then she lit up a candle
Cassandra spalancò esageratamente gli occhi, puntandoli nei miei con decisione per cercare di leggervi una conferma alle mie parole.
"Davvero?" mormorò, un sorriso ampio che si stava formando lentamente sulle sue labbra rosse come il lecca lecca stretto tra le sue dita sottili.
Dio, era così ingenua.
La mia piccola, dolce ed ingenua Cassandra.
Osservai il suo piccolo viso da bambina, gli enormi occhi luminosi, gli zigomi appuntiti, le labbra dolci e soffici che desideravo immensamente baciare.
O, ancora meglio, vedere strette e gonfie attorno alla mia lunghezza.
Circondò il mio collo con l'altro braccio, spingendosi più avanti sulle mie ginocchia e sollevando i piedi sul bracciolo del divano consunto, appoggiando il lecca lecca sul tavolino lì a fianco.
Era il momento adatto per fermarmi.
Per dirle di scendere dalle mie gambe, rinchiudermi nella mia stanza, farmi una doccia fredda e leggere un libro, attendendo una possibilità di andarmene.
Ma quale uomo avrebbe potuto rifiutarla?
Forse uno stupido. O forse un brav'uomo, un uomo responsabile e tenace, che non lasciasse i suoi istinti prendere il sopravvento.
Era solo una bambina. Così giovane.
Così illegale.
Ma era la mia bambina.
O almeno, io avevo assoluto bisogno che lo fosse.
E ne avrei pagato tutte le conseguenze.
Abbassai lo sguardo verso la sua mano, osservando le sue dita strette nelle mie, molto più grandi e forti.
Quanto piacere avrei potuto provare anche solo da quella piccola mano.
Quanto dalle sue labbra.
Quanto dal suo corpo.
Quanto dal suo acerbo frutto proibito.
"Davvero" risposi, attirandola più vicina a me, il suo cuoricino che batteva contro la mia spalla, il suo petto già in parte sviluppato che si alzava ed abbassava ad ogni respiro.
Lasciò la presa attorno al mio collo e si stese completamente sul divano, il fondoschiena pressato sulle mie gambe, poco sopra le ginocchia, lo sguardo che vagava per la stanza e un piccolo sorriso sulle labbra.
"Forse dovremmo sistemarlo un po', dare una pulita" mormorò, passando un dito sul tavolino di legno e osservando lo strato di polvere grigia sul suo polpastrello.
Scrollai le spalle, prendendole la mano e ripulendola dalla polvere.
"Se proprio ci tieni" continuai, "ma potremmo anche lasciarlo così"
Cassandra sorrise, tornando a guardarmi, gli occhi allacciati ai miei.
"E cosa dovremmo fare qui?" domandò, giocando con l'orlo della gonna.
Abbassai una mano sopra le sue, afferrando l'orlo della sua minigonna e separandolo dalla sua pelle pallida.
"Qualsiasi cosa ci venga voglia di fare" risposi, allungando l'indice sotto la sua gonna, accarezzando lentamente l'attaccatura delle sue cosce, spingendomi poco alla volta verso le sue mutandine.
Non avrei dovuto.
Cosa mi stava prendendo?
Io ero un uomo rispettabile, avevo una reputazione, un lavoro, una vita normale.
Se mi fossi spinto oltre, avrei potuto continuare a chiamarmi normale?
Era vero che l'amore non aveva età.
Ma questo non era amore.
E, soprattutto, era illegale.
Che lei lo volesse o meno.
E come potevo sapere se lo voleva, se non sapeva nemmeno cosa fosse?
Percepii i miei pantaloni farsi esageratamente più stretti nel preciso istante in cui quel pensiero attraversò la mia mente.
Non sapeva nulla.
Avrei potuto farle credere qualsiasi cosa, convincerla di qualsiasi cosa, perfino che fosse una cosa normale, che fosse necessaria per la mia salute o per chissà quale altro motivo.
Non doveva per forza essere una brutta cosa.
E nemmeno una cosa illegale.
Non se lo avessimo saputo solo io e lei.
Solo io e Cassandra. Nessun altro.
E una volta soddisfatti i miei desideri, forse sarei riuscito ad andarmene.
Non avrei più dovuto rivederla, non avrei mai più messo piede in quell'hotel, mi sarei persino dimenticato della sua esistenza.
E nessuno avrebbe saputo che c'ero stato.
Che ci viveva una ragazzina bellissima e non più innocente.
Magari le avrei potuto lasciare qualche soldo, qualche cosa che le ricordasse di me.
Di certo non l'avrei potuta portare via con me.
E non l'avrei nemmeno voluta con me.
Non volevo mica sposarla.
Volevo solo scoparla.
