~6~ Nɪɢʜᴛᴍᴀʀᴇs ~6~
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Mi alzai rapidamente e mi girai. Era un Sans, penso lo stesso Sans che avevo visto il giorno prima, completamente ricoperto di melma e con dei tentacoli dietro la schiena.
《Chi diavolo sei?!... come... Come hai fatto ad entrare?》.
《Teletrasporto, ho sentito i tuoi sentimenti negativi》.
《Sentimenti... negativi...?》.
《Ho visto cosa hai fatto a quel mostro, meraviglioso devo dire》.
《Chi diavolo sei?!》lo interruppi in preda all'ira 《perchè sei qui?!》.
《Una domanda alla volta》disse con un sorrisetto 《Mi chiamo Nightmare Sans, o Nightmare se ti va, signore degli Incubi e portatore di Caos》.
Se ve lo state chiedendo; si, era spavaldo anche all'epoca.
《Come sei diventato un polpo?》.
《Non è divertente-》.
《Infatti ero serio》.
《... quello che ti deve interessare è che hai bisogno del mio aiuto》.
《E perchè mi vorresti aiutare?》.
《Perchè sono sicuro che farai molto casino in futuro... Blight 》 il tono di voce con cui disse il mio nome mi fece rabbrividire.
Senza dire niente se ne andò, sussurrando tra sé e sé che mi serviva più LV.
Non riuscivo a capire e mi accorsi anche che nessuno si era fatto due domande su quell'incontro nonostante le videocamere. Penso che Nightmare le aveva manomesse.
Nelle notti seguenti, per circa una o due settimane, sognai solo e solamente incubi. Era sempre lo stesso: mi svegliavo e la porta era stranamente aperta, uscivo e camminavo per un po' nel corridoio che mi sembrava infinito -uno di quei tunnel infiniti che si sognano di solito- in lontananza si vedevano quattro sagome nere, una con un cappuccio sulla testa -o almeno sembrava-, una con una sciarpa, una con qualcosa simile ad un'ascia sulla schiena e una con un felpa abbastanza grande addosso.
Sentivo qualcuno che mi chiamava "Blight". Eppure solo in due sapevano questo nome, Neluz e SwapFell, e... anche Nightmare ora se proprio vogliamo contarlo, anche se nessuna sagoma aveva i tentacoli...
Comunque non ha importanza, in un certo senso io sentivo che erano quelle quattro sagome che mi chiamavano, non so perchè... lo sapevo e basta.
Iniziavo a correre verso di loro, ma più mi avvicinavo più si allontanavano.
Le voci diventarono urla e continuavano a chiamarmi, stavolta per cercare aiuto, il sangue cominciava a colare dalle pareti e io ora non riuscivo a muovermi... ero paralizzato.
È proprio quando mi stavo per svegliare che urlavo una parola, mai sentita prima eppure così familiare...
Con quella parola era come se li chiamassi.
Quando mi svegliavo urlavo ancora una volta quella parola come se avessi anch'io bisogno di loro...
《MOB》
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