Capitolo 7 - Sketch
-Benvenuti, croccanti grissini con semi di zucca! Oh oh, nessun bel manzo oggi? Che peccato...-
BLACK POV
«Dove...dove sono?» sento la mia voce come un flebile sussurro. Sono debole. Troppo debole.
I pensieri sono ovattati dal silenzio che mi circonda. Provo a respirare, lentamente. Apro gli occhi. Il buio elettrico dell'aria mi infiamma le iridi. Le urla di dolore mi muoiono in gola.
Ho sentito una voce poco fa, ne sono sicura. Eppure non mi è familiare.
Riprovo a sollevare le palpebre, per vedere di chi si tratti. Questa volta delicatamente. Il mio sguardo abbraccia l'oscurità, lasciando il tempo alla mia mente di abituarsi. Calci e pugni battono contro le pareti.
«Men-te? Pa-re-ti?» lo dico piano. Come per allontanare la paura di una certezza.
Spalanco gli occhi e quello che vedo mi lascia i brividi sulla pelle.
Sono nei labirinti della mia mente. Un tremore, diverso dai precedenti, scuote le mie membra. Sento gli organi contorcersi.
«Le mie ali nere non ci sono. Non qui. Sono sola.» la mia tenacia allontana le preoccupazioni. Devo essere caduta in trance dopo aver visto le gabbie dorate al Santuario. Non posso restare qui, non a lungo. Devo muovermi.
Provo ad alzarmi, ma qualcosa mi trattiene. Fasci di nervi bluastri mi hanno immobilizzata, costringendomi a guardare in un'unica direzione. Vogliono che io vada laggiù. Le sinapsi cercano di farmi rialzare.
Le gambe tremano quando muovo i primi passi verso il centro della mia mente. So cosa c'è lì. So cosa devo affrontare per tornare indietro. O meglio, chi.
Ed eccolo, finalmente. Lo specchio nero. Una grande cornice dorata circonda il vetro scuro.
«Da quanto tempo non mi perdevo?» lo chiedo in un sussurro, mentre mi avvicino.
Sto quasi per toccarlo. Le mie dita si fermano a un soffio dal vetro, quando mi accorgo di altre tre figure dormienti. Mi dirigo verso di loro. Nervi elettrostatici le imprigionano, tenendole sospese nel vuoto della mia mente. Sono tre ragazze, ma che ci fanno qui?
«Povere piccole... non avrei voluto trascinarvi qui» la voce rotta dalla colpa.
Non ho le ali, qui. È vero. Ma la mia fedele katana, sì. Recido lentamente i fasci bluastri che le incatenano.
Le guardo da vicino, per non svegliarle. Due sono more e una è bionda. Proprio lei è stata trascinata via dal sonno. Lo deduco dalla veste da notte che indossa. Mentre mi fermo ad ammirare i suoi bellissimi capelli, sento che due iridi rosse mi si conficcano nella schiena. Una delle due ragazze more si è svegliata.
ARIMAS POV
Lancio un'occhiataccia alla ragazza che si è appena voltata a guardarmi con curiosità. È piuttosto simile a me, constato stupita; è minuta, ha corti capelli neri e occhi color nocciola. Sarebbe identica a me... se non fosse per l'enorme spada che stringe in pugno.
«Che caspita è quella?»
La ragazza abbassa lo sguardo sull'arma, l'espressione mortificata.
«Ti sei appena svegliata in un luogo che non conosci e ti preoccupi di questa? È una katana. Mio padre mi ha insegnato ad usarla. Mi aveva addestrata ad usare ogni sorta di arma. Dai pugnali, alle spade, alle pistole, alle armi orientali. Diceva sempre che sono le armi a scegliere a chi appartenere. E così è stato la prima volta che le mie piccole dita da bambina hanno toccato la lama lucente e letale di questa meraviglia orientale.»
Guarda la spada con aria nostalgica, non sembra avere intenzione d'attaccarmi.
