Capitolo ultimo|| L'inizio della fine

Confusione.
La confusione occupava la mia mente in quel momento: ogni cosa, ogni singola cosa era accaduta troppo in fretta.
Tutto era buio, l'oscurità regnava in quella casa, in balia di un demone troppo potente per una Proxy come me.
Sentii delle urla intense, del liquido caldo sporcarmi tutto il corpo, e quando la fioca luce lunare filtrò dalle finestre, non potei credere ai miei occhi.
Slender non c'era, le persone all'interno della sua barriera erano come scomparse, vedevo solo Clock, Krista, Eyeless, Jack, Nina, Jeff, Kagekao, Sally, Liu e Pupp incatenati al soffitto alto.
Li fissai sconcertata: non potevo permettere a Zalgo di togliermi di nuovo la mia famiglia, non potevo starmene ferma a guardare mentre la mia famiglia veniva uccisa, non potevo essere di nuovo debole, me l'ero promessa, eppure erano lì a morire per colpa mia.
"A..." Un sussurro uscì dalla bocca di Clock "...kemi" mi guardò sorridendo, mentre una goccia di sangue ricadeva sul mio viso pallido.
Chiuse gli occhi, mentre nei miei sempre più lacrime cercavano disperatamente la libertà, sempre più urla disperate erano bloccate nella mia gola, sempre più tic percuotevano il mio corpo.
"Clock?" Volevo urlare il suo nome, ma il mio richiamo uscì sotto forma di un sussurro strozzato. "Clock, no... ti prego, ti- ti scongiuro, non morire pure tu, no- non lasciarmi... per favore..." Ed era come se stessi parlando al vento, ad un vento impetuoso e violento, che non era disposto ad ascoltarmi.
Zalgo si portò via anche la vita di Clock.

"Per proteggerli tutti, dovrai sottoporre il tuo corpo e la tua mente a questo estenuante allenamento, potrei considerarla una tortura" Mi sentii quasi tradita dalle parole dell'Operatore, che mi aveva abbandonato nel momento del bisogno.
"Che devo fare?" Avevo chiesto, ma la risposta non mi piacque affatto.
"Dovrai bere il mio sangue per sviluppare dei tentacoli che riusciranno a contrastare i poteri di Zalgo, ma ad un prezzo: sentirai del fuoco scorrerti nelle vene e i ricordi più dolorosi depositati nei meandri della tua mente ritorneranno a galla per torturarti psicologicamente, sei disposta a pagare questo prezzo per ottenere la forza di vendicare la tua famiglia?" Slender mi aveva posto questa domanda, tuttavia sapeva quale sarebbe stata la risposta.
Passai una settimana in agonia, era proprio come aveva detto Slender: sentivo come se mi stessero dando dei violenti pugni dall'interno, il bruciore era così intenso che non riuscivo nemmeno a muovermi.
La tortura peggiore, però, fu quella psicologica: non riuscivo nemmeno a chiudere gli occhi che gli incubi s'impadronivano della mia mente, avevo forti allucinazioni visive ed uditive e uccidevo di continuo.
Furono costretti a chiudermi in cantina per due giorni.
Sfortunatamente, però, quella settimana infernale mi aiutò solo a sviluppare dei tentacoli indomabili, che anziché aiutarmi, peggioravano la mia salute fisica.
Non mi restava che combattere con il mio corpo martoriato dal dolore, non avevo più nulla da perdere: tutte le persone a cui volevo bene mi avevano abbandonato.
Non sapevo se ridere della mia situazione o piangere per la disperazione: feci tutte e due le azioni involontariamente, come se ci fossero dei fili legati al mio corpo, come se ci fosse qualcun altro al posto dell' Akemi sensibile.

La frustrazione ed il dolore manipolavano la mia mente, guidavano il mio corpo oltre il confine tra pazzia e sanità mentale, bloccandomi in un mondo composto unicamente da morte, dolore, sangue e peccati.
"Ho capito adesso: non sono mai impazzita completamente solo grazie alla paura di perdere tutto... ma ora che non ho nulla da perdere, perché non smettere di avere paura?" La voce sembrava uscire da sola: era la pazzia a parlare per me.
"Bloody Proxy, la paura è parte dell'essere umano, se smetti di avere paura smetti di essere umano" Zalgo mi parlò con tono calmo, ma allo stesso tempo divertito: aveva predetto tutto.

