Capitolo Settimo

Il giorno dopo cominciò quello che i suoi nuovi compagni definivano allenamento: o meglio il suo addestramento e la sua istruzione per diventare un guerriero a tutti gli effetti anche lui.

Insomma, come gli aveva detto Wiha, lui aveva un enorme potere, ma esso, forse per la sua giovane età o forse perché nessuno fino a quel momento gli aveva spiegato come usarlo, era latente e ancora nascosto.

Quel giorno fu Bered a prenderlo per la prima fase di addestramento. Si misero nella parte centrale della grotta e il guerriero del ghiaccio lo fece sedere per terra.

«Prima di qualsiasi allenamento, dobbiamo fare in modo che tu riesca a tirare fuori il tuo potere.» spiegò.

«Sono pronto!» esclamò il bambino, leccandosi le labbra e muovendosi irrequieto.

«Non ti aspettare una fase divertente di questo allenamento. – gli disse subito l'uomo lupo, placando il suo entusiasmo e vedendo il suo sorriso sciogliersi – Chiudi gli occhi e svuota la mente.»

Il ragazzino fece come richiesto. Si sistemò più comodo, anche se era alquanto difficile seduto sul pavimento roccioso della grotta, dopodiché abbassò le palpebre, ritrovandosi nel buio più assoluto.

La cosa che fu più difficile però, era riuscire a svuotare la mente. Era una cosa che non aveva mai fatto e in quella particolare situazione gli veniva ancora più difficoltoso. Dentro di lui regnava ancora l'eccitazione incontrollabile di essere lì con i suoi idoli, di essere uno di loro, di far parte del gruppo. Nella sua testa milioni di domande vorticavano furiose: quale sarebbe stata la sua arma, come si sarebbe manifestato il suo potere, che forma avrebbe assunto.

La voce scocciata di Bered lo risvegliò da quei pensieri.

«Piccoletto, non ti stai concentrando. Si può sapere a che diavolo pensi?»

«Scusa...» fece, riaprendo gli occhi.

«Devi tenere gli occhi chiusi!» sbuffò nuovamente lui, facendo uscire una piccola nuvola di aria gelida dalla bocca.

«Che dire Bered, ci sai proprio fare con i bambini, vero?» lo prese in giro Nifasi, piazzandosi poi davanti a giovane nuovo guerriero.

«Beh, allora pensaci tu!» sbottò lui, incrociando le braccia un po' irritato e soffiando su una ciocca dei suoi capelli lunghi, sfuggita al codino che si era fatto.

«Ascoltami bene Liam, – fece la ragazza angelo, chinandosi davanti a lui e accarezzandogli i capelli castani – non è una cosa facile, lo so bene. Anche io ho fatto molta fatica a imparare essendo l'ultima arrivata.»

«E allora come faccio?» domandò confuso lui, aggrottando le sopracciglia.

«Invece di tentare di svuotare la mente e non pensare assolutamente a nulla, prova semplicemente a concentrarti sul tuo potere. La tua energia è quella della luce, del calore, quell'energia che emana il sole di giorno e che il sole stesso regala alla luna di notte. Quella che dà speranza e amore, quella che colora i tuoi sogni e brilla anche nel buio più profondo. – il bambino rimase incantato, ascoltando quelle meravigliose parole che uscivano dalla bocca perfetta della giovane ragazza – Ora chiudi gli occhi, Liam.»

Di nuovo eseguì l'ordine, concentrandosi questa volta su ciò che le aveva suggerito Nifasi.


Per i giorni successivi non ci fu altro che quel semplice esercizio. Alternato ovviamente dalla notte, in cui dormiva, e dai pasti che solitamente consumavano tutti assieme sul ciglio della polla di Wiha.

Soltanto il decimo giorno, di quel particolare allenamento, si iniziarono a vedere i primi veri successi.

«Okay Liam, continua a rimanere concentrato e apri, lentamente, gli occhi. – gli suggerì il capitano, osservandolo dalla sua piccola piscina – Lentamente.» ribadì, quando notò l'eccessivo entusiasmo del bambino che, molto probabilmente percepiva il calore delle sue mani.