Dopo aver stabilito di non essere in pericolo - quantomeno nell'immediato - sposto l'attenzione sul luogo in cui mi trovo. È tutto immerso in un nero di seppia così intenso che sono costretta ad utilizzare i miei poteri per far luce. Letteralmente.
Scorgo di fianco a me uno specchio nero impreziosito da una cornice dorata mentre intorno a me ci sono... due ragazze!? Ai loro piedi ci sono degli strani cavi blu.
«Dove diavolo sono finita?» Ad Auridian ho visto tanti luoghi bizzarri, quale il regno senza di tempo di Aevum... ma questo li batte tutti in stranezza.
Prima che la mia mancata gemella possa rispondere -me ne basta una per carità- una delle due ragazze, quella bionda, si sveglia.
Si guarda intorno, smarrita.La domanda mi affiora spontanea sulle labbra.
«E tu chi cazzo sei? Un'amica di quella tipa?» Se ci fosse stata Samira, avrebbe rimproverato la mia finezza. Ma lei non è qui...
«Eh?» Fa vagare lo sguardo sull'ambiente in cui ci troviamo.
Questa è ancora addormentata. Sospiro, seccata. «Come ti chiami? Sai dove ci troviamo?»
«Ehm... No... Io sono Akiela. Tu invece...?»
Un nome insolito. Come tutta la situazione, del resto. «Arimas» rispondo annoiata. Mi rivolgo allora a quella strana ragazza mora, ancora persa nella contemplazione della sua spada. «Tu almeno sai dove siamo o devo interrogare gli antichi Custodi?»
«Anche senza le mie ali nere posso sentire i tuoi pensieri, ragazzina. Arimas e Akiela, eh? Bei nomi. Io sono Black. E siete nella mia mente.»
Ricambio con astio il suo sguardo. Questa qui mi dà sui nervi. Davvero tanto.
AKIELA POV
Appena mi sono svegliata, ho subito capito di essere in un sogno. Prima, una strana voce incorporea mi sveglia dal mio sonno, e poi una ragazza dai capelli color mogano mi interroga su cose che non so. E poi, l'altra ragazza che dice che siamo nella sua mente. Ne ho vissute di cose strane fino ad oggi, ma posso sopportare solo fino ad un certo punto. Mi costringo a credere che sia tutto un maledetto sogno. Eppure, se lo fosse, non potrei controllare tutto io? Studio l'ambiente circostante, che mi ricorda vagamente le lezioni di scienze sui neuroni. Non lontano da dove mi trovo, scorgo uno strano specchio dalla cornice dorata. Forse, dopotutto, Black non sta mentendo.
«Come mai siamo qui?»
Se è un sogno, tanto vale stare al gioco.
-Ok, care, lasciate che vi offra qualche delucidazione: siete qui perché io l'ho deciso. Fatevene una ragione.-
Eccola, di nuovo. L'inquietante voce incorporea. Guardo le altre, e noto che loro sono perplesse quanto me. Mi sento una stupida, ma mi rivolgo comunque alla Voce.
«Chi sei? Perché siamo qui?»
-Sono l'Intervistatrice, tesoro. Oh oh, e siete qua per mio diletto.-
Fantastico. Una cosa sconosciuta ha trascinato me e queste altre ragazze negli anfratti più oscuri -letteralmente- della mente di questa Black solo ed esclusivamente per divertirsi? Sbuffo seccata. Di bene in meglio. Scopro che la mia città è stata assediata e i miei amici sono in pericolo, e durante la notte, mentre cerco di riprendermi da tutto quello che è successo, vengo catapultata qui. La fortuna continua ad assistermi. Se solo qui ci fosse Eylin, lei saprebbe trovare una spiegazione razionale. O almeno l'Intervistatrice avrebbe potuto scegliere un bel ragazzo, al posto di una di loro...
