Capitolo 15

Due anni dopo.

Giocano nel Prato. La bimba con i capelli scuri e gli occhi azzurri sta ballando. Il maschietto con i riccioli biondi e gli occhi grigi si sforza di starle dietro sulle gambe paffute che muovono i primi passi. Mi ci sono voluti cinque, dieci, quindici anni per dire di sì. Ma Peeta li desiderava tanto. Aspettare lui è stato un po’ più facile. Non molto, però. 
La bambina ha iniziato ad andare a scuola e come potevamo immaginare, le hanno parlato degli Hunger Games, ora sa che sia io che suo padre ne abbiamo preso parte, sa anche della rivolta.
Poveri bambini, siamo in tempi di pace sì, ma li terrorizzano ugualmente, Prim non è riuscita a dormire per due notti intere, non faceva altro che frignare spaventata all'idea che noi ne abbiamo preso parte.
Abbiamo cercato di calmarla, ma è stato tutto inutile.
Fra qualche anno anche il piccolo Mitch saprà, ciò mi mette sconforto, ma fortunatamente ho Peeta al mio fianco e sono sicura che andrà tutto bene.
Mi auguro solamente che questa pace sia duratura e che loro possano vivere seneramente per il resto della loro vita.
Noto che si è fatto tardi, così mi avvicino ai bambini e gli invito a tornare a casa, entriamo nella nostra dimora dove Peeta sta cucinando qualche biscotto, Prim corre da lui e le salta addosso abbracciandolo forte. Lei e Peeta sono molto legate. Il piccolo Mitch inizia a sbadigliare, così, prima di portarlo a letto gli faccio un bel bagno caldo, mentre lo strofino ripenso un po' agli anni passati, ultimamente mi capita spesso e a volte mi porta nostalgia, molta...
Porto il piccolo nella culla e gli canto la stessa ninna nanna che cantavo a mia sorella Prim e che ho cantato a Rue nell'arena, fortunatamente si addormentata in un men che non si dica.
"Mamma! Mamma!"
Sento la voce della piccola Prim chiamarmi, corrugo la fronte e seguo la sua voce ritrovandomi in soffitta, gira su se stessa felice e mi domanda
"Mamma mamma, guarda cosa ho trovato!  Secondo te mi stanno bene?!"
Osservo bene la mia bambina e solo ora noto che ha indosso altri vestiti, sento come se qualcuno mi avesse dato un pugno nello stomaco, quei vestiti... le stanno un po' grandi, ma le stanno bene, quei vestiti che ora indossa, appartenevano alla mia dolce sorellina Prim. Noto che la camicetta dal retro spunta fuori dalla gonna,,un altro pugno nello stomaco, i miei occhi si fanno lucidi, così mi avvicino a lei e le sistemo bene quella coda che le fuoriesce.
"Sei bellissima...ma tieni dentro la coda paperella. " Mormoro...stringo forte la mia piccolina stringendo gli occhi per non far fuoriuscire delle lacrime; sono passati quindici anni, ma la ferita è ancora aperta dentro di me, ogni notte sogno la sua morte, ogni volta mi sento sempre più impotente e temo per la mia famiglia.
Ho paura che possa accadere qualcosa di brutto, vivo ogni minuto della mia vita col terrore anche se ho imparato a nascondere bene quest'emozione.
"Mamma stai bene? Mi stai stringendo fortissimo!"
"Sì piccola mia, va tutto bene" le sorrido dolcemente "questi abiti erano di mia sorella Prim, come tu sai ora non c'è più e mi manca molto..."
La piccola annuisce e inizia a levarseli velocemente.
"Se ti fanno star male allora non li porto giù e li lascio in soffitta con le altre cose vecchie... "
"No piccolina, non mi fanno star male, puoi indossarli, ma solo quando sarai più grande, ora ti sono un po' larghi... "
Prim fa un gran sorriso e mi stringe forte.
"Ti voglio bene mamma... tanto bene..."
"Anche io piccola mia, anche io... "
"Com'era la zia?"
Sollevo lo sguardo osservando la piccola, sospiro leggermente e mi siedo per terra mettendo Prim sulle mie gambe.
"Era una ragazza fantastica, era gentile, altruista e coraggiosa... volevo tanto avere il suo carattere, era sempre felice..." il sorriso di mia sorella mi appare d'inanzi.
"Era la sorella migliore che potessi desiderare... era il mio opposto, era la persona che, in fondo volevo essere, non dimenticherò mai tutto ciò che abbiamo passato assieme. Mi sento così in colpa... se ripenso a ciò che le è capitato" cerco di trattenermi il più possibile stringendo una mano a pugno sino a far diventare le nocche bianche "non sono riuscita a salvarla e mi dispiace, non meritava di fare quella fine... mia sorella era l'unica persona che pensavo di amare... sarebbe diventata un medico eccezionale se solo... se solo...fosse ancora quì... "

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