✨53. Radici intrecciate
Le pieghe dell'abito rosato accarezzavano dolcemente l'erba, sfiorando gli steli e seguendo il lento avanzare della figura accovacciata a cui appartenevano. Il verde del prato era puntellato da un'infinita distesa di piccoli fiori di campo, che sfolgoravano nei colori accesi di cui erano rivestiti. Il capo chino e le dita che correvano veloci a cogliere qualche margherita, una calendula qua e là, unendole ad alcuni rami di mimosa e di mandorlo, Jaqueline sembrava una ninfa del bosco. Formava un bouquet sempre più variopinto e lo stringeva in una mano, mentre con quella libera continuava la sua raccolta.
Avvicinandosi lentamente, Jules non poté fare a meno di osservarla con ammirazione, completamente rapito da quella visione. I gesti delicati sembravano seguire la scia dei suoi pensieri solitari, mentre era intenta a intrecciare con cura i fiori appena colti per farne un piccolo capolavoro. La raggiunse, sorridendole compiaciuto:
"È meraviglioso, state facendo un ottimo lavoro."
Jaqueline si voltò, mostrandogli per un istante il viso turbato, che si distese immediatamente, a quelle parole:
"Siete voi ad avermi insegnato ad apprezzare i fiori più comuni, e a conoscere e rispettare invece le specie protette. Da ragazzina venivo spesso qui, ma non ne sapevo nulla."
Mr Gaumont le si avvicinò ancora, inginocchiandosi accanto a lei e allungando le dita verso le sue, per sfiorare il mazzo che aveva tra le mani, accarezzando ogni stelo:
"Avete fatto un'ottima scelta: Acacia dealbata, con i suoi fiori gialli delicati, perfettamente abbinata alla Calendula, che fiorisce da adesso sino all'autunno, e poi il bianco dei fiori del Prunus dulcis e delle così comuni, ma sempre uniche, margherite. Un bouquet davvero perfetto."
Si fermò, guardandola negli occhi:
"È un peccato non avervi conosciuta prima: vorrei aver esplorato questi boschi con voi, da ragazzino... Ma è facile immaginarvi bambina, sapete? Avete lo stesso spirito avventuroso, la stessa aria sognante."
Jaqueline scosse la testa:
"È passato molto tempo... Ormai i ricordi sono avvolti dalla coltre di nostalgia che appartiene al mondo degli adulti."
Si voltò, malinconica, osservando il punto dove poco prima Jules si era trattenuto a parlare con Isabelle:
"Lei invece è ancora nel fiore degli anni. Ed è meravigliosa."
Mr Gaumont annuì, senza comprendere le sue velate allusioni:
"Sì, è molto matura per la sua età, e sicuramente il merito è in gran parte da attribuire alla sua insegnante."
Jaqueline, vedendo in quella risposta una conferma dei suoi timori, abbassò lo sguardo, tentando di nascondere gli occhi che si inumidivano a un tratto. Le dita le tremavano, mentre tentava di apparire disinvolta:
"Sono certa... che abbiate fatto un'ottima scelta, signore. E presumo, dalla vostra espressione serena, che sia stata ricambiata."
Jules, allora, sembrò cogliere per la prima volta quali pensieri avessero annuvolato la mente della sua interlocutrice, ma decise di assecondarli per qualche istante, per comprendere quanto l'attaccamento di Jaqueline nei suoi confronti fosse profondo.
"Oh, sì, ha accettato senza alcun indugio..."
A quell'asserzione così chiara, lei, atterrita e presa alla sprovvista, lasciò cadere i fiori, portandosi le mani al volto e nascondendo per un istante il viso.
"Mi... mi congratulo con voi, signore."
Jules, allora, non seppe più trattenersi. Prese quelle mani tremanti tra le sue, allontanandole da quel viso e stringendole tra le dita. Alcune lacrime rigavano il volto di Jaqueline, che lo guardava ora con un sorriso commosso e disperato al tempo stesso:
"Non fraintendetemi: sono davvero molto, molto contenta per voi. La vostra felicità e quella di Isabelle sono ciò che mi sta più a cuore... E sapere che l'abbiate raggiunta insieme è per me fonte di immensa gioia... La notizia arriva solo in modo... inaspettato."
La sua voce arrancava, faticando a trovare le parole e a prendere fiato, mentre il suo volto sbiancato tentava ancora di realizzare quella rivelazione a cui era completamente impreparata. Jules, invece, la guardava in silenzio, trattenendo ancora quelle mani tra le sue, quelle dita che aveva sempre voluto stringere a sé. Se le portò alle labbra, serbandole gelosamente, come il tesoro più prezioso che avesse mai trovato. A quel gesto, un'espressione sconcertata prese forma sul viso di Jaqueline, che non tentava nemmeno di ritrarre le mani, incapace di reagire:
"Cosa fate?"