Per un secondo tutto divenne nero, sentivo l'adrenalina scorrermi nelle vene e il bruciore aumentare sempre di più.
In altrettanto tempo, però, mi ritrovai incatenata alla parete della cantina, mentre Zalgo mi guardava serio.
La sorella entrò con una spada coperta di sangue secco, quella con cui aveva ucciso la mia famiglia.
"Fratello..." Shinai s'inchinò a Zalgo, mentre lui la guardava con freddezza.
"Tu non mi servi più, ormai" Mormorò lui, e prima che lei potesse dire qualcosa, la sua testa finì sul pavimento, sporcandolo di sangue scuro e denso.
Mi chiesi con quale freddezza egli la uccise, con quanto disprezzo l'aveva guardata prima di decapitarla, con quanto odio aveva pronunciato quelle parole.
"Bloody Proxy, per completare la seconda fase mi serve la tua voce, in cambio io-"
"Non sono una sirena, le gambe ce le ho già" Interruppi il demone con una tale prontezza che anche lui si stupì.
Cominciò a ridere, e quella situazione mi faceva innervosire sempre più.
Cercavo in tutti i modi di togliermi quelle catene, e quando un anello della catena che mi teneva ferme le braccia si allentò, continuai il mio lavoro facendo finta di nulla.
Sentivo dei passi sempre più vicini, e quando essi cessarono Zalgo mi chiese: "Allora, Akemi, chi sei?"
Quella domanda era a dir poco insensata, ero tentata dal non rispondere, eppure cambiai idea.
"Chi sono io, mi chiedi? Io sono il Bloody Proxy" Ringhiai.
La porta si aprì lentamente, rivelando una figura familiare, probabilmente fin troppo.
I capelli mossi, la felpa col cappuccio, la maschera da cannibale, gli occhialoni da muratore gialli, le due accette: Toby era lì sulla soglia della porta.
"La mia vittima: il Bloody Proxy" Quello non poteva essere il vero Toby, eppure era lì, proprio davanti a me.
"Forza Toby, uccidi l'assassino di tua sorella" Zalgo sorrise, mentre Toby si scagliò letteralmente contro di me.
Fortunatamente la catena che mi legava le gambe era palesemente arrugginita, così riuscii a schivare all'ultimo secondo il suo colpo d'accetta.
"Cosa? Io non ho ucciso sua sorella!" Guardai il demone con profondo odio.
Zalgo sorrise, mentre io schivai nuovamente il colpo di Toby.
"Toby! Tua sorella è morta in un incidente stradale! Non è stato un omicidio!" Quasi non urlai, ripensando al momento in cui Lyra mi diede quella lettera.
"Mi dispiace Bloody Proxy, ma questa volta il lavaggio del cervello l'ho fatto meglio del solito"
La cruda verità mi venne sbattuta in faccia con così tanta violenza che rimasi immobile per qualche secondo, tempo che Toby impiegò per colpirmi al fianco con l'impugnatura della sua accetta.
Perché non mi aveva uccisa? Lo guardai meglio: stava piangendo, mentre il suo corpo era percosso da violenti tic.
"Tu... hai ucciso... Lyra" Quelle parole affilate come coltelli mi ferirono più di ogni taglio inflittomi qualche mese prima.
"Toby, non ti ricordi di me?" Chiesi, nel disperato tentativo di far tornare il Toby di sempre. "Io sono Akemi, io sono tua sorella"
Toby scosse violentemente la testa, cominciò ad urlare e cercò di colpirmi più volte mentre copiose lacrime sembravano riempire i suoi occhiali.
Trovai un coltello sul pavimento, e, addolorata, lo presi.
"Ti prego Toby, ricorda!" Gli urlai mentre schivavo il suo ennesimo colpo.
Smise di muoversi, sembrava paralizzato: aveva un'espressione addolorata e triste.
Il mio coltello puntato sulla sua fronte, la sua accetta sul mio collo: entrambi, seppur addolorati, eravamo pronti ad ucciderci a vicenda.
"Ti prego Toby, io non voglio perdere anche te..." Ed una lacrima scese lungo il mio viso pallido, seguita poi da altre gocce salate.
"Akemi..." Spalancai gli occhi dallo stupore: Toby stava ricordando.
Zalgo, però, lo afferrò e lo scagliò contro il muro, per poi impugnare la sua spada, pronto ad uccidere Toby.
"Non farlo!" Urlai disperata, nel vano tentativo di fermare il demone che mi aveva tolto tutto.
Sentii un dolore atroce alla schiena, copiose lacrime di disperazione inumidivano il mio viso: ancora una volta, non ero riuscita a salvare Toby.

