Capitolo 2 - Trasgressioni
Principato di Monaco.
Monte-Carlo.
L'acqua scorreva sul suo corpo, colpendole la pelle con quelle gocce tiepide. Poggiò la schiena alla parete in piastrellato freddo, provocandosi dei brividi su ogni centimetro di epidermide.
Una lacrima solitaria scese sul suo volto e con la stessa velocità con cui apparve, lei la spazzò via, attraverso un veloce gesto della mano. Nonostante sapesse benissimo che, se anche si fosse abbandonata ad un pianto liberatorio, nessuno l'avrebbe vista.
Le domande di quei giornalisti, che l'avevano attesa all'entrata dell'aeroporto, il giorno in cui era partita dal Bahrein, ancora le rimbombavano in testa.
"Pensi che la tua carriera sia finita?"
"Che legami ci sono tra te e la famiglia Verstappen?"
"L'hai fatto per ottenere più attenzioni?"
"Non ti interessa cosa il mondo pensa di te?"
E nemmeno ragionandoci su per giorni era riuscita a trovare delle risposte a quelle domande lasciate in sospeso.
La sua carriera era finita per davvero?
Neanche lei stessa, la diretta interessata, sapeva dirlo. Le trasgressioni che aveva compiuto negli anni erano state tante, gli scandali che l'avevano vista protagonista, ormai faticavano ad essere contati. Eppure, mai una volta aveva dubitato che qualcuno si rifiutasse di farla lavorare.
Almeno fino a quel momento.
Fino a quando, quella corda che tirava da tutta la vita, si era spezzata. Ed ora, di certezze non gliene rimanevano più.
Che rapporti aveva con la famiglia Verstappen?
Le sarebbe tanto piaciuto saperlo. Forse avrebbe dovuto chiedere a loro, ma era quasi certa che, come lei, non avessero la più pallida idea di cosa dire.
Con Jos conversava solo attraverso scambi di sguardi carichi di disprezzo e con Agnes non si parlava più da anni. La maggior parte del mondo nemmeno sapeva per davvero che fosse anche lei parte di quella famiglia, in realtà. E con Max, beh, con Max era cambiato tutto.
Il suo Maxie, quello pronto a proteggerla, a farla sorridere, a prendersi cura di lei, non c'era più. Il ricordo di loro due, felici, che si ricorrevano nel giardino di casa, che lavoravano al suo kart, che si sfidavano a chi faceva il tuffo più bello nel laghetto, era solo quello: un ricordo.
Max era cambiato.
Lei era cambiata.
E le ferite, le mancanze del passato non potevano più essere colmate.
Eppure, quando si era ritrovata completamente sola e aveva avuto bisogno d'aiuto, era andata da lui. Perché, nonostante non si vedessero e non si parlassero da quell'ultima estate, nel profondo del suo cuore, Max restava sempre il luogo sicuro in cui rifugiarsi.
Sapeva che lui non l'avrebbe mai mandata via, qualsiasi cosa fosse successa.
E così era stato.
Aveva fatto ciò che aveva fatto per ottenere più attenzioni?
No. O forse sì. Tante volte non era in grado nemmeno lei di capire perché facesse determinate cose. Esattamente come quando era una bambina, c'erano delle situazioni che non comprendeva. E la rabbia era l'unica certezza in quei momenti.
La stesso valeva per il fatto che non le interessasse cosa il mondo pensava di lei. Un attimo prima credeva di no. E quello dopo invece sì.
Era tutto così complicato e confuso nella sua testa, perché lei stessa era la prima a non capirsi.
Chiuse l'acqua della doccia, uscendo e avvolgendosi in un'asciugamano bianco. Evitò di guardare il suo riflesso nello specchio, tanto si conosceva a memoria. Conosceva perfettamente quel volto, che negli anni aveva imparato a disprezzare sempre di più. Quegli occhi chiari, espressivi, dalle folte ciglia e il taglio deciso, che parlavano ancora prima che aprisse bocca. Quelle lentiggini, che le davano una falsa aria da ragazzina per bene e anche un po' ingenua. Quelle labbra, carnose, ben definite, che tante volte faticavano a stare in silenzio.
Quel volto che aveva contribuito a portarla dov'era. Così come quel corpo, slanciato, snello, con le forme al punto giusto.
Era convinta che fosse colpa loro se si ritrovasse in quella situazione.
Era stata la sua bellezza, così particolare ed eterea a condurla su quella strada. Una strada fatta di riflettori, approfittatori, tristezza mascherata dietro finti sorrisi, foto, abiti di marca, eventi esclusivi e tanta, tanta solitudine vissuta in mezzo a milioni di persone.
Uscì dal bagno, dopo essersi vestita, indossando dei comodi indumenti da casa. «Buongiorno» la salutò il fratello, che era appena rientrato dalla sua corsa mattutina, in preparazione di una nuova gara.
