38. Bambina mia
Mi soffermo sul respiro per ritrovare la mia voce. Già l'ho fatto un'altra volta.
Le parole erano prigioniere della mente, scivolavano l'una sull'altra senza indossare le ali necessarie per fuggire. Le corde vocali le tenevano assoggettate nel mio corpo dove languivano in attesa di qualcuno che potesse e volesse udirle.
Quelle parole sono ancora là.
Ma dov'è questo là?
Forse tiene compagnia a Outlier, lo allatta, gli fa sentire l'eco del battito di sua madre, il mio battito. Più facile che canti la ninnananna, la stessa che mi cantava mia madre, Lullaby dei Cure.
https://youtu.be/ijxk-fgcg7c
Spiderman is having me for dinner tonight cantava Robert Smith mentre nel video veniva ingoiato da un enorme e pelosissimo ragno. Io ridevo quando mamma cantava perché immaginavo che quello stesso ragno sarebbe venuto a mangiare me per colazione. Dopo che lei è morta, non ho più voluto ascoltarla.
Eppure oggi mi torna in mente.
Forse per via di quell'orribile ragno che è la cattiveria altrui, un predatore che tenta di inghiottirmi intera. Perché dovrei soccombere? È veramente possibile che vinca il male?
Apro gli occhi, sono sola in questa postazione del pronto soccorso le cui pareti sono tendine che impediscono alla vista di curiosare ma non all'udito di sentire. Dalla cacofonia di voci e strumentazioni, ne emergono due, sempre più vicine.
«Non hanno richiesto una visita cardiologica... Lei dove crede di andare...»
«Lui è con me, infermiera.»
«Se lo dice lei, dottore.»
«Ora mi faccia visitare Miss Allen.»
Quando sento il mio nome, tiro lenzuolo fino a coprirmi la bocca. Non voglio che mi facciano altre domande e sono pronta a scomparire ma, da dietro la tendina, compare il dottor Dee con un sorriso smagliante e Nicholas che pare aver attraversato un girone infernale.
«Adele!»
Nicholas sorpassa il dottore e mi si avvicina.
«Io non...»
Non finisce nemmeno la frase che lo abbraccio di slancio per ricercare quel senso di protezione che solo lui riesce a darmi. Nello strofinare il naso sul suo torace, trattiene a stento un lamento e mi rammento di avergli schiacciato il braccio offeso. Nonostante pensi di avergli fatto male, non riesco ad allontanarmi perché mi trattiene a sé, stringendomi col braccio sano e sussurrando parole che non riesco a comprendere completamente.
Adele, ho avuto paura che ti facessero...
Il sussurro della sua voce mi accarezza l'orecchio. Ho forse compreso male?
Mi discosto, ma lui mi riavvicina per baciarmi la fronte.
«Sono quasi impazzito. Quando ho visto...»
Il dottor Dee si mette a tossire di proposito.
«Nick, rimanda le effusioni a dopo. Fammi visitare Adele.»
Cosa stava dicendo? Cerco di parlare, non riesco, non ancora. Il dottor Dee si intromette tra me e Nicholas, ma questi mi prende la mano per fargli capire che non si allontanerà.
«Come faccio a visitarla? Dovresti proprio andartene.»
Nicholas non fa in tempo a dire «Scordatelo» che la voce dell'infermiera giunge attraverso la tendina: «Problemi, dottore?»
«Sì, mi riporta nella sua stanza quest'altro paziente?»
Non possiamo fare altro che salutarci con gli occhi, ma nel nostro sguardo vi è imprigionato il futuro, un futuro che appartiene a entrambi. Più che una sensazione, è una certezza che non so spiegare.
Rimasti soli, il dottore mi ausculta il cuore e guarda i lividi sui polsi, segni di cui non mi ero accorta.
«Hai dolore da qualche parte?» mi domanda quando mi vede tremare. Io riesco solo a indicare la gola con le mani. «Non riesci a parlare?»
Rispondo di no con la testa mentre gli occhi si riempiono di lacrime. Inizio a tremare.
Forte e debole, coraggiosa e vulnerabile, chi o cosa sono?
