Giorno 11 / grembo

Il fatto che le anime fossero in cerca di un demone sobillatore e non di un’anima dannata in fuga, andava a suo vantaggio.

Il fatto che Danilo l’avesse abbonato a sederglisi addosso ogni volta che ne aveva l’occasione, al contrario, andava a suo sfavore.

Francesco conosceva la sua condizione. Sapeva che era precaria, che sarebbe potuta saltare da un momento all’altro.

Sapeva che di non potersi affezionare a nessuno.

Quant’era difficile per lui restare distaccato quando c’era una sola anima in tutto il creato in grado di capirlo? Quant’era difficile per lui restare distaccato quando gli stava seduto in grembo, le labbra premute al suo collo, le braccia intorno ai suoi fianchi, a sussurrargli parole all’orecchio? Quant’era difficile per lui restare distaccato quando si trovava di fronte a qualcuno che non aveva nessun dovere di aiutarlo eppure l’aveva fatto, rischiando la sua posizione solo per puro altruismo e abnegazione?

In quel momento erano nella sala della musica ad ascoltare una canzone non troppo melodica che Francesco non conosceva. Era seduto sulle sue gambe, appoggiato di schiena al suo petto, con gli occhi chiusi, mentre Danilo discuteva con Gino di materie di scarsa importanza.

Lo sentiva con le mani sulle sue, a giocare con le sue dita in modo distratto.

Sapeva, neanche tanto in fondo, che per non affezionarsi era già tardi.

Anche questa consapevolezza lo tormentava, tra tutte le varie turbe che gli affollavano i pensieri.

Sapeva che se fosse stato tradito sarebbe rimasto ferito in modi che neanche riusciva a immaginare.

Sapeva che, se avesse perso il suo posto in paradiso, la vicinanza di quell’anima alla sua sarebbe stata l’ennesima cosa da perdere.

Sapeva che quei sentimenti scomodi e ancora incerti lo avvicinavano ancora all’umanità, e che il brusco ritorno al passato sarebbe stato ancora più traumatico, nel caso in cui tutto fosse andato male.

Sapeva tutto questo, ma non si alzò da quelle gambe.

A cosa sarebbe valso il suo colpo di fortuna se non avesse potuto sfruttarlo al meglio?

In che modo il paradiso sarebbe stato meglio dell’inferno se non si fosse potuto permettere neanche un momento di serenità?

«Che fai, dormi?» mormorò al suo orecchio, lui si stiracchiò.

«No. Sto comodo, però.»

Non era strano per le anime celesti legare tra loro, e non era raro che alcune si trasferissero in una stanza d’albergo unica per entrambe.

Francesco lo trovava straordinario, in particolare trovava straordinaria la differenza con la solitudine a cui le anime dannate erano sottoposte per l’eternità, una moltitudine di individualità tanto vicine quanto incapaci di toccarsi.

E in quel momento era toccato a lui. Aveva perso la speranza di potersi sentire in quel modo di nuovo, e invece era là con lo stomaco in subbuglio e diviso tra la voglia di crogiolarsi in quell’abbraccio e quella di restare lucido.

Non che avesse davvero una scelta. Ormai il treno era passato, e si accorse con timore di essere a bordo, senza biglietto.

Note autrice
Oggi ho lavorato sino alle quattro di pomeriggio e ho dovuto portare mattina e sera il cane a spasso, chiedo perdono in ginocchio! Mamma mia che faticaccia concludere una storia in un mese (MA IO CE LA FARÒ PERCHÉ HO PRESO QUESTO IMPEGNO, NON TEMETE).
Temo che anche il capitolo di domani sarà piuttosto corto, ma a giudicare dalla mia scaletta quello di dopodomani sarà bello intenso e anche molto importante, quindi in due giorni massimo mi farò perdonare!
E poi dai, so che anche voi non avete tutti i giorni tanto tempo per leggere, ditelo che un capitolo molto corto è un sollievo u.u
Xoxo, Trachemys

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top