Prendermi ogni centimetro del suo corpo, esplorarla in ogni dove, liberarmi di ogni voglia, di ogni desiderio.
Ma ancora non sapevo quanti questi desideri sarebbero stati.
Né quanto difficile sarebbe stato porvi una fine.
"Signor Styles?" mormorò la ragazzina, portando una mano sotto la gonna, appoggiandola alla mia.
"Cosa c'è, piccola?" domandai, spingendo appena contro la sua mano per spostarla.
Questa volta non mi sarei lasciato fermare.
Avevo un tale bisogno di toccarla, che le dita iniziavano quasi a tremarmi, i pantaloni stringevano così tanto da farmi male.
Avrei cercato di procedere per gradi, non volevo spaventarla, non subito.
Avrei potuto fare in modo che piacesse ad entrambi.
Dare qualcosa a lei e poi chiederle di fare altrettanto.
E io avrei provato piacere in entrambi i momenti.
Probabilmente anche solo poter ammirare il suo corpo, nudo ed innocente, sarebbe stato sufficiente a farmi venire.
"Mi sta toccando di nuovo in quel modo" sussurrò, cercando di opporre resistenza.
Dio, come mi eccitava.
Solo il semplice passaggio dal tu al lei, e il mio battito aveva duplicato, forse triplicato la sua velocità.
Riusciva ad accendere ogni centimetro del mio corpo.
Faceva divampare un fuoco dentro di me, che sembrava sciogliermi, quasi fossi fatto di cera.
"In quale modo?" mugolai, la sua mano che lentamente diventava sempre più debole.
"Ti dà fastidio?" continuai, accarezzando il palmo della sua mano con la punta delle dita.
Cassandra affondò i denti nel labbro inferiore, puntando lo sguardo nel mio.
"Io non lo so" mormorò, "non so se è giusto."
Accennai un sorriso, sollevando l'altra mano verso il suo viso.
"Chiudi gli occhi" sussurrai, sfiorando i suoi zigomi appuntiti con le dita.
Lei mi rivolse un ultimo sguardo, leggermente preoccupato, prima di richiudere le palpebre.
"Devi solo stare tranquilla. Rilassati e pensa solo a respirare" le accarezzai la guancia, percependo poco a poco la sua mano che si allontanava dalla mia, lasciandomi accesso al bordo delle sue mutandine.
Aspettai ad allungare la mano, per quanto non stessi aspettando altro.
Dovevo agire con calma, riflettere.
Non volevo spaventarla.
Non ancora.
"Non c'è niente di giusto o sbagliato" continuai, "devi fidarti di me, non ti farei mai del male"
Infilai un dito sotto l'orlo del suo intimo, avanzando piano.
"Vedrai che ti piacerà" la rassicurai, la mia mano che spingeva per andare oltre, mentre con tutta la forza possibile mi trattenevo, attendendo il suo consenso.
Riaprì gli occhi, osservandomi confusa per qualche secondo, cercando probabilmente di leggere la mia espressione, di capire se si poteva fidare.
"Ma perché lo dobbiamo fare?" domandò infine, la mano ferma sull'orlo superiore del suo intimo.
"Non dobbiamo fare nulla" dissi, "è solo il mio modo di ringraziarti per avermi mostrato il tuo rifugio" strinsi l'orlo delle sue mutandine tra due dita, in attesa che mi dicesse di sì.
"Anche io voglio condividere qualcosa con te"
Cassandra sorrise, rilassando i muscoli tesi delle gambe e si passò la lingua sulle labbra, lentamente.
"Ma è una cosa normale?"
Sollevai appena gli occhi al cielo, cercando di non farmi vedere.
Se non avesse smesso di fare domande, mi sarei preso tutto il suo corpo, immediatamente.
"Nessuno mi ha mai toccato lì" mormorò impercettibilmente.
Sorrisi, godendomi ogni istante del suo sguardo imbarazzato.
"È una cosa normalissima" conclusi.
"Era la prima volta che mostravi il tuo rifugio a qualcuno?" chiesi, le dita che indugiavano su di lei.
Annuì con la testa.
Ritirò completamente la mano, appoggiandola alla superficie rovinata del divano.
Piantai i denti nel labbro inferiore, una scarica di eccitazione che mi percorreva mentre infilavo la mano all'interno delle sue mutandine bianche.
Scivolai lentamente lungo la sua coscia, spingendomi verso l'interno, le sue gambe che si richiusero velocemente intrappolando le mie dita.
Sollevai anche l'altra mano, afferrando il suo ginocchio sinistro e spingendo per separarle le gambe, intravedendo poco alla volta il pizzo bianco e parte della mia mano stretta sulla sua intimità.
Cassandra accompagnò i miei movimenti, separando le gambe e permettendomi di spingermi più avanti con la mano, gli occhi socchiusi e le guance tinte di rosso porpora.