«Guardami. Adele? Guardami!»
La voce del dottore diventa sempre più forte fino a quando mi accorgo di lui e fisso i suoi chiarissimi occhi.
«Fai un bel respiro, trattieni l'aria e ora buttala fuori lentamente.»
E così fa per tre, quattro volte, fino a quando smetto di tremare. Gli indico nuovamente la gola scrollando la testa preoccupata.
«Sei sotto shock. Adesso riposa e vedrai che la voce tornerà.»
Lo aspetto al varco per incarnare il suo confessore.
Mi ha telefonato di nuovo, lo stronzo, per sapere se fossi riuscito a vedere sua figlia.
«Stai tranquillo, Fred, ora sta dormendo.»
«L'ho fatta trasferire nella mia stanza.»
«Nella tua stanza? E se ci dovessero essere in giro dei giornalisti?»
«L'ho fatta trasferire perché, di sicuro, non vengono qui.»
«Hai fatto bene, allora.»
«Quanto ci metti ad arrivare? Hai chiamato due ore fa.»
«Hanno dimesso Silvia e Allison: volevo portarle io a casa e non mandarle con un taxi... Comunque sono quasi lì.»
Perché non è altrettanto premuroso verso Adele? Ripenso a lei bambina, con quei suoi occhioni gialli sgranati, velati da una perenne malinconia... Un'espressione che è scomparsa solo la sera del suo compleanno quando la tristezza ha lasciato posto alla passione.
I nostri baci le avevano acceso le guance e fatto brillaregli occhi di un'energia nuova e contagiosa. È stato forse quel suo cambiamento a farmi capitolare? L'immagine dell'Adele eccitata che gode mentre sono piantato il lei si sovrappone a quella spaventata che ho lasciato in pronto soccorso.
Mi ha abbracciato, spontaneamente. E prima che ci separassimo, mi ha carezzato con lo sguardo.
Questo mi consola e dà speranza. Quando le metterò in braccio nostro figlio, quando potremo finalmente... Stringo i denti e, per combattere la paura che questo futuro non si avveri mai, faccio appena in tempo a prendere un profondo respiro per calmare che la porta si apre.
«Dov'è Adele?» domanda guardandosi intorno perplesso.
«Fred! Siediti.»
«Ha avuto un'emergenza dopo che è stata portata qui? Io li denuncio tutti!»
«Calmati. Lei sta bene, è ancora in pronto soccorso.»
«Allora perché diavolo mi hai fatto-»
«Perché così mi puoi confessare dove hai portato suo figlio.»
Bomba sganciata. Ed è solo la prima. Spalanca gli occhi e cerca di ritrovare un'espressione composta prima di tornare a guardarmi.
«Il figlio di Adele è morto, lo sai bene.»
Con che coraggio se ne sta lì, senza muovere un muscolo né mostrando la benché minima emozione?
«Ho un testimone che dice che il bambino era vivo quando è nato.»
«Aveva quattro mesi: di che cosa mi stai accusando esattamente?»
Si è avvicinato con tono di sfida. C'è qualcosa, nella sua reazione, che non mi convince.
Ti faccio parlare io, adesso.
«Io e te sappiamo benissimo che aveva sei mesi.»
La seconda bomba. Non smetto di fissarlo così da non perdermi la sua reazione. Sorpresa e rabbia, ecco cosa leggono il suo viso: denti stretti e lavorio dei muscoli della mascella che sembrano lottare su un ring talmente vibrano e pulsano.
«Chi ti avrebbe detto questa fandonia?»
«Uno che era presente in sala operatoria, uno che ha le prove. Ha le copie delle carte dell'ospedale, fatte prima che scomparissero.»
Rimane spiazzato, non si aspettava che qualcuno non mantenesse il segreto. Probabilmente ha sborsato parecchio denaro. Le sue meningi sono all'opera sia per indovinare chi possa essere stato a tradirlo sia per inventare una giustificazione plausibile.
«A te cosa importa sapere se sia vivo oppure no?»