Indossava degli abiti sportivi e il sudore gli aveva leggermente appicciato il ciuffo biondo alla fronte. Sembrava stanco, con il viso ancora arrossato dallo sforzo.
«'Giorno» rispose Jourdan, cercando di non dare peso all'attrito che aveva avvertito nella voce di Max.
Era arrabbiato con lei, non gli era passata affatto, come invece credeva.
Quando Jourdan si era presentata da lui, ormai più di un anno prima, chiedendogli un posto dove stare per un po' di tempo, fino a quando le acque si fossero calmate, Max non aveva esitato nemmeno per un momento ad accettare, seppur stupito di vederla fuori dalla sua porta dopo tutti quegli anni.
Jos, invece, era stato di tutt'altra idea. Non gli piaceva che Jourdan si trovasse lì, non dopo tutto ciò che aveva fatto durante quegli anni.
Lei e il padre non si erano quasi più visti, dal momento in cui, quel giorno di ormai sedici anni fa, aveva lasciato la casa ad Amsterdam assieme ad Agnes. Ma, le notizie erano arrivate anche a lui, come il secondo matrimonio della sua ex moglie e i vari scandali in cui sua figlia era andata a immischiarsi.
Jos, quando aveva scoperto dove si trovasse Jourdan, aveva subito fatto notare il suo disappunto. Max però non aveva ceduto, quella era casa sua e il padre non gli avrebbe imposto con chi poteva o non poteva vivere.
Ecco perché, da più di un anno, Jourdan abitava dal fratello, in quel grande e lussuoso appartamento a Monte-Carlo.
Durante quel tempo aveva sempre mantenuto un profilo molto basso, evitando di seguire Max in giro per il mondo, per sostenerlo dal vivo. Cosa consigliatale anche da lui stesso, che voleva a tutti i costi evitare di attirare quel tipo di attenzione su di loro e sul suo lavoro.
Così, Jourdan se ne stava semplicemente a casa. Passava le giornate guardando la televisione e non si perdeva nemmeno una gara trasmessa in diretta di suo fratello. Nuotava nella piscina del complesso dove si trovava l'appartamento, prendeva il sole sul terrazzo, si allenava e costruiva ancora quei caselli di carte.
Fino a che, un giorno, qualcuno aveva suonato a quella porta.
Max non era in casa, era uscito per una cena assieme a suo padre e Christian, il capo del team per il quale correva, e lei si era ritrovata costretta ad aprire e fronteggiare quello sconosciuto, che aveva scoperto chiamarsi Daniel Ricciardo. Un pilota che aveva guidato nella stessa scuderia di Max, per qualche anno erano stati compagni. Avevano stretto una buona amicizia, che durava ancora, nonostante Daniel avesse poi scelto di spostarsi in un altro team.
Quell'inverno, spinta anche dal ragazzo, con il quale si era ritrovata, senza nemmeno rendersene conto, a conversare per tutto il pomeriggio, aveva deciso di riprendere un po' alla volta in mano la sua vita. Iniziò ad uscire e conobbe altri piloti che abitavano a Monaco o che erano spesso di passaggio da quelle parti. Piano piano si era creata nuove amicizie e aveva sperimentato cosa significasse non vivere perennemente in solitudine, in compagnia solo dei suoi pensieri deleteri.
Ricominciata la nuova stagione di gare, alcuni dei piloti con cui aveva stretto più legame, le avevano chiesto di andare a qualche gara. Sostenuti soprattutto da Skye, la ragazza che in quel breve tempo era diventata la sua migliore amica, che continuava a ripeterle quanto sarebbe stato bello averla al suo fianco durante i Gran Premi, così da non essere sempre sola.
Max, dal canto suo, le aveva chiesto invece di aspettarlo, ancora una volta, a casa. E inizialmente lei si era ritrovata d'accordo. Non si sentiva ancora pronta a farsi vedere ad un evento pubblico di quella grandezza. Ma poi, dopo i primi giorni da sola, in quell'appartamento troppo grande per lei, reduce da un inverno passato in compagnia di persone che l'avevano tenuta lontana da quel mondo di solitudine nel quale era solita vivere, mantenere la promessa si era rivelato più difficile del previsto.
Ecco perché, quel sabato notte di pochi giorni prima, sentendosi assalire completamente dal panico e non riuscendo, per la prima volta dopo molto tempo, a gestirlo, era salita su un aereo e si era presentata in Bahrein. Era stata una decisione presa di fretta, sulla quale non aveva riflettuto nemmeno per un attimo, sapeva fin da subito di star sbagliando, ma non credeva che avrebbe creato tanto sgomento. Dopotutto era passato più di un anno, pensava, sperava, che le persone si fossero semplicemente dimenticate di lei.
