4|Dottore e Dottoressa

Erano le 15:35 quando Grace raggiunse la sala principale.

Gli attacchi di mal di testa che la colpivano di frequente da quando aveva memoria l'avevano costretta a restare a letto per un po'. Non duravano mai tanto, ma nonostante la scarsa durata erano abbastanza forti da farle vomitare tutto il pranzo che aveva ingurgitato poco prima.

Camminando lentamente per la stanchezza e i giramenti che ogni tanto la costringevano a fermarsi, raggiunse quella che sembrava Samantha, seduta sulle sedie in plastica bianche dell'ospedale.

Quando si accomodò, Sam sussultò dalla sorpresa.

"Finalmente cazzo!" esclamò un po' troppo forte.

Un involontario lamento uscì dalla bocca di Grace, che dovette premersi con l'indice la tempia ancora frastornata. Gli occhi d'ebano della sua migliore amica, aggrottati in un'espressione di fastidio, si addolcirono.

"Ti senti bene, Grace?" le appoggiò una mano sulla spalla esile e fragile.

Grace scansò la mano, irritata. Odiava quella sensazione di pietà che le vedeva nello sguardo. Si strinse nelle spalle, sospirando: "Sto bene."

Samantha non disse nulla. Grace non voleva essere toccata da lei. Probabilmente era un comportamento che riservava a tutti, escluso il Dr. Scott, ma per la sua migliore amica era sempre una pugnalata al cuore, già ferito da squarci che ancora dovevano guarire.

Sam aveva Jessica. La amava sul serio quando i suoi genitori l'avevano portata lì. Col passare dei mesi, Jessica e lei avevano trovato uno stratagemma per non farsi beccare. Dicendo ai suoi che si vedeva con un certo "James", aveva convinto Jessica a venire, accompagnata da un amico che firmava al posto della sua fidanzata.

Però ben presto, la conoscenza di Grace cambiò le cose. Samantha sapeva di non avere speranze, ma in cuor suo la speranza non si era ancora spenta. Era sempre pronta a stringerla in un abbraccio, o ricevere un segnale da parte sua.

Ma Grace stava ferma.

Più volte si era chiesta cosa avesse fatto e perché, ma lei cambiava sempre argomento. Anche Ronda, l'inserviente che puliva la stanza del Dr. Scott, direttore e anche psicologo, sbirciando fra le sue cartelle, non aveva trovato nulla. Questo aveva destabilizzato non poco Sam, che sospettava sempre di più che qualcosa non quadrasse. Aveva chiesto allora a Ronda di fare altre ricerche e di guardare meglio le cartelle. Ma lei era stata licenziata prima che potesse riferirle ciò che aveva scoperto.

Sam si lasciò andare sulla sedia, cercando di mettere ordine fra le idee. Guardò il profilo dell'amica di cui segretamente era innamorata. Invidiava i suoi occhi color del cielo, così delicati. I capelli erano di un biondo innaturale, quasi bianchi, tanto da farla dubitare più volte che venisse dall'Inghilterra. Probabilmente l'avevano portata i suoi genitori da un posto lontano, a Nord magari.

"Sam scusa se non ho portato le tempere, ma non sono in grado di dipingere. Non sono in grado nemmeno di prendere le pastiglie, penso che le vomiterei" la guardò.

Sam dovette reprimere l'istinto di abbracciarla. Mise su un finto sorriso che celava il suo cuore spezzato, annuendo comprensiva.

"Lo so, stai tranquilla. Ma qualcosa per il mal di testa non possono dartelo?" volle sapere.

Con la quantità di pastiglie che il Dr. Scott le prescriveva vedeva impossibile che non le avesse dato qualcosa per le emicranie da sempre abitudinarie.

"No, a quanto pare i miei non vogliono" alzò le spalle. Strizzò un attimo gli occhi, e capì che stava combattendo con i postumi. A volte, dopo un attacco, Grace aveva per tutta la giornata questi crampi che la distruggevano.