Mi rivolgo alle mie compagne, scacciando quei pensieri. «Avete qualche idea su come uscire di qui?»
«C'è un solo modo per uscire da qui. Mi sono già trovata in questa situazione in passato.»
Black fa una pausa, forse per pensare a cosa dire, e poi continua.
«Dobbiamo affrontare lo specchio nero. Vi avverto, però. Chi vedrete lì dentro non perdona. E arriverà il momento in cui dovremo tutte compiere una scelta. Una scelta legata a ciascuna di noi e alla nostre rispettive storie.»
Credo di scorgere del dolore, dietro al suo sguardo. Ma è solo un'ombra, e giungo alla conclusione di essermelo immaginata. «Che ne facciamo di lei?»
Indico l'altra ragazza, ancora dormiente.
«Sta per svegliarsi. Cerchiamo di tenerla calma, quando aprirà gli occhi.»
EVELYN POV
Che gran mal di testa. Mi massaggio vigorosamente le tempie, sperando che quella strana vertigine si attenui leggermente. Niente da fare, sembra sortire l'effetto opposto semmai.
«Ma dove diamine sono finita?»
L'ultima cosa che ricordo è che solo pochi istanti fa ero intenta a scappare dal branco e di colpo in bianco... puff... eccomi qui in questo posto davvero bizzarro: è davvero buio, solo una piccola luce rischiara l'ambiente e in particolare avvolge delicatamente una ragazza minuta dai capelli scuri sicuramente più giovane di me. La vedo voltare lo sguardo verso di me, non sorpresa della mia presenza quanto io della sua.
«Fammi indovinare... anche tu un cucciolo smarrito?» domanda questa con aria annoiata.
«Non sapevo che il mio inconscio fosse così bravo a creare volti!» mi avvicino a lei, pizzicandole un braccio, come a dimostrazione che tutto quello non è reale.
«Provaci un'altra volta e non sarai così fortunata da poterlo raccontare» sibila minacciosa, rendendo le sue iridi rosse.
Mi alzo in piedi, facendo brillare a mia volta gli occhi del suo stesso color rubino ed assumendo un'espressione torva. Ed è così che alle sue spalle noto altre due figure, rimaste fino a quel momento in disparte a guardarmi curiosa.
La bionda ridacchia divertita e mentre l'unica cosa che vorrei fare io è svegliarmi, o nel peggiore dei casi fuggire, lei si avvicina.
«Ciao! Io sono Akiela, e questo... Beh non è proprio un sogno, ma non ho capito bene neppure io. Comunque, tu chi sei?»
«Evelyn. Se questo non è un sogno, esattamente, dove dovremmo essere?» sposto lo sguardo alle sue spalle e noto un curioso specchio dalla cornice dorata. «E quello cos'è?»
A rispondermi è l'ultima ragazza, l'unica che ancora non ha aperto bocca ma che ha tutta l'aria di chi la sa lunga. La squadro attentamente: ha ben salda in mano una katana, proprio come quella di Kira.
«Ben svegliata, Evelyn. Come ho detto a loro poco fa, siete nella mia mente. I nervi bluastri vi hanno tenute addormentate. Succede a volte. Vi ho liberate con questa.»
Rigira l'arma tra le mani, orgogliosa.
«No, non c'è niente di pericoloso. Niente, a parte lo specchio nero. Ogni volta che rinnego la mia storia e il mio passato, una parte di me si ribella e mi porta qui. Mi tiene prigioniera nei labirinti della mia mente, finché non decido di ricordare. Finché non accetto di pagare il prezzo per tornare al presente, ricollegando le sinapsi. Quella parte di me è rinchiusa nello specchio nero. E il prezzo da pagare per uscire è affrontarla. Senza farsi uccidere. Temo che questo varrà anche per voi.» Per un breve istante la vedo perdersi nei suoi pensieri, le iridi diventano rosse; in un attimo poi, torna al presente. Dopo aver ascoltato attentamente quell'assurda spiegazione, mi rivolgo alle altre due ragazze, chiedendo se anche loro considerino tutta quella storia solo uno scherzo.