Ma si sbagliava di grosso.
Arrivata in cucina, trovò Skye, la sua amica, conosciuta in un locale durante una delle prime sere in cui era uscita con Max e i suoi amici. Era bastato davvero poco tempo perché le due si avvicinassero sempre di più, tanto da diventare quasi inseparabili. La notte precedente aveva dormito da loro, perché le due avevano optato per una serata film e schifezze sul divano, dopo che la ragazza era venuta a conoscenza di ciò che era successo con quei giornalisti in Bahrein. Le era sembrato un buon modo per distrarla, almeno per un po', da tutti i pensieri che quell'episodio le aveva provocato.
Era seduta all'isola in marmo, già perfettamente vestita e truccata. I capelli biondo cenere erano sciolti e le ricadevano sulle spalle, coprendo parte di quel top verde che indossava.
Jourdan non aveva ancora capito come facesse, ma Skye sembrava sempre impeccabile. Nell'abbigliamento e nei modi di fare, sapeva dire la cosa giusta in ogni occasione. Era un perfetto camaleonte sociale, che si adattava al meglio ovunque, facendo sempre ottime figure.
Decisamente il suo opposto.
Poco prima, la bionda, era scesa al bar sottostante per prendere dei caffè d'asporto e il suo sguardo era stato subito attirato da uno dei giornali esposti nell'edicola accanto. Lo stesso giornale che in quel momento stava tenendo tra le mani, leggendolo attentamente. Era uno di quelli che parlavano di gossip e Jourdan non ci aveva messo molto per capirlo. Quando Skye si accorse della presenza dell'amica e del fratello, lo chiuse di scatto, poggiandolo sulla superficie marmorea dell'isola, cercando di nasconderlo, per quanto fosse possibile e sperando che nessuno dei due ci avesse fatto caso.
Max la salutò, per poi far ricadere lo sguardo sulla copertina di quel giornale, esattamente come aveva già fatto la sorella. Aggrottando le sopracciglia, scrutò quel poco che riusciva a vedere da sotto le braccia della ragazza, che stavano cercando di coprirlo. Lo afferrò poi con una mano, togliendoglielo da sotto gli avambracci, per poter guardarlo meglio. I suoi occhi ricaddero su una parte in particolare della copertina e le sue mani si mossero velocemente per raggiungere la pagina in cui si parlava in modo più approfondito di quell'articolo.
"Max Verstappen ha una nuova fiamma?"
Questo era il titolo, scritto a caratteri cubitali, sopra ad una foto che lo ritraeva assieme a Jourdan, mentre erano intenti a scendere dall'auto e fare il loro ingresso nell'albergo.
"Lui, tornato single da poco e la famosa modella Jourdan Reed, conosciuta per le sue storie proibite, sono stati avvistati in Bahrein assieme, mentre rientravano in hotel dopo la gara.
Che sia lei la causa della rottura della relazione tra il pilota e la sua storica ragazza?"
E così recitava il pezzo principale di quell'articolo, scritto apposta per creare scalpore e far parlare le persone.
«Cazzo...» sussurrò Jourdan, che nel frattempo si era affiancata al fratello, chiudendo gli occhi per qualche secondo.
«Era esattamente per evitare questo che ti avevo chiesto di non venire» Max la guardò serio, sbattendo una mano sulla superficie dell'isola, facendo sussultare Skye. Lasciò ricadere anche il giornale su di essa, avendone avuto già abbastanza di quel gossip contro di lui.
La ragazza serrò la mandibola. «Non lo passo un altro anno chiusa in casa da sola» disse categorica. «Non posso chiudermi dentro quattro mura per sempre. E tu non puoi chiedermi di farlo!» continuò, ricordando l'orribile sensazione di panico che l'aveva sopraffatta nel mezzo della notte. Era un qualcosa che non le capitava da così tanto tempo, pensava di essersi liberata di quell'ansia, di quegli attacchi. Invece era solo rimasto tutto latente, in attesa del momento giusto per tornare a renderla vulnerabile.
Il fratello sapeva che non fosse giusto chiederle di non presentarsi ai circuiti, vietandole di fare una cosa che invece le andava. Non avrebbe mai voluto costringerla a vivere chiusa in casa o con la possibilità di uscire sempre e solo nei luoghi di Monaco in cui sapeva non potessero esserci paparazzi. Ma odiava così tanto i pettegolezzi e l'attenzione di quel tipo di stampa su di lui, che quando capitava, la rabbia prevaleva sempre sulla ragione.
«Non lo sanno che siete fratelli? Come fanno a scrivere una schifezza del genere?» intervenne Skye, arricciando le labbra.