Quando aprì completamente i suoi occhi smeraldini, lo spettacolo che gli si parò davanti era incredibile. Le sue mani brillavano, letteralmente. Brillavano di luce propria come se lui fosse fluorescente.


Man mano che i giorni scorrevano Liam diventava sempre più capace a controllare i suoi poteri di luce. Le sue mani ormai rimanevano illuminate molto più a lungo e percepiva distintamente il calore e l'energia che riusciva a irradiare attraverso di esse.

Aveva pian piano imparato a gestirla ed ora riusciva a provocare piccole scintille di luce dal semplice movimento delle dita. Gli bastava tenerle con i palmi rivolti verso l'alto e muovere le dita lentamente e queste comparivano illuminando la grotta, anche nei momenti in cui era buia perché le torce erano spente, come in quel caso.

«Stai imparando.»

Liam si girò di colpo, incrociando lo sguardo azzurro del capitano che, affacciato come al solito alla polla d'acqua, gli stava sorridendo.

«Da quanto...?»

«... ti guardavo? – lo precedette lui – Da un po'.» rispose, ampliando il sorriso.

«Non riesci a dormire?» domandò il bambino, accostandosi di più vicino a lui.

Il tritone emise un lungo sospiro, chiudendo per qualche secondo gli occhi.

«Diciamo che in questo periodo ci sono molte cose che mi tengono sveglio.» spiegò, fissando dritto davanti a sé, come se nella parete rocciosa della grotta ci fosse qualcuno.

«Ad esempio?»

Il sorriso che sbucò sul volto di Wiha, questa volta, era più divertito che gentile. Quel bambino era curioso e voglioso di avventure, proprio come lo era suo padre prima di lui.

«Tu dovresti essere a letto, invece di fare domande.» fece, tentando di rimproverarlo, ma erano anni che ormai aveva perso la mano con quelle faccende.

«Oh dai ti prego! – fece il piccolo, mettendosi seduto di fianco a lui e infilando i piedi nudi nella polla, percependo subito alcuni brividi per l'acqua fredda, che li avvolgeva fino a poco prima dei talloni – Prometto che tra un po' andrò a dormire.»

Wiha sapeva che quella promessa difficilmente sarebbe stata mantenuta, soprattutto quando il bambino avrebbe scoperto di avere a disposizione tutte le domande che voleva e che lui, quasi sicuramente, conosceva tutte le risposte.

Sospirò, voltandosi e poggiando così i gomiti sulla roccia del pavimento e la schiena sul bordo della pozza, facendo ondeggiare un po' la sua coda azzurrina.

«Raccontami di voi, dei cinque guerrieri leggendari, siete sempre esistiti o eravate esseri umani come me? Siete immortali? Mia madre dice che non invecchiate mai. Perché Nifasi è arrivata dopo? E...»

«Liam, frena. – fece lui trattenendo una risata – Facciamo che ti racconto la storia di come sono nati i difensori di Lamuna, dopodiché andrai a letto. Siamo d'accordo?»

Il bambino rispose con un cenno di testa, tirando indietro le labbra e mettendosi più comodo possibile. Wiha alzò il capo, osservando il soffitto della grotta, come se stesse cercando di trarre l'ispirazione giusta, per cominciare il suo racconto, da lì.

«Avevo ventitré anni. – cominciò, continuando a tenere indietro il capo ed osservando la volta grigiastra della caverna – Ero un uomo normale. Avevo una moglie, due figli piccoli. Non era una vita perfetta, o meglio poteva esserlo, ma io non la volevo. Volevo una vita... normale.» disse, alzando le spalle.

«E poi?»

«Una notte, feci un sogno. Non era un sogno come gli altri, era qualcosa di terribilmente reale, mi dava quasi la sensazione che stesse succedendo per davvero. Mi trovavo avvolto dall'acqua, stavo annegando e pur continuando a nuotare verso quello che mi sembrava il pelo dell'acqua, non ne uscivo mai, era come se nuotassi a vuoto, o come se quel luogo dove mi trovavo fosse profondo chilometri e chilometri. Una voce, nelle mie orecchi mi sussurrava di accoglierla, ma come potevo accogliere l'acqua? Non sapevo nemmeno cosa volesse dire.

