✨48. Legami
Nei difficili giorni che seguirono, Belle ripensò spesso alla sera del Ballo d'inverno e a come la sua vita fosse cambiata da quel momento. Non aveva mai dato la minima importanza al debutto in società, ma adesso aveva realizzato cosa fosse realmente implicato in quel salto in avanti verso il futuro che la attendeva. Se le altre ragazze si pavoneggiavano fiere dei loro petali finalmente sbocciati, lei si logorava, come se da quel momento la sua condanna fosse stata annunciata, in procinto di essere eseguita. Si sentiva come una pallina su un piano inclinato, che aveva ormai preso velocità e non poteva più scappare dal baratro che la attendeva, tristemente direzionata a raggiungere ben presto il suo infausto destino.
Aveva sperato che, dopo quel ballo, l'atmosfera all'istituto si sarebbe distesa. Si era illusa che avrebbe trovato una placida attesa prima di quel destino inevitabile, per poter vivere in pace almeno i tre anni che la separavano dall'arrivo delle assegnazioni. E invece la vita all'istituto era diventata più frenetica ed esasperante di prima. Ogni giorno trascorso era un'opportunità mancata per mettersi in mostra, per raggiungere quella conquista che, per il momento, solo in poche avevano ottenuto.
Nel giro di qualche settimana, infatti, le prime proposte di matrimonio da parte di qualche Dominer in cerca di una frivola metà erano arrivate e, sebbene si potessero contare sulle dita di una mano, avevano acceso come una miccia le scintille di speranza nei cuori delle giovani debuttanti, che speravano di poter raggiungere la liberazione attraverso l'unica via d'uscita che conoscevano. Ma poteva essere davvero quella la chiave della libertà tanto agognata? Belle si rifiutava di ammettere anche solo lontanamente una simile sconfitta.
Legarsi per la vita a un uomo della peggior specie, a un energumeno senza cervello che avrebbe fatto di lei il suo trofeo, sarebbe stata una condanna anche peggiore rispetto a diventarne schiava. I voti matrimoniali rappresentavano una promessa, una scelta presa volontariamente, che escludeva di per sé qualsiasi tipo di indipendenza. Belle era pienamente consapevole della portata di quel passo e non si sarebbe mai piegata a una simile rinuncia, nemmeno per amore. Non credeva lo avrebbe mai trovato, comunque, l'amore autentico e genuino, in grado di farle vincere ogni convinzione del suo cinico cuore. Il suo ideale era la libertà, ed essa richiedeva l'assenza di legami.
Legami... Potevano prendere forma in modi così diversi: quanti ne vedeva attorno a sé, eppure non le parevano affatto tali. I vincoli che univano le persone a lei più care, come Jane al suo Gilbert, Claire al caro Charles, e persino Jaqueline a Mr Gaumont, anche se nessuno dei due voleva ammetterlo, non si sarebbero mai sciolti. Non erano affatto paragonabili alle catene di un matrimonio di convenienza. Erano piuttosto fili dolcemente intrecciati, che univano indissolubilmente gli animi delle persone a lei più care.
L'amicizia con Jane e Gilbert rimaneva il suo più grande conforto. Per nessun altro aveva mai provato un affetto così profondamente radicato. Crescere insieme aveva significato intrecciare dal principio le loro esistenze, nel cammino arduo che la vita aveva loro destinato. Anche quello condiviso con loro era un legame, un'unione indissolubile che nemmeno la distanza o il tempo avrebbero mai potuto incrinare.
Comunque, nel terreno vivo e ricco di quell'amicizia, era sbocciato un altro fiore, qualcosa di autentico e inspiegabile. Ammirava il sentimento che univa tra loro i suoi due amici più cari, per il quale non aveva mai provato invidia o gelosia. Era impossibile nutrire rancore per due cuori così puri e pieni di speranza. La fiamma del loro attaccamento continuava a risplendere anche in quel cielo così buio.
Ripensava spesso alle raccomandazioni di Gilbert, a quella prima lettera letta insieme a Jane durante la preparazione al ballo. Una profonda nostalgia la pervadeva in quei momenti, ma non poteva immaginare i sentimenti di riccioli d'oro, che doveva sentire quella mancanza in modo ancor più prorompente.
La sera del ballo Jane si era dedicata a lungo alla lettura delle dolci missive del suo marinaio riccioluto, in cui si era rifugiata con immensa gioia. Poi, dopo aver ripiegato quelle carte così preziose, aveva raggiunto Belle, che si trovava in preda a un isterismo derivante dalla guerra di parole appena conclusa con Darcy. Gli animi delle due amiche, così distanti per le emozioni che li avevano travolti, si erano subito sintonizzati alle stesse frequenze, in grado di comprendersi al primo sguardo.
Isabelle aveva dato sfogo alla sua insofferenza verso quella serata nefasta e insostenibile, senza riuscire a proferire parola riguardo a quel damerino orgoglioso e impertinente che aveva causato gran parte della sua irritazione. Jane aveva espresso ancora una volta la sua comprensione per la ribelle sognatrice che aveva d'innanzi, cercando poi di portare la conversazione verso toni più positivi, adatti a calmare l'animo infervorato di Belle. Le aveva raccontato le novità riguardo a Gilbert, che aveva raggiunto incarichi sempre più prestigiosi, per quanto il prestigio fosse ben lontano da una barca destinata ad andare avanti e indietro nel canale della manica. Apprendeva tanto dai suoi viaggi quel marinaio dagli occhi sognanti, ma niente era capace di eguagliare il ricordo della sua famiglia e della sua amata, a cui si aggrappava con tutte le forze, sperando di renderli orgogliosi con il suo impegno e la sua devozione.
