39. Certezze

«Andrà tutto bene. Lo abbracceremo presto...» Prima di entrare nella macchina di mio padre, Nicholas mi sussurra all'orecchio le sue emozioni. «Per la prima volta.»

Non faccio in tempo a rispondergli che mi ritrovo seduta sul sedile posteriore a fissare le teste dei due uomini che più di tutti gli altri hanno plasmato il mio destino... Del resto, però, cosa potrei mai dirgli se non che ciò che provo va aldilà di un sentire che nutre vivifica non solo il corpo ma soprattutto l'anima? L'idea che presto sarò riunita a mio figlio riesce persino a mondare questo mondo da tutte le sozzure in cui siamo invischiati. In un attimo, sofferenza e delusione appaiono solo come ricordi sbiaditi.

Io abbraccerò mio figlio, ma non sarà la prima volta.

Nicholas ignora, infatti, che una madre abbraccia suo figlio, ancor prima che con le braccia, con la parte di sé più intima e profonda.

Il desiderio nato nel mio cuore si è esteso all'addome fino a cercare l'unione più sacra con l'uomo che ha acceso una scintilla creatrice nella profondità del mio essere. Il suo turgore mi ha colmato di letizia, il profumo dei nostri corpi si è declinato in una nuova nota olfattiva, l'urgenza ci ha spinto verso il piacere dell'attrito e del calore e degli umori. Fino a quando, occhi negli occhi, il confine è svanito. Non esisteva più un io, un tu, non esisteva nemmeno un noi. Nel perdere noi stessi, siamo diventati tutt'uno con le schiere di uomini e donne che hanno perpetrato la vita prima di noi. Anche con mio padre.

Mio padre.L'uomo che ha rapito mio figlio. Che lo ha nascosto. Che ha giurato di ostacolare in tutti i modi la mia storia con colui che considerava il suo migliore amico. 

L'uomo che, vedendomi baciare Nicholas, mi ha chiamata con un termine che non oso nemmeno ripetere nella mia mente.

Con lui condivido parte del codice genetico, custodito nei nuclei delle nostre cellule. Eppure mi ha chiamato in quel modo e mi ha accusata di essere pazza per voler stare con un uomo già sposato. 

Il legame genetico è davvero così importante? Perché, se così fosse, dovrebbe estendersi anche a suo nipote. Eppure, non ha esitato un attimo ad allontanarlo da sua madre mentre lottava tra la vita e la morte.

La cosa che mi disgusta di più è che non ha mostrato alcuna vergogna nell'ammettere ciò che ha fatto, né ha mostrato segni di pentimento.

Non voleva dirmi dove ha nascosto mio figlio, nemmeno quando l'ho minacciato dicendogli che sarei andata dall'altra parte del mondo e non l'avrei mai più considerato mio padre. Si è limitato a scrollare la testa, con un sorriso che gli assottigliava le labbra.

La reazione di Nicholas non si è fatta però attendere. Anche se dal suo volto traspariva la delusione per il comportamento di quello che un tempo era il suo migliore amico, non si è fatto mettere i piedi in testa.

«Daremo tutta questa storia in mano alla stampa.» 

La sua minaccia è stata più efficace della mia; evidentemente conosce mio padre meglio di me. I due uomini si sono fissati con le mascelle serrate e le fronti corrugate, mentre io ero invisibile in quel gioco di potere. 

Per mio padre, tenere questa storia segreta e prevalere su Nicholas era forse più importante che fare la cosa giusta, ossia ricongiungere un figlio con sua madre?

Sta guidando verso Napa Valley. In quale altro luogo avrebbe potuto trovare assoluta discrezione?

«Gli ho assicurato le cure migliori. Te lo avrei riportato, una volta fuori pericolo...»

Mi ripete per la seconda volta senza guardarmi in faccia. Lo domanda a causa della vergogna che prova per le sue azioni oppure sta semplicemente mentendo?

«È ancora a rischio?»

Tace e il suo silenzio urla la verità ancor più delle parole: non solo non ha mai chiesto notizie né è andato a trovare mio figlio, ma l'idea di ricongiungermi con lui non è mai stata nemmeno presa in considerazione.

Come può non capire nemmeno un briciolo di ciò che provo e ho provato? Non ha forse visto sua moglie sperimentare le stesse emozioni per Allison?

