or this could be hell
18 Luglio 1976
Aprii gli occhi, infastidito. Faceva estremamente caldo in quella stanza e pur lasciando le finestre completamente spalancate mi sembrava di soffocare. Calciai via il lenzuolo coi piedi, sfilandomi la maglietta.
Dalle finestre non entrava nemmeno un filo d'aria, solo uno spiraglio di luce cocente che mi scaldava il cuscino.
Percorsi la camera con lo sguardo. I miei vestiti erano sparsi sul pavimento: la scarpa destra accanto alla porta, la sinistra che sbucava a metà da sotto il letto, i pantaloni accanto alla sedia ammucchiati malamente a terra, la maglietta che mi ero appena tolto appesa ad un angolo del letto.
Mi alzai malvolentieri dal letto, passandomi una mano tra i ricci sudati. Avevo assoluto bisogno di lavarmi.
Afferrai l'asciugamano piegato sulla cassettiera e mi infilai in bagno, richiudendomi la porta alle spalle.
Aprii l'acqua fredda, aspettando che la vasca si riempisse, mentre la mia mente vagava libera da un pensiero all'altro.
Me ne dovevo andare il prima possibile. Avevo solamente bisogno di una modesta quantità di benzina per raggiungere la strada principale e poi avrei trovato un modo per tornarmene a casa. O per raggiungere Reed, sempre che fosse ancora interessato a vedermi.
Eppure una minuscola parte di me non voleva andarsene. Non da sola, per lo meno.
Calciai i boxer in un angolo ed entrai nella vasca, piegando esageratamente le gambe per riuscire a starci con tutto il corpo.
Chiusi gli occhi e un'immagine precisa si profilò all'interno delle mie palpebre, contribuendo a formare un mezzo sorriso sulle mie labbra.
Cassandra.
Scivolai con la mano nell'acqua tiepida, sfiorando la mia erezione già evidente.
Era una bambina. Troppo giovane, troppo immatura e troppo innocente.
Eppure il mio corpo la bramava più di quanto avessi mai desiderato qualsiasi altra donna.
Forse ero solo disperato.
Mi ero concentrato così tanto sul lavoro, negli ultimi mesi, che faticavo a ricordare l'ultima volta che avevo passato una notte con qualcuna. O anche solo che avevo baciato una donna.
Nella mia mente Cassandra sorrideva, mentre ondeggiava il lecca lecca rosso davanti al mio viso, gli occhi da cerbiatta spalancati e le labbra arricciate maliziosamente.
Iniziai a toccarmi più insistentemente al pensiero delle sue labbra che si schiudevano lentamente, la lingua che, bagnato il labbro inferiore, scivolava sulla punta del dolcetto prima che lo accogliesse interamente nella sua bocca.
La immaginai inginocchiata davanti a me, le sue labbra gonfie e rosse che scivolavano sulla mia lunghezza, il solito sguardo ammiccante nei suoi occhi.
Non mi ero nemmeno reso conto dei miei gemiti che riempivano la stanza, fino a che un paio di colpi sulla porta non mi riportarono alla realtà.
Spalancai rapidamente gli occhi, sciacquandomi il corpo in fretta, evitando di toccare la mia erezione ancora consistente.
Uscii dalla vasca e mi avvolsi l'asciugamano attorno al corpo, sospirando all'insistente bussare.
Scrollai una parte dell'acqua dai capelli e spalancai la porta del bagno, cercando di trattenere il sorriso che premeva per formarsi sulle mie labbra.
"Le ho portato la colazione, signor Styles" mormorò Cassandra, percorrendo il mio corpo seminudo con lo sguardo e arrossendo d'istinto.
Accennai un mezzo sorriso, facendomi strada all'interno della stanza.
Mi fermai davanti alla valigia, dandole le spalle, e lasciai cadere a terra l'asciugamano, per poi infilarmi un paio di boxer puliti.
"Hai dormito bene?" riprese a parlare la ragazzina, mentre mi passavo l'asciugamano tra i capelli.
Alzai lo sguardo sopra la spalla, osservandola appollaiarsi al centro del letto, le gambe incrociate e la gonna alzata sui fianchi.
Indossava un completino rosa confetto.
Una gonna molto corta a pieghe, simile a quella che portava il giorno prima ed un top che le lasciava la pancia completamente scoperta, bordato di pizzo bianco e leggermente trasparente.
Si spostò i capelli dietro alle spalle, rivelando l'ombra del reggiseno sotto la stoffa rosa, il petto che si alzava e abbassava ad ogni respiro.
Afferrò una fetta biscottata tra le dita e iniziò a spalmarvi sopra uno strato denso di marmellata con un coltello.
