✨27. La fiera della vanità

Due figure fecero capolino alla porta, attirando l'attenzione di Belle. La prima aveva un volto noto, ma era vestita e acconciata in modo totalmente nuovo, decisamente più fresco e giovanile. Jaqueline sembrava davvero una rosa appena fiorita, nel suo abito elegante di flanella, con i capelli intrecciati e senza gli occhiali che aveva sempre portato. Accanto a lei una giovane la affiancava, con gli abiti un po' disordinati ma un viso luminoso che diffondeva gioia attorno a sé, circondato dai capelli mossi raccolti in una semplice acconciatura. Belle rimase qualche secondo a fissare la sua insegnante, quasi irriconoscibile, ma sempre con il suo sorriso intramontabile a esaltare la sua bellezza indiscussa. Jaqueline entrò nella sala frettolosamente, il viso un po' imbarazzato e lo sguardo sfuggente:
"Perdonateci, mi assumo personalmente la responsabilità del nostro ritardo... Io e Marie ci stavamo allenando al pianoforte con un valzer piuttosto difficile e ho perso di vista l'orario."
Jules si voltò verso di lei, mentre il suo viso perdeva tutta la durezza di poco prima e si addolciva distendendo i lineamenti, finalmente liberi dall'irritazione causatagli dalla madre e dalle sorelle.
"Non avete motivo di scusarvi, ci eravamo appena accomodati."
Le sorrise, pronto a darle la notizia che sapeva l'avrebbe resa più felice che mai:
"Abbiamo un'ospite questa sera: la giovane Miss Isabelle è venuta a trovarvi."
A quelle parole, Jaqueline lo ringraziò con lo sguardo luccicante per l'euforia. Poi osservò le figure che la circondavano, distogliendo lo sguardo da colui che aveva assorbito tutta la sua attenzione sino a quel momento. Fu così che intrecciò gli occhi di Belle, che la guardavano riflettendo la sua stessa gioia incontenibile. In un lampo colmò la distanza che le separava, mentre il vestito sottile si sollevava nelle sue pieghe rosate. L'abbraccio che seguì, custode di parole non dette, colmo di emozioni, riempì il cuore di entrambe. Si sedettero l'una accanto all'altra, mentre la madre di Jules continuava imperterrita a dare libero sfogo alle sue lamentele e Lydie le dava corda, annuendo a ogni sua parola, il naso sempre più arricciato nel suo disprezzo.

Belle e Jaqueline rimasero a parlare tra loro a bassa voce, mentre veniva servita la prima portata, approfittando di quel breve momento per aggiornarsi sulle rispettive novità. Nel frattempo gli occhi di tutti erano puntati su di loro, alcuni con finta noncuranza, altri con attenzione. Jules era completamente assorbito dal viso candido ed eccitato di Jaqueline, che ogni tanto incrociava il suo sguardo, aprendo ancor più il suo sorriso.  Madame Gaumont, invece, le osservava con una luce ben diversa negli occhi vacui e indagatori. A un certo punto, interruppe le sue lamentele per rivolgersi all'ospite indesiderata, indispettita dal suo bisbigliare con la zitella che più aveva in odio.
"E così, Miss Isabelle, eravate da molto tempo un'alunna di Mademoiselle Jaqueline?"
Belle sollevò lo sguardo controvoglia, irritata da quell'interruzione al suo visibilio totalizzante. Lo allungò su quella donna che la fissava con aria inquisitoria, cercando di dissimulare il suo nervosismo.
"Sì, Jaqueline arrivò all'istituto quando avevo solo otto anni."
"E adesso ne avete?"
Belle si irriggidì, davanti all'interrogatorio che sembrava appena iniziato, ma non smise di fingersi bendisposta verso quella donna così inappropriata.
"Sedici."