«Dimmi dov'è! Dove hai portato quel bambino! »
Adele è nella stanza. Da quanto tempo è lì? Fissa sconvolta suo padre e, camminando lentamente, forse incredula per quello che deve aver sentito, si mette al mio fianco.
La sua postura ha qualcosa di forte, dignitoso. Maestoso addirittura, tanto che non vedo nulla della bambina che tenevo sulle ginocchia perché piangeva disperata. Questi sei mesi dei suoi diciotto anni hanno dilatato il tempo della sua vita e ora appare molto più matura, forse più di quanto io stesso lo sarò mai. Qual è mai stato il peso che ha dovuto sopportare da sola?
Si volta verso di me, nei suoi occhi leggo la domanda che la sua bocca non riesce a pronunciare, così prendo il coraggio a due mani, mettendo a tacere la voce che mi suggerisce che, dicendole la verità, la farò soffrire ancor di più.
«Tuo padre sa dov'è tuo figlio.»
Smette di respirare, il corpo si tende e le mani si stringono a pugno. Nega con la testa.
«Credimi: lo sa. Un testimone afferma che hai partorito un bambino sano e che tuo padre ha dato l'ordine di portarlo via.»
Il suo respiro si strozza, il labbro inferiore trema, ma nulla quanto le mani concitate che si affrettano a stringere quel genitore che, tradendola per ben tre volte, le ha strappato il figlio.
L'ha rinnegata come figlia perché, privandola del proprio bambino, ha dimostrato quanto sia semplice disconoscerla.
L'ha umiliata come madre perché, rinchiudendola in un istituto per la salute mentale, ha ribadito la sua presunta incapacità di prendersi cura del suo piccolo.
L'ha ferita come donna perché, negandole la verità pur sapendo che non potrà più concepire, le ha tolto il conforto di poter riabbracciare suo figlio.
Le sue labbra si spalancano in un urlo silenzioso, un grido che echeggia nel vuoto con una forza straziante. Mai prima d'ora ho visto Adele così, la sua furia mi cattura e mi spaventa in egual misura. La stringo con forza alle spalle per contenere i suoi gesti impetuosi e le sussurro parole di conforto all'orecchio. Ho paura che possa cedere di nuovo... Lentamente, il suo corpo smette di ribellarsi, il tremore e il respiro affannato rimangono i soli testimoni di quanto sia accaduto.
Fred è inerme, sconvolto. Guarda le figlie la figlia con le lacrime agli occhi.
«L'ho fatto per te.»
Lei mi afferra le mani per liberarsi dalla mia presa.
«Per me?» domanda con un filo di voce che racchiude l'energia di un urlo disperato.
«Solo per te!»
«Mi hai fatto credere che mio figlio figlio fosse morto e tu dici di averlo fatto per me?»
Adele ha recuperato la voce, anche se solo in un sussurro, mentre io l'ho smarrita.
Fred cerca di blandirla, di abbracciarla, ma come può pensare che lei sia così ingenua da credergli ancora?
«Non è il caso di parlarne con calma, bambina mia?»
Il vezzeggiativo con cui si rivolge a lei mi strappa dal torpore in cui ero immerso.Ha la faccia tosta di chiamarla bambina mia dopo quello che le ha fatto?
«Tu sei mio padre... Io non riuscirei mai a fare una cosa simile a mio figlio.»
«Tu non sei un genitore, non puoi capire. Sei ancora una bambina» afferma Fred con un tono accondiscendente che sottolinea la crudezza delle sue parole. Questa stessa crudeltà mi ferisce, spingendomi a interrogarmi se anch'io potrei mai giustificare azioni simili nel nome del bene del mio bambino.
Vorrei gridargli in faccia che Adele non è più una bambina e che ho le prove, ma la decisione non è nelle mie mani. Come se leggesse nei miei pensieri, lei mi cerca con gli occhi, proprio come ha fatto al pronto soccorso.
Annuisco, determinato.
Non mi tirerò indietro. Non più.
Mi tende la mano e io sorrido nello stringergliela intrecciando le dita alle sue. Nessuno potrà mai più dividerci. Vi depongo un bacio a sigillare la nostra forza.
