5|Jane Doe

"Jane, mi stai ascoltando?"

Jane si destò dai suoi pensieri e sussultò, guardando il suo migliore amico che esprimeva la sua faccia scocciata. Sospirò, passandosi una mano sulla fronte che aveva assunto una temperatura anormale.

Forse aveva la febbre.

"Sì, ti stavo ascoltando. Mi ero distratta un attimo, continua pure" gli sorrise stancamente.

"Jane, fai schifo a mentire" apostrofò, mantenendo un tono pacato. "Cos'hai?" Gli occhi azzurri presero una piega preoccupata, mentre il suo sguardo esigeva una risposta.

"Niente, sono solo stanca. Non dormo molto. Mi starò ammalando."

Era una mezza bugia e, nonostante Logan sapesse che c'era qualcosa di più, si limitò ad annuire, lasciandosi ricadere sulla comoda sedia della caffetteria. Si guardò un po' attorno, sforzandosi di non insistere. Sapeva che Jane non gli avrebbe detto nulla.

La ragazza di fronte a lui fece oscillare i capelli scuri, scostandone una ciocca dietro l'orecchio e bevendo un sorso di caffè. Logan sapeva che non avrebbe mai saputo fino in fondo chi fosse Jane Lancaster, ma allo stesso tempo gli anni di amicizia gli sembravano un buon pretesto per farsi conoscere almeno un po'.

Fondamentalmente non conosceva nulla di lei. Era una ragazza con i capelli castani, gli occhi di un marrone così scuro che a volte Logan si chiedeva se la pupilla e l'iride non si fossero amalgamate in quell'oblio oscuro e un corpo alto e atletico. Sapeva che era stata adottata da varie famiglie, ma nulla dei suoi genitori biologici. Probabilmente anche Jane era nella sua stessa situazione per quanto riguardava i suoi genitori, ma Logan aveva sempre la sensazione che lei, anche se avesse scoperto qualcosa, non glielo avrebbe detto.

Rinunciò a continuare il discorso che aveva intavolato sperando di incuriosirla, tanto non sarebbe servito. Stava pensando ad altro. Rimproverò se stesso quando fu tentato di chiederle di Steve.

Quella era l'unica preoccupazione che aveva Logan. Sperò che non si trattasse di lui ma, non volendo chiedere, scacciò quel pensiero fastidioso dalla mente.

D'altro canto, Logan aveva ragione: Jane non gli avrebbe detto nulla sulla faccenda "genitori da ritrovare".

Per una volta voleva fare tutto da sola. Così, se fosse di nuovo inciampata nella delusione di avere prima delle prove certe e poi cenere grigia, avrebbe superato l'amarezza in solitudine. Logan era una persona a cui teneva molto, forse troppo, ma si era ripromessa di fare tutto con calma e discrezione.

Forse, solo quando avrebbe scoperto qualcosa in più sui suoi genitori, avrebbe accennato qualcosa al migliore amico. Un aiuto poteva tornarle utile, soprattutto se quell'aiuto era Logan. Ma doveva pensarci bene, dopotutto non voleva mettere in mezzo nessuno.

Si concentrò su altro, anche se non pensare a quei fogli che giacevano dentro la sua borsa era difficile. Non voleva lasciarli in camera, per paura che la sua coinquilina li trovasse e ficcasse il naso. Quasi alzò gli occhi al cielo pensando a lei. Non la sopportava proprio, se non fosse che non poteva permettersi di pagare l'affitto da sola, avrebbe cambiato casa. O l'avrebbe mandata via.

Sentiva le dita prudere per la voglia di sfogliare quel malloppo di stampe, tenute ferme da un fermacarte che sembrava scoppiare. Jane aveva faticato a dormire anche per quello. Oltre agli incubi, che ultimamente le impedivano di appisolarsi, la presenza di quei fogli che non aveva nemmeno preso in mano la facevano agitare.

Aveva paura.

Sapeva di dover aprire quella cartella prima o poi, ma i ricordi della delusione precedente la bloccavano. Si era ripromessa di farlo appena avrebbe avuto un po' di tempo.

Finì di bere il caffè in fretta, ansiosa che il suo migliore amico la portasse a vedere questa "sorpresa". Per Jane le soprese erano un incubo. Era una maniaca del controllo e sapere di non essere al corrente di tutto la innervosiva. Ci aveva pensato per tutto il tragitto in macchina, ma non era arrivata a una conclusione.

Che cosa aveva organizzato Logan?

Guardò l'amico. Aveva un maglioncino blu pastello sopra a una camicia azzurra e dei semplici jeans chiari. Non era vestito da festa, si sarebbe presentato in smoking.

Jane lasciò andare un sospirò involontario. Non era una festa a sorpresa. Con quella convinzione che la faceva sentire più tranquilla, si rivolse al ragazzo, che stava picchiettando qualcosa sul display luminoso del suo telefono: "Andiamo?"

Logan alzò lo sguardo per un attimo, annuendo. Chiuse il telefono e lo mise dentro la tracolla, per poi dirigersi al bancone. Jane aspettò che arrivasse la sgridata. Per ingannare il tempo allungò una mano verso la borsa e prese le pastiglie per il mal di testa.

"Jane!"