Belle, ascoltando quei racconti, e osservando gli occhi lucidi di riccioli d'oro, aveva ridimensionato la sua irritazione. I sensi di colpa per la sua capacità di sopportazione pressoché inesistente e per la sua tendenza a lamentarsi, ormai incontenibile, si erano fatti sentire e l'avevano convinta a celare nel cuore ogni pensiero negativo, per il resto della serata. Aveva quindi lasciato che Jane le raccontasse qualche aneddoto divertente di quelle lettere di cui aveva già impresso nella memoria ogni particolare e si era lasciata travolgere dalle sue calde emozioni. Le guance di Jane avevano preso colore a ogni sua parola e il suo viso luminoso, incorniciato dai suoi riccioli dorati, aveva attirato non poche attenzioni, ma Jane aveva dolcemente declinato ogni invito a danzare, fedele soltanto al suo cavaliere così lontano.
"Oh, Belle, quasi dimenticavo."
Aveva detto a un certo punto, interrompendo i suoi discorsi.
"È successa una cosa strana, poco fa. Mi si è avvicinato un gentiluomo."
Belle aveva sorriso alla sua ingenuità:
"Jane, sei talmente bella... È inevitabile che tutti gli occhi siano puntati su di te!"
Riccioli d'oro, il rossore del viso ormai diffuso anche al collo, aveva scosso la testa:
"No, non era affatto come pensi. Si è avvicinato e ha chiesto se stavo bene, probabilmente interrogandosi sul perché di tutte quelle lacrime e quelle risate al tempo stesso. Mi ha offerto un sorriso e qualche parola di conforto."
Belle era parsa confusa:
"E tu cos'hai fatto?"
"Oh, non ricordo cosa gli ho detto. Penso di avergli parlato di Gilbert, di aver farfugliato qualcosa sulle sue lettere."
Belle aveva annuito, interrogandosi su chi fosse stato quell'uomo capace di strappare con il minimo sforzo informazioni così riservate alla più timida ragazza che avesse mai conosciuto:
"E lui cos'ha detto?"
Jane aveva sorriso, con i suoi occhi gioiosi e benevoli:
"Pensavo inorridisse, al sentire una giovane come me parlare di un amore così impossibile. E invece lui se ne stava lì, ad ascoltarmi, senza il minimo segno di turbamento."
Belle era diventata sempre più curiosa, e non aveva più potuto celare la sua domanda:
"Come si chiamava?"
Jane si era morsa le labbra:
"Non lo so, ed è proprio questo il problema: dovrei ridarglielo..."
Aveva tirato fuori da una tasca nascosta nel vestito un fazzoletto bianco ricamato:
"Mi ha augurato il meglio per il mio ammiratore lontano e mi ha offerto questo."
Una mano alla fronte, le dita sottili a massaggiare le rughe di espressione del suo viso:
"E io come una stupita ho preso il fazzoletto e l'ho ringraziato. E ora non so proprio come restituirlo..."
La conversazione era stata interrotta dalla presenza importuna di un certo "comò in divisa" che, con la scarsa altezza e la ancor più ridotta intelligenza che lo caratterizzavano, si era interposto tra loro proprio quando il fazzoletto stava scivolando nelle mani di Belle. Lei lo aveva scorso tra le dita, osservando le piccole rose rosse che ricamavano quella superficie liscia e sottile. Non poteva essere...
Gaston, del tutto ignaro della conversazione che aveva appena interrotto, si era presentato a Jane e aveva ripreso i suoi frivoli discorsi, indirizzando ogni sua attenzione alla dama che, dal principio di quella serata, aveva scelto come sua preda. Belle, inconsapevole delle sue mire, e convinta della superficialità delle sue intenzioni, lo aveva lasciato parlare sorridendogli con pietà.
Mai avrebbe pensato che quei suoi silenzi e sorrisi avrebbero potuto alimentare in quella mente ottusa le sue speranze di conquista. Ben altri pensieri riempivano in quel momento il cuore turbato di Belle, che si era guardata attorno confusa, ma che non riusciva a vedere più Darcy in nessun luogo, vedendo in quell'assenza la conferma di ogni suo sospetto.
Un breve capitolo di collegamento... per riprendere le redini del racconto e immergervi lentamente nella narrazione dopo la mia lunga, lunghissima assenza.
Vedo già la delusione nei vostri occhi, per un capitolo che giunge alla sua fine così rapidamente, dopo un silenzio così lungo. Ma la buona notizia è che sono tornata, e che non vi libererete così facilmente di me, ora che finalmente gli impegni lavorativi mi danno un pochino più di respiro! (Che sia una buona o cattiva notizia, in realtà, spetta a voi giudicarlo🤣)
Ho riscritto questo capitolo da cima a fondo, perché i salti temporali e la consecutio temporum che ne conseguiva (gioco di parole non voluto) non mi davano pace. 😅
Spero che i ripetuti tentativi scritti e riscritti abbiano alla fine conseguito un risultato degno dei miei sforzi e, soprattutto, della vostra attesa.
In questi mesi non sono stata comunque senza far nulla: nuove e trepidanti idee aspettano di prendere forma su carta, e io non vedo l'ora di condividerle con voi.
A presto, stavolta per davvero!
Buona domenica, e grazie di cuore alle superstiti che confido di trovare tra i commenti, grazie per la vostra pazienza. ❤️
Naomi✨
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