Quel ragazzo era Will Herondale. - Will e Tessa ➰

— Nonna, nonna, guarda: ho trovato questo libro in un baule in cantina! —
Tessa prese in mano quel libro, la copertina impolverata, la rilegatura fragile a causa delle innumerevoli volte che era stato letto, riletto... e, a metà fra un sorriso e una lacrima, disse al nipote
— Marcus... grazie piccolo, ora va a giocare in salone. — e il bambino lasciò la stanza fischiettando.
Tessa passò la mano quasi tremante sulla copertina del libro cercando di pulirlo. "Racconto Di Due Città - Charles Dickens".
Rigate da lacrime d'argento, le guance di Tessa si contrassero in un lieve, dolce sorriso mentre lo apriva, e rileggeva la vecchia dedica che, una sera di tanti anni prima, nelle camere illuminate dalle candele dell'Istituto Di Londra, Will aveva scritto per lei fra le prime pagine : "Tess, Tess, Tessa...".
Dolci ricordi, odori intensi pervasero la mente della stregona. Will.
Will Herondale.
Le sembrava impossibile che fossero davvero riusciti ad invecchiare insieme, addirittura ad avere dei figli, dei nipoti, dei pronipoti!
Will, che un tempo aveva creduto di essere maledetto per la vita, di non poter amare ne essere amato a sua volta, l'aveva amata più della sua stessa vita.
Tessa avrebbe passato tutta l'eternità a guardare quegli occhi più azzurri dell'azzurro, ma il tempo è carogna, e a Will l'eternità non apparteneva.
Era l'estate del 1937 quando Will chiuse per sempre i suoi zaffiri sul mondo, e Tessa ne uscì distrutta.
Magnus le aveva dato tutto il sostegno che poteva, ma il primo amore non si scorda mai, e i ricordi con Will riaffioravano ogni giorno, anche quel giorno.
Tenendo in mano quel libro, Tessa si ricordò di quella volta, in riva a un lago bretone, in cui lei e Will stavano facendo un picnic e delle anatre piombarono addosso al loro pranzo, e subito Will cominciò ad imprecare in gallese.
Ormai Tessa aveva imparato a capire quella lingua, sebbene Will la utilizzasse di rado, salvo che con Cecy.
Tessa ricordò anche il suo trentesimo compleanno: Will la portò in cima alla Torre Eiffel, costruita da relativamente poco, e le recitò una poesia che aveva composto proprio per quell'occasione.
Non era un segreto per nessuno, sebbene la sua prosa fosse eccellente, le poesie di Will non sempre erano dello stesso avviso, anzi, quasi mai. Ciò nonostante, il ricordo dell'infinita dolcezza di Will nel recitarla le scaldò il cuore ancora una volta, mentre era seduta in quella poltrona del Ravenscar Manor.
Sempre per il suo trentesimo compleanno, dopo essere scesi dalla torre, Will portò Tessa in Rue des Vendomes, dove le regalò una collana di perle, la stessa collana che poi sarebbe stata accompagnata dal bracciale, anch'esso in perle, che Will le regalò anni dopo, per il loro trentesimo anniversario di matrimonio.
Da allora, Tessa non se l'era mai più tolto.
Né il bracciale dal suo polso sinistro, né Will, da ogni pezzo della sua anima.
Le lacrime, ormai incessanti, cominciarono a far bruciare gli occhi di Tessa, alla quale sovvenne un ultimo ricordo per quella sera, mentre il sonno la accoglieva delicatamente fra le sue braccia...
Era in una casa che non le aveva mai regalato alcuna emozione positiva, disperata. Dove andare? Cosa fare? Come avrebbe fatto a trovare Nate? E se le Sorelle Oscure o Miranda si fossero riprese in tempo per impedirle la fuga? Doveva andarsene alla svelta, ma... un rumore.
La serratura della porta della sua stanza.
La maniglia si stava aprendo. Click.
La porta si aprì, al che Tessa, impaurita e nervosa, scattò immediatamente, colpendo la figura che le si parò di fronte con una brocca, il primo oggetto a portata di mano.
Il ragazzo cominciò a imprecare in gallese, e sin anche a citare opere letterarie, mentre Tessa, a sangue freddo, metteva meglio a fuoco la sua figura, rendendosi conto che quel ragazzo era probabilmente il più bel ragazzo che lei avesse mai visto.
Quel ragazzo era Will Herondale.

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