Capitolo 17: Azione
Tornammo a casa, sentivo lo sguardo di Cassandra sulle spalle che mi scrutava preoccupato. Era chiaro come il sole che non approvava quello che avevo fatto al bar, eppure, lei avrebbe dovuto capirmi, era un vampiro.
- Non avresti dovuto - disse, come se avesse intuito i miei pensieri - ora sanno che c'è uno squartatore nelle vicinanze -
Arricciai il naso - squartatore? - domandai, non avevo mai sentito quel termine. Non riferito a me.
- Un vampiro che non si controlla è uno squartatore - spiegò Cassandra.
Non mi piaceva quella parola, per niente, eppure avrebbe potuto essere la soluzione a tutti i miei problemi.
Cosa è in grado di fare un essere come me, in uno stato incontrollato?
Fuori controllo. Al di là di ogni cosa.
- Io non sono un vampiro - replicai e mi feci cadere sul divano, ero annoiato - sono un ibrido. Nessuno è come me. -
- Tu sei anche un vampiro, e come tale sei attratto dal sangue. Perfino tu devi imparare a controllare i tuoi impulsi -
Sbuffai e puntai i miei occhi nei suoi - Davvero? - domandai - e a che pro? -
Cassandra non mi rispose, allora mi alzai e mi avvicinai a lei.
- Un potere come il mio non va trattenuto. Sfrutterò ogni briciola di quello che ho dentro, di quello che mi è stato donato e nessuno mi fermerà. Troverò l'altro Me. Formerò un nuovo esercito di adepti e poi, finalmente, sarò completo-
- Come intendi procedere? -
- Con ogni mezzo. Per prima cosa devo trovare altri vampiri e se necessario trasformare degli umani. Li addestrerò ed eliminerò ciò che è rimasto dei Dawn. -
Feci una pausa, pensando a quanto tempo e lavoro avrebbe richiesto tutto questo.
- Solo quando non avrò più ostacoli cercheremo l'altro Me. Lo andremo a prendere e sarò completo. -
Cassandra non disse nulla, ma sapevo che mi avrebbe aiutato.
Mi sedetti nuovamente.
Chiusi gli occhi.
Avevo bisogno di silenzio. Concentrazione.
Feci un respiro profondo e iniziai ad espandere la mente, ad allargare i miei pensieri e i fili della mia mappa mentale.
Il primo passo verso la completezza dipendeva dalla riuscita di questa semplice azione, che avevo già compiuto altre volte.
Tutto era legato alla ricomposizione di un puzzle, composto non da pezzettini di cartone, ma da persone. Vampiri.
Il mio nuovo esercito.
E così passarono le ore e poi i giorni.
Non mi mossi dal mio posto, stetti seduto con gli occhi chiusi e, un poco per volta, attirai a me ogni singolo succhia-sangue, futuro adepto e possibile sicario.
Non esclusi nessuno, richiamai a me ognuna delle menti che sfioravo, non mi importava delle loro storie e caratteri, non davo peso alla loro personalità, se fossero buoni, cattivi, sociopatici oppure volontari in qualche associazione no-profit.
Non mi importava, perché li avrei soggiogati e avrebbero fatto qualsiasi cosa per me.
Qualsiasi. Senza esitazione.
Dopo un mese passato in questo stato decisi che era abbastanza, che i vampiri che avevo raccolto intorno a me erano sufficienti ad andare avanti con la seconda parte della mia rinascita, del mio ritorno.
Il passo successivo fu trasformare in vampiro l'unica persona, esclusi i Dawn, che aveva avuto un contatto diretto con l'altro Me.
Cassandra lo aveva tenuto d'occhio per mio conto, lo aveva studiato e aveva carpito da lui ogni informazione che potesse essermi utile.
Nikolaij Vertov
Conoscevo solo il suo nome, non lo avevo mai visto, eppure non mi piaceva.
Avevo la netta sensazione che avesse ferito i sentimenti dell'altro Me. Non sapevo spiegarmi come, semplicemente lo sentivo. Ne avevo la certezza dentro di me, nella mia parte più profonda.
