Grayson Luxor
Cammino silenziosamente nelle strade di Manhattan.
Tutti sembrano darmi importanza o non guardarmi di striscio.
È frustrante tutto questo.
Dover capire quale delle due versioni è la verità, e quale invece è solo una bugia, dolce e amara allo stesso tempo.
Perché ti uccide da dentro, ti corrode.
Con me ormai va avanti da anni.
Ventidue anni di vita eterna.
Quando in realtà non ho vissuto per davvero.
Il cappuccio della mia felpa North Face non fa da riparo alla fresca aria mattutina di inizio novembre.
Non sono mai stato un ragazzo freddoloso, né uno che non tollera il caldo afoso.
Forse, la gente mi guarda perché sono alto un metro e novanta, abbastanza muscoloso, e tutte le ragazze cadono nelle mie grinfie, con tanto di lusinghe e complimenti per attirarle e creare il momento perfetto per una scopata da una notte.
Detesto i sentimenti.
Mi creano una realtà illusoria, dove le debolezze si fanno strada nel cuore, e appena possibile, qualcuno te lo spezza, senza pietà per nessuno.
Tutto quello che desidero ora è farmi uno spinello, bere una birra e trovarmi seduto sul divano con due fighe che si baciano davanti ai miei occhi.
Sono stanco di questa vita.
Di questo stile di vita, per essere precisi.
Ma non posso.
Da quando i Crimson mi hanno colto in flagrante durante una serie di soffiate con " lo spacciatore ", devo fare tutto quello che mi chiedono.
Ciò include gare sul ring, a trovarmi ad un soffio dalla morte, per quanto pericoloso sia in modo clandestino.
Mi fermo davanti ad una vetrina di un bar.
Anche se di poco, vedo le mie occhiaie, e i miei occhi blu che sono sbiaditi, con le pupille leggermente dilatate.
Direi che non ho ancora espulso tutta il contenuto della canna di ieri sera alle dieci.
Mi sa che quella tipa là, al Golden Beats, si è fatta piegare a novanta, anche se non ricordo bene quando se ne sia andata...
Per sbaglio mi scontro con una persona.
Solo che questa persona è una ragazza.
Gli ringhio addosso.
«Ma cazzo! Sai guardare davanti a te?»
Mi strofino la spalla, un po' dolorante.
«Guarda che sei tu quello che non ha nemmeno guardato davanti a sé!»
Si rialza da sola, rimettendo a posto la sua gonna che le arriva sotto al ginocchio a pieghe nera.
Sbuffo.
«Fanculo bambina.»
La sorpasso, ma sento la sua mano che mi prende la felpa.
«Che razza di problemi hai, cavernicolo?»
Offeso da questo aggettivo, mi giro vertiginosamente a lei, abbassandomi un po' data la sua statura, togliendomi il cappuccio e fissandola negli occhi.
«Io nessuno, ma tu ne hai tanti, e credimi, ti conviene non avere nulla contro di me.»
«Pensi di farmi paura?»
Gli sorrido dannatamente.
«Io non penso di farti paura. Io so di farti paura.»
I miei occhi diventano luminosi e lei scappa, urlando come una forsennata.
Tanta gente mi guarda scioccata, e solo allora mi accorgo che senza il cappuccio, i miei capelli neri e blu sono al centro dell'attenzione.
Sono così naturalmente.
Non li ho tinti.
E come tutte le volte, devono fare apparire false accuse, false dicerie del cazzo.
Mi rimetto su il cappuccio, ma non faccio abbastanza in fretta.
Una macchina della polizia si ferma di fronte a me, e due agenti escono gridando «Mani in alto, spacciatore!»
Costretto, le alzo ai lati della testa.
Ecco perché mi hanno intrappolato nelle loro grinfie, i Crimson.
Hanno trovato in me una fonte di guadagno, un business umano.
Nessuno riesce a farmi male, ma io riesco a stendere i miei avversari senza problemi.