Era così bella.
E così inesplorata.
Quasi mi ero dimenticato il piacere di sfiorare una pelle che non era mai stata toccata.
L'imbarazzo sul suo viso, il leggero tremolio delle sue gambe, lo sguardo di timore e stupore nei suoi occhi.
Accarezzai il suo piccolo centro, senza distogliere lo sguardo dal suo viso, le sue labbra soffici che ora erano separate, la confusione sul suo volto.
Lo afferrai tra due dita, toccandolo dolcemente, sfiorandone ogni più piccola parte.
Lentamente provai a spingere un dito all'interno.
Cassandra spalancò esageratamente gli occhi, il petto che si alzava ed abbassava in fretta sotto il top trasparente.
La desideravo così tanto che mi sembrava di esplodere.
Ma non potevo. Non così, non subito.
Dovevo fare le cose per bene.
Farla sentire a suo agio.
Sollevò il bacino, cercando di accompagnare i miei movimenti, emettendo un debole gemito non appena spinsi l'indice più in profondità.
"Sei così stretta, bambolina" mugolai, cercando di spingere più in fondo, muovendo la mano con più rapidità, ascoltando il suo respiro intensificarsi e i suoi gemiti farsi più rochi ad ogni spinta.
Allontanai l'altra mano dal suo ginocchio, portandola sulla mia erezione già fin troppo evidente, cercando di sistemare i pantaloni in modo che stringessero di meno.
Desideravo immensamente le sue dita strette attorno ad essa, che si muovevano rapidamente, dandomi piacere.
Ma dovevo aspettare.
"Ti piace, non è vero?" mormorai, affondando con più facilità contro la sua intimità bagnata.
Cassandra si morse le labbra, cercando di trattenere i gemiti, imbarazzata.
"Dimmi che ti piace" insistetti, "dimmi che lo vuoi, Cassie"
Aggiunsi un altro dito, spingendo con forza, un urlo che uscì inaspettato dalle sue labbra.
"Lo voglio, signor Styles, ti prego" mugolò, la voce un'ottava più alta del normale.
Spinsi con più forza.
"Dammi del lei" risposi, la voce dura che suonava come un ordine.
Sollevò lo sguardo verso il mio, affondando le unghie nel divano.
"Dimmi che cosa senti"
Si leccò appena le labbra, probabilmente cercando di dare un senso ai suoi pensieri.
"Caldo" gemette "mi-mi sento bruciare dentro" riflettè per un istante, provando a trattenere i gemiti, "ma mi piace"
Sorrisi, tornando con la mano libera al suo viso, sfiorando le sue labbra calde.
"Tra poco ti sentirai anche meglio" continuai, passando le dita sopra il suo labbro inferiore, tirandolo appena verso di me.
"Chiudi gli occhi, e non trattenerti" sussurrai, "respira, rilassati e lasciati andare."
Sfiorai il suo centro con il pollice, le due dita ferme dentro di lei.
Sussultò, richiudendo lentamente le palpebre.
"Ti farò sentire così bene" mormorai, spostando una ciocca di capelli dal suo viso, per poi separare le sue labbra.
Poco alla volta aumentai la velocità delle spinte con l'altra mano, stringendo tra le dita il suo piccolo centro, tirandolo appena, le sue gambe che iniziavano a muoversi sul divano.
"Ferma" ordinai, immobilizzando le gambe con il braccio e tenendo fermi i suoi polsi con l'altra mano.
Ascoltai i suoi gemiti intensificarsi, mentre spingevo sempre più forte, sempre più velocemente, i suoi urletti appena percepibili ogni volta che sfioravo il suo centro col pollice.
Sapevo che c'era quasi, lo vedevo dal suo viso, lo capivo dal suo respiro, dalla pelle d'oca che ricopriva la sua pancia scoperta.
"Apri gli occhi" le ordinai, allacciando subito il mio sguardo al suo, nell'esatto istante in cui sollevando il bacino rovesciò la testa all'indietro, emettendo un gemito intenso.
Continuai ad accarezzarla più lentamente, prima di sfilare piano la mano dalle sue mutandine, portandomela alle labbra.
"Sei dolcissima, piccola" mormorai, delle piccole gocce di sudore che scendevano lungo la sua fronte e il cavallo dei miei pantaloni che pulsava sotto il suo fondoschiena.
+++
harry ha cominciato a soddisfare i suoi desideri..
e d'ora in poi, ne avrà parecchi, come ci si può aspettare d'altronde
forse prima o poi inserirò anche qualche pov di Cassandra, ma ci devo pensare perché non vorrei rovinassero un po' la struttura della storia
fatemi sapere che ne pensate del capitolo, a presto!
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