Ho accolto mio figlio con il mio corpo, nutrendolo nel mio calore e accompagnandolo con le mie parole e le mie ninnenanne. Siamo cresciuti insieme, affrontando insieme febbre, dolore incessante e le beffe di quanti erano più interessati a criticare la mia gravidanza. Senza pensare a cos'abbia sopportato mio figlio? Non ha forse condiviso con me quella prigionia di solitudine e isolamento che le circostanze della vita ci hanno imposto? Come si è permesso mio padre di rapirlo e abbandonarlo in una clinica?

«Quanto manca?»

La voce di Nicholas riporta la mia mente nell'abitacolo della Mercedes SLK. Anche se gli interni sono in pelle riscaldati e dai bocchettoni esce aria molto calda, il freddo di dicembre non sembra allontanarsi. 

Forse, il freddo che sento è la paura di non ritrovare mio figlio. Potrebbe non riconoscere il mio odore. Potrebbe essere ancora in pericolo. Per quel che ne so, potrebbe essere addirittura morto perché mio padre non si è mai interessato a lui. 

Per distogliermi da questi pensieri, mi concentro sull'abitacolo, sugli interni in pelle riscaldati, sull'aria che fluisce dai bocchettoni, anche se non riesce a scaldare l'ambiente. E poi c'è Nicholas, seduto davanti a me, intenzionato ad andare a fondo a questa storia.

Ho la certezza che anche Erica e Ryan ci stiano seguendo, desiderosi di conoscere l'epilogo di questo rapimento o, forse, vogliono semplicemente stare vicino al loro amico in questo momento, consapevoli che la probabilità che tutto sia andato male è altissima. La macchina rallenta. Nicholas si sistema sul sedile, incapace di trovare una posizione che gli dia sollievo. Posso solo vedere la sua spalla che si contrae nel tutore in cui è ingabbiata, ma so che è nervoso.

Se per me è un ritrovare il mio bambino, per lui è la nascita di un nuovo sé. Sarà padre nel momento in cui terrà in braccio Outlier e credo che si stia rendendo conto che la sua vita sta per subire una svolta da cui non è possibile tornare indietro. Prendo il cellulare per scrivergli "Andrà tutto bene. Sarai un papà meraviglioso", ma credo abbia attivato la modalità silenziosa perché non si accorge del messaggio.

Mio padre ferma la macchina di fronte al cancello di una palazzina a due piani. L'edificio, un parallelepipedo asettico di mattoni rossi, si staglia contro il cielo senza alcun ornamento, le finestre riflettono il sole senza rivelare nulla del suo interno. Un muro alto quanto la casa sembra circondare un giardino segreto, nascosto agli occhi indiscreti. La sensazione che mi pervade è così opprimente che fatico persino a respirare.

«Che posto è mai questo?» domanda Nicholas, anch'egli sorpreso ma, a differenza di me, riesce almeno a esprimere la sua angoscia.

«Non dovete giudicare dalle apparenze. Questa clinica è tra le più all'avanguardia del Paese, oltre ad essere la più discreta» risponde mio padre, mentre abbassa il finestrino per digitare un codice sul display della colonna posta accanto al cancello.

Una voce metallica richiede di scandire il secondo codice e, dopo che mio padre pronuncia la mia data di nascita, il sistema annuncia che password e voce sono stati riconosciuti. Il cancello si apre e non posso trattenere un sorriso di sollievo. Nonostante sembri un luogo dimenticato da Dio, deve trattarsi davvero di una clinica all'avanguardia per adottare tali rigorose misure di sicurezza.

Questo significa che, fra pochi istanti, questo incubo sarà finalmente finito e potrò riabbracciare il mio figlio, prendendomi cura di lui come desidero. Ora riesco persino a respirare, il peso sul petto sembra essersi dissolto. È tutto vero?

«Andiamo!»

Nicholas è più agitato di me e, non appena scendiamo dalla macchina, mi prende per mano.

«È davvero necessario?» chiede mio padre, osservando le nostre mani intrecciate. Dovrà farsene una ragione, ma questo non è né il luogo né il momento per parlarne. Mentre saliamo in ascensore, incurante degli sguardi di disapprovazione, Nicholas disegna piccoli cerchi sul dorso della mia mano con il pollice, un gesto che ha il potere di calmarmi. L'osservo con la coda dell'occhio, sembra sempre più preoccupato e anche il sudore della sua mano lo rivela, così gli poso delicatamente una mano sul braccio e gli sorrido. 