Mi sbattono nella macchina, prima di portarmi in centrale.
Mi attaccano le manette ad una maniglia al centro del tavolino.
Sala interrogatori.
Che gran rottura di palle porca puttana...
Vengo lasciato per pochi minuti da solo, ed entrano due poliziotte sconosciute.
La prima legge la mia cartella dei dati personali.
«Bene bene, qui abbiamo " Lo spacciatore "... Peccato che ci è voluto poco tempo per acciuffarti.»
Si siede di fronte a me, congiungendo le mani.
«Dicci il tuo vero nome, e la tua pena sarà scontata in un carcere di minima sicurezza.»
Le rido in faccia poco dopo.
«Mi sta pregando, agente?
Vorrebbe sapere il mio nome in cambio di un pompino eccitante al lavoro?»
Spacco le manette, e mi tocco il cavallo dei pantaloni.
L'erezione è già attiva.
L'altra, appoggiata al muro, arriva in suo soccorso, con delle manette arrovellanti in mano.
«Stia tranquilla, detective. Non mordo mica!»
Sorrido maliziosamente.
Entrambe mi guardano con diffidenza.
A quanto pare, le mie battute del cazzo non vanno loro a genio.
«Ci dica il suo nome e le prometto, che sarà trattato bene.»
Mi alzo lentamente, ciondolando a caso.
Mi appoggio al bancone svogliatamente.
Sono solo un bel ragazzo, non ho mai spacciato, anzi, se devo dirla tutta, sono stato incastrato, e appena scoprirò chi è stato, l'ultima cosa che vedrà sono i miei occhi.
Il mio tono si fa lussurioso.
«Davvero fate finta di non sapere chi sono?
Andiamo ragazze, sono pure andato a letto con voi!»
Entrambe diventano rosse.
Colpito a segno, cazzo.
«Lo sai che potrebbero sentirci, vero?»
Sbuffo.
«Sai che cazzo me ne frega, Jules!»
Rispondo sbracciato.
«È la procedura, non possiamo fare altrimenti...»
Ava si morde il labbro, come quando voleva un bacio da me.
Eppure, questo gesto mi avrebbe fatto mordere per istinto una sua arteria, cazzo.
Ma allora che cosa aspetto?
Tanto peggio di così non poteva andare, Cristo.
Mi siedo trionfante, perché so che le mie dita possono affondare nella loro intimità, posso attirarle e farle venire qui, all'interrogatorio più eccitante della mia fottuta esistenza.
«E se scappassimo da qui?
Non vi va di fare un gioco proibito?»
Entrambe sussultano.
Sento che Jules ha già in mente di farsi scopare, mentre Ava, vorrebbe avere la mia testa tra le se gambe.
Ma non qui.
Se voglio divertirmi, lo faccio a casa mia.
Le prendo per mano ed esco da questa centrale di merda.
Prendo un taxi.
«In via Klimt 19.»
Sento in me la voglia di entrare fino in fondo con il cazzo in Jules.
Appena arrivati, non aspetto un secondo di più ad aprire il cancello, poi la porta, mentre il bacio è iniziato.
Prima lento, poi con sempre più foga.
In camera da letto non parlo, passo solo ai fatti.
Strappo i vestiti ad entrambe, facendole rimanere nude.
Lego Jules al letto e inizio a leccarle i capezzoli turgidi, mentre lei geme.
Poi passo ad Ava, che faccio mettere su una poltrona.
Mi ci tuffo subito in mezzo alla sua intimità, mentre lei gode di piacere fino ad urlare il mio nome.
Vado di nuovo da Jules, e preso un preservativo, la faccio mettere a pecora, e vado ad un ritmo sempre più veloce.
Si, e così continua per altre 7 volte.
Io sono lussuria.
Io sono libidine.
Io sono Grayson Luxor, capo dei Red Moon, e Re dei vampiri.
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