-Liquirizia fruttata, mi dispiace informarti che la storia di Black non è uno scherzo. E neanche questo è uno scherzo. Considera questo posto un... uhm... un luogo di villeggiatura? Sei in vacanza, ecco! Oh Oh!-
Da dove viene questa voce? Le altre tre non sembrano confuse o terrorizzate. Possibile che solo io la senta? Sbuffo irritata, sperando di coprire il tremore della mia voce «Io non ho tempo per queste sciocchezze. Ho delle faccende importanti da sbrigare a casa.» Non so perché io lo stia dicendo ad alta voce e con tono minaccioso dato che pare che sia tutto nella mia testa.
-Le tue "faccende importanti" aspetteranno, oh oh.-
Lo vedremo cara voce... Lo vedremo.
BLACK POV
Fisso le altre. Mi rendo conto di aver detto qualcosa che per loro, forse, non ha senso. Arimas è la prima a cui mi rivolgo. Ha un carattere forte, si vede. E le iridi rosse le serviranno. Come sono servite a me, in passato.
«Credi di potercela fare? Io posso darvi l'esempio, ma tu pensi di poter guidare le altre quando sarò tornata indietro?»
«È una sfida, per caso? Certo che ce la faccio!» la sicurezza e la fermezza dei suoi occhi castani riempiono i miei.
Guardo Akiela ed Evelyn. Mi dispiace doverle lasciare da sole nel mio dentro. Vorrei poter restare con loro. Vorrei poterle non sottoporre a tutto questo. Ma so anche che è l'unico modo per salvarle. Come lo è sempre stato per me.
«Tra poco sfiorerò lo specchio e comparirà qualcuno. Voi restate dove siete. Qualsiasi cosa accada. Ricordatevi dove vi trovate. Lasciatemi affrontare le mie ombre da sola. Quando vedrete sbiadire la mia figura, toccherà a voi, una alla volta.» mi avvicino ad Arimas «Vorrei tu fossi l'ultima. Bada a loro per favore» le mie iridi nocciola si fermano nelle sue. Tu sei più audace. «Akiela ed Evelyn, state attente.»
«Ho capito. Sarò una brava balia, promesso» so quanto le costa, ma la mia anima la ringrazia ugualmente.
«Se posso intervenire, Arimas, non ho dubbi sul fatto che tu sia responsabile e audace quanto basta, ma io e l'alfa -si dice cosí?- siamo adulte e vaccinate, non c'è bisogno di preoccuparsi tanto...»
«Mi sto sentendo un pochino offesa. Soprattutto perché sono parecchio brava nel ruolo di leader, essendo io un alpha.» La ferita nell'orgoglio di Evelyn si mostra a me nella potenza del suo ruolo di capobranco. Occhi nocciola che si infuocano con la mutazione, i suoi. I miei, invece, diventano rossi di rabbia e dolore. Uno straziante dolore. Mi rivolgo a lei e ai suoi meravigliosi occhi che scottano.
«Lo capisco, ma non intendo dire che tu sia debole. Sei abituata a lottare, si vede. Ma ci sono parti di se stessi che non hanno bisogno di forza fisica o mentale. Solo di forza d'animo. La sfrontatezza di Arimas le darà il coraggio per restare sola con i suoi demoni.»
Detto questo, mi avvicino allo specchio. Sfioro il vetro nero, ad occhi chiusi. Quando li riapro, Lei è lì. Il mio riflesso. Marcio, sporco, ferito. Ha iridi gialle oro da serpe e labbra cucite da spago. Provo a ferirla, ma mi risponde con scariche elettriche. So cosa vorrebbe dirmi. Conosco le sue intenzioni a memoria, ormai. Vorrei non dovermi sottopormi ancora una volta alla violenza dei ricordi, ma è necessario. Devo tornare indietro. Nemy sarà sicuramente preoccupata.
