*Capitolo I||L'inizio

Prima di leggere questo libro, vi chiedo gentilmente di leggerne la trama per capirne un qualcosa in più.
Detto questo, vi do il benvenuto nel mondo di COMA...

Il bicchiere, secondo Akemi, è mezzo vuoto...

L'Operatore chiamò i suoi Proxy Ticci Toby, Rouge, Masky ed Hoodie dinanzi a lui.
"Perché ci hai chiamati?" Aveva chiesto Ticci Toby, un ragazzo dagli occhi e capelli castani, maschera da cannibale ed un paio di occhiali da muratore gialli.
"Ah, Toby" Sospirò Rouge, una ragazza dai capelli rossicci, dei guanti artigliati, dei pantaloni beige e degli anfibi neri. "cos'hai combinato questa volta?" Scherzò mettendo un braccio intorno al collo del Proxy.
"Non ho fatto nulla! Magari sei te quella che si è cacciata in qualche guaio!" Ticci Toby rise mentre pronunciava quelle parole, mentre Masky -un Proxy dai capelli castano chiaro, una felpa arancione ed una maschera bianca dai tratti femminili- li guardava in silenzio.
"Dai, piantatela, Slender ci vuole parlare" Li sgridò poi, prendendo entrambi per il cappuccio della felpa, dividendoli.
"Sei il solito guastafeste" Entrambi misero il broncio, che però non durò molto, poiché scoppiarono a ridere.
"Allora," L'Operatore non aveva gli occhi, eppure i quattro Proxy sentivano il suo sguardo addosso. "il vostro compito è quello di cercare il Proxy speciale, quello di cui vi ho parlato qualche giorno fa: ha dimenticato tutto quello che riguarda la sua vita precedente, ma presto si ricorderà del Contatto" Esordì serio, molto più del solito.
"Come si chiama?" Chiese allegramente Rouge.
"Akemi, penso" Rispose incerto Slenderman.
"Un nome figo" Commentò Ticci Toby.
"Quindi è una ragazza? No, io non voglio delle puttane affianco" Protestò Hoodie, che fino a quel momento era rimasto in silenzio.
Il suo viso era coperto interamente da un passamontagna nero, sopra di esso era disegnato uno smile triste color del sangue, la sua felpa era gialla come i petali di un girasole.
Rouge sbuffò.
"Che due palle che sei! Non esisti solo tu qui! Il mondo non gira intorno ai tuoi fottuti vizi, va bene? Cristiddio, attaccati" Gli sputò quelle parole addosso come se fossero acido, e quel suo sfogo fecce scoppiare in una fragorosa risata il fratello con gli occhiali gialli.
Hoodie si avvicinò pericolosamente a Rouge, che però non si mosse di un centimetro.
"Che c'è, vuoi menarmi ora?" Chiese beffarda.
"Non picchio gli animali" Rispose lui.
"Io però non ti ho chiesto se volevi menarti da solo" Rise lei.
"Per favore, smettetela di litigare e andate a cercare la vostra nuova sorella" Li riprese l'Operatore.
"Forza brutta cagna, va a cercare la tua amichetta" L'aveva presa in giro Hoodie.
Toby riuscì a stento ad impedire a Rouge di tirare un pugno al Proxy che aveva pronunciato quelle parole, quindi la Proxy si rassegnò al fatto che avrebbe dovuto rimandare i propri litigi col fratello ad un altro momento.
"Va bene, penserò dopo alla mia vendetta" Rouge, Ticci Toby e Masky uscirono di casa per andare a cercare la sorella persa: Hoodie rimase lì, solo, a sorridere compiaciuto.