Recuperai i pantaloni dal pavimento e li infilai, stringendoli sui fianchi, prima di sedermi sul letto accanto a lei.
"Quindi? Ha dormito bene?" ripeté, allungandomi la fetta davanti al viso.
"Abbastanza" mormorai, cominciando a mangiare. Era divertente il modo in cui, da un momento all'altro, passava dal darmi del lei a darmi del tu.
Forse era da così tanto che non passava del tempo con qualcuno, che non riusciva nemmeno a decidersi.
La colazione non era un granché, ma mi potevo accontentare. In ogni caso, in quel momento, avevo una fame totalmente diversa addosso.
"Tu come hai dormito?"
Cassandra sorrise, quasi stesse aspettando una mia domanda e iniziò a raccontarmi per filo e per segno tutti i sogni che aveva fatto durante la notte.
Dopo qualche minuto smisi di ascoltarla, concentrandomi solo sui movimenti appena accennati delle sue labbra, sul modo in cui alla fine di ogni frase la sua lingua leccava dolcemente il labbro inferiore e lei si fermava per un istante per prendere fiato, mentre le sue piccole mani si muovevano nell'aria per enfatizzare ogni parola.
Il caffè era freddo e annacquato ma riuscii a berlo comunque abbastanza volentieri.
Mi alzai dal letto e afferrai la prima camicia che riuscii a trovare in valigia, infilando le maniche e lasciandola sbottonata sul davanti.
"Ti vesti sempre nello stesso modo?" domandò, puntando i suoi enormi occhi spalancati nei miei.
Scrollai le spalle, iniziando ad abbottonare la camicia, "Come mi dovrei vestire?" sorrisi, avvicinandomi nuovamente al letto.
Poco mi importava come mi avrebbe voluto veder vestito. Anzi, in generale, più la guardavo e più mi rendevo conto che non mi interessava davvero quello che lei poteva pensare di me.
Cassandra non era come una qualsiasi altra ragazza.
Non avrei dovuto cercare in tutti i modi di conquistarla, non avrei dovuto chiederle di uscire, non avrei dovuto cercare di fare una buona impressione su di lei o sulla sua famiglia.
Non c'era concorrenza, non poteva scegliere.
C'ero solo io. E io l'avevo scelta.
E per quanto desiderassi con tutto me stesso tornare da Reed e implorarlo per un altro incontro, non me ne sarei andato da lì molto presto. Non prima di aver avuto il suo piccolo corpo sotto di me.
E avevo fretta. Avevo un disperato bisogno di farla mia, subito, senza aspettare.
Ma allo stesso tempo, volevo godere a pieno di lei. Sotto ogni punto di vista.
Sarei stato al gioco, avrei giocato con lei esattamente come lei, senza saperlo, giocava con me e poi l'avrei fatta mia. Completamente.
Saltò giù dal letto, sistemandosi la gonna sui fianchi.
"Voglio farti vedere il resto dell'hotel" esclamò eccitata, afferrandomi per una mano e trascinandomi fuori dalla stanza.
Si fermò davanti alla porta, riflettendo per un istante.
"Partiamo dalla cucina" annunciò, rientrando nella mia stanza e sollevando dalle lenzuola il piccolo vassoio di metallo prima di iniziare a scendere le scale che portavano al piano inferiore.
La seguii sotto l'arcata di mattoni, dove l'avevo vista per la prima volta, finendo di abbottonare la camicia mentre appoggiava per un istante il vassoio sul bancone della reception e si allungava sulle punte dei piedi per recuperare il lecca-lecca rosso.
Mi passai una mano sul cavallo dei pantaloni, cercando di allargarli di qualche centimetro.
Mi rivolse un sorriso, la guancia gonfia per la presenza del dolcetto e riprese il vassoio saltellando verso la cucina.
Aspettai un paio di secondi prima di seguirla, cercando di coprire la mia erezione ben evidente.
Possibile che non si rendesse conto di quello che faceva? Era così innocente, così ingenua. E io morivo dalla voglia di insegnarle ogni cosa, di farle vedere come mi faceva sentire quando accidentalmente sollevava la gonna sui suoi fianchi, di spiegarle che mi stava portando al limite, che mi avrebbe fatto impazzire.
Era come una bambina. Non sapeva nulla del mondo e non sapeva nulla degli uomini. Probabilmente era ancora convinta di essere nata sotto ad un cavolo o di essere stata portata dalla cicogna.
La cucina era piuttosto piccola: una stanza calda e non molto illuminata, con un ripiano su cui erano abbandonati i piatti della sera prima e un lavello pieno di bicchieri, accanto ai fornelli spenti.
