Giorno 17 / catena

Quando Danilo era uscito dalla sua camera d’albergo l’aveva fatto lasciandolo col sapore amaro della delusione.

Non riusciva a credere che l’anima premurosa e altruista che l’aveva rimesso in piedi avrebbe potuto rinunciare almeno a provare ad aiutare centinaia di miliardi di anime sofferenti.

Non riusciva a sopportarlo.

Chiudeva gli occhi ed erano lì davanti a lui, urlanti e in lacrime, straziate da dolori insopportabili a cui erano sottoposte per l’eternità. Ed erano destinate ad aumentare.

Sì, era vero, quelle anime avevano iniziato a soffrire ben prima della scoperta di quell’orrendo accordo, ma  allora aveva avuto l’illusione che ci fosse una giustizia divina in tutto ciò, che fosse necessario per regolare i conti.

Quello era l’opposto della giustizia. Era crudeltà gratuita, l’opera di un mostro.

Come avrebbe fatto a risolvere la questione? Danilo non l’avrebbe aiutato in alcun modo, lo sapeva. Anzi, forse gli avrebbe persino remato contro per impedirgli di farlo uscire allo scoperto.

Aveva le mani legate nell’impotenza di quel lusso che a tanti veniva negato.

Ci doveva essere qualcosa che poteva fare. Doveva trovare il modo di arrivare all’inferno. Doveva tornare laggiù, l’avrebbe fatto. Sino a poco prima avrebbe fatto di tutto per non essere riportato in quel luogo orribile, eppure non era di lui che si stava parlando. Persone innocenti, anime che non meritavano di soffrire in quel modo.

Orribile.

Un’insurrezione infernale, sì, era la strada giusta. E se pure i cori celesti e legioni demoniache erano potenti e in gran numero, cosa mai avrebbero potuto fare contro di loro? Di certo non potevano ucciderli, e non avrebbero potuto nemmeno farli soffrire più di quanto già non facessero.

Avrebbe sollevato le anime in catene, sì, non sapeva come ma ci sarebbe riuscito. Molte di loro sarebbero state a pezzi, non in grado di reagire, com’era stato lui. Le altre le avrebbero fatte rinsavire, proprio come Danilo aveva fatto.

Non voleva metterlo in pericolo. Non voleva mandarlo di nuovo all’inferno. Però la sua anima era una, e impallidiva al confronto di quello sconfinato insieme di sofferenti.

Avrebbe aspettato Shemuel e si sarebbe fatto rispedire là sotto per punizione. Non avrebbe fatto il nome di Danilo, con un po’ di fortuna non sarebbe stato coinvolto.

Sapeva che si trattava di un’eventualità improbabile, ma qualcosa doveva essere fatto, e solo chi ne era a conoscenza avrebbe potuto. Era una sua responsabilità.

Una loro responsabilità, maledizione, come poteva non capirlo?

Il modo in cui se n’era andato gli faceva ancora male. Forse lo meritava, aveva deciso di tradire la sua fiducia nel momento esatto in cui gli aveva rivelato il suo segreto, ma non avrebbe potuto evitarlo. Lui doveva saperlo.

L’avrebbe capito, sì, lo sentiva. Liberare le anime straziate, le anime in catene, era l’unica scelta possibile. L’avrebbero fatto insieme.

Note autrice
Pensate che Francesco abbia ragione? Pensate che Danilo cambierà idea? O siete del parere che lo ostacolerà con ogni mezzo possibile per evitare che il suo segreto venga fuori?
Diventeranno nemici giurati, o qualcuno mollerà la presa?
Tra qualche giorno avrete una risposta, mentre domani ci sarà un po’ di freddezza a stemperare.
Scusate per il capitolo breve, ma se devo essere sincera ci sono stati tantissimi flame per i Wattys e me li stavo frugando coi miei popcorn. Comunque tra un po’ si quaglierà, non temete!

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top