Faccio un cenno di assenso al riflesso. Con lo sguardo innalza nervi rossastri che mi si conficcano alla base della nuca e nel petto, come cavi meccanici guasti. Lascio che i ricordi entrino in vena. E poco alla volta le mie sinapsi tornano al presente. Mentre svanisco, i miei ultimi pensieri vanno a queste tre strane, ma meravigliose compagne di viaggio che l'Intervistatrice mi ha regalato. Spero che se la cavino.
AKIELA POV
La strana ragazza dai capelli color della notte scompare nello specchio nero. Tocca a me ora? Chissà cosa mi aspetta. Dovrei essere impaurita? Non lo sono, al massimo direi curiosa. Chi vedrò lì riflesso?
Mi avvicino cauta allo specchio dalla cornice dorata, non prima di aver dato un'occhiata ad Evelyn ed Arimas, che mi scrutano attente.
Sulla superficie però, vedo solo il mio riflesso. Funziona veramente quel coso?
«Ma certo che funziona!»
La risposta mi arriva così inattesa da farmi sobbalzare. Chi ha parlato?
«Io, sciocca.»
Finalmente individuo il mio interlocutore, ovvero me stessa, il mio riflesso. Eppure ora la mia immagine è diversa. Sono sporca e sembro denutrita, senza contare il fatto che la mia veste da notte è tutta strappata. Involontariamente, sorrido. Quella versione di me stessa, esteriormente, si avvicina molto alle condizioni in cui mi trovavo il giorno in cui ero arrivata ad Inis, anche se allora indossavo un pigiama con i glitter e gli unicorni. Decisamente più fashion. «Ciao versione male assortita di me stessa, come vanno le cose?» chiedo con un sorriso.
«È tipico di te, cercare una scappatoia per evitare le difficoltà attraverso la tua espressione angelica...» afferma Akiela 2.0 a mo' di risposta mentre giocherella con il tessuto della veste.
«Ma cosa mi risponderesti se ti dicessi qual è il vero motivo per cui sei stata abbandonata?»
Resto pietrificata alla sua affermazione e noto -mio malgrado- la soddisfazione nel suo sguardo. «Dai, in fondo lo sai anche tu. Non ricordi cosa c'era scritto nella lettera della mamma? "È un mostro!" So che da anni ormai quella frase ti tormenta. Ammettilo. Ti hanno abbandonato perché avevano paura della loro stessa figlia!» svela con una nota di malizia malcelata nella voce.
Ricordo perfettamente. Avevo sette anni, quando lessi la lettera che mia madre aveva scritto a mia zia Reila prima di sparire. Avevo però fatto in tempo solo a leggere poche parole quando Reila mi scoprì e me la strappò di mano, per poi bruciarla poco dopo. "Mi dispiace lasciarti questo fardello Rei, ma non posso fare altrimenti. È un mostro..."
Quelle parole mi avevano assillato per tutti gli anni a venire, e tutt'ora è così. Perché mai Reila ha scelto di tenermi con sé? Pensava forse che sua sorella stesse solamente delirando, come ho cercato di convincermi io? E cosa in particolare mi mi renderebbe un mostro agli occhi di colei che mi ha dato al mondo?
Evidentemente non ho mai superato il trauma dell'abbandono. È forse questa la soluzione? Accettare finalmente che mia madre -e probabilmente anche mio padre- aveva paura di me e perciò mi ha lasciata? Andare avanti e lasciare che il passato smetta di tormentarmi? Io non sono un mostro, e non lo sarò mai. Ne sono certa. Non so cosa lei intendesse con quelle parole, ma si sbagliava. Io sono Akiela Lahan, una ragazza comune, con l'unica particolarità di avere come migliore amica una forginsol.
«Ti sbagli.» appoggio una mano sulla superficie levigata. «Loro si sbagliavano.»