Cassandra abbandonò il vassoio accanto alla pila di piatti sporchi e mi fece cenno di uscire.
"Qui c'è lo studio di papà" mormorò con un fil di voce, indicando una porta chiusa a metà del corridoio e passandoci velocemente davanti per risalire le scale.
"Voglio farti vedere la mia stanza" mi sorrise, saltellando sugli scalini e trascinandomi per una mano, il lecca lecca ancora stretto tra le sue labbra. La seguii su per le scale, godendo della vista del suo corpo esile avvolto nel completino rosa.
Si fermò davanti ad una porta socchiusa, su cui campeggiava, dipinta di fucsia, la lettera C.
"Questa è la mia stanza" disse, spingendomi dentro, per poi richiudere la porta dietro di noi. Il letto rifatto con precisione occupava una buona metà della camera che era arredata in modo completamente diverso rispetto alla mia.
Appoggiata alla parete sinistra c'era una cassettiera rosa confetto, con un cassetto semiaperto da cui spuntavano dei vestiti spiegazzati.
Mi appoggiai alla parete, osservandola spingere i vestiti in fondo al cassetto e richiuderlo in fretta per poi voltarsi verso di me.
"Ti piace?" domandò, indicando la stanza attorno a sé.
Annuii, senza riuscire a distogliere lo sguardo dalle sue labbra avvolte attorno al lecca lecca.
"Hai anche altre stanze da farmi vedere?" provai a dire, cercando di liberarmi dei pensieri che stavano già invadendo la mia mente.
Cassandra sorrise, saltellando verso la porta.
"Manca ancora la parte migliore" ammise trascinandomi fuori e attraverso il corridoio.
Recuperò un piccolo sgabello da un angolo del corridoio e lo pose a metà tra me e lei.
Poi appoggiò una mano sulla mia spalla per tenersi in equilibrio e vi salì sopra, allungando l'altra mano verso un anello metallico sul soffitto.
Lo tirò verso il basso, aprendo una botola abbastanza larga.
"Puoi tenermi, per favore?" mormorò, abbassando lo sguardo verso di me.
Accennai un sorriso, scivolando con le mani sui suoi fianchi e dandole una piccola spinta per aiutarla ad allungare maggiormente le braccia.
Tirò fuori dalla botola una scala non molto lunga e la fece scendere fin quasi a terra, prima di iniziare a salirvi.
Osservai i suoi piedi salire rapidi gli scalini scricchiolanti, la gonna sollevata che mi dava una perfetta prospettiva del suo intimo bianco.
Qualche secondo dopo, sparì all'interno della botola per poi riemergerne con un sorriso facendomi cenno di seguirla.
Iniziai a salire, titubante.
Non mi erano mai piaciute le botole, le soffitte, il buio e la polvere.
Ma per il piacere di seguirla avrei potuto sopportarlo.
Piegai la testa per attraversare la botola e raggiunsi la soffitta, alzandomi in piedi e scrollandomi la polvere di dosso.
La stanza era avvolta dall'oscurità e a malapena riuscivo ad intravedere il profilo delle mie dita davanti al mio viso.
Mi guardai attorno cercando di abituarmi al buio e di scorgere la figura esile di Cassandra.
Mossi un paio di passi, inciampando sul bordo inferiore di un divano e sollevando una nuvola di polvere.
Tossicchiai, mentre una lampadina penzolante dal soffitto iniziava ad illuminare a fatica la stanza, emanando una fastidiosa luce biancastra.
Mi ci abituai abbastanza in fretta, scorgendo Cassandra accanto al divano di fronte a me.
"Questo è il mio rifugio" sussurrò.
Mi guardai intorno.
C'erano solo un divano e alcuni scatoloni chiusi.
Era isolato, buio, non troppo difficile da raggiungere ma molto più complicato da lasciare.
Sorrisi, lasciandomi cadere sul divano.
"Forse questo potrebbe diventare il nostro rifugio" sussurrai, allungando una mano verso di lei.
Le presi la mano destra e la tirai verso di me, facendola sedere sulle mie ginocchia.
"Che ne pensi, piccola?"
+++
sono matura!!
E finalmente sono anche tornata e posso quindi dedicarmi quasi completamente alle storie e pubblicare con una frequenza per lo meno accettabile
Mi dispiace tanto tanto di avervi fatto attendere un'infinità ma ero troppo presa dagli esami e non ho avuto un attimo libero :(
Comunque cercherò di aggiornare presto perché nel capitolo non succede nulla, mentre nel prossimo...
a presto!
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