✨34. Contro ogni logica
La mano posata sul braccio di Mr Darcy, priva di quel guanto che continuava a rimpiangere con tutta se stessa, Isabelle si lasciò condurre dalla sua stretta sicura verso la lunga scalinata del teatro. Un'estesa gradinata si apriva sulla strada, dove diverse automobili lussuose erano ferme per far scendere alcune dame con i loro ampi abiti eleganti e i loro cavalieri. La loro carrozza si era fermata poco più indietro, consentendo a Isabelle di ammirare tutta la magnificenza del palazzo che, da quella prospettiva, si estendeva riempiendo completamente il suo campo visivo. Il castello reale di Blois, illuminato dai fari della luce elettrica che lo facevano brillare più di quanto potesse risplendere alla luce del giorno, si ergeva in tutta la sua altezza, ben al di sopra dei palazzi più alti del Middle District. Il teatro, con la sua pianta allungata, si ergeva proprio all'ingresso del palazzo, con la sua ampia cupola ovale a innalzarsi verso il cielo e la scalinata in marmo che conduceva al sontuoso colonnato che si affacciava sull'ingresso.
Isabelle affiancava Mr Darcy, continuando a camminare con lo sguardo perso verso l'alto, completamente assorbito dalla meraviglia che le si apriva dinnanzi. Giunta al colonnato, si fermò, osservando i bassorilievi che occupavano la facciata del teatro. Alcune figure scolpite nelle pareti sembravano prendere vita, in una danza impressa in quella superficie che pareva muoversi di continuo. Una voce irritante la riscosse dal suo stato di estasi, riportandola alla realtà:
"Non siete mai venuta a teatro, Miss Bennet? Sembrate ipnotizzata..."
Ipnotizzata. Si sentiva proprio così: sedotta, stregata, ammaliata dal fascino antico di quel palazzo, che sembrava riportarla indietro nel tempo. Continuò a fissare le colonne tortili, attorcigliate su se stesse in una spirale capace di toglierle il fiato. Trattenne il respiro nell'ammirare le volte che le sormontavano, incredibilmente alte, eppure completamente affrescate. Percorse con gli occhi le porte a battenti che si aprivano dinnanzi a lei, intarsiate in immagini decorative che intrecciavano sapientemente i vari colori del legno. Stentava a trovare le parole per rispondere, incatenata dal fascino dell'arte che prendeva vita ovunque, in quel quadro in continuo divenire:
"È davvero meraviglioso, non credete?"
Mr Darcy non rispose, ma rimase ad affiancarla seguendo la direzione del suo sguardo, cercando di osservare quella vista per lui ordinaria attraverso i suoi occhi. Poi, a un tratto, la condusse con sé da una parte, spostandosi qualche passo a lato dell'ingresso e lasciando così libero il passaggio per consentirle di continuare ad ammirare la facciata del palazzo. Isabelle abbassò gli occhi su quella mano che l'aveva trascinata da una parte, poi sollevò nuovamente lo sguardo, incrociando le sue iridi cristalline per una frazione di secondo. Un attimo dopo, Darcy riporto gli occhi sul palazzo, mentre il suo pomo d'Adamo si innalzava nel tentativo di dare voce ai suoi pensieri confusi.
"Sì, credo di sì... Avete ragione: è meraviglioso."
Le rispose con una voce sottile, quasi sussurrata, che sembrava sincera, per la prima volta. Fu solo un istante, in cui sembrò perdere la sua maschera di indifferenza; poi, immediatamente, ritrovò la sua espressione austera. Sollevò le spalle con fare altezzoso e alzò il mento, inclinando nuovamente il capo verso l'alto, nascondendosi dietro il suo atteggiamento superbo. Con i suoi occhi indagatori, prese a scrutare le coppie che sfilavano lungo la scalinata ed entravano nel teatro.
Fu allora che Belle si accorse, per la prima volta, di come lo sguardo di tutti si posasse Mr Darcy, quasi impercettibilmente. Lo sfioravano con gli occhi, senza salutarlo, ma inclinando leggermente il capo verso il basso, quasi a esprimere la loro riverenza senza parole. Poi bisbigliavano tra loro, commentando quella figura scultorea che non li degnava di uno sguardo. Infine, tornavano a guardare nella loro direzione e, per un lasso di tempo decisamente più lungo, la scrutavano dall'alto in basso, forse chiedendosi chi fosse quella giovane che posava la sua mano nuda sul braccio di quella figura marmorea, senza alcuna remore.