"Akemi... A-Akemi!" Non potevo credere a ciò che avevo fatto: dei tentacoli, i miei tentacoli, bloccarono il braccio di Zalgo, salvando Toby.
Ero riuscita a salvarlo, ero riuscita ad essere finalmente utile a qualcosa.
"Il sangue di-"
"Slenderman? Esatto." Interruppi il suo ringhio, mentre Toby riprese le sue accette, pronto a tagliare il braccio sinistro di Zalgo.
Il demone urlò, mentre Toby gli tagliava anche la gamba.
Subito io, con i miei nuovi tentacoli, gli perforai la schiena, creando una pozza di sangue nero e denso.
"L'abbiamo... ucciso?" Chiesi stanca, mentre i tentacoli sembravano scomparire.
"Credo di si" Toby sembrava sorridere sotto la maschera, ed io non riuscii a trattenere le lacrime agli occhi.
Corsi ad abbracciare il fratello che avevo perso, cominciando a piangere come una bambina.
Finalmente potevo riabbracciarlo, potevo sentire il suo odore, potevo sentire il suo calore.
Toby rise, dandomi qualche pacca sulla schiena dolorante.
"Grazie mille, mi hai salvato"
"Coglione del cazzo, mi hai fatto preoccupare così tanto... stronzo di merda" Scoppiò a ridere mentre gli dicevo quelle parole, cosa che feci anche io.
"Che bello sentire di nuovo il tuo cuore battere..." Sussurrai, e fu in quel momento che Toby scomparve nel nulla, mentre da quel che rimaneva di Zalgo usciva del fumo nero, dal quale poi la sua figura si fece avanti.
Zalgo non era morto, ed era pronto ad uccidermi.
"Ops" Rise, accorgendosi di aver ucciso una seconda volta Toby, solo che quella volta non sarebbe rimasto nulla di lui.

Disperazione.
Era la disperazione che in quel momento mi guidava verso la vendetta, verso un'amara vendetta.
Tutto era dannatamente confuso, in un secondo tutto ciò che mi rimaneva era scomparso nel nulla, lasciandomi improvvisamente sola.
Non avevo più nulla, eppure combattevo per l'irraggiungibile serenità, che mi aspettava alla fine di quel buio tunnel che era la mia vita.
"Perché Zalgo, perché desideri così ardentemente il mio corpo? Perché non te lo prendi e non la fai finita? Perché far soffrire così tanto una persona?" E, prima di morire, volevo una risposta, volevo dare un significato alla mia morte, volevo dare un significato a quella dura guerra contro me stessa.
"Perché, mi chiedi? Beh, mi piace torturare psicologicamente le mie vittime, provo gusto nel togliere tutto quello che hanno alle persone che uccido, amo il sapore delle carni di chi prova odio... Potrei continuare all'infinito, ma non credo che tu abbia abbastanza tempo" E sorrise, di nuovo.
Come poteva sorridermi dopo avermi tolto ogni ragione di vita?
Non volevo, non potevo crederci: lui, per divertimento, mi aveva sottratto ogni fonte di felicità, mi aveva fatto dimenticare tutto quello che riguardava la mia vita prima del Contatto [sto già modificando i primi capitoli della storia, rileggendoli potrete capire], mi fece perdere una dura guerra contro me stessa.
Ed ormai avevo perso tutto, non mi restava più nulla, potevo solo togliermi la vita e farla finalmente finita.
"Uccidimi" Sussurrai, inginocchiandomi davanti a lui.
"Non vedevo l'ora di vederti debole, Bloody Proxy"

E non credevo che anche un killer, una persona che ha solo la morte come amica, potesse avere paura di essa.
Io volevo morire, eppure avevo paura nel contempo.
Vidi un tentacolo rosso scuro alzarsi in aria, poi chiusi gli occhi, sperando di non riaprirli mai più.
Una parte di me pregava di essere uccisa, l'altra, invece, mi urlava disperatamente di combattere.
"Muori, mia dolce Bloody Proxy" Sentii un tonfo, qualcosa era attorcigliato al mio ventre, mentre io riaprivo gli occhi.
"Non toccare i miei Proxy" L'Operatore era arrivato per salvarmi, ma non aveva salvato Toby, Clock e gli altri.

