5. Il senso di protezione

Ciò che provo per lei è solo voglia di proteggerla.

Non è gelosia, lo saprei, altrimenti. Ho sperimentato questo sentimento in passato, al primo anno di college quando presi una sbandata per Anne. Non avevo compreso che ragazza fosse, accecato com'ero dagli ormoni. Ero convinto che mi frequentasse perché le piacevo io, non in quanto figlio di Nathan King. Se avessi capito questo, non avrei perso le staffe quando l'ho vista amoreggiare col capitano della Stanford Cardinal football. Ero così accecato dalla gelosia che, dopo averla vista ridere alle sue battute, ero così incazzato che sono persino riuscito a picchiare il tizio che era grosso il doppio di me . Se non fosse intervenuto un suo compagno di squadra, l'avrei mandato all'ospedale, invece di finirci io con una costola rotta e innumerevoli contusioni. Il dover rimanere a letto attaccato a una flebo mi ha fatto riflettere: il veleno della gelosia aveva intossicato innanzitutto me stesso e poi l'oggetto del mio amore. Oggetto. Questo è il punto, avevo trattato Anne come un oggetto, esattamente come mio padre aveva trattato mia madre, con la medesima convinzione che, in quanto mia, mi dovesse fedeltà incondizionata e sempiterna. Dopo di allora, non mi sono mai abbassato a provare gelosia per nessuna. 

Con Adele, infatti, è diverso. 

Per lei nutro un profondo senso di protezione. Da sempre. Forse perché ha perso la madre da piccola, così come l'ho persa io. Oppure perché Fred si dimentica spesso di lei e Sylvie si diverte a metterla in cattiva luce, facendola sentire sola. E vorrei che lei non provasse quell'angoscia che io avverto nel profondo, quella di non poter condividere con nessuno i miei pensieri più intimi. 

Il rimorso per averla baciata è acuito dalla preoccupazione che lei possa pensare di aver perso anche me. Vedo che è a disagio, avrei dovuto immaginarlo, prima di... Invece mi sono messo a fare il ragazzino dominato dal proprio uccello. Stamane ho cercato di comportarmi come sempre, ma probabilmente l'ho destabilizzata ancor di più. Non osava guardarmi e, le poche volte che l'ho sorpresa a farlo di nascosto, riuscivo a leggere nella sua espressione una domanda inespressa.

Mentre lo yacht solca la liscia superficie di zaffiro del mare, vorrei potermi godere il sole e la presenza di Claudia accanto a me. So di averle fatto un torto, ma la cosa bizzarra è che sono più preoccupato di ferire i sentimenti di Adele che quelli della mia fidanzata. Forse è per l'abitudine di essere protettivo nei confronti di quella che fino a poco tempo fa era una bambina e ora è diventata una donna meravigliosa. Il motivo della mia inquietudine è la presenza di quel Lorenzo, che continua a guardarla come se la volesse mangiare. Lo fa senza pudore e, a quanto pare, col benestare di Fred. Che cavolo è preso al mio amico? Sembra fare il possibile per favorire la loro amicizia.

«Sarebbero una bella coppia, non trovi?» mi domanda Claudia dopo aver fatto un breve cenno col viso nella direzione di Adele e Lorenzo, sdraiati su due lettini, uno accanto all'altro, lei addormentata all'ombra e lui a guardare il cellulare al sole.

«In che senso?»

«Credo che Fred sarebbe contento se iniziasse a frequentare un giovane di buona famiglia come Lorenzo. È un bel ragazzo e pare che entrerà in politica come suo padre. Suo fratello sembra essere un pezzo grosso del...»

«Adele è ancora piccola per pensare a sposarsi: inizierà il college l'anno prossimo e, conoscendola, sarà totalmente assorbita dallo studio.»

Lei ridacchia.

