere a pugno. Mi strinse lievemente il pugno con le sue mani gelate ed, ad un certo punto, sentii uno strano calore provenire dal centro della mia mano. Il vampiro me la fece riaprire lentamente facendo in modo che restasse appoggiata alla sua mano.
Strabuzzai gli occhi per lo stupore e lo spavento. Una piccola fiammella nasceva direttamente dal centro del mio palmo e scoppiettava ondeggiando verso l'alto.
Ritrassi di scatto la mano e la scossi per spegnere il fuoco.
Benjamin si mise a ridere «Non puoi dirmi che ti ha fatto male, so che non è vero».
«E chi te lo dice?» gli chiesi osservando la mia mano; la fiammella si era spenta da sola appena avevo staccato la mano da quella del vampiro.
«Il fatto che io abbia già provato questo gioco con Tia, quand'era umana».
«Ah...» mormorai. In effetti aveva ragione, non mi aveva fatto assolutamente male; avevo percepito solo un lieve calore.
«Quindi so che non ti ha fatto male, ci metterei la mano sul fuoco».
«Dimmi che non l'hai detto davvero...» dissi e poi mi misi a ridere insieme a Tia per la stupida battuta del vampiro.
Andrea, senza preavviso, mi baciò appassionatamente distogliendomi dal mio vivido ricordo dell'Egitto.
Mi alzai di scatto allontanandomi da lui e facendo cadere la sedia sulla quale mi trovavo.
«Ma che cavolo stai facendo?!» gli urlai contro.
«Ti sveglio dal tuo sogno ad occhi aperti» rispose con un sorrisetto divertito.
«Tu sei pazzo! Siamo a scuola! Durante una lezione!».
«Sicura?».
Mi guardai intorno. «Perché la classe è vuota?» chiesi confusa.
«Perché è l'intervallo» rispose Andrea ridendo «Anzi, in realtà è quasi finito, quindi penso che tra poco quest'aula si riempirà di gente».
Uscii dalla stanza sbuffando e mi diressi verso la classe di inglese.
Andrea mi seguì continuando a ridere.
«Dai, non fare così» mi disse e mi afferrò il polso per fermarmi.
«Cosa stai facendo?!» gli chiesi mentre mi trascinava da qualche altra parte.
«Andiamo in biblioteca a passare l'ora buca».
«Abbiamo un'ora buca? E perché proprio in biblioteca?!».
«Non abbiamo un'ora buca, ma facciamo finta di sì... e andiamo in biblioteca perché sono sicurissimo che non ci sarà nessuno e che quindi potremo parlare in tranquillità».
«Parlare di cosa?».
«Di cosa hai fatto in questi due giorni» rispose il ragazzo aprendo la porta sulla quale era appeso un foglio con scritto in grandi caratteri "biblioteca".
Ci sedemmo nei posti più lontani dall'ingresso, abbastanza nascosti dagli scaffali. Come aveva detto Andrea, non c'era nessuno -a parte la bibliotecaria e due ragazze che stavano studiando nel più assoluto silenzio-.
«Dove sei andata con i tuoi genitori?» sussurrò il ragazzo.
«In Egitto».
Andrea mi guardò confuso e sorpreso «E perché ci siete andati?».
«Per rintracciare degli amici di Carlisle che ci aiuteranno a dimostrare che Renesmee non è pericolosa».
«Perché sei andata anche tu?».
«Perché volevo visitare l'Egitto, ma in realtà non lo abbiamo visitato più di tanto».
Andrea annuì pensieroso «Dev'essere stato bello».
«Già».
Appena eravamo tornati a casa avevamo incontrato Rosalie ed Emmett ed ero andata con loro in Inghilterra a cercare un vampiro nomade, ma Andrea mi aveva chiesto solo del viaggio con Carlisle ed Esme, quindi non gli dissi nulla.
Passammo quell'ora a chiacchierare del più e del meno e, durante l'ora di ginnastica e la mensa, passai il tempo anche con Brian ed Alexis.
Non ditemi che il vampiro è questo matto che sta cantando come un gatto al quale hanno chiuso la coda nella porta. Dissi ascoltando quella voce stonata che cantava una canzone a me sconosciuta.