Madame Gaumont sollevò le sopracciglia, immersa nelle sue meditazioni e nei suoi calcoli, forse troppo complessi per la sua mente, abituata a rimanere sempre rasoterra. Dopo alcuni secondi in contemplazione del vuoto, riabbassò lo sguardo, questa volta rivolgendo una delle sue occhiate a Jaqueline:
"Quindi sono ormai otto anni, Mademoiselle Jaqueline, da che avete iniziato a svolgere la vostra... professione?"
Una pausa carica di disprezzo intervallò il suo monologo, che purtroppo ricominciò poco dopo.
"A che età avete iniziato? Dovevate essere molto giovane... E adesso, quanti anni avete raggiunto?"
Jaqueline alzò gli occhi, mentre l'imbarazzo lasciava il posto a una soddisfazione prorompente, che affiorava sul suo volto, preannunciando le sue parole ironiche:
"Con alcune sorelle più giovani, tutte già sposate, e con diversi anni di insegnamento alle spalle, vostra signoria non si aspetterà certo che io riveli un'informazione così confidenziale..."
Madame Gaumont, che pregustava già la soddisfazione data dal mettere in difficoltà quella donna che a malapena sopportava alla sua tavola, fu costretta ad abbandonare le sue mire, piegando le labbra in una cocente delusione.

Tuttavia, non si diede per vinta e ben presto tornò all'attacco, rinvigorita da un sorso di vino, che trangugiò in un attimo. 
"Quanto a voi, Miss Isabelle... Sedici anni: uno in più della mia cara Lydie. Ormai manca poco per il vostro debutto! Lydie lo scorso anno ha accompagnato Claire, la mia bellissima Claire, per la scelta del suo abito. Così si è già fatta un'idea dei modelli che più donano alla sua figura e dei colori che danno risalto al suo incarnato, così simile al mio."
Osservò con autocompiacenza la pelle delle sue braccia, dalla carnagione chiara e vellutata, poi tornò ad ammirare la figlia prediletta.
"Sono certa che sarà uno splendore quando arriverà il suo momento, proprio come Claire lo scorso anno: era una gioia per gli occhi."
Belle rimase allibita dal risentire quelle parole, le stesse che il vecchio Maurice aveva usato nel descrivere la vetrina della fiorista, pronunciate con così tanta frivolezza. Era disgustata da quell'esaltazione del Ballo d'inverno, una ricorrenza che ai suoi occhi era una vera e propria tortura.
"Purtroppo non ho le stesse mire di vostra figlia. Quanto a me, se potessi evitare il debutto in società ne sarei felicissima."
Il volto di Madame Gaumont si velò di triste compatimento.
"Povera cara, dev'essere difficile per voi, con le vostre scarse risorse, sentirvi giudicata da così tanti giovani pretendenti, di rango ben diverso dal vostro."
"Niente affatto, non mi riferivo all'umiltà delle mie origini. L'istituto mette a nostra disposizione vestiti, trucchi, addobbi di ogni genere, di cui farei volentieri a meno. In tali circostanze anche le povere serve devono essere agghindate ad arte."
Si fermò, ricordando la follia delle compagne più grandi, che si preparavano al debutto. Scosse la testa, disgustata, poi riprese:
"Intendevo dire che, personalmente, considero l'annuale Ballo d'inverno come un'inutile mercato in cui i cosiddetti "gentiluomini" possono trovare la loro dolce metà, pescandola nello scaffale delle candidate. È una scelta di certo ben ponderata, basata unicamente sul loro aspetto esteriore, sulle loro figure e sul loro incarnato, che voi tanto decantate."
Jules per poco non si strozzò con il bicchiere d'acqua che stava bevendo, mentre scoppiava a ridere e si asciugava la barba con il tovagliolo. Belle assaporò ancora una volta il sapore della sua risata, che fu interrotto non appena lui incrociò gli occhi della madre, che esprimevano tutto il suo disappunto. Madame Gaumont era infervorata, e non sembrava di certo essersi divertita al pari del figlio:
"Esprimete sempre la vostra opinione con così tanta supponenza? Avete idea della preparazione che c'è dietro a quello che voi definite con evidente ignoranza un "mercato" di giovani donne?"
