50. Una luce in fondo al tunnel?
Talbot e Claudia, uno dopo l'altro, a distanza di poche ore. È stato strano allora e continua a sembrarmi ancora più strano adesso. Sono settimane che sanno dove mi trovo, ma improvvisamente sentono il bisogno di "parlare"? È solo per via della revoca dell'ordine restrittivo di Claudia? No, qui sotto c'è qualcosa di più grosso. Ma cos'è? E soprattutto, è qualcosa che potrebbe mettere in pericolo Adele e nostro figlio?
Erika entra, sul suo volto noto un'espressione che non le avevo mai visto prima, un misto di soddisfazione e tensione.
«Ryan non è ancora arrivato?»
«Non ancora. Hai notizie di Adele?»
Questa cosa che non posso telefonarle deve finire, soprattutto perché Talbot sa benissimo quanto tenga a stare con lei.
La voglio qui, con me, al sicuro.
«Ryan ha detto che passa a prenderla e poi ci raggiunge.»
Erika prende il telefono, fa una chiamata a cui non riceve risposta.
«Sarà mica rimasto in ospedale per un'urgenza?»
Dove diavolo è finito? Devo mantenere i nervi saldi: presto Adele sarà qui con me e potrò accertarmi di persona che sta bene.
«Prova a chiamarlo di nuovo, per favore.»
La mia voce tradisce un nervosismo crescente.
Erika chiama, ma scuote la testa.
«Potresti chiamare Adele allora?»
«Risulta irraggiungibile. Mr King, mi spiega perché è così preoccupato?»
Le racconto della visita di Talbot e Claudia, del loro atteggiamento arrogante e delle minacce. Erika ascolta e un sorriso sarcastico le si disegna sul viso.
«Questo conferma solo che stanno sentendo il fiato sul collo.»
«Quando un leone si sente in trappola, può diventare ancora più pericoloso... Erika, prova a richiamare, controlla se ora suona libero.»
Erika riprova, ma nulla.
«Cristo santo, perché è staccato questo cazzo di cellulare?»
«Arriveranno a momenti, vedrà. Forse è meglio se tardano,» si ferma un attimo, come per cercare le parole, «devo prima metterla al corrente di un fatto, e non è bello... Forse è meglio se ascolta ciò che ho da rivelarle prima di rivederla.»
«Nostro figlio sta bene?»
Lo sguardo di Erika si abbassa, come se guardarmi negli occhi fosse diventato troppo pesante.
«Sì, ma credo sia meglio parlare da seduti. Si sieda, Mr. King. »
Obbedisco e mi preparo a sentire qualsiasi cosa, ripetendomi che devo essere forte soprattutto per Adele.
«Dopo quei video fake su di lei, ho capito che dietro c'era molto di più. Ho ingaggiato un hacker fidato, un professionista capace di superare le difese della Future Genes.»
Si ferma, tornando a guardarmi negli occhi come per prepararmi a un colpo duro.
«Mr. King, forse è il momento di informare l'FBI. Teniamo Talbot in pugno, ma... ma ciò che ho scoperto va ben oltre qualsiasi sospetto.»
«Perché?» La mia domanda, appena sussurrata, è un comando.
«Non ho modo di addolcire questa notizia: traffico di bambini.»
Il sangue mi si gela. Traffico di bambini? La fisso in silenzio, incapace di formulare anche solo una domanda.
«Stiamo parlando di test genetici illegali, Mr. King, su bambini senza famiglia, orfani, bambini scomparsi dai sistemi, bambini che nessuno cerca più.»
Qui negli Stati Uniti? Mi dico che è impossibile, che Talbot sarà pure un mostro ma non fino a questo punto, eppure Erika non dice una parola di troppo. Non posso credere che sia vero, si è sbagliata.
«Certe cose accadono in Africa, in Asia, nel fottuto Terzo Mondo, ma non qui!»
L'investigatrice non cambia espressione, si limita ad annuire.
«Questo purtroppo è solo l'inizio.»
Si ferma, raccogliendo coraggio.
«E il peggio è che c'è tutto un giro di famiglie affidatarie collegate a Talbot tramite gli istituti di beneficenza fasulli che amministra Claudia...»
«Tu mi stai dicendo che mio suocero e mia moglie sono collegati a un traffico di esseri umani per poter sperimentare delle terapie geniche? Dimmi che mi sbaglio. Dimmi che ti sbagli! Sono prepotenti, sono pazzi, ma non possono arrivare a tanto!»
Erika annuisce senza perdere il contatto visivo, la sua espressione grave.
Un forte senso di nausea mi prende lo stomaco mentre il cuore batte all'impazzata.
Perché lei non dice che potrebbe aver sbagliato? Perché non mi rassicura?
«Non può essere, perché se così fosse vorrebbe dire che anche nostro figlio... Che anche lui... Ma era lì, stava bene! Lo hai visto anche tu, vero?»
Mi copro il volto con le mani.
Dio, come puoi permettere questo schifo?
Adele! Adele non può venire a sapere una cosa simile. È l'unico pensiero che riesco a formulare. Non deve nemmeno sfiorarle l'idea che nostro figlio possa... Al solo pensiero che il suo cuore possa spezzarsi un'ennesima volta mi sento male. Devo proteggerla, non perché non sia forte. È che non sono io abbastanza forte da sopportare di vederla soffrire ancora.
«Nostro figlio lo hanno già...?»
Il cuore batte così veloce che sento girare la stanza. Erika si accosta con un bicchiere d'acqua che stringo fino a sentire incrinare il vetro.
«Beva, Mr. King.»
«Rispondimi!»
«Non fanno mai sperimenti prima dei dodici mesi. È tutto documentato... Abbiamo motivo di credere che i bambini di Paso Robles non siano stati ancora toccati.»