«In realtà sono in pochi a saperlo. Non siamo cresciuti insieme e io ho sempre mantenuto il cognome di mia madre» spiegò Jourdan, portandosi una ciocca di capelli dietro l'orecchio. «Tu lo sapevi prima che te lo dicessi?» le chiese poi, volendo confermare le sue parole. Skye scosse la testa. «Ecco, appunto. Chi ci conosce bene ne è al corrente. Ma chi non ci conosce, beh, è un'informazione che ignora del tutto» concluse.
Max interruppe quel discorso. «Possiamo concentrarci sulle cose importanti adesso?!» sventolò bruscamente quel giornale per aria.
«Mi dispiace, non volevo creare nessun tipo di casino. Solo che... non riuscivo a stare un secondo di più dentro questa casa da sola» ammise Jourdan, ripensando all'ansia che le aveva attanagliato lo stomaco in quei primi giorni di solitudine. Rendendole impossibile mangiare, dormire o smettere di farsi tormentare la testa dai pensieri. Fino a che quell'ansia si era trasformata in vero e proprio panico.
L'altra ragazza decise di intromettersi ancora, alzandosi in piedi. «Non può nascondersi per sempre qui. La soluzione non è questa» si rivolse a Max.
«Non credo che sia nemmeno quella di far parlare di noi, in questo modo, su tutti i giornali» puntualizzò.
«Guarda che non va a favore mio. Sono io quella con una reputazione completamente distrutta, abbonata ai titoli scandalistici in prima pagina su ogni testata» ricordò al fratello, fissandolo stizzita. Tra i due, chi ci usciva male in tutta quella storia, alla fine era proprio lei.
Skye tornò di nuovo nella conversazione. «Comunque, la cosa più semplice per mettere a tacere queste voci, è quella di fare chiarezza sulla vostra situazione» spostò lo sguardo dall'amica al ragazzo, trovando gli occhi sgranati di lui a fissarla. Max aveva già capito dove volesse andare a parare. «Basta dire a tutti che è tua sorella e la smetteranno di speculare su una finta relazione» disse in modo ovvio.
Aveva ragione.
Quella rivelazione avrebbe portato comunque tanti occhi su di loro e tanti giornalisti pieni di domande. Sarebbe stato però un modo per mettere un punto a tutte le voci che avevano preso a girare e che avrebbero continuato a fare su una loro presunta relazione. La rivelazione di essere fratelli, invece, avrebbe fatto scalpore, dal momento in cui sarebbe sicuramente venuto fuori che lei fosse nata dal tradimento di suo padre con un'altra donna. Ma quella notizia avrebbe poi perso di importanza, finendo nel dimenticatoio delle menti delle persone. A differenza di un possibile e continuo presunto flirt tra i due.
Era una voce falsa, che non avrebbe fatto bene a nessuno, soprattutto a lei. Stava cercando di restare lontano dagli scandali e se la verità fosse venuta fuori da parte di terzi, sarebbe stato decisamente peggiore. Avrebbe portato la gente ad interrogarsi sul perché i due avessero preferito portare avanti una voce su una relazione, nonostante fossero fratelli, piuttosto che dire la verità sulla loro parentela. I giornalisti e chiunque altro avrebbe iniziato a pensare che ci fosse qualcosa di grande sotto, uno scandalo ancora maggiore e allora sì che li avrebbero perseguitati senza fine.
«Ha ragione» ammise Jourdan, scrollando le spalle, dopo averci ragionato sopra.
«No dico, ma siete impazzite per caso?» chiese Max, alzando le braccia verso l'alto. «Sai cosa significherebbe rivelare che siamo fratelli?» domandò retoricamente. «Paparazzi ovunque, titoli di giornale, domande. E non solo a noi due, ma a tutta la nostra famiglia» disse, afferrando una bottiglietta d'acqua dal frigorifero.
«Hai paura che papino Jos possa arrabbiarsi perché il mondo verrebbe a conoscenza della verità?» lo stuzzicò lei, sapendo bene che quello fosse un tasto molto delicato da toccare per lui.
Il fratello la guardò arrabbiato, contraendo la mandibola squadrata. «Hai venticinque anni, non credi che sia arrivato il momento di crescere e fregartene di ciò che dice quello stronzo?» Skye sospirò e scosse la testa, dopo aver sentito le parole della ragazza. Sapeva che ciò avrebbe portato ad una lite, era sempre così quando aprivano il discorso sulla loro famiglia. Rimase zitta, non volendo alimentare la rabbia di nessuno dei due.
«Jourdan, smettila con queste cazzate. Non ho nessuna paura di affrontare nostro padre» mentì. Perché di paura, invece, ne aveva eccome. Anche se ormai non era più un bambino, quel timore verso Jos non era mai scomparso.
La ragazza scoppiò a ridere. «E allora come mai ha dovuto scoprirlo quando si è presentato qui che mi stavi ospitando? Perché ti fai tutti questi problemi a rivelare che siamo fratelli?» chiese, incrociando le braccia al petto. Si sentiva esclusa. Da bambina, lui era l'unico a farla sentire parte di una famiglia. E adesso, sembrava che anche Max non volesse accettarla.