Lo specchio sembra farsi fluido, e l'oscurità m'inghiotte.
EVELYN POV
Siamo sole, io ed Arimas. Non so come riusciremo a coesistere in uno spazio tanto ristretto per un lasso di tempo così indeterminato. Ho appena visto due ragazze che passavano attraverso lo specchio come nulla fosse, dunque perché non dovrei riuscirci anche io? Sembra un gioco da ragazzi.
Mi volto verso la giovane dai capelli neri e bisbiglio: «Vuoi andare prima tu?»
«No, ho promesso che sarei andata per ultima.»
«D'accordo.» Le lancio un'ultima occhiata e, con aria spavalda, mi avvio verso la superficie liscia. Ciò che viene riflesso non posso dire che mi dispiaccia: quella giacchetta di pelle nero è stato un gran bell'acquisto. Mi osservo attentamente, non capendo proprio come mai le altre fossero rimaste tanto sconvolte.
Mi concentro dunque sui miei occhi, che dubito diventano di un rosso brillante. Non che sia orgogliosa di quel colore ma grazie ad esso ora la gente mi rispetta, o almeno si presuppone sia così.
D'improvviso mi accorgo che i miei lineamenti stanno mutando: i capelli divengono più corti e castani, la mia statura più elevata e la corporatura più massiccia, allo stesso modo la mascella perde la forma ovale assumendone una squadrata e si ricopre di una folta peluria scura. L'unico elemento invariato è il rosso rubino degli occhi.
Impiego qualche secondo a riconoscere la figura che si staglia di fronte a me.
Malcom. Com'è possibile?
«Ti sono mancato, dolcezza?»
Nel suo sguardo non c'è un briciolo di dolcezza ed il suo tono sarcastico non presagisce nulla di buono.
«Tu... tu non puoi essere davvero lì. Tu sei morto» dico con voce spezzata. Alle sue spalle si materializza una prateria con pochi alberi e moltissimi fiori; poco distante dal ragazzo, una cesta di vimini ed una coperta a scacchi bianca e rossa.
«Tu mi hai ucciso semmai.» Di colpo, svariati squarci cominciano a lacerargli i vestiti e la carne, con lentezza struggente: il sangue cola ai suoi piedi e lui sembra non accorgersene nemmeno. «Ricordi cosa mi hai fatto?» domanda con tono disgustato.
Io non voglio ricordare, non voglio rivivere quella dannata sera ancora una volta. Con il dorso della mano mi asciugo le lacrime che nemmeno mi sono accorta stessero solcando le mie guance.
«Quando hai perso le staffe per colpa della super-luna e hai cominciato a colpirmi? Quando nonostante io ti pregassi di smettere perché non mi sarei difeso da te, la tua unica risposta fu un ringhio? Beh, io ricordo ogni secondo. Persino quando ti strinsi a me un'ultima volta, conscio del fatto che sarei morto di lì a breve e ti sussurrai "Non è colpa tua. Ricordatelo sempre".» Pian piano alcuni momenti riaffiorano alla memoria, lasciandomi senza fiato. Non posso credere di essere stata davvero io a fare ciò; le sue urla diventano un eco nella mia mente, soffocando ogni altro pensiero.
«Sai perché non reagii?» egli prosegue come non accorgendosi del mio stato d'animo. «Preferivo lasciarmi maciullare da te piuttosto che vederti ferita.» Abbassa gli occhi e per un istante intravedo un po' della sua umanità a cui ero tanto affezionata. «Che stupido.»
Non attendo oltre: una volta conscia di aver recuperato quella parte perduta, tocco la superficie fredda dello specchio e con violenza mi fiondo al suo interno, lasciando alle mie spalle un passato con cui non voglio più avere a che fare ed una ragazza annoiata.