Bevo l'acqua, cercando di riacquistare lucidità.
Non ancora toccati! Non ancora!
A mio figlio non è successo nulla, devo stare calmo.
«Ma com'è possibile? Come ha fatto quel demonio a gestire tutto questo?» chiedo, stringendo il bicchiere con due mani per trattenere il tremore.
«Talbot ha costruito una rete intricata che attraversa diversi stati. Tutto inizia dall'ospedale UCSF Medical Center, che manovra grazie al direttore sanitario, Mr. Swift, che è sul suo libro paga. I test clinici veri e propri non sono fatti lì, però. Sono distribuiti in quattro centri di ricerca e in varie cliniche private, inclusa quella dove Fred Allen aveva nascosto vostro figlio. E Claudia gestisce tre istituti di beneficenza falsi, essenziali per raccogliere i pazienti destinati agli esperimenti... I bambini - questi piccoli esseri indifesi - sono come numeri in un sistema oscuro.»
Allora è vero, dannatamente vero. Mi copro gli occhi, tentando di scacciare il pensiero che nostro figlio, il nostro bambino, possa essere solo uno di quei numeri. E Adele... se solo sapesse, se solo immaginasse cosa rischiamo. No, non deve saperlo. Se fosse qui, la stringerei forte, le direi che andrà tutto bene, anche se io stesso non riesco a crederci. E non riesco a crederci perché, se lei e nostro figlio sono finiti in questo incubo, è colpa mia, della mia ambizione, della voglia di far crescere la nostra azienda con Fred. Ma a che costo?
«Ma come posso essere stato così cieco da non accorgermi? Li conosco ormai da tempo e, prima di firmare gli accordi, io e Fred abbiamo fatto ricerche, abbiamo pagato fior di investigatori per sapere se facevano tutto in regola...»
Erika si schiarisce la gola. «Talbot è astuto. Sa come nascondere le sue tracce. Probabilmente i miei colleghi hanno seguito canali di informazioni leciti. L'hacker che ho contattato è così in gamba che riuscirebbe a entrare anche alla NASA.»
Bevo ancora acqua e cerco di calmare i pensieri. Ho sottovalutato Talbot: pensavo fosse uno stronzo bastardo, invece è un criminale che se la prende con gli indifesi. Qui, proprio sotto il nostro naso, si sta consumando un orrore degno degli esperimenti di Mengele durante la Seconda Guerra Mondiale. Un abominio che pensavo appartenesse solo alle pagine più buie della storia e invece è qui, davanti a me, travestito da progresso e nascosto dietro la maschera della scienza.
«Abbiamo prove per fermarli?» È l'unica speranza a cui riesco ad aggrapparmi.
Con calma, Erika apre l'iPad e mi mostra decine di file: documenti, liste di bonifici, cartelle cliniche. «Talbot ha corrotto funzionari di alto livello per coprire queste attività,» mi spiega. «Probabilmente contava di usare la King Allen Pharma come copertura per sperimentazioni su larga scala.»
Mi manca l'aria. Se fosse coinvolto anche Fred, sarebbe un colpo terribile per Adele, un peso forse insopportabile.
«Fred è coinvolto?»
«No. Ci risulta pulito.»
Per fortuna, Fred, sei pulito. Adele non potrebbe sopportare un'altra tua meschinità. Ma allora anche tu sei stato ingannato? E ora che ti ho venduto le mie quote, sei rimasto da solo.
«La King Allen rischia di essere trascinata in tutto questo?»
Erika mi guarda, serrando la mascella, prima di rispondere. «Questi documenti mostrano che gli esperimenti illegali erano in corso molto prima della fusione con la vostra società ma, dato l'intreccio di fondi e legami tra le due compagnie, sarebbe impossibile evitare che la King Allen subisca un'indagine approfondita se tutto venisse alla luce.»
La King Allen è ancora "mia", almeno nel profondo. Anche se Fred mi ha pugnalato alle spalle, l'idea di vederla trascinata in questo schifo mi ripugna.
«Saremo interrogati?»
«Entrambi. E il rischio è che le autorità esaminino ogni operazione finanziaria e accordo fatto da qui fino agli ultimi cinque anni. Per affrontare una situazione simile, avrete bisogno del miglior avvocato di San Francisco. Tuttavia,» aggiunge, e la sua voce si addolcisce appena, «se sarete voi a denunciare questi fatti, la giuria potrebbe tenerne conto, mostrando clemenza.»
Talbot è la Future Genes. Se quello che dice Erika è vero, per lui non ci sarà scampo.
«Erika, prova a richiamare Adele, ti prego. Prima di muoverci con l'FBI, voglio che lei sappia che nostro figlio è al sicuro... e che suo padre è pulito.»
Mentre sta per contattarla, le squilla il telefono. Risponde immediatamente. «Ryan? Era ora!»
Erika risponde, ma il suo volto cambia colore mentre la sua voce si spezza.
Un silenzio di troppo... la disperazione nei suoi occhi mi colpisce come un pugno.
«Adele è all'UCSF Medical Center. L'hanno appena portata... è in condizioni critiche.»
Grazie, davvero, per essere qui con me!
Ammetto che anche io, mentre scrivevo, ho pensato: Talbot... che razza di viscido! E quando ho scoperto il suo segreto, è stato un colpo al cuore anche per me.
Se fossi stata al tuo posto, probabilmente sarei scappata a gambe levate alla rivelazione "traffico di bambini"...Eppure tu sei qui, tenace e coraggiosa, e questo mi dà una forza immensa per continuare a raccontare la storia di Nicholas e Adele.
Grazie di cuore per il tuo supporto e per ogni singola lettura. Il bello (o il peggio?) deve ancora arrivare: spero che continuerai a vivere questa avventura insieme a me! 🥰
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