L'orologio segnava le venti in punto.
Akemi lo fissò, accorgendosi che era chiusa nella sua stanza grigia da almeno cinque ore.
Si alzò, osservando il colore monotono della sua stanza, anche la sua scrivania era grigia, non c'era un minimo di vivacità lì, come nella sua vita: la sua grigia ed incompleta vita.
Si mise le mani tra i capelli mossi e castani, chiuse i suoi occhi color zaffiro e si sedette sul suo letto grigio.
"Dai Akemi, ricorda... Ricorda" Sussurrò, cercando di ricordare il luogo nel quale era felice, le persone con le quali era felice.
Ella sentì la voce prepotente di suo padre che la chiamava, aprì di scatto gli occhi e si alzò.
Le gambe cominciarono a tremarle e gli occhi pizzicavano: aveva paura, era terrorizzata da quell'uomo.
Dei pesanti passi si facevano più vicini, il richiamo del padre era sempre più forte.
"Stupida puttana!" Le urlò contro l'uomo, facendola sobbalzare.
Egli, fuori casa, era l'uomo che tutte le donne vorrebbero al loro fianco: perennemente elegante, i capelli corvini sempre perfettamente tirati all'indietro e cortese con tutti, mentre con la giovane Akemi -considerata da lui una creatura imperfetta e goffa- sembrava perdere la sua umanità: sperimentava su di lei ogni genere di violenza, ad eccezione di quella sessuale, poiché pensava che lei non meritasse la sua "perfezione".
"Anche oggi hai lasciato il vaso di tua madre davanti al suo posto! Ti abbiamo detto mille volte di metterlo perfettamente al centro del tavolo!" Quell'uomo aveva la mania dell'ordine, aveva un'ossessione per la perfezione, e questo spaventava a morte Akemi.
"Allora? Non dici nulla? Non ti scusi con la persona che ti ha cresciuta?" Le chiese severo, notando il terrore della ragazza.
Lei, nonostante la paura, si avvicinò lentamente a quell'uomo, per poi inginocchiarsi di fronte a lui.
La sua fronte toccò il pavimento e, con essa, anche le sue mani tremanti.
"M-mi dispiace" Sussurrò chiudendo gli occhi.
Lui le mise un piede in testa, facendola gemere dal dolore.
"Come scusa? Non ho capito, puoi ripetere?" Chiese premendo più forte sul suo capo, come se volesse pulirsi le suole sui suoi capelli.
"M-mi... dis-dispiace" Akemi riuscì con fatica a pronunciare quelle parole.
Egli la prese per i capelli, ed un urlo soffocato uscì dalla bocca della ragazza.
La condusse in salotto, dove poi la abbandonò sul pavimento.
Akemi, per quanto si sforzasse, non riusciva a smettere di tremare, e questo fece imbestialire l'uomo.

Più lei cercava di urlare, più lui la colpiva forte: sulla bocca della ragazza un bavaglio era legato, sempre più urla di dolore erano come intrappolate in quel pezzo di stoffa, sempre più dolore provava quell'innocente ragazza, le cui mani si sarebbero presto sporcate di sangue.

Akemi si guardò allo specchio: cicatrici, lividi e ferite coprivano il suo corpo, di rosso era coperta la sua candida pelle, di tagli erano coperte le sue braccia.
Ed era come una dolce tortura: più sangue c'era, più il sollievo aumentava.
Gli occhi gonfi@ erano la prova del suo disperato pianto, il viso stanco era la prova delle continue torture alle quali la dura vita la sottoponeva.
Si massaggiò la testa: le doleva.
Nel riflesso dello specchio, però, vide un segno rosso cremisi che non era mai stato lì: una croce sovrapposta ad un cerchio era come marchiata sul suo polso sinistro.
"Ma cosa..." Aveva sussurrato lei, confusa da quello strano segno.

"Akemi... Non morire, okay?" Ella si mise i capelli tra le mani, sconvolta da quella memoria sfocata.
Vide una donna vicino a lei, coperta di sangue e ferite, tuttavia non riuscì a vederne nitidamente il viso.
Sentiva un pianto: il suo pianto.
"Ormai per te è finita, non hai più nulla" Quella voce, tanto familiare quanto lontana veniva coperta da un urlo straziante, che fece destare Akemi da quel ricordo.