«Perché la stagione è appena iniziata, io devo pensare a correre. Voglio vincere il mio terzo mondiale e una notizia del genere non farebbe bene a nessuno» evitò di rispondere alla prima domanda.
«Quindi, secondo te, per non attirare attenzione è meglio continuare a far pensare che io sia la tua fidanzata o la tua amante?» domandò incredula. «Così fotti ancora di più la mia carriera e la mia reputazione. E vai a compromettere anche la tua. Se la cosa venisse fuori da qualcun altro, sarebbe molto peggio. Te ne rendi conto, vero?!» stava ormai urlando, ma odiava quando il ragazzo difendeva Jos. Dopo tutto quello che aveva fatto, non riusciva a comprendere come potesse stare dalla sua parte.
Max non sapeva cosa fare. Era consapevole che ciò che proponevano lei e Skye, alla fine, fosse la soluzione migliore. Ma avrebbe comportato comunque tanti problemi. E non voleva ritrovarsi a litigare con il padre. Eppure, ci avrebbe discusso in ogni caso, perché i gossip di quel giornale sarebbero arrivati anche a lui e di certo non gli avrebbe fatto piacere.
«Ti chiedo solo di pensarci bene» concluse Jourdan, lasciandosi ricadere le braccia lungo i fianchi, cercando di calmarsi.
Il ragazzo rimase in silenzio per qualche secondo, in cerca di qualsiasi segnale per capire cosa dovesse fare. Un segnale che non trovò, perché nessuno avrebbe potuto decidere al suo posto. «Ho bisogno di pensare tranquillamente a questa cosa» decise infine. «E, per favore, nessuna delle due dica niente. Se la notizia deve essere rivelata, voglio essere io a farlo» le lasciò sole, chiudendosi in bagno per potersi fare finalmente una doccia.
Skye osservò l'amica, mentre mescolava dei cereali assieme allo yogurt. All'inizio era stata molto restia a darle confidenza, sapeva i suoi trascorsi e voleva evitare di finire in mezzo a qualche guaio. Ma, Jourdan si era rivelata simpatica e una piacevole compagnia. Decisamente l'opposto di quello che passava di lei tramite le notizie. Skye, per via dei suoi genitori, che lavoravano all'interno della Formula 1, era solita frequentare i circuiti. Tendeva però a restare sempre da sola, perché non riusciva a trovarsi con le altre ragazze. Un po' per l'importante famiglia che aveva alle spalle e un po' per il suo carattere tendenzialmente introverso.
Con lei invece, aveva legato sin da subito.
E il fatto di poter avere un'amica vicina faceva bene ad entrambe. «Mi è dispiaciuto non poter essere stata presente in Bahrein» ruppe il silenzio. «Se non avessi avuto quell'impegno di lavoro, sarei stata lì e sicuramente ti avrei evitato parecchie ramanzine da parte di Max» sorrise, facendo fare lo stesso anche a lei.
«Sì, quando è tornato nel motorhome, dopo la gara, e mi ha trovata lì, ha annaspato per parecchi secondi prima di trovare qualcosa da dire» ricordò le espressioni sconcertate del fratello, trattenendo un sorriso. «In ogni caso, non avrei mai voluto creare tutto questo casino» ammise, abbassando lo sguardo.
Skye scosse la testa. «Non è così tragico. Prima o poi saresti dovuta tornare a vivere nel mondo reale e uscire dalla bolla di Monaco. Forse avresti potuto farlo in modo meno brusco, ma penso che in ogni caso avresti creato molto scalpore» rubò una manciata di cereali dal pacchetto.
Sì, forse avrebbe potuto pensarci un po' di più, prima di salire su quell'aereo. Ormai però le cose erano successe e non si poteva tornare indietro. «Delle voci mi hanno detto che l'hai fatto penare un po' quella sera in hotel» Skye spostò il discorso su un argomento più leggero.
Jourdan aggrottò le sopracciglia, non capendo subito a cosa si riferisse. «Mi ha detto che era in bagno a lavarsi i denti e quando è uscito tu non c'eri più in camera» spiegò, sorridendo divertita, riportando le parole che il ragazzo le aveva confessato, esasperato, una volta tornato dal Bahrein. A quel punto, anche l'altra capì, ma fece finta di nulla, non volendo lasciar fuoriuscire subito quel segreto.
«Allora? Dove sei finita per tutta la notte?» le chiese, sporgendosi su quell'isola, curiosa della risposta.
«Non so a cosa ti riferisci» mentì, continuando a fare colazione.