"Sì?" si allargò in un sorriso innocente. L'amico la guardò in tralice, per poi sbuffare, facendo ricadere le braccia lungo i fianchi. La raggiunse velocemente.

"Perché devi sempre raggirarmi con la scusa di andare al bagno quando in realtà stai pagando il conto?" si lamentò, uscendo dalla caffetteria. Jane non rispose, alzando le spalle.

Sapeva che non gli dava fastidio, ma Jane preferiva pagarsi da sola le cose. Aveva sempre fatto così e così avrebbe sempre fatto.

"Lo sai che non ho problemi, vero?" continuò. Jane alzò gli occhi.

"Lo so."

"Non mi farai mai pagare, non è vero?"

Sorrise. "No."

-

Casa Shepard era sempre stata accogliente. I numerosi pomeriggi che Jane aveva passato in compagnia di Logan li aveva trascorsi quasi sempre in quella casa.

Il "Venerdì Pizza" -che ancora celebravano- era il momento preferito di Jane. Si riscosse quando una mano che oscillava a destra e sinistra pericolosamente vicino al suo volto le passò davanti ripetutamente.

"Ma cos'hai oggi?" ridacchiò il ragazzo. Jane lasciò perdere la domanda, seguendolo in salotto. Appoggiò la borsa sull'angolo del divano, curandosi di non stropicciare i fogli che erano al suo interno.

"Vuoi qualcosa?"

"Dell'acqua andrà bene" gli disse, camminando poi verso la cucina. Quando vide Logan aprire il suo frigo Jane sentì il suo stomaco reclamare cibo. Logan viveva ancora con i suoi e si prendeva cura di sua nonna al posto dei genitori, impegnati con il lavoro.

Comparando il frigo di Logan al suo si sentì quasi triste. In quella casa l'unica che sapeva cucinare era la sua coinquilina, ma era anche vegana. Il che includeva che, le poche volte che preparasse il pranzo, ogni forma di carne o alimenti derivati dagli animali fosse vietata.

Jane rispettava la sua scelta, ma avrebbe voluto tanto mangiare un pezzo di carne che non fosse precotta. Prese la bottiglietta d'acqua che il ragazzo le aveva dato, bevendo un lungo sorso per calmare la fame. Era da molto che non mangiava. La mattina non era riuscita a ingerire nulla per colpa del mal di testa, e finite le lezioni di neurologia in Università era dovuta scappare a ritirare delle cose. Avrebbe fatto una tirata fino alla fine del lavoro, che la teneva impegnata fino alle due del mattino.

"Vieni, ti faccio vedere la sorpresa" esclamò con troppo entusiasmo.

Jane lo seguì in garage un po' titubante.

"Chiudi gli occhi."

Jane alzò un sopracciglio. "No."

"Oh, avanti, non fare la guastafeste" si lamentò. Jane non batté ciglio, finché, dopo le continue preghiere di Logan, si decise e ubbidì.

Sentì qualcosa prenderle la mano e dovette imporsi di non scansarsi. La mano di Logan stretta alla sua le metteva disagio. Si lasciò tuttavia condurre verso "la sorpresa".

Quando sentì Logan lasciare la presa, sospirò sollevata. Percepì un fruscio di lenzuola, o forse di un telo.

"Puoi aprirli."

Jane schiuse prima un occhio per studiare la situazione, poi l'altro. Non disse nulla. Un largo sorriso le si stampò in volto.

"Ti piace?" le chiese il ragazzo dondolandosi sui talloni.

"Ovvio che mi piace" si lasciò sfuggire.

Davanti a se, seppur mancante di pezzi, c'era una XSR900. Jane dovette reprimere un urletto di gioia per non sembrare una bambina in estasi.

"Pensavo che, insomma, potevamo sistemarla nell'officina di mio padre" propose. Jane annuì.

L'idea le piaceva da matti.

Se l'emozione iniziale aveva preso subito il sopravvento, Jane si ritrovò a pensare a quanto l'avesse pagata.

"Logan?"

"Si?"

"Quanto l'hai pagata?"

"È un regalo, Jane" alzò gli occhi.

"Sai che non mi piacciono i regali."

"Consideralo un regalo di compleanno, allora."

"Tu non sai nemmeno quand'è il mio compleanno, Logan."

L'amico si ritrovò a borbottare in risposta.
Era vero, Jane non aveva voluto dirgli quando compiva gli anni.

In realtà Jane non lo sapeva. Sulla carta d'identità c'era scritto 15 settembre, ma quello era il giorno in cui l'avevano trovata. Non sapeva quando fosse nata, come non sapeva quale fosse il suo nome naturale.

Era una delle tante Jane Doe.

N/A

Allora, parliamone: quanto vorrei una XSR900?

Ve lo dico io: troppo.

I mean, look *-*

Comunque finalmente conosciamo quel patato di Logan, io lo amo, sappiatelo u_u

E finalmente nel prossimo pov Jane la nostra ragazza si muoverà un po' e andrà al lavoro, speriamo solo non combini guai

Enniente, spero che il capitolo, seppur noioso xD, vi sia piaciuto e vi aspetto al prossimo!

Neb

(per chi si aspetta un capitolo di Solange arriverà, lo prometto!)

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