58. L'impagabile prezzo della libertà

Le carte scivolano sul tavolo con un suono secco, seguite dalla penna che un agente spinge verso di me.

«Di cosa si tratta questa volta?»

Due settimane di interrogatori. Centinaia di domande ripetute fino allo sfinimento. Nessuna considerazione per il fatto che avessi appena donato un rene, solo un medico frettoloso a controllare i parametri e un antidolorifico lasciato sul tavolo come se fosse un regalo. L'agente cattivo, con quel tono gelido e quell'aria di superiorità, non perdeva mai occasione per ricordarmi che dovevo essere grato.

«Deve solo firmare due documenti.»

Due settimane, ma sembra che io sia intrappolato qui da secoli. Un pesce in un acquario, osservato, studiato, interrogato... e ignorato. Parlo, rispondo, ma è come se fossi muto.

«Lo sapete qual è il prezzo della mia collaborazione. Come sta oggi?»

«Se mette le due firme,» dice l'agente buono con un sorriso misurato, «potrebbe scoprirlo lei stesso.»

La penna trema leggermente tra le mie mani. Ho capito bene?

«Nel senso che mi rilasciate?» chiedo, cercando di contenere la speranza. Il cuore mi martella nel petto mentre scorro il documento.

Appoggio la punta della penna sulla linea tratteggiata ed esito per un attimo. È davvero finita? La stanza è troppo silenziosa, il ronzio delle luci al neon scandisce ogni secondo.

L'agente cattivo incrocia le braccia e mi fissa. «È libero di andare, Mr King. Ma la libertà ha un prezzo. Non ci sono garanzie che sia al sicuro.»

Lo fisso, cercando di leggere dietro il suo tono. È lo stesso uomo che mi ha tenuto qui per ore, che mi ha spezzato con le sue domande. I suoi occhi di ghiaccio, il tono fermo: è come se non avesse mai conosciuto un sentimento umano.

«Talbot e Claudia sono fuori gioco,» interviene il buono, con una nota di soddisfazione. «Grazie alle prove portate dalla detective Fisher, alla testimonianza di Miss Allen e alle immagini della telecamera, siamo riusciti a chiudere il cerchio. Lei è stato scagionato da tutte le accuse. Ma sappiamo entrambi che non è finita qui.»

La penna si ferma per un istante, la mia mano sospesa a mezz'aria. «Non è finita qui?» domando, senza cercare di nascondere la tensione nella mia voce.

L'agente cattivo sorride, quasi un riflesso nervoso. «Le consigliamo di stare attento, Mr King. Non tutti i complici di Talbot sono stati identificati. Abbiamo motivo di credere che la sua rete si estendesse ben oltre i confini nazionali.»

Le parole mi colpiscono come un pugno. «In che senso?»

Il buono sospira. «Ci sono contatti in Sud America, Asia ed Europa. Per ora abbiamo rintracciato alcune transazioni sospette e intercettazioni, ma nulla di definitivo. Talbot aveva creato un sistema troppo complesso perché lo smantellassimo in poche settimane. E non possiamo escludere che alcuni dei suoi complici siano pronti a reagire.»

Il cattivo si sporge in avanti, incrociando le mani sul tavolo. «Per questo ci sarà un agente di sorveglianza alla porta di Miss Allen. Lei è un testimone chiave, probabilmente più di quanto immagini. La sua testimonianza, combinata con quella di altre donne che stiamo cercando, potrebbe essere determinante per smantellare l'intera rete.»

Le sue parole mi lasciano senza fiato. «Altre donne?»

L'agente buono annuisce lentamente. «Non c'è solo lei, Mr King. Miss Allen non è l'unica donna a cui è stato sottratto un figlio e fatto sparire. Talbot e Claudia hanno sfruttato la loro posizione per anni. Lei è la chiave per dimostrare che non si tratta di incidenti isolati, ma di un sistema. Se riusciamo a rintracciare le altre donne, potremmo mettere fine a tutto questo una volta per tutte.»

La mia mano si stringe attorno alla penna, e finalmente firmo. 

Adele. 
Non è mai stata lontana dai miei pensieri. Nemmeno un secondo. Durante gli interrogatori, ogni parola, ogni domanda si intrecciava al pensiero di lei. La sua voce che mi chiama, il suo viso che mi guarda con quella luce negli occhi che ho paura di non vedere mai più.

«E mio figlio?» chiedo, la voce roca spezza il silenzio.

L'agente buono mi guarda, nel suo sguardo c'è qualcosa che non riesco a decifrare.

«Oggi rivedrà il bambino,» dice infine. «Lo stesso vale per Miss Allen. Le consiglio di prepararla: sarà un momento intenso.»

