53. Aspettando Biancaneve

Il mio sangue si mescolerà al suo, nutrendola, dandole respiro.

C'è qualcosa di magicamente sensuale, quasi sacro, nel donare la propria linfa a chi si ama. 
I miei globuli rossi danzeranno con i suoi, scambiando ossigeno in un ritmo senza fine; i leucociti giocheranno a nascondino, difendendola; le piastrine tesseranno insieme reti di fibrina, come mani che ricuciono ferite invisibili. 
Quelle cellule, nate per mantenere in vita me, ora toccheranno lei, scorrendo nella parte più intima dei suoi vasi sanguigni, infondendole forza per superare ogni traccia di dolore.

È una carezza così profonda che il solo pensiero mi confonde... Eppure, in questo gesto, non sento di possederla, ma di appartenere a lei in ogni fibra più che mai.

Indosso il camice sterile nello stanzino accanto alla terapia intensiva, uno spazio asettico dove ogni cosa è bianca o acciaio. Un lavandino e un dispenser di disinfettante interrompono il lucore di una parete, a ricordarmi che io, ora, potrei ferire chi, con incrollabile forza, è stata resa fragile da un nemico ancora ignoto e impunito. La cuffia per i capelli scivola dalle dita, ma riesco a rimetterla a posto. Riderebbe, lei riderebbe a vedermi così.

Quando mi alzo per infilare i sovrapantaloni, la testa mi gira. Mi sembra di essere un derviscio che ruota senza tregua. Il cuore accelera, forse non è per il sangue donato; è l'idea di vederla, intubata, tra pochi minuti, in un letto di terapia intensiva.

Cinque minuti, mi hanno detto, cinque minuti al massimo. Sono tutto bardato, sterile, sigillato, come se persino la mia pelle potesse rappresentare una minaccia per lei. Ogni forma di contatto è vietata... niente abbracci, niente mani intrecciate, niente baci alla mia Biancaneve in terapia intensiva, la mia principessa sedata da una mela avvelenata in endovena...

Cosa mi sta succedendo? La mia vita è diventata un incubo: la donna che amo è in un letto d'ospedale, pugnalata; fuori ci sono una moglie e un suocero folli e criminali... e io sto pensando alle fiabe? Al bacio del vero amore?

La porta si apre, ed entra Ryan.
«Ho saputo che eri qui» bisbiglia, poi indossa la mascherina e mantiene le distanze.
«Perché non hai mai risposto alle telefonate?» sussurro pure io.

Mi fa segno di tacere, estrae il cellulare e mi mostra una nota scritta:
Dobbiamo evitare di farci vedere insieme e non possiamo telefonarci. I muri hanno occhi e orecchie. Ho due cose per te. La prima è il risultato del test genetico: nascondilo dove nessuno possa trovarlo

Mi passa una busta sigillata che piego e infilo sotto il camice, nella tasca dei pantaloni. Poi mi mostra nuovamente il cellulare:

Prendi questa microcamera e posizionala in modo che possa tenere Adele sotto sorveglianza continua. Dobbiamo rimanere in contatto telefonico, metti l'auricolare e non parlare. Ti guiderò io.

Se il principe avesse incontrato Biancaneve prima di vederla distesa in una bara, sarebbe rimasto paralizzato dal terrore. Non avrebbe pensato a baciarla, ma solo a quanto la vita sia appesa a un sottilissimo filo di ragno. Resistente, per certi versi, ma essenzialmente fragile.

Adele giace immobile, con tubicini che le entrano dal naso, una flebo nel braccio, e le labbra serrate intorno a un tubo che le ruba il respiro per restituirglielo. Il suo volto sembra ora una maschera di vita artificiale, una tela dipinta da macchinari che disturbano la bellezza autentica della mia donna. Il bip ritmato dell'elettrocardiogramma scandisce il battito del suo cuore – il suono più bello mai udito.

Controllo che continui a respirare. Ho solo cinque minuti e l'unica cosa che riesco a fare è fissare il lieve movimento del suo petto, cercando di ancorarmi al soffio della sua vita. Temo che, se distolgo lo sguardo o chiudo gli occhi, quel respiro svanirà e questa stanza sprofonderà nel suono agghiacciante dell'elettrocardiogramma piatto.

Nick, devi darti una mossa. Metti la telecamera, la voce di Ryan mi riporta alla realtà, spezzando il mio incubo.