"Nel caso in cui io diventassi il mio peggior nemico, saresti disposta a salvarmi?" Perché ricordavo le parole di Shiro?
"Perché questa strana domanda, così, all'improvviso?"
"Rispondi e basta" Quella risposta così diretta mia aveva disorientata, così sorrisi, pensando ad una possibile risposta.
"In una guerra contro te stesso, devi essere te il primo a decidere da quale parte stare: dalla parte gentile e buona del tuo animo, o da quella spietata e sadica? Se non sai nemmeno chi è il tuo nemico, come puoi pretendere dei rinforzi?" Diedi quel consiglio a Shiro, ma io fui la prima a non seguirlo.
Io mi ero arresa, e me ne resi conto solo quando fu Slender a salvarmi.
Da quale parte stavo? Da quella gentile e buona, o da quella sadica e cattiva? Quale delle due parti mi permetteva di essere forte? Probabilmente avevo già deciso da tempo, senza però accorgermene.

Sorrisi, mi feci trasportare nuovamente dalla pazzia, ed i miei tentacoli sembrarono seguirmi.
Quando salvai Toby erano bianchi con delle venature blu, mentre in quel momento erano neri con delle venature rosso cremisi.
Essi non sembravano più procurarmi dolore, e questo mi permetteva di muovermi più agilmente, così mi liberai dalla presa dell'Operatore per attaccare Zalgo.
Entrambi rimasero scioccati da quel mio comportamento, ma nessuno si mosse... tranne me.
Zalgo era il mio obbiettivo, la mia fragile preda travestita da predatore, ed io l'avrei completamente distrutta.

I miei tentacoli lo attaccarono in automatico, ferendolo gravemente.
Continuai a colpirlo finché nulla rimase di lui, finché il pavimento non si sporcò di un nero pece.
Una fitta di dolore allo stomaco mi fece girare velocemente verso il demone, che colpii di nuovo, e poi ancora, e ancora, e ancora.
Continuava a riapparire e a ferirmi, ma il mio corpo sembrava non curarsene.
Di rosso era sporca la mia maglia, di ferite era coperto il mio corpo.
"Non volevi morire qualche secondo fa?" Chiese Zalgo, visibilmente in difficoltà.
"La bipolarità è un qualcosa che non ti lascia facilmente" Risposi secca, colpendolo ancora.
Qualcosa scintillava al centro della sua fronte, così cercai di colpirla, invano: si rigenerò troppo in fretta.
Cercai di colpire la fonte di quello scintillio più volte, e Zalgo, notando la mia ossessione verso di esso, cercò di colpirmi al cuore, ma uno dei miei tentacoli parò il colpo.
Tutto d'un tratto, però, ogni cosa divenne sfocata, ed io cominciai ad attaccare tutto quello che c'era intorno a me.

"Akemi... Akemi, ti prego... Non morire..." Sentii una mano calda sulla mia guancia.
Mi misi le mani tra i capelli e mi accasciai a terra spalancando gli occhi.
"Chi è... Chi- chi è?! Esci, esci dalla mia testa!" Urlai, in preda ad un attacco di panico nel bel mezzo della mia vendetta.
Zalgo approfittò della mia temporanea pazzia per avvicinarsi a me, ma io lo guardai con odio prima di colpirlo alla fronte, distruggendo la gemma rossa all'interno di essa.
"No! Che cazzo hai fatto!? Stupida puttana, come hai osato?" Urlò disperato il demone, scomparendo sotto forma di polvere grigia.

L'avevo eliminato, quella volta per sempre, ma a quale prezzo?
"Non hai salvato Toby e gli altri..." Sussurrai, mentre sempre più lacrime cadevano sul freddo pavimento.
"Ho salvato Shiro e gli altri Proxy che erano nella mia barriera, quelli che sono usciti erano consapevoli della loro fine" Mi rispose l'Operatore, e non appena sentii il nome della persona che più avevo amato, scattai in piedi, vedendolo di fronte a me.
Sorrisi, prima di cadere sul freddo pavimento.

Akemi, sul lettino d'ospedale, sussultò: la dolce Akemi era sparita.

Akemi può diventare un Proxy... ma solo se si desterà dal suo coma.

I can Be a Proxy
Fine

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