«Indipendentemente dalla presenza del bambino, non accetterò mai questa vostra relazione», aggiunge mio padre sottovoce, un attimo prima che le porte dell'ascensore si aprano.

«Di questo ne riparleremo», gli rispondo vaga ma sono determinata a non permettere a nessuno di ostacolare la nuova vita che io, Nicholas e Outlier ci meritiamo.

Mio padre sposta lo sguardo su un signore che, con un sorriso di circostanza, si presenta come il Dr Declan Prescott, venuto a prenderci per scortarci nel suo studio. Dev'essere il direttore della clinica e deve amare molto il bianco. 

«Questa è sua figlia, Adele?»

«Sì, e questo è...» mio padre inizia, ma viene interrotto dal dottore che saluta Nicholas con un cenno del capo.

«Ci conosciamo, non è vero, Mr King?»

Nicholas si strofina la nuca, visibilmente imbarazzato, mentre cerca una posizione più confortevole sulla sedia.

«Io... Non l'ho mai incontrata prima di adesso. Non so perché dica che...»

«Se siete venuti insieme, credo che le vostre divergenze siano state appianate» continua il dottore con un sorriso, rivolgendosi a Nicholas come se fosse un vecchio amico.

«Non capisco a cosa si riferisca. Io e lei non ci siamo mai visti.»

«Come desidera... Non posso neanche chiederle come sta suo figlio nel nuovo istituto?»

«Io non so di cosa stia parlando. Non la conosco e soprattutto non so dove sia mio figlio!»

Nicholas pronuncia le parole con una rapidità che tradisce la confusione.

«Perché hai detto di non sapere dove avessi portato mio nipote? Vuoi vendicarti facendomi litigare con mia figlia Adele?» Mio padre sbatte la mano sulla scrivania del medico, dimenticando che non sia la sua.

«Ma adesso dov'è mio figlio?» chiede di nuovo Nicholas mentre a me sembrano essere scomparse le parole.

Il dottore digita rapidamente qualcosa al computer, poi estrae un foglio stampato e glielo porge. Mentre aspetta che lo legga, si toglie gli occhiali per pulirli con uno staccato, poi se li risistema. Il sorriso che gli rivolge mi gela fin nel midollo.

«Non è la sua firma, forse?»

«È la mia firma, ma io non ho mai...»

«È anche autenticata dai legali, sia nostri che suoi. Guy Bates non è forse il suo avvocato?»

Nicholas si blocca, portando il foglio più vicino agli occhi con crescente orrore.

«Sì, ma... Non ho mai... Dica la verità: in questa storia c'entra mister Talbot?»

Il dottore non risponde, si limita a girare lo schermo del computer per mostrare un filmato. È Nicholas, senza ombra di dubbio, che tiene in braccio un bambino mentre si allontana dopo aver salutato il Dr. Prescott con un gesto cordiale.

Nessuno dice nulla.

«Ma da quando mio nipote non è più con voi?» È mio padre a ritrovare l'uso della parola e, per la prima volta, parla di mio figlio come di suo nipote.

«È rimasto qui solo tre settimane. Poi Mr King ha confermato la sua paternità con un test genetico e ha trasferito il bambino in un altro istituto.»

Nicholas si volta a guardarmi. È pallido, sgomento. Nei suoi occhi leggo la certezza di avermi persa.

Grazie per aver letto questo nuovo capitolo di Hot desire!

Nei mesi passati ho scritto molto meno di quanto sia solita fare. Mi ripeto che capitano alti e bassi nella vita, ma quando si è in mezzo alla bufera non è mai semplice orientarsi e ricordarsi di come si viva stando all'asciutto. 

Comunque, alla fine mi sono decisa a pubblicare questo capitolo che avevo già abbozzato da un po' di tempo. "Fatto è meglio di perfetto": questa massima mi ha spronato. In realtà non mi convince lo stile, ma credo che desideri avere dei feedback per poi modificarlo in futuro. 

Il mese scorso è uscito con Blueberry Fantasy Edizioni un romanzo che in realtà ho scritto diverso tempo fa, Iridescente. Si tratta di un'attualizzazione della fiaba della sirena, in cui offro una nuova prospettiva su una figura mitologica che ha sempre affascinato l'umanità. Potete leggere i primi capitoli su Wattpad per vedere se vi piace. Se desiderate leggerlo per intero, potete acquistarlo su Amazon. Per una copia con dedica, non esitate a scrivermi.🧜🏻‍♀️

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