«Oh, ma smettila» le tirò una piccola sberla sull'avambraccio. «Max ha detto che ti ha cercato per mezz'ora, prima di arrendersi. E che poi ti ha sentita rientrare poco prima dell'alba» aggiunse, fissandola dritta negli occhi, con le sopracciglia alzate.
«Può darsi che fossi riuscita a trovare un modo migliore per passare la notte, piuttosto che in camera con mio fratello a sentire le sue lamentele sul mio comportamento sconsiderato» iniziò a rivelare qualcosa, facendo rigirare il cucchiaio in quello yogurt ormai finito.
«E come si chiamava questo modo migliore?» chiese Skye, accennando un sorrisetto.
«Pierre» ammise finalmente, facendole schiudere la bocca.
«Lo sapevo!» esclamò con troppa enfasi. «Te l'avevo detto che non vi sareste fermati solo a quella sera dopo la festa in discoteca» le ricordò, quando per la prima volta era finita a letto assieme al pilota francese. Skye le aveva sempre detto quanto li vedesse bene come coppia, ma entrambi non si erano mai sbilanciati oltre qualche notte di passione.
«È solo sesso» le ricordò, stoppando il suo entusiasmo. «A lui fa comodo scaricare la tensione dovuta alle gare e a me piace parecchio come si muove sotto le lenzuola» ammiccò, ponendo la tazza nella lavastoviglie.
«Mah, non vi capirò mai. Dividere il sesso e i sentimenti per me è impossibile» rise l'altra, staccandosi dall'isola. «Hai visto qualcun altro?» le chiese poi.
Jourdan ci pensò su per qualche secondo. «No» scelse consapevolmente di tenere per sé il breve incontro avvenuto con Lewis, sia nella hall, che in quel corridoio. Non aveva nulla da nascondere, ma la sua mente le aveva comunque suggerito di sorvolare su quel dettaglio. Non c'era bisogno di mettere altra carne al fuoco e rivelare che l'avesse vista entrare nella camera di Pierre.
Sapeva già chi fosse Lewis, anche prima dell'incontro in hotel. Lo aveva incrociato a qualche evento di moda. Era al corrente della sua fama e aveva sentito alcune voci sulla rivalità che aveva avuto, in pista, con suo fratello. Ma non aveva mai avuto occasione di conoscerlo, non ci aveva mai parlato prima di quella sera. E al momento si chiedeva se anche lui l'avesse riconosciuta.
«Hai programmi per oggi?» domandò Skye, risvegliandola dai suoi pensieri.
«Penso di andare a fare un po' di shopping e restare fuori a pranzo. Ho bisogno di un po' di tempo da sola, per riordinare i pensieri» rispose.
Qualche tempo dopo, uscirono entrambe da quell'appartamento, salutandosi e dicendosi che si sarebbero viste il giorno seguente. Jourdan sì diresse verso le vie del centro. Aveva indossato dei grossi occhiali da sole e un cappellino con la visiera, per nascondere, quanto più possibile, la sua identità.
Il suo telefono prese a squillare improvvisamente, mentre camminava in quel viale soleggiato, costringendola a recuperarlo dalla borsa.
Lesse il nome sullo schermo: Lord Perceval.
Sorrise per il modo con cui lo aveva registrato in rubrica e poi rispose.
«Avvistata per le vie di Monte-Carlo, la famosa modella Jourdan Reed. Credeva davvero che quel cappellino avrebbe potuto renderla invisibile?» la voce del ragazzo arrivò chiara dall'altra parte di quel cellulare, facendola ridere e fermare i suoi passi.
«Dove sei?» gli chiese, guardandosi attorno, ma non vedendo nessuno.
«Alza la testa» rispose lui. La ragazza portò gli occhi sul palazzo davanti a sé, scorgendo Charles affacciato da un balcone, intento a salutarla con la mano.
«Stavo facendo una pausa dal mio allenamento e ti ho vista qui sotto» rivelò. «Sai, ci sono rimasto male del fatto che abbia dovuto scoprire dai giornali che eri in Bahrein con noi» asserì poi.
«È stata una decisione dell'ultimo minuto. E Max voleva evitare di fare scalpore» spiegò, continuando ad osservarlo dal basso.
«Ci siete riusciti benissimo a mantenere un basso profilo, visti i titoli di giornale che sono usciti» commentò, prendendola amichevolmente in giro.
Jourdan alzò il braccio, dedicandogli un dito medio. «Abbiamo calcolato male alcune cose.»
«Eh già» sospirò. «Non era il caso che finissi ancora una volta al centro di queste voci» si fece serio lui.