"Che dite, possiamo smarcarci dall'ingresso? Vi siete ripresa dal vostro visibilio totalizzante?"
La canzonò, senza voltarsi verso di lei, ma scrutandola con la coda dell'occhio, la solita espressione beffarda a piegare l'angolo del suo sorriso, appena accennato. Isabelle ignorò la sua domanda e, come unica risposta, lasciò la presa sul suo braccio, sentendo la sua camicia scivolare via dalle dita, finalmente libere. Prese ad avanzare a passo spedito verso l'interno del teatro, dandogli le spalle, immaginando la sua espressione sconcertata e sorridendo compiaciuta. Mr Darcy, colto alla sprovvista da quel gesto inaspettato, sembrò perdere per un attimo parte della sua sicurezza, apparendo quasi smarrito, ma subito dopo la raggiunse e prese ad affiancarla nuovamente, questa volta senza offrirle il braccio. Le rivolse ancora la parola, fingendo che nulla avesse turbato quella pace apparente:
"Sicuramente Charles e gli altri ci stanno attendendo dentro..."
Isabelle annuì, senza rispondere, fingendosi nuovamente seria, e si infilò tra i battenti dell'ingresso.
In punta di piedi, iniziò a cercare un viso noto tra la folla che riempiva l'atrio. Il vociare era soffocante, le mancava quasi il respiro per tutta quella calca che riempiva il suo spazio vitale. Sentì una mano sfiorare la sua, ancora una volta, e trattenne il fiato, di nuovo. Odiava quella sensazione di impotenza che la divorava a quel tocco: non riusciva a reagire.
"Venite: li ho visti, sono da quella parte."
Sentì quelle dita trascinarla, senza lasciarle il tempo per rispondere. Dopo alcuni passi, che attraversarono la folla in uno slalom umano, la stretta si allentò e quella mano, così come l'aveva intrappolata, la liberò in un attimo.
"Charles, siamo qui."
Solo adesso Isabelle notava i capelli color carota di quell'alta figura che spiccavano tra la folla. Mr Bingley si voltò verso di loro, lo sguardo perso che si illuminò in un istante:
"Oh, eccovi qui."
Si avvicinò di qualche passo, diede goffamente una pacca sulla spalla di Humbertus e poi rivolse un sorriso compiaciuto a Isabelle, la dolce e sincera gratitudine che lo caratterizzava a illuminargli il volto:
"Miss Bennet, è un piacere rivedervi. Voglio dire... Rivedervi qui con noi. Vi siamo grati per esservi unita alla nostra allegra compagnia. Spero non vi annoierete con il mio amico, sa essere un po' burbero, certe volte. O meglio... Quasi sempre. "
Charles scoppiò a ridere, soddisfatto della sua battuta ben riuscita. Belle si morse le labbra, trattenendo a stento la sua risata, dettata dall'espressione di Mr Darcy, per nulla divertita. Bingley, accorgendosi di essere l'unico a ridere delle proprie parole, cercò di rimediare e di rasserenare l'espressione irritata dell'amico, per nulla contagiato dal suo umorismo.
"Non fraintendermi, Humbertus, non intendevo offenderti. Dicevo solo che... Beh, devi ammetterlo... Certe volte non sei proprio la compagnia ideale per una giovane donna."
L'espressione di Darcy non sembrava addolcirsi, così Charles cercò di tirarsi fuori dalla fossa che si era scavato, l'imbarazzo a tingergli le guance.
"D'accordo... Bene, vi lascio andare. Sii gentile con lei, amico mio, mi raccomando. Ecco i vostri biglietti."
Passò a Mr Darcy due fogli leggermente stropicciati, le dita tremanti, ma un sorriso fiducioso a illuminare il suo volto ingenuo. Claire allora, sentendosi in dovere di intervenire per difendere il suo cavaliere, che di certo non aveva la sua stessa scioltezza nel parlare, si affacciò, appoggiata al suo gomito angoloso:
"Mi dispiace, purtroppo la platea era già piena. Mr Darcy, se ci aveste detto prima che ci avreste degnati della vostra amabile compagnia, vi avremmo tenuto il posto vicino a noi."
