La peggior giornata di sempre

Avvertenza: Normal!AU. Tutti i personaggi hanno due anni in meno.

Non ero mai stata in punizione.
Ero sempre stata una studentessa modello, quel tipo di persona che studia e che riesce comunque a trovare il tempo per se stessa e per gli altri. I  miei voti erano sempre stati ottimi, così come la mia condotta. Ma quella non era stata per niente una bella giornata.

Mi ero svegliata alle tre perché Link, uno dei miei fratelli adottivi, era tornato a casa a quell'ora dopo un uscita con amici. Ed era brillo. Fece rumore, ma avevo comunque preferito starmene zitta e fingere di non aver sentito niente. Peccato che mia madre non fosse della mia stessa idea. Sentii forte e chiaro lo schiaffo in faccia che si beccò Link, che si trovava al piano di sotto.

Poi, Zelda, altra sorella adottiva, si era svegliata alle cinque, lamentando dei dolori alla pancia. E quando lei si sente male, non dorme più nessuno. Nessuno tranne Toad, che aveva quattro anni e il sonno inversamente proporzionale al suo peso piuma, e Link, che russava come un trattore.

Mamma e papà (adottivi e se ve lo state chiedendo, in famiglia siamo otto figli) erano preoccupatissimi e avevano subito piazzato Zelda in auto per correre ad una velocità decisamente superiore al limite legale verso ospedale, lasciando il compito di badare alla casa e agli altri a Didi. Sinceramente, non so cosa passasse loro per la testa quando avevano scelto proprio lei, perché tutti in casa sapevano che, nonostante i suoi diciotto anni, aveva bisogno di una babysitter.

Una volta che se n'erano andati, Phoenix aveva imprecato di brutto e si era nuovamente buttato nel letto, seguito a ruota da Vanellope (senza l'imprecazione, però).

Io, Didi e Blue eravamo le uniche ancora in piedi. Didi perché aveva evidentemente bevuto troppo caffè, io e Blue perché eravamo troppo preoccupate.

Riassunto di quelle ore: Didi aveva fatto casino (ovviamente), svegliando sia Link che Phoenix, e tutti e tre avevano iniziato a litigare. Alle cinque e mezza della mattina.

Quindi, la mattina non era stata per niente delle migliori, ma non era ancora finita.

Link aveva dovuto accompagnarci tutti a scuola, visto che era il più grande, l'unico che aveva finito gli studi (tecnicamente doveva andare al college, ma in quella settimana aveva scelto di non andarci), ma, soprattutto, l'unico di cui tutti noi ci fidavamo a lasciar guidare. Aveva lasciato prima Vanellope alle elementari, poi Phoenix alle medie ed infine... c'era traffico per le superiori. Link aveva imprecato così tanto che Toad (che avevamo deciso di portarcelo appresso per evitare che rimanesse solo a casa) si era messo a ripetere a ruota quello che aveva detto, facendo ridere Didi e Blue, mentre il più grande si preoccupava che il bambino non dicesse quelle parole di fronte a mamma e papà.
Io me ne stavo a leggere un libro e avrei tanto voluto avere silenzio.

Arrivati a scuola, la mia calma e la mia pazienza erano già al limite, ma presi comunque un bel respiro, decisa a dare una possibilità a quella giornata.

Avrei dovuto urlare nel bagno, almeno mi sarei calmata un po'.

Le prime ore si rivelarono una noia mortale. Feci fatica a prestare attenzione per via del sonno e la voce del prof non aiutava.

All'intervallo la coda per il bagno risultò eterna, tant'è che andai in classe in ritardo. L'insegnate, che doveva essersi svegliato col piede sbagliato (ti capisco), prese a sgridarmi. Cercai di spiegarli che la coda era lunga, ma niente da fare. 

Ora dopo: supplenza. La supplente era l'insegnate che odiavo di più. Sentimento completamente ricambiato da lei.

Si era sempre divertita a fare commenti orribili sulla mia famiglia, commenti a cui solitamente non rispondevo o a cui rispondevo educatamente.

Quel giorno era diverso.

Nel giro di venti minuti, aveva insultato la mia famiglia cinque volte, con le risate di alcuni ragazzi in sottofondo. Alla sesta ero esplosa.