«Non sto parlando di matrimonio, ma ha diciotto anni, è bella, ricca e con un padre come Fred Allen...» Quando vede che mi irrigidisco, mi tocca subito il braccio e mi dà un bacio sulla guancia. «Con questo non intendo dire che non studierà.»

«Sai che è stata accettata a Stanford con le sue sole forza? Non è una stupida e sa bene quali siano le sue responsabilità come erede della King Allen Pharma

«A maggior ragione: non può frequentare chiunque. Certo, per iniziare va bene anche un politico italiano ma, come hai detto tu, ha solo diciotto anni. Dopo la fusione tra le nostre aziende, diventerà una delle ereditiere più ambite della California, se non d'America, e con le conoscenze della mia famiglia, le faremo fare un ottimo matrimonio.»

Adele si stiracchia e si mette a sedere portandosi una mano sugli occhi per stropicciarli. Un ottimo matrimonio: che cavolo vorrà dire Claudia esattamente?

«Con me farai un ottimo matrimonio?» le domando guardandola mentre si ritocca il rossetto rosso dopo avermelo sicuramente lasciato sulla guancia.

«Oh, tesoro» ride garrula, convinta che io stia scherzando. «Tu sei uno degli scapoli più ambiti della California, secondo Forbes

Adele si avvicina a noi. Non ha una bella cera, forse perché si è appena svegliata.

«Chi è uno degli scapoli più ambiti?» domanda con la voce impastata e Claudia si esibisce in una seconda risata di almeno due ottave sopra la precedente, mettendo a dura prova i miei nervi.

«Tra un mese non lo sarà più!»

Altra risata. Adele corruga la fronte nel guardarmi la guancia e poi spalanca gli occhi che, in contrasto col blu delle occhiaie, sembrano ancora più gialli di quanto non lo siano abitualmente. 

«Nicholas è uno degli scapoli più ambiti?»

La mia fidanzata, che deve aver imparato a memoria le tre righe che la rivista mi ha dedicato, le ripete pedissequamente. Non so perché, ma mi piacerebbe che la donna che sto per sposare dicesse qualcosa di personale invece di fare sue le parole di un giornalista che nemmeno mi conosce, ma che ha guardato solo dei grafici per stabilire che sposarmi sia una fortuna.

«Non me lo ha detto papà che eri finito sul giornale... Comunque, a parere mio, avrebbero dovuto anche menzionare il fatto che hai aperto cinque centri antiviolenza in tutto lo Stato per quelle donne che hanno fatto un matrimonio sbagliato ma non hanno nessuno da cui andare. Questo sì che ti rende uno degli scapoli più ambiti e non il tuo conto in banca.»

Ma da quando Adele ha imparato a leggere nel pensiero? Mi rendo conto che ho smesso di respirare, dovrei dire qualcosa, ma rimango a fissarla mentre ci saluta per andare in cabina.

«Ha ragione» riprende Claudia una volta che lei si è allontanata. «Mando subito un'email al nostro social media manager per sapere come mai non sia stata menzionata la tua attività filantropica.»

Faccio un respiro profondo per calmare il nervoso crescente mentre lo yacht rallenta nelle prime luci rosa del tramonto. Siamo arrivati alle Cinque Terre e Adele si sta perdendo la vista di un paesino colorato che si fa largo in una natura selvaggia, smorzata nella sua asprezza da limoni che puntinano di giallo il verde intenso della macchia mediterranea. La costa, una risma di fogli di roccia grigia e ocra ripiegata in un origami modulare antico milioni di anni, delinea un confine tra il mare e la terra, un limite valicabile solo da gabbiani e rapaci che perlustrano il territorio alla ricerca di prede.

A proposito di cacciatori, anche il nostro Lorenzo si è alzato per scendere in cabina. Dopo che Adele ha scelto la sua a prua, lui ha detto che di solito dorme in quella a lato. Li conosco bene, i boriosi del suo stampo: cresciuti con la convinzione che sia loro tutto dovuto, si comportano così anche con le donne. Le prendono, le fottono, le abbandonano. Senza mai mettere le cose in chiaro e senza che ci sia consenso da entrambe le parti. Se pensa di fare la stessa cosa con Adele, ha preso un granchio. 