Si voltò verso la sua cara Claire, ritrovando nella bellezza della figlia un incentivo per il suo orgoglio insaziabile, cullandosi nella convinzione di aver dato in eredità a ognuna delle sue figlie un fascino ineguagliabile.
"La mia Claire lo scorso anno ha incantato tutti i gentiluomini più ambiti della stagione. Grazie al suo debutto così ben fruttuoso, ha già diversi pretendenti. Mr Renard, ad esempio, un ricco banchiere che ha acquistato il titolo di nobile, non fa che passare a trovarla, inventandosi di continuo una scusa sempre nuova per venire da queste parti. Mr Arnaud, invece, con i suoi occhi smeraldini e il suo sorriso affabile, la invita a teatro quasi ogni settimana. E poi c'è quel cascamorto di Mr La Fontaine, romantico allo sfinimento, che le fa recapitare una lettera o un mazzo di fiori ogni mattina. Insomma, ha l'imbarazzo della scelta."
Si accoccolò sulla sua sedia, facendosi aria e affondando nel cuscino che le sosteneva la schiena.
"Quanto a Lydie, sono certa saranno a decine i pretendenti. Tra i più giovani dello scorso anno, ad esempio, c'erano diversi gentiluomini molto promettenti."
Lydie si fece subito interessatissima, prendendo ad arricciarsi i capelli tra le dita e sgranando gli occhi:
"Oh, sì! Dicevate che erano divini, davvero meravigliosi, non è così?"
Belle la guardò con pietà mista a compatimento, incapace di comprendere tutto quell'entusiasmo. Gli occhi sognanti di quella ragazzina riflettevano la stessa euforia della madre, allo stesso livello di demenzialità, che era già pronta a decantare ogni energumeno privo di cervello.
"C'era un certo Mr De Vide, di una bellezza mediterranea, davvero affascinante. Si chiamava Gastòn, se non sbaglio. Era già circondato dalle giovani più belle, attratte dalla sua alta figura e dal suo fisico scolpito, così evidente in uniforme."
Belle trattenne a stento una risata, osservando il volto di Lydie, diventato a un tratto dello stesso colore del vino, in preda a un attacco di follia:
"Gastòn, il giovane soldato in uniforme... Già me lo immagino: doveva essere così affascinante!"
Madame Gaumont si accoccolò ancora di più sulla sua sedia, un sorriso malizioso e pieno di aspettative.
"Vedrai tra qualche anno, Lydie: sono certa che crescendo saprà apprezzare il fascino che ti rende diversa da tutte le altre."
Si sventolò con il tovagliolo, si sistemò i ca pelli e riprese:
"Poi c'era quel giovane di buona famiglia: Mr Wickham, dai modi così gentili e garbati. Sembrava un vero gentiluomo, proprio come lo avevi descritto tu, Jules. Inoltre ti assomiglia così tanto, caro, nei modi e nei lineamenti delicati, che ispirava simpatia al primo sguardo."
Mr Gaumont posò la forchetta e sollevò lo sguardo, abbozzando un sorriso benevolo:
"Sin da ragazzo Edward aveva la stessa genuinità di suo padre, che è sempre stato un uomo onesto e affabile. Siamo in commercio con la famiglia Wickham da lungo tempo e sono sempre stati ottimi clienti. Nostro padre mi portava spesso con sé quando andava da loro. Ricordo quei momenti con piacere: erano sempre gentili e accoglienti."
Isabelle ascoltò quelle parole con più interesse, certa della correttezza dei giudizi di Mr Gaumont. Memorizzò quel nome nella sua mente: non lo avrebbe ammesso nemmeno a se stessa, ma era curiosa di conoscere quel giovane che Jules apprezzava così tanto.

Fu poi il turno di Claire, che prese la parola, sulla scia delle riflessioni del fratello.