ARIMAS POV
Dopo il turno di Akiela, che ha mostrato un'inaspettata determinazione, è giunto il momento di Evelyn. Si è avvicinata allo specchio con baldanza ma quando i suoi occhi hanno incontrato quelli di un ragazzo apparso nello specchio, la sua sicurezza ha vacillato. I suoi occhi si sono spalancati per la sorpresa e m'è apparsa molto turbata. La spavalderia che aveva nel colloquio con Black è totalmente sparita, sostituita dallo sgomento. Sebbene ritenga la sua reazione esagerata, quando è entrata nello specchio non ho potuto fare a meno di chiedermi cosa l'abbia sconvolta.
«Cos'hai di tanto speciale, insomma?» domando annoiata allo specchio.
Silenzio.
«Non ho paura di te, sai?»
È la verità. Essere rimasta sola in quel luogo tetro non mi turbava. Anzi... per fortuna che quelle tre insopportabili ragazze se n'erano andate! Petulanti oltre ogni dire, persino peggio di Samira.
«Dovresti invece» è proprio quest'ultima a rispondermi. Volgo lo sguardo verso la sua immagine riflessa cercando di dissimulare la mia sorpresa.
«Paura di te, Sami? Non faresti del male nemmeno a una mosca!» la schernisco.
«Esattamente» risponde con un sorriso. Non è il solito sorriso timido, bensì è freddo e tagliente come un coltello. «È per questo motivo che le persone si fidano di me.»
Incrocio le braccia sul petto e inarco un sopracciglio, perplessa. «Che cosa intendi?»
Il suo malefico sorriso si estende anche agli occhi, illuminati da uno strano bagliore sinistro.
«Non fare la finta tonta, Arimas! Io sono gentile, disponibile, educata... il contrario di te, insomma. è per questo che le persone fanno affidamento su di me.»
Il disprezzo nelle sue parole è così evidente che fatico ad ignorarlo. Purtroppo, nemmeno il significato implicito del suo discorso mi è sfuggito.
«Stai per caso dicendo che le persone si fidano di te perché sei il mio opposto?» le chiedo con aria di sfida.
«Perspicace» osserva con una punta di sarcasmo. «Ma non abbastanza da capire che non sei altro che la mia brutta copia.» Assottiglia gli occhi, trasformando il volto in una maschera imperscrutabile. «Perfino Jack la pensa così.»
La collera che ho faticosamente trattenuto ora esplode come un fiume in piena. Mi slancio contro lo specchio con l'intenzione di colpirlo ma esso mi respinge con una forza inaudita.
Samira osserva la scena con malcelato divertimento, godendo della mia sconfitta.
Lei mi ha provocata e io, stupidamente, ho reagito nel modo previsto. Del resto, lei è la mia gemella, per cui è comprensibile che conosca i miei punti deboli. Ma la cosa vale anche al contrario per cui decido di sfruttare la situazione a mio favore.
«Tu sarai anche migliore di me, ma noi siamo complementari.» sorrido con malizia. «Tu hai bisogno di me come io di te»
Diventare smielata non rientrava nei miei piani, ma se serve per uscire da qui...
Il suo sorriso si spegne mentre la sul mio volto si dipinge un'espressione soddisfatta.
«Addio, piccola donzella gentile.»
Dopo averle rivolto un ultimo sorriso di scherno, m'addentro nello specchio.
-Oh oh, sembra che le nostre fanciulle abbiano trovato un modo di sfuggirmi... Povere illuse, devono ancora fare i conti con le interviste!-
*****
Riconoscimenti:
- BLACK
Storia di provenienza: Iride d'Angelo Ribelle
Autrice: TetoraNishizono
- AKIELA
Storia di provenienza: I Doni del Destino
Autrice: TessC15
- ARIMAS
Storia di provenienza: Le gemelle di Auridian
Autrice: Stardust-99
- EVELYN
Storia di provenienza: Luna Nuova || Teen Wolf
Autrice: -Lysithea-
Ambientazione Sketch:
La mente di Black
Storia di provenienza: Iride d'Angelo Ribelle
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