Charles, così come tutti gli altri piloti che aveva conosciuto, era al corrente della loro parentela. Max e Jourdan, quando lei aveva iniziato a vivere con lui, si erano visti costretti a raccontare la verità. O almeno, una parte di essa. Nessuno dei due aveva mai accennato al tradimento di Jos e avevano sempre cercato di sviare alle domande un po' più personali che erano venute fuori. Per quello che sapevano gli altri, Jourdan era figlia di Jos e Agnes. E il cognome diverso, era stato scelto da lei perché, per la sua carriera, suonava molto meglio da pronunciare, risultava essere più armonico con il suo nome. E questa era la storia della quale era a conoscenza anche la sua amica Skye.
Gli unici dettagli che chiunque al mondo sapeva, perché erano state notizie uscite a livello mondiale, erano le continue trasgressioni che aveva commesso nella vita.
«Lo so» ammise, scrollando le spalle. «Ma potrebbe non essere l'ultima cosa a fare scalpore» lasciò quell'informazione un po' in sospeso, non accennando nulla di più.
«Non fare cazzate. Sei stata un anno comportandoti impeccabilmente, perché rovinare tutto ora?» domandò, non capendo come mai gli stesse rivolgendo quelle parole.
«Perché potrebbe non dipendere solo da me» ammise, passandosi una mano sul volto.
Il ragazzo alzò un sopracciglio. «Quando smentirete gli assurdi gossip che sono usciti?» le chiese, cercando di cogliere ogni espressione del suo volto, ma la distanza che li separava glielo rendeva difficile.
Jourdan chiuse gli occhi per qualche secondo. «Chiedilo a mio fratello» rispose semplicemente, non volendo raccontagli tutta la discussione che avevano avuto poco prima.
«Pensi di essere presente anche a tutte le altre gare?» insistette Charles, cercando di capirci qualcosa di più.
Lei ci pensò su per qualche secondo, non avendo una risposta a quella domanda. «Non lo so.»
«Se ci seguissi sarebbe bello. Soprattutto, qualcuno ne sarebbe molto felice» rivelò, sperando che anche da quella distanza lei vedesse la sua faccia divertita, sapendo che si stesse riferendo a Pierre.
«Quello stronzo te l'ha detto?» chiese retoricamente, alzando gli occhi al cielo.
«È il mio migliore amico, mi dice tutto» le ricordò, facendo spallucce.
La ragazza sorrise. «Torna ad allenarti, Charles» chiuse quella telefonata, tra le risate di entrambi. Per poi salutarlo ancora con un cenno della mano e tornare al suo shopping.
Jourdan era felice dell'amicizia che aveva creato con lui e con altri piloti, perché sentiva che, per la prima volta da dopo essere stata separata da suo fratello Max, aveva davvero qualcuno volenteroso di starle accanto senza secondi fini.
Con Charles, sorprendentemente, si era trovata sin da subito. Il che non riusciva a spiegarselo, perché avevano un carattere talmente diverso loro due. Lui pacato, lei impulsiva. Lui sempre gentile, lei fin troppo audace. Eppure, non avrebbero potuto andare più d'accordo.
Il ragazzo l'aveva aiutata parecchio, dandole ottimi consigli e ascoltandola quando aveva avuto bisogno di parlare con qualcuno. Aveva scoperto che il modo in cui i media l'avevano sempre ritratta fosse completamente falso.
Dopo aver comprato alcuni vestiti, Jourdan decise di fermarsi in un bar per prendere un cappuccino e berlo mentre si incamminava verso il mare, per cercare un posto in cui pranzare. Si mise in coda, osservando la lista delle bevande, appesa sopra il bancone.
Quando il suo sguardò si staccò da quei menù, per una frazione di secondo andò ad incrociarsi con gli occhi di un'altra persona. Inizialmente fece finta di nulla, ma poi, la sua mente la spinse a guardare di nuovo.
Lewis era in coda davanti a lei e stava fingendo di non averla vista. Indossava un paio di pantaloni verde scuro e una maglia perfettamente abbinata. I capelli, invece, erano sempre legati in alcune treccine fini, tenute raggruppate assieme da un elastico. Jourdan evitò di dargli importanza, imitando il comportamento che lui stava avendo con lei e fingendo a sua volta di non averlo notato affatto.
Arrivò il turno del pilota, che ordinò due caffè e un tè chai. Poi le lanciò ancora un'occhiata veloce. «E qualsiasi cosa prende lei» aggiunse, indicandola e sorridendole appena.
La ragazza cercò di mascherare ogni sua espressione, facendosi rigirare quegli occhiali da sole nelle mani e maledicendosi per esserseli tolti quando era entrata in quel bar. «Un cappuccino» disse, guardando il ragazzo che stava dietro la cassa. «Grazie» si rivolse poi a Lewis.
«Di niente» le rispose, recuperando lo scontrino. Evitò di far ricadere per troppo tempo lo sguardo sulle sue mani tatuate e si spostò poi assieme a lui alla fine di quel bancone, attendendo il loro ordine.