Noi. Insieme. Queste due parole sono i battiti del mio cuore, sono la mia forza.
«Che diavolo state facendo?»
Fred fulmina con lo sguardo le nostre mani unite.
«Dov'è nostro figlio?»
Due voci, un'unica domanda.
L'aggettivo nostro riverbera in ognuno di noi, il disvelamento di questo segreto mi fa sentire più leggero. Fred ha la bocca aperta, non ha ancora preso coscienza di ciò che ha solo intuito.
«Non lascerai questa stanza fino a quando non ci avrai fornito un indirizzo» gli ordino con fermezza. Sta per crollare, devo battere il ferro finché è caldo. Una forza mai esperita sembra animare il mio corpo e ridare speranza allo spirito. Per la prima volta da mesi, sento che la vita può ancora riservarmi il dono che ho sempre desiderato. Una famiglia vera, una famiglia mia dove ci si ami e rispetti.
«Perché vi tenete per mano?»
Scrolla la testa, questa volta l'ha capito. I suoi occhi si smarriscono per un attimo a cercare conferme nella stanza e, quando tornano su di me, sono lividi di rabbia.
«Mia figlia è ancora una bambina, brutto bastardo!»
Mi assale e il colpo alla mascella mi lascia senza fiato, più per la sorpresa che per il dolore. Adele si frappone tra noi, cercando di separarci.
«Sono una donna. E sono anche una madre. Ho smesso di essere una bambina quando la mamma è morta e tu mi hai fatto crescere da sola.»
«Questo bastardo ti ha violentata!» rincara Fred cercando di raggiungermi mentre Adele continua a farmi scudo col suo corpo. Tento di spingerla dietro di me, temendo che suo padre possa farle del male vista la sua furia crescente, ma respinge ogni tentativo di farsi proteggere anche da me.
«Non mi ha violentata. Io volevo stare con lui perché lo amo da sempre.»
«L'hai manipolata! Da quanti anni le fai violenza?»
Appena riesco a pensare che, forse, in una situazione simile, potrei reagire allo stesso modo, Fred si scaglia di nuovo verso di me. Questa volta, però, è Adele che subisce il colpo al posto mio, finendo a terra. Il cuore mi si stringe nel petto e i pensieri si mescolano in un turbinio confuso mentre mi inginocchio accanto a lei, senza nemmeno sapere esattamente cosa fare. Forse per aiutarla, forse per sincerarmi che stia bene, o forse per proteggerla da ulteriori attacchi.
«Perché ti sei messa in mezzo?»
Apre gli occhi e scrolla la testa, incredula.
«Adele, parlami. Come stai?»
Non risponde.
L'eco della voce di Fred giunge ovattata. Che diavolo sta blaterando ancora quello stronzo?
La porta della stanza si apre per far entrare Ryan seguito da Erika. Mi guardano con un'espressione di rimprovero. Cristo santo, lo so anche io che non sarebbe dovuta andare così!
«Vi ricordo che siamo in un ospedale! Che succede qui?» domanda il dottore accorgendosi della ragazza a terra.
E mentre sto per rispondere Dio sa che cosa, sento Adele aggrapparsi alla mia maglietta per tirarmi a sé e baciarmi sulla bocca davanti a tutti.
Ciao! Grazie per avermi tenuto compagnia leggendo questo capitolo di Hot desire.
Come ti è sembrato?
È stato proprio Fred a nascondere suo nipote? Oppure si scoprirà altro?
Curiosità
Vi ricordate che avevo proposto l'attore turco Akin Akinosu per interpretare Nicholas, dicendovi che l'ho amato nella parte di Miran in Hercai. Prossimamente Hercai sarà trasmesso in Italia su RealTime: sto solo aspettando che la passione per questo attore dilaghi 🤭
Alcune news
Il 27 marzo uscirà pubblicato il mio secondo romanzo. Sulla mia pagina Instagram @andeloncursewriter ci saranno due dirette, una il 20/3 alle h21:00 e una il 22/3 alle h18:30, per saperne qualcosa in più e scoprire il dietro le quinte!
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