Jules si portò quelle dita, ancora strette tra le sue, al petto, abbassando il viso sino a sfiorare quello di Jaqueline, naufragando nei suoi occhi lucidi:
"Ciò che ho sempre desiderato: ammirarvi a meno di un metro di distanza. Sapete quanto odio le convenzioni..."
Lei avvampò, voltando la testa e indietreggiando con il capo, tentando di staccarsi, ma incapace al tempo stesso di allontanarlo.
"Ma... Cosa dite?"
La guardava come se non l'avesse mai vista prima, percorreva con gli occhi il suo profilo: la fronte corrugata, le labbra socchiuse e gli zigomi arrossati.
"Siete voi, Jaqueline, siete sempre stata voi. Ricordo di aver letto e riletto la vostra prima lettera fino a conoscerne a memoria ogni parola. Non vi avevo mai visto, e già allora vi amavo in segreto."
Jaqueline sembrava udire quelle parole, ma non riuscire a comprenderle, ad afferrarne la portata. Si voltò nuovamente a guardarlo, lo sconcerto nello sguardo attonito:
"Vi siete appena dichiarato a un'altra donna, più degna del vostro affetto. Non prendetevi gioco di me, signore, ve ne prego."
Ritrasse le mani dalle sue, si alzò e cercò di spingerlo lontano, ma lo fece con più dolcezza di quanto avrebbe voluto, perché non aveva la forza per respingerlo, non ne era capace. In quel gesto, le dita si intrecciarono ai suoi capelli, mentre Jules sollevava lo sguardo, sfiorandole il vestito con il mento.
"Non lasciatemi così, fatemi spiegare... Jaqueline, ti prego, ascoltami..."
Posò le mani sui suoi fianchi, trattenendola dal suo arretrare. Lei soffocò un singhiozzo, fermando a stento le lacrime:
"Non serve che vi spieghiate... Avete preso la decisione migliore, signore. Vi prego, non trattenetemi. Lascerò il mio impiego, lascerò la vostra casa. Solo... abbiate pietà per i miei sentimenti."
Si era inginocchiato davanti a lei, le dita ancora strette ai suoi fianchi, terrorizzato adesso all'idea di averla ferita irreparabilmente.
"Jaqueline, aspetta. I tuoi sentimenti sono ciò che ho di più caro al mondo. Tu sei tutto ciò a cui tengo... La proposta di lavoro che ho fatto a Isabelle non era nient'altro che un'offerta di un impiego, niente più di questo. Non potrei mai amare nessun'altra donna, di quella che tengo ora stretta a me. A nessun'altra potrei mai proporre di diventare mia moglie."
Jaqueline, allora, riprese a respirare, abbandonandosi a un tratto a quella stretta e tornando ad abbassare lo sguardo su di lui, arrestando i suoi tentativi di liberarsi dalle sue mani, dal suo sguardo.
"Dite davvero?"
Jules annuì, gli occhi lucidi e il cuore in subbuglio:
"Vorrei avertelo detto molto prima, sognavo di dirtelo, di urlarlo al mondo intero: io ti amo, Jaqueline, ti amo dal primo momento. Dal giorno in cui ho letto uno dei tuoi articoli così anticonformisti e veritieri, per cercare poi il tuo nome in ogni giornale. Ti amo dal momento in cui, trepidante di emozioni, ho aperto la busta contenente la tua prima lettera e ho visto la dolcezza della tua calligrafia, seguendo con lo sguardo i tuoi pensieri tracciati su carta. Ti ho amata quando hai varcato le porte della nostra casa, insicura ma fiduciosa al tempo stesso. Amo il modo in cui ti dedichi da allora con assiduità all'istruzione delle mie sorelle, con tutta te stessa. Amo la passione con cui ti voti al tuo lavoro, impareggiabile. Amo guardarti leggere, completamente assorta nelle pagine. Amo parlare con te di qualsiasi cosa e amo il modo in cui i tuoi occhi assorti sorridono quando sei ispirata. Amo l'euforia che trapela dal tuo sguardo quando parli di ciò che ami. Amo tutto di te, ogni singolo dettaglio che ti rende la donna unica che spero di poter avere un giorno al mio fianco. La donna con cui desidero condividere ogni giorno della mia vita, Jaqueline. Sei tu quella donna, e io sono un pazzo a sperare di essere degno di te."
Jules, lentamente, studiò ancora una volta il volto che aveva dinnanzi, in cerca di risposte. Jaqueline, incapace di parlare, era completamente in estasi: sorrideva, senza riuscire a trattenere quelle labbra che si sollevavano assottigliando il suo sguardo ancora lucido. Una gioia incontenibile aveva preso il posto dello sconcerto provato sino a poco prima.