Un momento intenso... Un eufemismo. Il mio petto si riempie di un'emozione che non riesco a controllare. Annuisco, firmo le carte e mi alzo. Le gambe cedono per un attimo, ma riesco a ritrovare l'equilibrio.

«Dov'è adesso?»

«A casa sua, a Berkeley. È assistita da un'infermiera e c'è un agente di sorveglianza alla porta. Non è ancora al massimo della forma, ma sta meglio.»

Adele. È a casa. Questo pensiero mi dà la forza di raddrizzarmi, di sistemare la giacca e di fare il primo passo fuori da questa stanza.

«Non sprechi questa seconda possibilità, Mr King,» dice il cattivo mentre apro la porta.

Mi fermo, ma non mi volto. «Non lo farò.»

Mentre cammino lungo il corridoio, il cuore batte più forte. Per due settimane mi sono sentito bloccato in una prigione fatta di sospetti e accuse. Ma adesso, per la prima volta, sto correndo verso ciò che conta davvero.

Verso di lei. Verso di loro.

Le scale del palazzo sembrano essere diventate infinite come in un dipinto di Escher. Davanti alla porta c'è un agente, con lo sguardo vigile e le braccia incrociate. Mi sistemo la giacca e deglutisco a vuoto in attesa di un suo cenno. È giovane, con la mascella squadrata e un'aria di chi ha preso molto sul serio il proprio compito. Per fortuna. Quando mi vede, annuisce brevemente.

«Mr King.» La sua voce è piatta, professionale. Mi fa cenno di seguirlo, aprendo la porta senza aggiungere altro.
Per quattordici interminabili giorni ho immaginato questo momento. E ora che sono qui, mi ritrovo con le mani sudate e il cuore che batte troppo in fretta.
Varco la soglia, e l'odore familiare della casa è una dolce carezza. Un misto di fiori freschi e legno. È casa sua. La nostra, se andrà tutto come deve andare.
L'agente si dirige verso la sua camera senza esitare, bussando con discrezione. Dall'altra parte, una voce femminile che non riconosco risponde: «Un attimo.»

«È qui dentro,» mi dice l'agente, tornando a guardarmi. «Stava riposando, ma l'infermiera l'ha svegliata. Credo la stia aiutando a cambiarsi.» Esita un momento, poi aggiunge: «Cerchi di rimanere calmo, per non agitarla. Non le abbiamo detto nulla della giornata di oggi.»

Annuisco, stringendo i pugni per controllare il tremore nelle mani. «Grazie,» e, prima che torni a piantonare la porta, «dopo mi raggiungeranno Miss Erika Fisher e il dr Ryan Dee. Li sa riconoscere?»

«Certamente. Li farò passare.»

Dall'interno sento una voce: «Avanti.»

Entro.

La luce è tenue, filtrata da una tenda parzialmente chiusa. Adele è distesa sul letto, avvolta in un pigiama nero e coperta fino alla vita da una coperta grigia. Sta parlando con una donna che immagino sia l'infermiera, discorrendo a bassa voce della flebo sul braccio. Non si è ancora accorta di me.
Poi alza lo sguardo. Rimane immobile per un istante, come se avesse bisogno di un momento per mettere a fuoco. Fa un respiro profondo, si stropiccia gli occhi con la mano e torna a guardarmi.
Le sue labbra si socchiudono, ma non esce nessun suono. Lacrime le riempiono lo sguardo, eppure le trattiene. Non voglio che lo faccia. Voglio che le lasci scorrere. Voglio che non debba più nascondere ciò che prova.

«Sei proprio tu?» sussurra. La sua voce trema, è appena un filo.

La vedo scostare la coperta e appoggiare un piede nudo a terra. Intuisco cosa voglia fare. Mi avvicino in fretta e mi inginocchio accanto al letto, le mie braccia che la avvolgono in un abbraccio delicato, cauto, ma disperato.

L'infermiera tossicchia: «Stia attento, è convalescente.»

La voce di Adele è appena un soffio, ma ferma. «Può lasciarci soli, per favore?»

La donna raccoglie i suoi strumenti e si dirige verso la porta. «Non la faccia agitare troppo,» dice con tono professionale.

Rimango immobile e, per un momento, dimentico persino come si respira. Adele si scosta leggermente, cercando il mio viso. Le sue mani mi raggiungono, i polpastrelli che sfiorano la mia pelle con una delicatezza quasi incredula. Mi sta studiando, come se volesse accertarsi che sia davvero io. Ho la barba più lunga del solito, sicuramente più occhiaie... non lo so, non ho badato al mio aspetto, non c'è nessuna maggior urgenza del riferire le belle notizie. Gli sguardi si intrecciano, nei suoi occhi vedo il riflesso di tutto ciò che ho provato in questi mesi. Dolore, speranza, paura. Le labbra si toccano, le lingue si sfiorano in una carezza morbida e lentissima, i respiri diventano uno solo.

