Giorno 16 / delicato
«Non c’è niente che possiamo fare» liquidò Danilo, brusco.
«Sì invece. Dovremmo... dovremmo dirlo a tutti. Le anime devono sapere. Devono sapere che non è come credono.»
«E cosa credi che cambierebbe? Non si può uscire dall’inferno.»
«Noi l’abbiamo fatto.»
«Ci sono centocinque miliardi di anime nell’aldilà, di cui più di novanta all’inferno. Su queste, due sono riuscite a scappare.»
«Non sappiamo quanti altri ce l’hanno fatta. E poi... e poi, anche se non potessero fuggire... saprebbero che non è loro la colpa. Che non meritano di essere trattati così.»
«Può essere ancora più frustrante.»
«Non sarà mai peggio che soffrire e non aver nessuno da incolpare se non se stessi.»
«Cosa vorresti fare, eh? Tornare all’inferno e dirlo a tutti? E come pensi di farlo? E poi? Vuoi restare intrappolato lì un’altra volta? Vuoi trascinarmi giù con te? Perché se questa storia salterà fuori sarà me che verranno a cercare.»
«Cosa stai dicendo? Tutte quelle anime sono più importanti di te e di me!»
«È una questione delicata, okay? Possiamo provare a rifletterci su, ma–»
«Non c’è niente di delicato! Tu hai... hai saputo questa storia per tutto il tempo e non hai fatto nulla?»
«Cosa potevo fare?»
«Qualsiasi altra cosa piuttosto che vendere la sofferenza di centinaia di miliardi di anime per un posto in hotel qua sopra!»
«Io sono solo uno. I cori celesti e le legioni demoniache sono molto più grandi di me. Non posso farci nulla.»
«Ti arrendi. Ti arrendi senza combattere. Mi fai la paternale e poi ti arrendi senza combattere.»
«Le anime dannate non sono sotto il mio controllo. Con che spirito prendere l’aldilà è sotto il tuo. Sono due cose del tutto diverse.»
«Tu mi hai visto in condizioni pietose. Non c’era più nulla di me, in quel mucchietto di ansia e fango. E ancora... e ancora c’è rimasto poco, lo ammetto. Ma tu... non era tuo compito aiutarmi, e l’hai fatto lo stesso. Come puoi fregartene di una cosa così?»
«Non c’è soluzione, bimbo. Combattere contro i mulini a vento è... una cosa stupida. Io non sono stupido, e non lo sei nemmeno tu.»
«Non riesco a voltare la testa davanti alle anime che soffrono.»
«Quelle anime soffrivano pure prima, e non mi sembravi così veemente nel tentativo di salvarle.»
«Prima era ordine, era... giustizia. Ora è solo prepotenza e violenza gratuita.»
«Quelle anime hanno sofferto per un’eternità prima di arrivare a questo momento, e soffriranno per un’altra eternità a partire da questo momento. Non puoi cambiarlo.»
Francesco puntò gli occhi al soffitto. Nessuna di quelle risposte gli piaceva. Non sarebbe riuscito a ignorare le urla di dolore delle anime dannate, non voleva farlo. Le sentiva nelle orecchie, gli echeggiavano nel petto come i bassi a un concerto, facendogli tremare le costole.
Anime smembrate, seviziate, gementi e urlanti da sempre, per sempre, per nessun motivo al mondo. La sola idea lo faceva impazzire.
Forse Danilo aveva sbagliato a dirglielo. Aveva ragione, si fidava della sua sincerità, era servito al suo scopo. Eppure tremava dalla rabbia e dall’indignazione.
Era davvero una questione delicata, dopotutto.
«Secondo te a me fa piacere, questa situazione? Credi che sia contento?»
«Non sembra che in tutto questo tempo ti sia crucciato più di tanto.»
«Non posso struggermi per tutte le ingiustizie del creato.»
«Ma questa dovrebbe essere La Giustizia. Il giudizio finale è ciò che porta giustizia dove non c’è stata sulla terra. Come puoi accettarlo?»
«Se non lo accettassi non cambierebbe nulla per loro, starei solo peggio.»
«Non potrò mai riuscire a sopportare una cosa del genere. È impossibile.»
«Che vuoi che ti dica? Vorrà dire che tu sei una bella persona, e io no. Goditi le tue prossime notti insonni a consumarti dalla rabbia. Io non lo farò.»
Note autrice
Insomma, è letteralmente il caso di dirlo: “problemi in paradiso”!
Francesco non ha preso bene questa storia e, ve lo dico già, non si arrenderà tanto presto.
Riuscirà a rimboccarsi le maniche e cambiare le cose? Lui e Danilo troveranno un punto d’incontro?
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