Con la scusa di mettere in carica il cellulare, vado sottocoperta e busso alla porta di Adele. Una sorta di grugnito proviene dall'interno. Apro la porta e la vedo sdraiata sul letto con un braccio a coprire gli occhi e l'altro lasciato cadere.

«Hai il mal di mare.»

Lei rimane immobile, a parte fare segno di no con l'indice della mano che sfiora il tappeto. Quando mi siedo sul letto, si lamenta con un grugnito del movimento del materasso sotto il mio peso.

«Sottocoperta è peggio» le dico ma lei fa solo un secondo segno che non riesco a interpretare. «Siamo arrivati alle Cinque Terre: ti porto a riva, dai. Non puoi stare così male.»

«Sto qui.» 

«Adele, non ti terrò la fronte come l'ultima volta.»

«Ok.»

Testarda fino alla morte. Quando fa così, mi verrebbe voglia di metterla sulle ginocchia per sculacciarla.

«Vuoi mangiare qualcosa di secco? Del pane, grissini?»

«No.»

«Perché sei scesa?»

«Dormire.»

«Respirare l'aria fresca ti farà sentire meglio. Ti porto su io in braccio?»

Di nuovo quel segno con l'indice. Evidentemente non riesce né a parlare né a muovere altro perché sta più male di quanto dia a vedere.

«Dormire.»

Mi rialzo, facendo muovere di nuovo il materasso e provocandole ulteriore disagio: si porta la mano sullo stomaco e fa respiri profondi.

«Mezz'ora di sonno, poi vengo a prenderti.»

Chiudo la porta dietro di me e subito mi fermo perché, dalla cabina a lato, quella di Lorenzo, sento che sta parlando in italiano con qualcuno che mugugna. 

Prendilo di più... Tutto, da brava... Più a fondo... Per stanotte ti faccio sapere... Semmai con la tua collega... Extra... Ma se si riprende, avete la serata libera.

Direi che si sta dando da fare e nemmeno in modo discreto. Se si riprende... Il soggetto di questa affermazione non sarà Adele? Può essere così rozzo da umiliare con una sola frase la donna che si sta fottendo e un'ospite del suo yacht? 

Mi allontano perché, da come ansima, tra poco uscirà da quella porta e rischio di essere sorpreso a origliare. Ci manca solo di essere catalogato come pervertito da quel damerino viziato che non fa altro che dimostrare la sua arroganza e il suo disprezzo per il prossimo... Non è che, non appena saremo tutti addormentati, entrerà nel letto di Adele? Da uno così ci sarebbe da aspettarsi anche questo. 

Sei proprio una brava troia. Te li sei meritati i duecento euro extra.

Sarebbe questo il giovane di buona famiglia da frequentare?

Nonostante il sonno, non ho intenzione di addormentarmi. 

Ho tutti i sensi in allerta per captare i rumori d'apertura delle porte delle cabine e, dopo ore che sono qui a letto, mi sembra di riconoscere ogni cigolio. Due pareti di questo alloggio sono di vetro e i riflessi della sottile falce di luna sul mare si propagano fino all'interno, rendendo questa attesa meno noiosa. 

Adele non ci ha raggiunto né per cena, né dopocena. 

Sono andato a trovarla dopo mezz'ora come promesso, ma era così cadaverica che faticava persino a muovere l'indice per dirmi che non si sarebbe mossa. 
Ho suggerito a Fred di convincerla a dormire in un albergo e lui stava effettivamente andando dalla figlia quando è intervenuta Sylvie per dirgli che sarebbe stato di poco educato nei confronti dei nostri ospiti. Non capisco come riesca subito a farsi abbindolare e non mi ha nemmeno sentito quando gli ho ricordato che questo avrebbe dovuto essere il regalo di compleanno di Adele.