Mi ci vollero... ben due settimane, quattordici notti ad avere sempre lo stesso incubo, quando finalmente riuscii in qualche modo a liberarmi dell'acqua. Sinceramente non ricordo nemmeno come feci, l'ho completamente rimosso.»

«E dopo che ci riuscisti?» chiese Liam, sempre più curioso da quella storia.

«Devi sapere che per noi guerrieri esiste una guida. Uno spirito che ci sceglie e ci protegge, nelle sue possibilità di identità sovrannaturale. Si chiama Diantha. È stata lei a scegliermi allora, allo stesso modo di come ha scelto te, o di come scelse gli altri. La sua voce ci istruisce e ci guida.»

«Perciò era lei quella che sentivi nel sogno con l'acqua?»

Il tritone sorrise, facendo un cenno di testa.

«Sei proprio un ragazzino sveglio Liam. Sì, era proprio lei. La mattina in cui riuscii a superare le mie paure e accogliere l'acqua, qualcosa, oltre la voce di Diantha, mi spinse a intraprendere un breve viaggio fino alle pendici di questo monte. Scoprii così di non essere l'unico. Altre quattro persone si erano recate lì. Ognuno di loro aveva affrontato difficoltà diverse nei propri sogni e ciascuno sperava di ottenere risposte. La voce, che ancora non potevamo conoscere, ci disse che per averle avremmo dovuto arrivare in cima alla montagna. Ci vollero quattro giorni e tre notti per raggiungere la vetta...»

Si fermò, ripensando a quel momento. A quella manciata di minuti in cui la sua vita era cambiata drasticamente. Senza accorgersene aveva stretto il pugno, oltre a serrare i denti sul labbro inferiore.

«Wiha... Tutto bene?» domandò il bambino, notando quella reazione.

Il guerriero scosse la testa, ritornando alla realtà. Si leccò le labbra, come nel tentativo di alleviare il dolore che si era provocato mordendosele.

«Arrivati in cima fu tutto molto frenetico. Ricordo che una forza misteriosa mi sollevò in aria ed ebbi nuovamente quella sensazione del sogno, la sensazione di essere avvolto dall'acqua. Ero in una specie di bolla, vedevo intorno a me i contorni tremolanti del mondo attraverso di essa. Fu il mio stesso istinto a suggerirmi di accoglierla nuovamente in me, questa volta per davvero.»

«E poi?» domandò ancora il piccolo, i suoi occhi sempre più brillanti ed eccitati.

«Percepii un fastidio, come un formicolio alle gambe, un po' come quando rimani fermo per troppo tempo e ti si addormentano i muscoli. Quando l'acqua sparì del tutto, mi ritrovai così...» concluse, tirando fuori la coda squamata dal pelo dell'acqua e mostrandola al bambino.

«Quindi è così che sei diventato un tritone?» domandò ancora il bambino.

Lui rispose con un cenno di testa, un gesto mesto e fin troppo serio. Il bambino, però, non era stupido e capii subito il motivo per cui il guerriero si era rattristato.

«E la tua famiglia?» chiese, dando voce a ciò che pensava stesse assillando il capitano.

«Questa è un'altra storia Liam e tu mi hai promesso saresti andato a dormire.» fece lui, alzando una mano e scompigliandogli i capelli castani.

Il ragazzino sospirò, tirandosi su.

«Buonanotte Wiha...» disse andando verso la zona della caverna che condivideva con Nifasi.

«Buonanotte Liam.» rispose il tritone.

Beh, ammettiamolo, tra allenamenti e storie del passato questo capitolo, nonostante sia tranquillo è anche parecchio magico, almeno spero che sia riuscita a trasmettere questa sensazione.

Ora perciò sapete come sono nati i cinque guerrieri leggendari, ognuno a modo suo. Non vi resta che scoprire cosa è successo nell'ultima battaglia che hanno affrontato anni prima.

Concludo ricordandovi di seguirmi sulla mia Pagina Facebook "Black Lady's Shadow" (dedicata solo alle mie originali), sul mio account Instagram dedicato alla scrittura, sempre "blackladyshadow" e sul forum "Time To Free" in cui chiunque può postare le loro original story e parlare di libri.

Grazie mille per aver letto questo capitolo.

Kiaretta

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