«No» rispose Emmett ridendo «Questo è un umano, non senti che la voce è lievemente rauca?».
«A giudicare dall'odore è pure ubriaco fradicio» aggiunse Rosalie con una smorfia.
Io mi stavo concentrando sull'odore del vampiro, non su quello degli umani... mi giustificai.
«Probabilmente Garrett è a caccia e questo ubriacone sarà la sua prossima preda» mormorò Emmett.
Sentimmo un urlo strozzato.
«Ecco, il leone ha fatto la sua mossa» disse Emmett «Andiamo!» aggiunse correndo verso un vicolo poco lontano.
Io e Rosalie lo seguimmo.
«Zitto...» sussurrò il vampiro tenendo sollevato per il collo un umano che cercava di divincolarsi, ma il fatto di avere la schiena incollata al muro non lo aiutava minimamente. «Falla finita...» mormorò infastidito e al tempo stesso divertito dalle richieste dell'uomo che venivano fuori solo come strani rantoli strozzati. «Ho odiato la prima invasione britannica, e odio la seconda ancora di più».
Mi tratteni dal ringhiare. Cosa c'entrava questo con la sua sete di sangue? Non era un buon pretesto per uccidere un uomo!
«Anche i Beatles? Sul serio, Garrett?» si intromise Emmett.
«Le vecchie abitudini restano» disse il vampiro guardandoci nel mentre che sorrideva divertito.
«Carlisle ti vuole» tagliò corto Rosalie.
Il vampiro, Garrett, buttò a terra l'umano che provò a strisciare via per scappare.
«È una cosa interessante...» disse quel vampiro «Ma prima vorrei terminare il mio pasto». Così dicendo raggiunse con uno scattò l'umano, lo buttò a terra con un calcio e, con un preciso morso al collo, mise fine alle sue richieste d'aiuto.
Abbassai lo sguardo ringhiando e cercando di non ascoltare i rantoli dell'uomo che, pian piano, stava morendo fra le braccia del vampiro.
«Ehi» disse Emmett inginocchiandosi affianco a me «Dovrai farci l'abitudine, solo noi e il Clan di Denali cacciamo gli animali, tutti gli altri si nutrono di esseri umani».
«A cosa stai pensando?» mi chiese Andrea distogliendomi nuovamente dai miei pensieri. L'ora di matematica era volata come tutte le altre.
«A Garrett» risposi senza pensarci.
«A chi?».
«Garrett. Un tizio strambo amico di Carlisle». Durante il viaggio di ritorno verso Forks avevo iniziato ad apprezzarlo, si era dimostrato un tipo simpatico, leale e molto interessato ai licantropi.
«E perché pensavi a questo qui?».
«Perché sono andata a prenderlo in Inghilterra insieme a Emmett e a Rosalie».
«Non eri andata in Egitto?».
«Sì, ma al ritorno ho visto Emm e Rose e mi sono aggregata a loro».
«Tu sei strana» mormorò Andrea divertito dalla situazione.
Gli feci la linguaccia e mi finsi offesa incrociando le braccia al petto.
Il ragazzo si mise a ridere e mi abbracciò circondandomi le spalle con un braccio.
Durante l'ora di arte non mi distrassi nemmeno un secondo e, dopo di essa, Andrea mi riaccompagnò a casa.
Chiaccherammo per un attimo, poi lui salì sulla sua moto e andò via.
Mi diressi verso casa e sentii delle voci nuove provenire dall'interno di essa, probabilmente erano arrivati altri testimoni.
Jacob uscì dalla grande villa e mi raggiunse quasi correndo. «Posso parlarti un attimo?» mi chiese lanciando una veloce occhiata nella direzione degli alberi. Avvertii una certa urgenza nella sua voce.
«Certo. Cos'è successo?».
«Nulla di grave, tranquilla» rispose dirigendosi verso il bosco «Ma è piuttosto urgente».
Lo seguii iniziando a preoccuparmi. Perché stava pensando a Sam e a come sarebbe stato essere un'Alpha senza un branco?
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