Scossi la testa, non era importante. Non ora.
Chiamai Cassandra e decisi che sarei andato con lei da Nikolaij, mentre tutti gli altri vampiri rimanevano nascosti nei boschi, a preparare il nostro nuovo rifugio e ad allenarsi per diventare più forti e spietati.
- Non credi che prima dovresti nutriti?- domandò Cassandra e io la guardai di sbieco, la fame poteva aspettare - È da un mese che sei fermo e immobile su quel divano, che stai lì seduto a gambe incrociate a cercare altri vampiri, a chiamarli a te affinché formino un esercito, ma...-
La interruppi - Ma cosa? - chiesi e mi alzai senza alcuno sforzo - Come vedi sto in piedi -
Lei rimase sbalordita, spalancò occhi e bocca, incredula.
- Com' è possibile? -
- Prendo ciò che mi serve da tutto quello che mi circonda. Andando sempre più avanti con la meditazione mi sono reso conto che ogni cosa, ogni sasso, albero, animale, che ogni essere animato o inanimato è costituito o circondato di energia. Mi basta assorbirla per stare meglio, per non sentire più la stanchezza. -
- Puoi davvero farlo? -
Annuii, poi feci un passo avanti.
- Andiamo-
Uscii e Cassandra mi seguì, anche se potevo percepire tutta la sua perplessità e la sua paura.
La Libellula Nera poteva anche averle spiegato chi io fossi, ma certo non si era aspettata tutto questo.
Non credeva che avrei sperimentato sangue umano, rischiando di trasformarmi in un incontrollabile squartatore, non pensava che sarei riuscito a soggiogare un intero esercito di vampiri o a esprimere la volontà di crearne di nuovi, a partire da quel poveretto che le avevo chiesto di tenere d'occhio e di pedinare.
Forse le era stato detto che ero il nero più assoluto, ma non aveva voluto crederci; aveva dimenticato che il nero assorbe la luce, che ricopre e oscura ogni cosa.
Ad un certo punto mi fermai, eravamo arrivati a destinazione.
Vidi Nikolaij occupato nella cura di un giovane lupo, Cassandra mi aveva raccontato che si occupava di animali selvatici, in particolare di quelli della riserva dei Dawn.
Mi avvicinai a lui, mentre Cassandra decise di rimanere qualche passo più indietro.
Alzò gli occhi e li puntò verso di me.
- Posso aiutarti?- domandò, ma io non risposi, mi limitai a fissarlo.
- È tutto ok? -
Fiutai la sua ansia. Nikolaij stava cominciando a percepire il pericolo.
- Hey! - chiamò e fece un passo avanti - sto dicendo a te ragazzino! -
Ragazzino.
- Non chiamarmi in quel modo -
Nikolaij si fece ancora più perplesso. Arretrò di un passo.
- Sai - dissi avanzando - oggi è il tuo giorno fortunato -
Balzai su di lui e affondai i canini nel suo collo pulsante di vita e sangue.
Non ebbe neanche il tempo di capire cosa stava succedendo e io, dal mio canto, dovetti usare tutta la mia forza e autocontrollo per non dissanguarlo e ucciderlo definitivamente.
Rimasi attaccato a lui il tempo necessario alla trasformazione, poi lo sciolsi dalla mia presa.
- Domani ti sentirai meglio - dissi - il mondo avrà tutto un altro aspetto. Non te lo meriti, ma sei l'unico contatto che ho con l'altro Me. -
Mi asciugai il sangue dalle labbra e chiamai Cassandra: si sarebbe occupata lei della transizione di Nikolaij.
Io ho altro da fare.
Spazio autrice:
Eccomi qui^^
Chiedo scusa per il ritardo, ma ultimamente ero in crisi >< non sapevo come portare avanti la storia, ma non preoccupatevi! Anche se ci vorrà del tempo non abbandonerò questo racconto e lo porterò a termine:)
Al prossimo capitolo:)
Ps: non so se è il vostro genere, ma se vi va/avete del tempo, sto scrivendo una nuova storia intitolata "Fragile e Indistruttibile " .
Grazie a chiunque darà una sbirciatina :)
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