"Cos'è... successo..." La ragazza notò tra le sue mani una catenella color dell'oro, che però sembrò scomparire dopo qualche secondo.
"Un'allucinazione...?" Si chiese, rialzandosi dal grigio pavimento.

Si fece una doccia, cercando di far ordine nella sua mente: chi era quella donna? E a chi apparteneva la voce demoniaca che aveva udito?
Non capiva, la confusione era sempre di più.

Si mise il suo pigiama: era estate, ma lei metteva comunque pantaloni lunghi e magliette larghe, anche a scuola.
Si mise a letto, si rimboccò le coperte e, dopo qualche decina di minuti passati a guardare il vuoto, si addormentò.

"È lei?" Chiese Rouge, affacciandosi dalla finestra aperta.
"Toby, sei te quello con la sua foto" Disse Masky osservando Akemi.
Ticci Toby guardò la foto che aveva tra le mani, datole precedentemente dall'Operatore, poi analizzò il viso della ragazza.
"Sì, è lei" Rispose serio.
"Come mai così serio?" La curiosità di Rouge non aveva limiti, e questo fece sorridere il fratello.
"Perché non l'abbiamo aiutata mentre suo padre-"
"Non potevamo farci scoprire, e poi tutto questo le serve per ricordare il momento del Contatto" Masky aveva interrotto Ticci Toby con estrema serietà.
"Capito..." Mormorò lui. "Che si fa adesso?" Chiese ancora.
"Aspettiamo qui tutta la notte"

Il mattino dopo, alle sette e mezza del mattino, Akemi uscì di casa con il suo zaino sulle spalle.
Lo sguardo era cupo mentre la ragazza si dirigeva verso un parco molto distante dalla sua abitazione, confondendo i Proxy che, seppur titubanti, la seguirono.
Arrivata alla sua destinazione, si sedette su una panchina in legno.
Il parco era deserto, probabilmente le persone preferivano stare a casa, sia per l'ora che per il clima: si era agli inizi di giugno, ma quella giornata era particolarmente fresca.
Lei, tranquilla, guardò il bosco davanti a lei, spalancando poi gli occhi dallo stupore.
Se li stropicciò ripetutamente, per poi tornare seduta sulla panchina dalla quale si era appena alzata, incredula.
Qualche secondo prima quella figura alta era accostata ad un pino, Akemi ne era sicura.
Era lì, ne era certa.

Ticci Toby, Rouge e Masky erano nascosti dietro un cespuglio.
"Perché Slender è qui?" Avevano chiesto confusi i primi due, guardando l'altro.
"Probabilmente per cominciare a farle ricordare tutto: lei è l'unica Proxy a non sapere di esserlo, ha scoperto solo ieri sera di avere il segno, quindi sarà più difficile portarla alla Creepyhouse" Akemi si girò verso i tre Proxy: li aveva sentiti.
"Cazzo" Imprecò Rouge, mentre Akemi cominciava ad indietreggiare.

La ragazza, vedendo la maschera e gli artigli nei guanti di quella strana donna, cominciò ad indietreggiare terrorizzata, fino a toccare con la schiena il bracciolo della panchina.
Prima quella strana figura in smoking, poi quelle strane persone: Akemi era spaventata da quell'avvenimento così nuovo, così improvviso.

Masky e Ticci Toby sembravano abbastanza calmi, Rouge, al contrario, sembrava ansiosa.
"Toby! Che cazzo facciamo?" Chiese Rouge, non distogliendo lo sguardo dalla ragazza, che sembrava paralizzata.
"Cerciamo di calmarla" Rispose il Proxy avvicinandosi a lei, tendendo leggermente le mani in avanti, come per accarezzarla.