«Sei proprio qui con me.» Le sue parole mi toccano il cuore.

«Sì, non vorrei essere in nessun altro luogo.»

Le sue labbra tremano, e poi mi bacia le guance, la fronte. Mi guarda di nuovo, con una curiosità che mi fa sorridere.

«Che c'è, piccola? Trovi che mi sia imbruttito in due settimane?»

«Stai bene veramente?»

Le sfioro il naso con le labbra, sperando di strapparle un sorriso. «Sto benissimo ora che sono qui con te.»

Sto per baciarla di nuovo, ma lei mi appoggia una mano sulla bocca.

«Non avresti dovuto farlo.»

La sua voce trema, ma c'è una nota di determinazione che mi sorprende.

«Cosa?» chiedo, iniziando a baciarle il mento e scendendo lungo il collo.

«Donarmi il tuo rene. Hai già fatto così tanto per me. Hai già perso tutto per me. È troppo, Nicholas. Se ti dovesse succedere qualcosa, io...»

Questa volta sono io a posarle la mano sulla bocca.

«Shhhh, non mi succederà niente.» I suoi occhi, dorati e intensi, risaltano ancor di più nella sclera arrossata dalle lacrime. Le prendo una mano. È fredda, fragile, e il cuore mi si stringe nel vederla così vulnerabile.
«La scelta è stata facile,» le dico, stringendole delicatamente le dita e baciandole una a una con lentezza, come fossero la cosa più preziosa al mondo. «Facile, forse persino egoistica.»
I suoi occhi, lucidi di lacrime, si alzano verso i miei, confusi.
«Senza di te,» continuo, con la voce che mi trema appena, «avrei perso il mio cuore. E so che non hai ancora dato l'esame di anatomia, ma dovresti sapere che senza un rene si sopravvive benissimo. Senza cuore, no.»
Finalmente le strappo una risata, tenue e mescolata alle lacrime. È il dolce canto dell'allodola che annuncia l'alba di un nuovo giorno.
«Nessuno avrebbe potuto obbligarmi a vivere sapendo che avrei potuto salvarti, ma non l'ho fatto» aggiungo, con una fermezza che non ammette repliche. «Nemmeno tu avresti potuto convincermi.»
Le sue labbra tremano, e vedo un nuovo lampo nei suoi occhi. Mi avvicino ancora di più, abbassando la voce. «Puoi dirmi che non mi vuoi accanto e io l'accetterò, se è questo che desideri. Ma non posso non amarti, Adele. È impossibile.»
Lei non dice nulla, ma mi abbraccia così forte che sento ogni suo tremito, ogni respiro spezzato. Il suo viso affonda nel mio collo, e io chiudo gli occhi per imprimere questo momento nella memoria.
«Adele,» sussurro, accarezzandole i capelli. «Non devi più pensare al passato. Non lasciare che ti intrappoli. Siamo qui, adesso. E questo è tutto ciò che conta.»

«Mi sento così in colpa!» singhiozza stretta al mio petto.

«Quanto in colpa?» le chiedo, cercando di distrarla. «Tanto da esaudire ogni mio più perverso desiderio?»

Alza lo sguardo verso di me, sorpresa, tirando su col naso. La sua bocca è leggermente aperta, incorniciata da un'espressione incredula.

Le faccio l'occhiolino.

Grazie di cuore per essere stata in mia compagnia anche oggi!

Scrivere questo capitolo è stato un viaggio emotivo intenso. Ho cercato di trasmettere tutte le difficoltà, le emozioni e i sacrifici che hanno accompagnato Nicholas fino a questo momento cruciale.

Mi piacerebbe sapere cosa ne pensate: qual è stata la scena che vi ha colpito di più? E, secondo voi, cosa prova Nicholas nel rivedere Adele dopo tutto quello che è successo?

❤️ Piccola anticipazione: il capitolo 59 verrà pubblicato già domani! Non voglio farvi aspettare, perché so che siete curiose di sapere cosa accadrà tra Nicholas e Adele... e soprattutto chi suonerà alla loro porta.

🎄🎼 Una piccola nota su Melody of Silence: purtroppo il mio racconto non è stato quello più votato nel sondaggio su Facebook (metto il link nei commenti a lato), quindi non verrà pubblicato su Wattpad sulla pagina Land.
Ma niente paura! Potrete leggerlo (ma nongratuitamente) nell'antologia Un Natale a New York, edita da Land Editore. La storia racconta un romantico Natale tra una ragazza che sta perdendo l'udito e un violoncellista famoso, sotto le luci scintillanti della Grande Mela. Un racconto che scalderà il cuore! 🎶

Grazie per il vostro supporto, per le letture e per essere al mio fianco in questa avventura! Non vedo l'ora di leggere i vostri pensieri. ❤️

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