Gli sorrise, un'aria maliziosa a illuminare la sua espressione ironica. Humbertus stirò le labbra, riflettendo il suo sorriso forzato, guardandola con stizza e disprezzo, senza tentare di nasconderle l'antipatia che provava nei suoi confronti:
"Mr Bingley non mi aveva detto di questa serata, altrimenti avrei certamente comunicato con il dovuto anticipo la mia presenza."
Charles si sentì preso in causa, l'imbarazzo nuovamente a piegare i suoi fragili lineamenti e a tingere le tinte delicate del suo incarnato:
"Ma di solito non ti piacciono le serate come questa, Humbertus. Te ne stai sempre rinchiuso nel tuo palazzo... Come potevo immaginare che avresti voluto unirti a noi?"
Darcy non rispose, ma si limitò ad afferrare i biglietti senza troppi convenevoli. Isabelle scrutò quel gesto privo di grazia, irritata dalla vista della sua supponenza. Sicuramente quel damerino era abituato a prendersi tutto ciò che desiderava senza farsi alcuno scrupolo.
"Charles, voi dove siete seduti?"
Mr Bingley, trascinato dalla sua dama verso i tendoni che segnavano il confine tra l'atrio e la platea del teatro, si era già allontanato. Si voltò un solo istante, con aria contrita, a rispondere al suo amico:
"Siamo nelle prime file, proprio davanti al palco. Ma sono sicuro che anche dai vostri posti la vista sarà spettacolare. A più tardi!"
Isabelle vide la sua alta figura scomparire tra i drappeggi dell'ampio tendone, mentre notava poco più avanti lo scintillio del vestito di Jane. Non l'aveva vista, in mezzo alla folla, ma sicuramente lei e Gilbert avrebbero preso posto nelle prime file, accanto a Mr Bingley e alla sua dama.
Belle sorrise, immaginando la gioia dell'amica nell'ammirare la sua orchestra preferita da così vicino. Avrebbe potuto quasi sfiorare i violìni, il pianoforte a coda, il direttore d'orchestra nei suoi movimenti armoniosi, assaporando la musica in tutta la sua forza trascinante. Trascinante... Come quella mano che odiava con tutta se stessa: ecco che nuovamente si sentiva strattonata da quel burbero accompagnatore che avrebbe dovuto sopportare tutta sera.
"Forza, vediamo di raggiungere il nostro balcone, o perderemo l'inizio."
Belle si divincolò dalla sua stretta, liberando il polso dal suo braccio:
"Posso seguirvi anche senza guinzaglio, sapete?"
Darcy avvicinò il viso al suo, scrutando gli occhi scuri di Belle con le sue iridi gelide.
"Avete uno sguardo così perso che sono sicuro vi smarrireste nel giro di un minuto. E non voglio passare la serata a cercarvi per tutto il teatro, al posto di godermi in santa pace la sinfonia."
Isabelle strinse gli occhi, lo sguardo accigliato che segnava la sua irritazione:
"Se io non sono la vostra balia, Mr Darcy, voi non sarete di certo la mia. Non erigetevi a protettore di una povera damigella indifesa: non lo siete affatto."
Distolse lo sguardo da quegli occhi che sembravano infiammare i suoi. Alzò le spalle e sollevò la stoffa del sottile e lungo vestito tra le mani, pronta a incamminarsi per la scalinata che portava ai balconi.
"E ora, se volete farmi strada verso i nostri posti, vi dimostrerò che sono in grado di camminare sulle mie gambe, senza bisogno del vostro inutile e irritante sostegno."
Mr Darcy la squadrò con il suo solito fare sprezzante, senza riuscire a nascondere una smorfia divertita:
"Dal modo in cui stringevate il mio braccio, poco fa, non sembrava vi fosse così in odio. Comunque, se è questo che desiderate, vi faccio volentieri strada dandovi le spalle. Mi libero finalmente della vostra vista, irritante almeno quanto il mio sostegno."
Belle, sconcertata da quell'arroganza che si faceva più inopportuna a ogni parola, inghiottì la risposta che avrebbe voluto gettargli in faccia. Cercò di mantenere quel poco che rimaneva della sua dignità, che quel damerino sapeva mandare in frantumi. Si sentiva una stupida nel lasciarsi coinvolgere in quel bisticciare infantile da quel gentiluomo, che gentile non era affatto, ma che anzi si atteggiava a ragazzino supponente, irritandola contro ogni logica.
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