"Ho ballato con lui un valzer viennese. Era educato e molto affascinante, a differenza del suo amico, che non mi ha nemmeno rivolto la parola. Sono troppo giovani per me: cerco un gentiluomo più maturo, non certo un ragazzino. Comunque quel suo amico sembrava già vecchio, anche se ha più o meno la mia stessa età. Era noioso e irrequieto, privo di spirito, sempre con quella sua espressione accigliata."
Lydie tornò a inserirsi nel discorso, facendosi avanti con il suo  solito contegno:
"Quel meschino! Era l'insopportabile Mr Darcy, me lo ricordo. Ti eri lamentata di lui e della sua aria da altezzoso megalomane. Mr Wickham, invece, ha un che di affascinante, da come lo hai descritto, ma mi pare troppo acculturato per i miei gusti... Dev'essere l'influenza di quel suo amico sgruso a rovinarlo."
Tentennò con le unghie sul tavolo, sospirando, mentre Belle si nascondeva dietro al tovagliolo per nascondere un'altra risata che non era riuscita a trattenere.
Jules rise a sua volta, inserendosi nuovamente nel discorso.
"Lydie, non esagerare... Claire, davvero Mr Darcy era stato così maleducato? In realtà dovevo aspettarmelo, conoscendo la famiglia..."
Madame Goumont rispose al posto della figlia, gesticolando infervorata:
"Non ha ballato con nessuna dama, era veramente un burbero incivile. Il suo amico ha cercato di coinvolgerlo, ma lui non ne ha voluto sapere. È un ragazzo frivolo e noioso, che guarda tutti dall'alto al basso, a differenza di Edward."
Jules si sfiorò il mento con il dorso della mano, pensieroso:
"Humbertus dev'essere come suo padre, un uomo superficiale e vanitoso, da come lo descriveva papà. Sono stati in rapporti commerciali con noi per lungo tempo, ma solo il nonno era gentile, ed era per lui che papà aveva mantenuto la famiglia tra i suoi clienti. Ricordo che si lamentava spesso di loro... Nell'ultimo periodo il nonno di Humbertus si era aggravato con la malattia e papà li aveva depennati dalla lista dei clienti."
Lydie rigirò la forchetta nel piatto, ormai quasi vuoto:
"Non mi capacito di come possano essere così amici, quei due... Edward e... Humbertus, che nome orribile! Sembrano così diversi, da come me li avete descritti!"
Si interrogò qualche istante, apparendo a un tratto in possesso di una mente pensante, poi scrollò le spalle, tornando a considerazioni più leggere:
"Comunque, molto presto li conoscerò di persona. E sono sicura che ce ne saranno molti altri pieni di fascino... I tuoi pretendenti, Claire, saranno belli la metà rispetto ai miei."
Belle aveva una gran voglia di gettare il suo bicchiere pieno d'acqua in faccia a quella ragazzina priva di contegno, per spegnere con un getto gelido il suo ego infervorato. Claire invece, in tutta risposta, sorrise con la sua aria innocente, sollevando il mento, facendosi superiore all'offesa di Lydie:
"Lo sai, io non ho alcuna fretta di sposarmi e, se Jules vorrà, mi prenderò tutto il tempo per valutare attentamente i numerosi candidati."
Il fratello le rivolse un sorriso di approvazione, e anche Jaqueline, che fino a quel momento era rimasta in un silenzio imbarazzato, sollevò le spalle soddisfatta e la osservò con aria orgogliosa.

Per il resto della serata, furono presi in esame da Madame Gaumont tutti i pretendenti di Claire e quasi nessun gentiluomo della città fu escluso dai discorsi che resero quella cena una vera e propria fiera della vanità. Belle aveva avuto da quelle poche ore un quadro ben più nitido non solo di quella famiglia fuori dal comune, ma anche e soprattutto di quella società fatta di ipocrisia e frivolezza, in cui, suo malgrado, era immersa. La realtà che aveva a lungo cercato di ignorare si insinuava ora tra i suoi pensieri sempre più spesso, e ben presto avrebbe travolto la sua vita, segnando irreversibilmente il suo cammino.

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