Vorrei che sapesse quanto è difficile allontanarmi da lei. Forse ignora che, se non mi avesse baciato e fatto innamorare, io sarei stato diverso. Non può essere un angelo venuto a guidarmi solo per poi tornare in paradiso? Farnetico.

Le sue ciglia sembrano fremere come un battito d'ali, la fronte si increspa. Forse soffre la prigionia di tutto ciò che la tiene in vita? Vorrei essere io il necessario per lei, come il mio sangue che ora le scorre dentro, ma so di averle causato solo dolore... Anche ora, chiunque l'abbia pugnalata è parte del male che io e Fred abbiamo permesso nelle nostre vite, i Talbot.

Mi avvicino e allungo una mano, distendo le rughe sulla sua fronte. Sento il calore eccessivo della sua pelle perfino attraverso il guanto, con l'indice le sfioro il naso, facendo attenzione a non spostare i tubicini dell'ossigeno. Non voglio che questa sia l'ultima volta che la vedo, non può esserlo...

«Devi affrettarti a guarire, lo sai?» sussurro, parlando così piano che nessun microfono potrebbe registrarmi. «Abbiamo il risultato del test... scoprirò con te chi è nostro figlio. Devi fare in fretta, dobbiamo andare a prenderlo per tenerlo con noi.»

- Non aprire bocca! Metti la telecamera ed esci, insiste Ryan.

La mia voce si incrina. Sarà il fatto che Adele stia lottando tra la vita e la morte, o forse le rivelazioni appena scoperte, oppure il fatto che ci sia la necessità di agire in fretta su più fronti... Nessuno nota il mio viso bagnato sotto la mascherina; nessuno vede la mia vulnerabilità.

E se Talbot avesse deciso di spostare nostro figlio ancora una volta?

Il panico non può vincermi, la mia famiglia ha bisogno di me.

- Amico... stai piangendo? Non è il momento, cazzo. Tra mezzo minuto verranno a chiamarti. Piazzala per Adele, dobbiamo tenerla d'occhio!

Mi avvicino alla testata del letto e fingo di appoggiarmi con noncuranza, posizionando la microcamera. Il mio viso è bagnato, tiro su col naso come un bambino.

Inclinala di più, verso il basso. E ora verso sinistra. Bene... Adesso ci penserà uno dei nostri. Ora esci e raggiungici con Fred al livello meno sei. Prendi le scale e scendi di un piano, superando la porta 'Solo personale'.

La telefonata si interrompe. Qualcuno bussa alla porta ricordandomi che il tempo è finito.

«Ciao Adele, gli uomini della tua famiglia ti aspettano...»

«Per la decima volta, Fred, dobbiamo andare al meno sei. È il solo posto sicuro, lontano da occhi e orecchie indiscrete. Vuoi smettere di lamentarti e fidarti una buona volta?»

Se mi accusa un'altra volta di essere paranoico, giuro che gli spacco il naso. Sua figlia pugnalata all'addome non gli basta come prova?

Fred stringe i pugni, trattenendo a stento la sua rabbia. «E lasciare Adele indifesa? Tu... tu sei impazzito. È come chiedermi di scendere all'inferno. Mi credi un idiota? Vuoi forse aggredirmi e seppellirmi in un ospedale?»

Ah, non sa quanto mi piacerebbe farlo!

Per soffocare l'impulso di mettergli le mani addosso, accelero il passo. Le pareti di cemento grigio sembrano chiudersi intorno a noi, soffocanti e impenetrabili. Ogni passo rimbalza nella tromba delle scale, trasformandosi in un eco inquietante che dà l'illusione di essere seguiti. Non è altro che la nostra paura, che si insinua tra i respiri affannati e il silenzio opprimente.

Arrivati alla porta con scritto "Solo personale", mi fermo di colpo e fisso Fred.
«Ti ricordi quella discussione sull'intelligenza ereditaria? Sai, quella che si dice venga trasmessa dalla madre?»

Lui mi guarda perplesso. «E che diavolo c'entra?»

«Sono solo contento che Adele non abbia preso da te.»

«Tu, Adele, non la devi nemmeno...»

Non gli lascio finire la frase. Lo afferro per il bavero, strattonandolo con forza.