Akemi aveva paura, era come paralizzata da essa, che aumentò quando il ragazzo con la felpa beige si avvicinò a lei.
"T-ti prego... Farò tutto quello che vuoi, ma-ma non-" Balbettò chiudendo gli occhi, venendo però interrotta da una carezza sulla testa da parte del ragazzo.
"Ma mi hai scambiato per un maniaco? Sul serio?" Scherzò, come per allontanare la paura che aveva attaccato la ragazza.
"Va bene che ho due accette infilate nella cintura e una maschera da cannibale, ma non sembro poi così pericoloso, no?" La ragazza sembrò, seppure minimamente, essersi calmata, così sorrise leggermente.

Rouge si era seduta a gambe incrociate davanti al cespuglio nel quale era nascosta, mentre Masky era in piedi accanto a lei, con le braccia conserte.
"Dobbiamo cercare di non farle ricordare tutto all'improvviso, non vorrei che si ripetesse la stessa tragedia di quattro anni fa" Disse guardando Rouge, che annuì seria.
"Tu c'eri?" Chiese.
"No, ma Slender mi ha raccontato tutti i particolari" Rispose invece lui, avviandosi verso Akemi e Ticci Toby, seguito poi da Rouge.

"Allora Akemi," Sorrise il Proxy vicino ad Akemi, indicando Masky. "lui è Masky, il tuo nuovo fratello maggiore" Masky la salutò con la mano.
"Lieto di fare la tua conoscenza" Proferì educato, mentre Rouge si guardava intorno, come se insospettita.
"Mentre lei," La indicò poi Ticci Toby, facendola girare di scatto. "è Rouge, anche lei tua sorella maggiore" La diretta interessata la salutò allegramente, ma voleva capire a chi apparteneva quell'odore nuovo.

"E-ecco, Toby mi ha spiegato un po' la situazione, ma credo di non aver capito molto bene..." Mormorò mortificata Akemi, cominciando a torturare la manica della sua felpa grigia.
"Cos'hai capito?" Chiese gentilmente Masky, sedendosi accanto a lei.
"Ho capito solo di essere un Proxy e che voi dovevate venire a prendermi per portarmi a casa del... tipo che chiamate Operatore" Rispose ella guardando i suoi due nuovi fratelli.
"Rouge, che hai?" Chiese Toby, notando che la sorella aveva adottato uno strano comportamento.
"Sento un odore strano" Rispose con sospetto lei, guardando attentamente sotto la panchina sulla quale erano seduti Akemi, Masky e Toby.
"Ma che..." Rouge indicò il cadavere di un cane completamente aperto e privato delle interiora.

La ragazza non aveva sentito nessun tipo di fetore provenire da lì, e non lo sentiva nemmeno in quel momento.
"E-era lì anche prima?" Chiese sconvolta Akemi.
"L'avremmo notato subito se fosse stato lì anche prima, deve esser passato qualcuno a mettercelo... Ma chi?" Rouge si guardò intorno, notando una gigantesca creatura correre verso di loro, o meglio, verso Akemi.
"Cos'è quello?!" Urlò lei, alzandosi in piedi.
Quella strana creatura, che somigliava ad un cane enorme, stava per uccidere Akemi, ma Rouge riuscì ad inciderne le carni prima che riuscisse nel suo sanguinoso intento.
La Proxy tagliò il collo della creatura, uccidendola definitivamente.

"Toby, Masky, sapete cosa vuol dire, vero?" Chiese col fiatone, guardando i due fratelli.
"Non pensavo che Lui avrebbe iniziato sin da subito..." Mormorò il primo, brandendo le sue accette.
"Akemi, forse è meglio che ci porti a casa tua... Non credo che lì rischieremo pericoli" La diretta interessata sobbalzò nel sentire le parole di Masky.
"A-a casa... Mia?" Chiese stupita e spaventata.
"Sì, mica ci sono delle bestie urlanti là, o sbaglio?"
Akemi sorrise nervosamente.
"N-no, ecco... Forza, seguitemi" La ragazza si diresse verso casa sua, sperando di non trovarvi i suoi genitori.

Rouge si pulì il sangue sulla corteccia di un albero.

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