Non dissi nessuna parolaccia (Link e Phoenix mi dicevano sempre che doveva esserci qualche legge per impedirmi di pronunciarle), ma il mio tono fu così sgarbato, senza contare che urlai, che la professoressa lo commentò come "inaccettabile". 

Quindi eccomi qui, nella stanza delle punizioni. Ad aspettare eventuali compagni e la stessa professoressa che mi aveva mandata lì.

Che gioia.

Passarono diversi minuti prima che la porta si aprì, rivelando una ragazza di origini asiatiche completamente vestita di nero. Si sedette dietro di me, probabilmente per poter usare il telefono senza problemi, visto che la coprivo quasi completamente dalla cattedra.

Stavo continuando il libro di quella mattina, quando la sconosciuta mi chiamò da dietro.

«Ehi, sai chi c'è?» mi domandò.

«La Altissimi» risposi senza staccare gli occhi dal libro.

La ragazza sbuffò in modo teatrale. «Ancora quella cagacazzo?! Cos'è, hanno messo in punizione anche lei? È sempre qui, cazzo!». Quel commento mi divertì, ma mi limitai a sorridere appena. Aveva usato un tono che capivo perfettamente: quella donna era irritante, nel senso peggiore del termine.

«Tu perché sei qui?» continuò a chiedermi. Sospirai e chiusi il libro. Fin quando la Altissimi non fosse entrata in aula, probabilmente la ragazza avrebbe continuato a parlarmi, quindi chiusi il libro e mi girai verso di lei.

«L'ho insultata. Più o meno».

La ragazza mi guardò scioccata, poi sorrise ampiamente. «Insultata? Se lo merita! È una tale rompicoglioni che mi sorprende la lascino ancora lavorare qui».

Fui un po' sorpresa da quella risposta, ma non mi dispiacque.

«Lo fa solo per i soldi» commentai sottovoce.

«Ci sono tanti lavori, se è per quello. Come il clown, per esempio».

Ridacchiai proprio quando la prof entrò in classe. Nessuna delle due si alzò per salutarla e lei ci guardò malissimo, ma non disse niente.

Ci intimò di fare silenzio per tutta l'ora, che si stava presentando come la più noiosa della mia vita, almeno fino a quando qualcuno non fece rumore in corridoio, facendo alzare e uscire la Altissimi.

La ragazza si alzò a sua volta, avvicinandosi alla lavagna.

«Cosa fai?» le sussurrai.

«Mi diverto un po'» mi rispose. «Vuoi unirti?».

Guardai fuori dalle finestre dell'aula, senza vedere l'insegnate. Se fosse stata una giornata normale, avrei lasciato perdere, ma non ero calma come al solito, e la Altissimi era stata peggio del solito.

Mi alzai a mia volta e presi una dei pennarelli per scrivere alla lavagna.

La ragazza scrisse insulti non troppo pesanti, mentre io diedi sfogo alle mie capacità artistiche e disegnati una caricatura che puntava sul mettere l'insegnante in cattiva luce.

La ragazza si mise a ridere, quando posò lo sguardo sulla mia opera.

«È bellissimo!» rise.

Sorrisi. «Anche le tue frasi sono bellissime, soprattutto dove descrivi la sua voce da oca».

«È solo la verità» commentò.

Tornammo ai nostri posti divertite.

«Come ti chiami, comunque?» mi chiese.

«Elisa, ma puoi chiamarmi Red, se preferisci» risposi.

«Yuk, ma chiamami pure Melinoe».

«Come la dea greca?».

«Sì! Anche a te piace la mitologia?».

«Possiamo dire di sì» risposi sorridendo.

Poi la prof tornò e la sua faccia fu epica.

Ora avevamo appuntamento con lei tutti i pomeriggi delle due settimane seguenti al solito orario. Stranamente, non me ne importò.

Quando quell'ora terminò e io e Melinoe ci dividemmo, pensai che, alla fine, quella giornata non fosse completamente da buttare.












Sinceramente questa os non mi fa impazzire (preferisco l'altra), ma non mi dispiace.

Non so come mi sia venuta l'idea di rendere alcuni dei ragazzi del Gruppo fratelli (adottivi), ma va bene. In caso ve lo stesse chiedendo, il loro cognome è "Lucky"; sono un genio, lo so.

Aggiungo anche che Melinoe è stata bocciata due volte perché la trama lo richiede e questo significa che lei e Didi fanno dei corsi insieme. Mi spiace per i professori.

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