«Vuoi chiudere questa cazzo di bocca? Pensi davvero che io mi allontani da lei senza prima averla messa al sicuro? Ho piazzato una microcamera nella sua stanza, Fred! È tutto sotto controllo. Ora dobbiamo scendere al meno sei per pianificare cosa dire all'FBI. Voglio che quando si risveglierà, trovi Talbot in galera e noi liberi, non in carcere come complici!»

Fred sgrana gli occhi, ma non dice nulla. Aspetto che annuisca, poi lo lascio andare. Alcune voci in lontananza ci bloccano. Ci facciamo entrambi segno di rimanere in silenzio e, dopo un tempo che pare infinito, riprendiamo a scendere. L'odore di muffa e disinfettante mi irrita la gola, e persino le luci sembrano più deboli in quel dedalo di cemento. Sto ragionando su come fare a non perderci quando mi afferra per un braccio.

«Non me lo sarei mai aspettato da te... E forse è vero, hai dei sentimenti per lei. Ma davvero sei innamorato di mia figlia?»

Respiro a fondo, stringendo i pugni per non colpirlo.

«Come puoi dubitarne? Te lo dissi chiaramente il giorno che venni da te per annullare il matrimonio con Claudia. Anche se non feci il suo nome, speravo che tu capissi di chi stavo parlando. E, a dirtela tutta, pensavo addirittura che la cosa potesse andarti a genio.»
«A genio? Ma come ti viene che potessi accettare il fatto che tu e lei...? Per non dire che poi la conosci da una vita!»

«Tu sai che le ho sempre voluto bene. Ma non ho mai pianificato questo. È successo e basta. Mi sono innamorato. E tu, invece di aiutarmi, hai usato il nostro rapporto per costringermi a sposare Claudia.»

Fred scuote la testa, frustrato. «Nick, non ti sei mai affezionato veramente a nessuna donna. Nemmeno a Claudia: il vostro matrimonio era solo una mossa d'affari. E ora... ora, dopo tutto quello che hai passato con lei, hai coinvolto anche Adele. Non ti bastava sedurla, l'hai messa in pericolo.»

«Avrei dovuto restare accanto a Claudia mentre mi drogava e mi prendeva a bastonate, vero? Così saresti stato soddisfatto!» Gli urlo addosso, la mia voce rimbalza sulle pareti di cemento del sottosuolo.

«Non ti nascondo che quando ho saputo chi aveva messo nei guai mia figlia... Avrei voluto prenderti io a bastonate! E poi lasciamelo dire: ti sei intestardito con Adele solo perché è un frutto proibito.»

Lo riacciuffo per il bavero, il respiro che mi brucia i polmoni.

«Denaro, potere, la mia vita era diventata una gelida farsa... Innamorarmi di Adele mi ha salvato, Fred! Lei mi ha insegnato cosa significhi amare davvero. Senza di lei, la mia vita è vuota. Non puoi capirlo? Non vedi quanto sono cambiato?»

Fred mi fissa a lungo, i pugni chiusi come per trattenere la rabbia. «Tra tutte le donne... proprio lei. Mia figlia. L'unica cosa davvero preziosa che ho avuto, oltre a Sylvie e Allison.»

Scuoto la testa, frustrato. «Sei solo uno stronzo ipocrita. Ti sei mai davvero comportato da padre? Le sei stato vicino solo quando potevi trarne vantaggio. L'hai mai guardata davvero, hai mai visto che splendida persona è diventata, nonostante abbia avuto te come padre?»

Abbassa lo sguardo, colpito dalle mie parole. Per un attimo, il silenzio si allunga tra noi, rotto solo dai nostri respiri che riecheggiano nella tromba delle scale.

«Forse hai ragione,» mormora infine. «Ho fatto tanti errori, è vero. Tu non puoi sapere quanto sia stato difficile crescerla da solo, ma questo non cambia il fatto che sia mia figlia. E tu, Nick, tu non ti sei mai legato davvero a nessuno. Come posso fidarmi che tu non farai a lei quello che hai fatto con Claudia?»

Il sangue mi ribolle nelle vene. «Che cosa avrei fatto io a Claudia?»

«Mentre eravamo in Italia, hai tradito la tua futura sposa infilandoti nel letto di mia figlia. Hai mancato di rispetto a Claudia e, quel che è peggio, hai trasformato Adele nella tua amante. Se solo avessi visto la tua depravazione, forse avrei potuto salvarla!»