«Una festa da sogno in Italia non è sufficiente?» ha aggiunto la matrigna per gettare benzina sul fuoco. 

Prima di ritirarmi per la notte, sono tornato da Adele. Ha aperto gli occhi e mi ha sorriso.

«Sto meglio. Grazie per esserti interessato a me, nonostante tutto.»

Quel nonostante tutto ha acuito il rimorso per averla ferita e il mio umore è peggiorato quando ho incontrato Lorenzo che, avendoci sentito parlare, ha detto: «Allora si è ripresa [in italiano]. Dopo una bella nottata, starà sicuramente meglio.»
Ed è per quel commento in italiano che ho deciso di non addormentarmi. Non potevo spaccargli la faccia prima di avere le prove che volesse scoparsela, ma se solo osa aprire quella cazzo di porta gli faccio sputare tutti i denti. 

A volte gli occhi mi si chiudono, ma devo resistere. Glielo devo. 

Claudia respira tranquilla accanto a me. Cerco di non pensare alle sue parole, ma spesso mi tornano alla mente. Ho fatto caso ai suoi atteggiamenti nei miei confronti per tutta la serata e ora non comprendo se mi abbia sempre trattato come un importante tassello per il ruolo che ricopre nella società oppure se abbia iniziato proprio oggi. È possibile, invece, che abbia solo iniziato a farci caso? Le parole di Adele nei riguardi del mio impegno sociale erano accalorate e denotavano la stima che, invece, mi sarei aspettato dalla mia fidanzata. Non posso credere che le interessi meramente il mio conto in banca: suo padre è più ricco di me e suo fratello è nel campo del petrolio. 

Guardo il mare per calmare i pensieri e noto che, in lontananza, la superficie si increspa abbandonando la parvenza d'olio. Come un serpente che nuota verso di noi, l'acqua si piega in onde che fanno beccheggiare la barca da una parte all'altra. Probabilmente è stata una raffica di vento. Spero che non monti la brezza e che Adele non si sia svegliata. 

Sto cedendo al sonno, quando l'orecchio si tende. Una porta si è aperta e richiusa subito. Com'era la storia di fermarsi ad attendere in riva al fiume il cadavere del proprio nemico? Quel vigliacco avrà pane per i suoi denti...

Con la sola torcia del cellulare a illuminarmi il cammino, metto il naso fuori dalla cabina , diretto verso quella di Adele, convinto di trovare Lorenzo. Non c'è nessuno invece. Dov'è andata? 

Nella calma frettolosa di trovarla, vado in coperta e la vedo con la testa fuori dalla fiancata di destra. Non appena mi avvicino, gira il viso sorpresa, ma viene subito scossa da un conato di vomito che la spinge a sporgere ancora di più verso il mare per liberarsi. Le metto immediatamente una mano sulla fronte e l'altra sulla nuca, in un gesto che ho fatto anche l'ultima volta che siamo stati in barca, tre o quattro anni fa. Ancora non ha ripreso fiato che mi allontana le braccia stizzita.

«Dai, smettila. Sapevo già che avrei dovuto farti da infermiere.»

Respira a fondo e si appoggia alla fiancata, esausta.

«Nicholas, vattene, per favore.»

Ha un tono talmente sconsolato che non riesco a trattenermi dall'accarezzarle i capelli sciolti, mentre lo yacht torna a beccheggiare più forte. Si sporge di nuovo e io le metto le mani dov'erano poco fa. Cristo santo, se il vento non scema, non è che potrà andare avanti molto, perché rischia di disidratarsi e svenire.

«Adele, adesso prendo il tender e ti porto a riva» le dico in modo perentorio quando sembra essersi calmata. Lei mi toglie di nuovo le mani per guardarmi con occhi vuoti.

«Sei in pigiama.» Se vogliamo chiamare così una canotta e un paio di pantaloni in viscosa, facciamolo, ma non capisco dove voglia andare a parare.