"Sicura di star bene?"

"Sì, tranquilla. Ci sono abituata; un attacco in più o un attacco in meno non cambierà niente."

Sam ingoiò la sua risposta fredda, che si bloccò nello stomaco come un boccone troppo pesante. Aveva la sensazione costante di star parlando con un automa. L'amica conteneva sempre le sue emozioni, non facendo trasparire nulla.

Tranne con il Dr. Scott.

Sam dovette trattenersi dal piegare le labbra in una smorfia di fastidio. Lo odiava. Odiava che Grace lo ritenesse così importante da difenderlo sempre. Odiava che mostrasse sentimenti solo per lui. Sapeva che stava solo usando Grace, ma non aveva le prove.

Voleva far vedere a Grace il vero volto del Dr. Scott.

"Andiamo?"

Il volto di Grace si rivolse verso la sua direzione. "Dove?"

"A vedere la verità."

-

Grace non era stata d'accordo. Mentire ai propri controllori non le era parsa una buona idea. Le conseguenze, se le avessero scoperte, sarebbero state esemplari.

Tuttavia seguiva Sam fra i corridoi dell'ospedale. L'ala nord, opposta a quella in cui risiedevano le loro camere e ospitante della sala del Dr. Scott, era vuota. A quell'ora tutti i pazienti erano impegnati nei corsi. Grace non era potuta andare per il mal di testa, e si chiese che scusa avesse usato la ragazza per sfuggire ai suoi impegni.

Le regole dell'ospedale erano severissime, motivo in più per avere paura di ciò che Sam e lei stavano facendo. Gironzolare senza permesso e dopo aver mentito con una scusa banale non sembravano dei peccati innocui.

Abbassando lo sguardo per rimediare, per quello che poteva, alle telecamere di sorveglianza, camminava a passo sostenuto dietro a Sam. Quando l'amica si fermò il cuore di Grace perse un battito. Non aveva ancor alzato lo sguardo, paurosa che qualcuno le avesse scoperte.

Non sentendo nulla però, si permise di sbirciare. Davanti, aveva la porta dell'ufficio del Dr. Scott.

"Perché mi hai portata qui?"

Sam non rispose, fissando la porta.

"Aprila."

Grace corrugò la fronte e scosse la testa. Perché avrebbe dovuto farlo?

"Se non lo fai tu lo faccio io" pronunciò seria.

Grace lasciò perdere, sapeva che Sam non l'avrebbe fatto e lei non aveva intenzione di cacciarsi nei guai. Si voltò per girarsi, ma qualcosa attirò la sua attenzione. Una risata. Non riconobbe la voce, in quell'ospedale non rideva mai nessuno. Cercò di capire da dove proveniva, prima di constatare che era da dietro la porta dietro di lei che veniva il suono.

Chiuse gli occhi. Era la risata di una donna.

Non saltare a conclusioni affrettate, Grace, si disse.

Ma quando senti un urletto, il suo corpo non riuscì a frenarsi, dirigendosi verso la porta. Sam, in disparte, guardava la scena.

Ora sarebbe arrivato il momento in cui finalmente avrebbe visto chi era veramente.

Appoggiò la maniglia alla porta, abbassandola leggermente. La tirò, ma l'esito la deluse. Era chiusa a chiave. Quando sentì un'altra risata, tirò più forte.

La porta si aprì di scatto, rivelando la paura più profonda di Grace.

Gli occhi si spalancarono, per poi riempirsi di lacrime.

Il Dr. Scott e la Dottoressa Jackson.

Insieme.

Evidentemente la porta non aveva fatto rumore, poiché i due non si erano accorti della sua presenza. Grace non disse nulla, chiudendo la porta lentamente e rivolgendosi all'amica.

"Andiamocene da qui."


N/A

Zan zaan zaaaaaan

In realtà non ho nulla da dire oggi xD

Spero che il capitolo sia stato di vostro gradimento e che continuerete a seguire questa "storia" :D

Neb

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