Mentre pronunciavo i voti per Claudia, ogni parola sembrava un tradimento verso Adele, la sola che riconosco come mia vera sposa, anche senza averle mai giurato nulla.

«Non è come dici. Ma che diavolo puoi capire tu di un sentimento che germoglia pian piano? Se mio padre fosse ancora vivo... Forse lui avrebbe capito che Adele non è mai stata la mia amante, ma colei che amo. Magari tu e lui avreste combinato il nostro matrimonio. Hai mai pensato a questo?»

Fred scuote la testa, un sorriso amaro gli piega le labbra.

«Tu non hai mai conosciuto veramente tuo padre. Lui ti avrebbe costretto a sposare Claudia per i suoi scopi. Forse anche impalmare  una seconda, una terza donna, se fosse servito ad appagare la sua ambizione.»

Che pezzo di merda a parlare così di mio padre!

«Allora io avrei contato su di te per proteggermi. Quanto mi sarei sbagliato, eh Fred? Ho sempre pensato che saresti stato dalla mia parte e invece, quando avevo più bisogno di te, sei stato tu a voltarmi le spalle.»

Abbassa lo sguardo, come se quelle parole gli gravassero addosso più di un pugno. Eppure, è come se quel colpo l'avesse inferto a me, lasciandomi con una verità amara: non potrò più fidarmi di lui. Continuo a sentirmi uno sciocco per averlo considerato, un tempo, il mio più caro amico.

«Non so più cosa pensare, Nick. Da un lato, credo che se ti avessimo obbligato a sposare Adele, ti saresti ribellato con tutta la tua forza. Dall'altro...» Si interrompe, come se stesse lottando con le parole. «La storia non si scrive con i 'se'. Ma i fatti... i fatti dicono che non sei più il Nick che conosco da una vita intera. Non so se sia un cambiamento in meglio o in peggio.»

Il mio petto si stringe. Per la prima volta, percepisco una sfumatura diversa nella sua voce. Non è rabbia, né accettazione. È esitazione. Forse persino una concessione, anche se non vuole ammetterlo neanche a se stesso.

«Non sai cosa pensare... E io cosa dovrei pensare di te, Fred? Dopo tutto ciò che hai fatto a me e a tua figlia? Dopo tutto il dolore che ci hai imposto?»

Lui abbassa lo sguardo, il suo volto si tende come se le mie parole fossero pugni invisibili.

«Questo è il mio modo di amare mia figlia,» dice piano. «Non so se sia stato quello giusto, forse no. Ma ho agito come pensavo fosse meglio, in buona fede. E comunque, mi spaventa ammetterlo, ma se Adele ha visto qualcosa di bello in te, allora forse potrebbe esserci davvero.»

Un rumore secco, come di una porta che si chiude in lontananza, spezza il silenzio. Mi irrigidisco, anche Fred trattiene il respiro. Ogni fibra del mio corpo si tende in allerta, mentre il cuore batte troppo forte contro il silenzio irreale del corridoio.

«Dobbiamo toglierci dai guai al più presto,» sussurro. «Ci sono troppe vite in ballo.»

Fred annuisce lentamente, come se quelle parole fossero il primo passo verso un'intesa precaria. Non dice niente. Si gira e riprende a scendere le scale davanti a me. Dio solo sa cosa gli passa per la testa.

«Tra dieci ore arriverà all'aeroporto il dottor Gilardi,» mormora quasi tra sé. «Dobbiamo fare in fretta. Perché quando Adele si risveglierà... voglio essere lì per lei. Per una volta, voglio esserci davvero.»

Grazie di cuore a voi, lettrici e lettori, per il vostro supporto continuo! 💖 
Ogni commento💬, ogni stella ⭐️, ogni aggiunta del romanzo alle vostre biblioteche o liste lettura 📚significa tantissimo per me. 
Benvenute anche alle nuove lettrici che si sono unite a questa avventura: sapere che questa storia vi appassiona mi riempie di gioia e mi spinge a dare sempre di più.

Questo capitolo è stato intenso da scrivere: spero che sia riuscito a trasmettervi le emozioni che provo io nel dar vita ai miei personaggi. 

Restate con me: la storia non è ancora finita... ci sono tante sorprese all'orizzonte! 

Grazie per esserci. 🫀🔥

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top