Lentamente, posò le mani su quel viso che aveva davanti a sé, accarezzando gli zigomi coperti dal velo di barba, che si distendevano ora rispecchiando il suo stesso sorriso. Percorse quelle fossette che aveva osservato così tante volte, sentendo il cuore irrequieto agitarsi ancora una volta nel petto:
"Sono io, Jules, a non essere affatto degna di te. Non ho dote, non ho nome. Sono sola al mondo. La mia famiglia mi ha lasciata senza nulla da offrirti. Posso donarti soltanto il mio amore, ma dubito che possa bastare. Anche se ciò che provo è talmente intenso, radicato in me, potente e inesauribile che fatico a spiegarlo, non credo che questo amore basti a colmare tutto ciò che mi manca."
Jules si lasciò cullare dalle sue carezze e da quelle parole che aveva sognato a lungo, trattenendo le dita di Jaqueline sulle sue guance.
"Il tuo amore è più quanto avrei mai potuto desiderare."
Jaqueline scosse la testa, ancora incapace di cedere:
"Ma come faremo? Rovinerò la tua reputazione... Mr Gaumont e la precettrice diseredata? Come potrà mai essere possibile?"
Jules, ancora inginocchiato davanti a lei, la guardava con tutta la dolcezza di cui era capace:
"Ho aspettato fino ad adesso per non rovinare la tua, di reputazione, Jaqueline. Sarebbe stato sconveniente vivere sotto lo stesso tetto da fidanzati. La gente avrebbe potuto pensare che il nostro fosse un matrimonio riparatore. Ma, ora che Isabelle ha completato la sua formazione e concluso il suo debutto, potrebbe sostituirti lei come insegnante a casa Gaumont. Tu potresti trasferirti in un piccolo cottage in campagna di nostra proprietà per un po' di tempo e, dopo aver lasciato passare qualche mese, potremo annunciare ufficialmente il nostro fidanzamento. Una volta sposati, potrai riprendere, se vorrai, il tuo amato lavoro, quando Isabelle compirà i suoi ventun anni..."
Jaqueline sembrò realizzare solo allora:
"Così è questa la ragione per cui hai aspettato così a lungo? Temevo non provassi i miei stessi sentimenti... E quando ti ho visto solo con Isabelle, oggi... Credevo di impazzire, Jules. Desideravo vederti felice, ma il cuore mi si stava spezzando."
Lui, ancora accovacciato, posò la testa su di lei, stringendola dolcemente a sé:
"Non volevo causarti questo dolore, né con la mia lunga attesa, né con il mio comportamento di oggi. L'unica ragione per cui ho chiesto a Isabelle di parlarle in privato era per accertarmi che fosse stata disposta a sostituirti, nel remoto caso in cui avresti accettato la mia proposta."
Jaqueline, allora, rise di cuore di tutti i suoi sospetti crollati finalmente e dissoltisi ora una volta per tutte. Gli spettinò dolcemente i capelli, facendogli alzare lo sguardo.
"Di quale proposta parlate, signore? Non mi sembra di averla ancora udita..."
Jules, allora, un sorriso beffardo nascosto sotto un'apparente velo di serietà, sollevò le spalle, arretrando di un passo, ma rimanendo inginocchiato. Si piegò per trarre una piccola scatola dalla tasca dei pantaloni. La aprì, sollevando nuovamente il capo e mostrandole un sottile anello intrecciato che disegnava un rampicante dalle piccole foglie argentee.
"Jaqueline, faresti la follia di scegliere questo botanico un po' squinternato, dalla famiglia decisamente fuori dagli schemi, per condividere con lui una vita intera? L'unica argomentazione che può portare a suo vantaggio è che ti ama, ti ama con tutto se stesso. Ha aspettato così tanto a dirtelo, ma ormai non crede di poter più riuscire ad attendere una sola ora lontano da te."
Le prese le mani nelle sue:
"La mia proposta è questa: vorresti sposarmi, Jaqueline? Perché il tuo sì significherebbe, nella nostra follia indiscussa e nel vaneggiare dei nostri sogni, l'unica ragione della mia felicità."
Lei, incapace di fermare quel fiume in piena, non riusciva a trattenersi dal rispondere con quella parola che era sulla punta delle sue labbra ormai da così tanto:
"Sì, sì, certo che sì... Non desidero altro che condividere la tua follia e i tuoi sogni, per tutta la vita."
Si alzò, cingendole i fianchi e avvicinandola a sé. Abbassò il viso e la sollevò dolcemente, mentre Jaqueline si aggrappava alle sue spalle, finalmente libera di stringersi a lui. L'incontro delle loro labbra fu come il posarsi di una goccia di rugiada sull'erba dopo una lunga notte buia, annunciando una nuova alba.
