Giorno 14 / ripostiglio

Sentì che il suo petto si dilatava come un palloncino, facendogli scricchiolare quelle che erano solo una proiezione delle costole.

Non spese neanche un attimo a riflettere, aveva paura che se l’avesse fatto avrebbe cambiato idea.

Schiuse le labbra per accoglierlo nella sua bocca e si lasciò ricadere all’indietro, trascinandolo a letto con lui.

Permise a quelle sensazioni a lungo dimenticate di travolgerlo, al tocco tremante delle sue mani che gli si erano infilate sotto la maglia e alla fame della sua lingua di cancellargli le ansie per almeno un momento, spazzando via tutto ciò che non fosse una febbre crescente di strusciarsi contro l’illusione del corpo sopra il suo.

Danilo lo baciava come se avesse avuto a lungo la voglia di farlo, e gli aveva portato una mano al cavallo dei pantaloni, facendogli scappare un grugnito di piacere, fremente dalla foga di averlo subito.

Non appena ebbe realizzato quello che aveva fatto restò pietrificato. Sollevò le mani, per lasciargli modo di allontanarsi, e lui capì subito che qualcosa non andava. Si sollevò facendo leva sulle braccia e lo guardò con un cipiglio preoccupato che era tanto carino che riuscì quasi a scioglierlo di nuovo.

«Che succede?»

Quello che avevano fatto gli era piaciuto. Aveva continuato a piacergli per tutto il tempo.

Poi aveva perso il controllo, e si era sentito di nuovo... bestiale.

Quell’unico verso animalesco gli aveva smosso qualcosa dentro, gli aveva fatto perdere la lucidità per un attimo.

Aveva passato un’eternità a non capire niente se non i bisogni primitivi del suo corpo, non voleva ridursi di nuovo così. Se poi non fosse riuscito a tornare indietro?

«Ehi» mormorò, inclinando la testa cercando di capire. «Ho fatto qualcosa di male?»

Forse era questo il piano. Farlo ricadere nelle bestialità più varie per convincerlo che sì, lui era sempre stato un animale, che meritava di essere trattato come tale.

«L’hai fatto apposta» sibilò, guardandolo con gli occhi spalancati. «L’hai fatto apposta.»

«Scusami, ma io... non capisco.»

«Perché mi odi tanto?» chiese, con la gola stretta dall’improvvisa voglia di piangere. Quell’aria incredula non l’avrebbe fregato. No, non l’avrebbe permesso. «Perché mi odiate tutti? Che ho fatto?»

«Io non ti odio. Non ti odio, non ti odio, come ti viene in mente?»

Aveva gli occhi umidi, non avrebbe voluto piangere davanti a lui, ma era sul punto di iniziare a farlo. «Non so più cosa è vero e cosa no» sussurrò, stava tremando.

«Tu sei vero. Io sono vero. Non ti basta?»

«Tu vuoi distruggermi. Vuoi farmi a pezzi un’altra volta.»

Danilo scosse la testa così forte che si sentì uno schiocco. «No. Non voglio niente del genere. Volevo stare con te, ma se non lo vuoi non dobbiamo farlo per forza. Non dobbiamo adesso né nel resto dell’eternità. Scusami se non te l’ho chiesto, forse ho capito male, scusami. È colpa mia.»

Se quello davvero era un demone, dovevano essersi fatti consigliare molto bene sulla cosa giusta da dire in questi casi. Si asciugò gli occhi bagnati col dorso della mano.

«Aiutami, per favore.»

«Che devo fare? Dimmelo.»

«Non ce la faccio più a stare così. Voglio fidarmi. Voglio fidarmi, ti prego, non posso più stare così. Ma magari... ma magari poi se mi fido mi sbaglio e sarà ancora peggio. E non so che fare.»

Gli mancava l’aria, così prese una boccata a pieni polmoni. Danilo stava ancora torreggiando su di lui, uno sopra l’alto sul letto. Parve aver capito almeno una parte di quel che gli era passato per la mente, perché quell’espressione del tutto incredula svanì.

Si abbassò, piano, con tutta la calma del mondo, dandogli il tempo di reagire se non avesse voluto, e gli stampò un leggero bacio sulla guancia. Francesco chiuse gli occhi e inspirò, nel tentativo di rilassarsi tra le sue braccia.

Danilo gli appoggiò ancora le labbra a un lato del volto, poi sulla tempia, poi sulla mandibola. «Sei al sicuro. Non è successo niente. Sei al sicuro. Puoi respirare. Puoi stare tranquillo. Ci sono io, non voglio farti del male. Non vorrò mai farlo.»

Gli baciò l’orecchio e non poté trattenere un breve mugolio soddisfatto. Si irrigidì ancora per un attimo, ma come poteva farlo? Era un suono bello, un suono felice. E sì, poteva perdere il controllo, ma avrebbe scelto lui quando. Era ancora tutto nelle sue mani.

Francesco si strusciò contro di lui, e Danilo non si fece pregare a lungo. Riportò la mano tra le sue gambe, e quando lo sentì trattenere il fiato chiese: «Va bene?»

«Sì» rispose, come una preghiera. «Sì.»

«Non fare troppo chiasso, bimbo, ricorda: le anime celesti non possono fare certe cose. Non sono in grado. Non possiamo farci sentire.»

«Sì» ripeté, il suo vocabolario si era ridotto a questo.

Doveva fare silenzio. Doveva contenersi. Nessuno doveva sapere, nessuno doveva sentire.

Lui però lo voleva.

Forse era questa la differenza con lo stare nella pozza come le bestie, con l’ingozzarsi senza controllo.

Erano modi incontrollabili e involontari di perdere il controllo, in quel momento... in quel momento era la cosa più bella, quella più giusta da fare.

«Tutto bene?» gli chiese, infilando la mano nei pantaloni e sfiorandogli la pelle nuda.

«Sì. Continua.»

«Fai piano, okay? Silenzio, mi raccomando.»

«Sì» disse ancora, con voce roca.

Fu lui a sollevarsi appena e a baciarlo sulla bocca, a chiudere gli occhi e sentire quell’impeto e baciarlo di nuovo.

Avvertì le sue mani insinuarsi ancora sotto i vestiti e si aggrappò a quel tocco, sollevando la schiena e stringendosi a lui per avere di più.

Fu così che capì che non era sempre sbagliato e sporco perdere la lucidità.

Note autrice
Sono in vacanza, come ho detto, quindi oggi ci si sbriga presto!
Abbiamo rischiato una brutta regressione, amici! Ma Danilo è riuscito ad arginare il problema.
Del resto, Francesco ha un bel groppone di traumi alle spalle e non è facile liberarsene.
Domani, un po’ di aftercare e una rivelazione importante sulla trama.
Ma vi chiederete che diavolo c’entra il prompt di oggi: ripostiglio... beh, questa volta è un po’ uno stretch.
In pratica l’ho preso all’inglese, closet, che significa sia ripostiglio sia la segretezza delle relazioni e le identità queer. In questo caso, Francesco e Danilo non possono fare sapere di avere avuto un rapporto sessuale, quindi sono ufficialmente “nel ripostiglio”.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top