Giorno 28 / avvertimento

Le anime stavano soffrendo, dovevano fare in fretta, eppure non potevano rischiare che correndo troppo fallissero rendendo tutto inutile.

Lasciò a Danilo il tempo di riprendersi, si riscaldarono grazie al cesto che fornì loro, oltre alla coperta, un thermos pieno di tè bollente, e passarono il tempo a riflettere sull’organizzazione dell’aldilà.

Quando Danilo fu in grado di stare in piedi, si rimisero in cammino.

«Per andare ai piani alti dobbiamo scendere più giù possibile» spiegò Francesco, che aveva recuperato la torcia e si faceva strada tra le anime incastonate nel ghiaccio.

«Non è un controsenso?»

«Quando mai le cose qui funzionano come devono funzionare? È perché arrivati nel posto più orribile troviamo l’uscita. E comunque questo è il girone sul fondo dell’inferno, non dovremo fare troppa strada.»

«Che fortuna, eh?» domandò lui, sarcastico.

Era Danilo a portare il cesto tra le mani, lui invece reggeva la torcia e la puntava nella direzione in cui l’aria si faceva più buia e più fredda ancora.

Fu allora che, quando i loro muscoli intirizziti furono sul punto di rifiutare di muoversi per il freddo, quando le loro tempie pulsavano e le menti non erano quasi più in grado di pensare, lo videro.

Dapprima sembrò solo l’ennesima anima in pena, ma quel corpo non era fuso col fango ghiacciato.

No, la figura era seduta a gambe incrociate in mezzo alle anime martoriate, era immobile come fosse finta, portava quella che sembrava – poteva davvero essere? – una tuta da ginnastica di Calvin Klein, aveva un aspetto androgino e i suoi occhi splendevano di luce celeste.

Un angelo.

«Passiamogli intorno» intimò Danilo. «Forse ci ignorerà.»

«Non mi sembra l’idea del secolo.»

«E cosa dovremmo fare, allora? Chiedere informazioni?»

«Non so, forse?»

La creatura li stava fissando. I suoi occhi scintillanti restituivano la luce della torcia come quelli di un gatto, brillando nell’oscurità.

«Io non chiedo informazioni a quella cosa.»

«Magari è finta. Non si muove.»

«Certo, hanno messo un pupazzo a forma di angelo all’inferno per spaventare la gente, tipo spaventapasseri.»

«Un angelo sarebbe qui in forma originale, quella che fa male agli occhi umani, invece questo ha un aspetto che possiamo guardare. È strano.»

«È perché sono qui per voi. Non è forse ovvio?»

Quando parlò, fu come se il freddo aumentasse ancora. La sua sola voce abbassava la temperatura, sembrava inspiegabile ma era così.

«Chi sei? Vuoi portarci... vuoi scortarci tu dove dobbiamo andare?»

«Questo sarebbe certo comodo, lo ammetto, ma... no. Io sono qui per avvertirvi... sempre se vorrete ascoltarmi» rispose, il tono era dolce sino a essere stucchevole, eppure gelido tanto da bruciargli ogni pensiero. «Oh, me l’hai riportato! Che carino... questo aggeggio è portentoso, vero?»

Danilo guardò in basso, al cesto nelle sue mani. «Questo è tuo?»

«Piaciuto il mio regalo?»

«Perché ci aiuti? Gli angeli si muovono contro di noi, non hanno nessuna ragione di appoggiarci. Per loro tutto va lasciato com’è.»

«Non tutti gli angeli sono uguali, e in particolare io sono meno uguale degli altri» rispose, soltanto.

Danilo scosse la testa. «Cazzate. Conosco uno come te, Shemuel. È un bastardo di prima categoria. Lui... manipola le persone. Non me la bevo.»

Francesco lo guardò, apprensivo. Quell’angelo si sarebbe potuto mostrare in qualsiasi momento, portandolo all’agonia con la sua luce celeste. Non avevano il coltello dalla parte del manico, non potevano permettersi di polemizzare.

La creatura si infiammò. «Credi che io non abbia interesse a cambiare lo stato delle cose? Credi che io sia come quel portaborse viscido che hai conosciuto? Pensi questo di me?»

«Danilo, non è il caso di–»

«Che altro dovrei pensare, eh?»

Quella cosa si alzò. Non era tanto alta, ma non appena lo fece la temperatura si abbassò ancora, e l’aria si fece più buia, e Francesco afferrò il compagno per il polso e lo tirò due passi indietro.

«Io ti conosco, tu sei stato qui a lungo. Vi conosco tutti. Hai sofferto, vero? Hai sofferto tanto che non lo potevi sopportare. E anche tu hai sofferto, non è così?» domandò, voltandosi verso di lui. Francesco deglutì. «Eri qualche piano più su, nella pozza dei maiali, e hai sofferto tanto da impazzire, anche se il tuo pezzo di eternità è durato meno del previsto. Per te è stato comunque una tortura infinita, non è forse stato così?»

Sentiva la gola secca e una orribile sensazione allo stomaco. Rispose comunque. «Sì.»

«Ma tu vedi, anima innocente, quella tortura non era per te. Tutta la tua sofferenza l’ho sentita anch’io, perché la tua tortura non era tua, ma mia. Io sento il dolore di ogni anima spedita quaggiù. Io soffro, e piango, e brucio, e mi scortico vivo, e sono divorato dalle bestie, punto dagli insetti, sono tutte queste cose insieme e anche di più. E ogni anima in più che soffre fa soffrire anche me, la tortura di tutti è anche la mia. Questo non è il vostro inferno, questo è il mio inferno. Ed è stato costruito per me.»

«Che significa? Cosa vuoi?»

«Somma tutta l’angoscia dei miliardi di anime che soffrono, tutti i sensi di colpa, tutto il dolore, e conoscerai il mio. Non dubitare mai più di me, perché se le anime smettessero di soffrire smetterei anch’io. Per questo io vi aiuterò a passare.»

«Qual è il tuo nome?» chiese Danilo, la presa sul cesto cedette, e quello rovinò ai suoi piedi, spalancandosi e mostrando un contenitore vuoto.

«Vi avverto dunque: io conosco cosa sono capaci di fare a quelli che osano troppo. Dovete vincere voi. Perché se perderete, la vendetta dei cieli sarà tanto grande che non vi basterà l’eternità per fuggire da quello che hanno intenzione di farvi. Non ci sarà posto in cui nascondervi, in tutto il creato, nel mondo dei vivi e nell’aldilà. Superate la bestia senza dimenticare chi siete, conferite con lui, ma attenti, è un tipo... lunatico. Portate la pace in questo universo e allora nessuno dovrà soffrire così mai più.»

«Qual è il tuo nome?» ripeté Danilo, la voce che tremava.

«Io sono Lucifero.»

Poi la torcia si spense e tutto cadde nel buio.

Note autrice
Uno dei due pezzi grossi è andato! Ora manca solo, beh, l’altro.
Che è, come dice il caro Lucy, un tipo “lunatico”.
Lo incontreremo, se i miei calcoli sono esatti, tra due capitoli.
Come vi è sembrata questa conversazione con l’angelo caduto? Eccitati per scoprire cosa avverrà?

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