Ancora intrecciata nel suo abbraccio, Jaqueline lasciò che l'anello con il sottile rampicante avvolgesse perfettamente il suo anulare, e rimase ad ammirarlo per il resto della passeggiata. Jules non si sarebbe mai stancato di osservarla, di vedere la gioia spontanea nei suoi occhi ancora increduli, che contemplavano quel pegno d'amore.
"Forse sarebbe meglio lo togliessi, non appena torneremo dal resto della compagnia. Non mi fiderei troppo del riserbo della mia famiglia."
Le sorrise, arricciando la fronte con aria buffa. Lei rise ancora, continuando a camminare con il braccio attorno al suo:
"Staranno iniziando a sospettare qualcosa, visto che siamo scomparsi per tutto questo tempo."
Jules sollevò lo sguardo assorto sulle piante secolari che li circondavano:
"Diremo loro che ci siamo persi ad ammirare la meraviglia di questa foresta. Puoi raccontare quanto sono stato noioso, nel narrare pedissequamente la storia di queste piante."
Jaqueline appoggiò la testa alla sua spalla, seguendo il suo sguardo verso il cielo.
"D'accordo, ma ho bisogno di sentirla, per poter apparire credibile."
Lui annuì, stringendola a sé, come non aveva mai potuto fare:
"Appaiono solitarie, innalzate nella loro maestosità. Ammiriamo i loro rami che sfiorano il cielo, ma dimentichiamo che la loro forza risiede nelle radici, sotto la superficie."
Abbassò gli occhi al terreno:
"Crescendo, intrecciano sempre più il legame che le unisce. Nessuno può vederlo, ma le ramificazioni si fanno sempre più fitte e indissolubili. Il loro intreccio è fondamentale, perché possano penetrare nel terreno le sostanze nutritive di cui hanno bisogno."
Guardò Jaqueline, che lo ascoltava estasiata:
"La loro unione è il segreto della forza che possiedono, sebbene non sia alla luce del sole. Garantisce loro non solo il nutrimento, ma anche la protezione da qualsiasi vento o tempesta, la vita stessa."
Lei sorrise, ammirando quella creazione con un nuovo sguardo, una nuova consapevolezza:
"È un legame profondo, viscerale, innato... Di cui non possono fare a meno."
Jules annuì, a quelle parole che condensavano alla perfezione ogni cosa:
"Esatto, è tutto ciò di cui hanno bisogno."
Continuarono a camminare, avvolti dal fitto degli alberi, intrecciati come quelle piante secolari che li avvolgevano nel loro abbraccio. Le risate si fondevano ai rumori del bosco, mentre i loro cuori battevano all'unisono, finalmente liberi di amarsi.
Questo capitolo richiede necessariamente un commento dalla sua prolissa autrice, che non ha potuto fare a meno di lasciarsi cullare dal romanticismo, ancora una volta.
Rileggendo i capitoli ormai lontani che raccontavano la separazione tra Isabelle e la sua insegnante, il nuovo impiego da lei trovato, la corrispondenza "esigua" con un certo gentiluomo, non ho potuto fare a meno di sorridere commossa pensando a come gli stessi personaggi ci abbiano poi portato qui. È incredibile come la vita si dischiuda dall'inchiostro e l'amore prenda forma tra le pagine ogni volta in modo diverso, incarnando tutte le caratteristiche dei suoi protagonisti, che lo vivono sulla loro pelle e nel loro cuore, trasmettendo ogni emozione anche noi.
Questo lieto fine, per la nostra Jaqueline, che potremmo anche chiamare, come mi ha insegnato un'autrice straordinaria, "un lieto inizio", è stato liberatorio, almeno per la sottoscritta. Lo meritava così tanto, la nostra insegnante, con la sua forza combattiva, con il suo impegno costante e con la perseveranza che da sempre l'hanno contraddistinta. Ha trovato esattamente ciò che, pur nella sua felicità già realizzata, poteva accrescere la sua gioia rendendola ancor più completa.
È un legame strano, quello tra questi due innamorati e Isabelle, che è cresciuta insieme a loro e li ha presi ad esempio sotto ogni aspetto. Un legame che va al di là dell'assenza di una parentela, della differenza di età ed estrazione sociale. Un legame fondato sulla fiducia e sull'ammirazione reciproche.
Certi animi affini non possono fare a meno di trovarsi, di intrecciare il loro cammino. E così le gioie condivise diventano ancor più speciali... Vale lo stesso per il legame che si forma tra personaggi e lettori, e persino tra lettori e scrittori, sebbene non si siano mai incontrati. Ma quando si toccano le corde più profonde dei nostri sentimenti, vibriamo delle stesse emozioni e ci sembra di conoscerci da sempre e di aver sempre conosciuto, nel nostro cuore, questo "lieto inizio", non è vero? ✨
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