«Tu in maglietta.» Non mi ero accorto che aveva indosso solo una T-shirt che la copriva fino all'inguine. Sto per dirle che è bellissima, ma un altro conato la fa liberare di nuovo, questa volta solo succhi gastrici. Ha gli occhi colmi di lacrime e la maglietta sporca che la disgusta. Mi tolgo la canottiera e gliela porgo. 
«Ti aiuto a metterla.» Lei mi fissa il torace e incrocia le braccia davanti al petto. «Chiudo gli occhi e non ti guardo, giuro, ma tu non puoi rimanere così.»

A occhi chiusi, l'aiuto a spogliarsi e a infilare la mia canottiera.

«Puoi riaprirli.»

Era meglio di no. Mentre il cervello non ha ancora realizzato quello che le pupille stanno vedendo, il mio cazzo, invece, si è già risvegliato. La canotta nera fa risaltare la sua pelle candida e il fatto che le stia larga non aiuta a coprirle il seno completamente. Ignara dell'effetto che ha su di me, prende una parte di stoffa e la porta al naso per inspirare il mio odore. Deglutisco a vuoto, mentre intimo al mio uccello di non provare nemmeno lontanamente a mettersi sull'attenti, anche perché, coi soli pantaloni del pigiama, diventerebbe alquanto difficile nasconderlo.

«Ti porto a riva.»

«Sto meglio, Nicholas, veramente. Voglio stare qui.»

«Ti riaccompagno in cabina?»

«Voglio provare a dormire fuori.»

La faccio distendere su uno dei divani del flybridge e, mentre la lascio per andare a cercare delle coperte, lei mi trattiene scrollando la testa.
«Dove vai?»
Le sorrido per tranquillizzarla e torno subito con tre coperte.
«Rimani con me?» 

Mi metto accanto a lei e, con un gesto che mi sorprende per quanto mi risulti naturale, l'accolgo in un abbraccio. Adele appoggia il viso sull'incavo della spalla e il naso sul mio collo. Quando un capezzolo duro mi tocca il torace, reagisco come se fossi ancora alle medie. Mi affretto a drappeggiarci le coperte attorno, prima che si accorga dell'effetto che ha su di me. Mi impongo di calcolare a mente la radice cubica di 1.378.976 e sento che l'emergenza rientra.

«Il tuo odore mi fa stare bene. È il più buono del mondo... Si sono dimenticati di scrivere anche questo su Forbes» sussurra nell'abbandonarsi su di me, esausta, sfiorandomi il cuore con la punta delle dita.

La luce filtra da sotto le palpebre. 

Adele mi sfiora le labbra, poi scivola lungo la gola depositando minuscoli baci sulla clavicola e, scendendo sempre più in basso, lungo la linea degli addominali. Dovrei fermarla, ma sono paralizzato dall'eccitazione. Il mio cazzo si fa strada superando l'elastico del pigiama, la punta viene rinfrescata dalla brezza del mattino e, un attimo dopo, accolta nella calda e umida cavità della bocca di Adele. La lingua mi stimola il frenulo, le labbra premono e aspirano con delicatezza, un gesto più dolce che erotico che vorrei durasse in eterno.

Spalanco gli occhi.

Adele sta ancora dormendo. È il ritratto dell'ingenuità. Le sue dita, però, mi stanno sfiorando dove poco fa ho sognato che avesse la bocca.

Non sono più sicuro che sia solo senso di protezione quello che provo nei suoi confronti.

Grazie mille!

È la prima volta che scrivo un racconto con un elevato tasso di erotismo... Mi sto mettendo alla prova e voglio imparare il più possibile. Se hai suggerimenti, idee o vuoi anche solo dirmi cosa ne pensi, mi farai felice. Puoi farlo con un commento o un messaggio privato.
Grazie per l'aiuto e il supporto,
Andelon Curse❤️‍🔥

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