Jourdan si stava chiedendo come mai avesse fatto finta di non vederla, per poi offrirsi invece di pagare anche per lei. Lewis, quando l'aveva notata, dietro di lui, aveva subito cercato di non dare nell'occhio, provando a non farle capire che si fosse accorto di lei. Era la prima volta che la incontrava lì a Monaco, era vero che lui, prima che ricominciasse la stagione di gare, non aveva mai passato il suo tempo in quella città, rifugiandosi da tutt'altra parte. Però, il fatto di averla vista in Bahrein e ora in quella città, dopo un anno in cui sembrava completamente sparita da ogni luogo, l'aveva messo un po' in allerta.
Non la conosceva, ma conosceva la sua reputazione. Portava sempre guai, ovunque andasse e lui voleva restare lontano da quel tipo di problemi. Soprattutto dal momento in cui aveva letto i titoli di giornale che erano usciti dopo averla vista assieme a Max. Non aveva idea di come lo conoscesse o del perché, improvvisamente, si fosse avvicinata al loro mondo. E non era certo di volerlo scoprire.
La curiosità, però, alla fine lo aveva fatto cedere. Quel tanto che bastava per evitare di fargli fare lo stronzo, dal momento in cui sapeva benissimo che lei si era accorta del fatto che stesse solo fingendo di non averla vista. Ecco perché, alla fine, le aveva offerto quella bevanda.
«È strano vederti fuori dal mondo della moda» commentò lui, cercando di intavolare un discorso che avrebbe potuto portargli qualche informazione in più sul perché si trovasse in quell'hotel con Max.
Jourdan gli accennò un sorriso forzato. «Mi sono dovuta adattare» rispose, tamburellando le dita sulla superficie in legno chiaro del bancone. Aspettava impazientemente che il suo ordine venisse preparato.
«Come mai da queste parti?» insistette, non avendo ricevuto alcun indizio che potesse interessargli.
«Sono venuta a trovare un amico» tagliò corto, lanciandogli un'occhiataccia, avendo captato il suo tono indagatore.
Lewis annuì, guardandola di sottecchi e stupendosi ancora una volta nell'essere costretto ad ammettere quanto fosse bella. Era completamente struccata e indossava degli abiti comodi. Ma nonostante ciò risultava stupenda. «Max?» le chiese sfacciatamente.
Jourdan si voltò verso di lui, assottigliando lo sguardo, pronta per rispondergli a tono. Prima che potesse farlo, due ragazze si avvicinarono a loro. «Scusa, Lewis, possiamo farci una foto assieme?» gli chiesero, con un po' di imbarazzo.
Lei si rimise prontamente gli occhiali da sole, voltandosi di schiena. Voleva evitare che potessero riconoscerla. Con la coda dell'occhio vide il cameriere poggiare il suo caffè sul bancone. Allungò prontamente il braccio, recuperando quel bicchiere d'asporto e poi andandosene velocemente, mentre lui era ancora intento a scattare quella foto.
Le aveva fatto piacere che le avesse offerto il caffè, almeno fino a quando non si era resa conto che il suo gesto gentile era stato fatto con il solo scopo di poterle porre quelle domande e cercare qualche indizio su di lei.
Uscì trafelata da quel bar, attraversando velocemente la strada. Ignara dello sguardo indagatore di Lewis, puntato sulla sua schiena. La curiosità del pilota non era ancora stata soddisfatta e non era certo del fatto che il suo cervello avrebbe lasciato perdere, restando senza risposte alle sue domande in sospeso.
🌟🌟🌟
Non dimenticatevi di lasciare una stellina🙏🏻
Come promesso, alcune cose sono già state svelate in questo secondo capitolo. Questa volta sono stata brava, non tenendovi troppo sulle spine. Ora sapete perché Jourdan si trovava in Bahrein assieme a Max e perché entrava nella camera d'hotel di Pierre. A differenza del nostro caro Lewis, che di risposte alle sue domande non ne ha nemmeno una ancora.
Credete che lascerà stare o cederà alla sua curiosità per capire come mai quella ragazza fosse alla gara e poi a Monte-Carlo?
In questo capitolo vi ho fatto conoscere un po' meglio Skye, l'amica di Jourdan, che poi nel corso della storia avrà modo di farsi scoprire meglio. Così come la forte amicizia che lega Charles e la nostra protagonista.
Intanto, pensate che Max abbia fatto la scelta giusta decidendo di aspettare per smentire le voci che sono uscite su di lui e Jourdan? Qualcuno rivelerà la verità prima di loro? E poi, quale sarà stato questo grande scandalo che ha visto la ragazza protagonista, tanto da spingerla a lasciare i riflettori?
Per scoprire la risposta a tutte queste domande non dovrete fare altro che continuare a leggere😈
Commentate facendomi sapere cosa ne pensate e per qualsiasi cosa non esitate a scrivermi.
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XOXO, Allison💕
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