27. La memoria di un sogno

Sei il respiro della mia anima, come potrei dimenticarmi di te? Che sciocchina sei quando ti prendono queste paure. Non vedi che sono qui con te e stiamo facendo l'amore? Tutti e due così emozionati che l'eccitazione è mescolata alla scoperta e, sì, lo ammetto, un po' c'è anche la paura che tutto questo possa scivolare tra le dita. 

Le immagini dei sogni vengono filate in un filo così sottile da assomigliare a quello dei ragni, altrettanto resistente e invisibile. La trappola è intorno, sopra, sotto di noi eppure non ce ne rendiamo conto se non all'ultimo, quando siamo nella rete, incapaci di muoverci. Le memorie dei sogni sono proprio quei tranelli orditi dai nostri neuroni che, proprio come zampe di ragno, filano e tessono un'irrealtà che spesso è più verosimile della realtà.

La bacio e ogni tanto questi pensieri confusi interrompono l'estasi, quasi come se io stesso non fossi in questo letto, ma altrove. 

«Hai male alla testa?» Apro gli occhi e vedo Adele sopra di me, con uno sguardo pieno d'apprensione. Non ci stavamo baciando? «Sei svenuto di nuovo? Non è il caso che vada a chiamare mio padre?»

«Mentre facciamo l'amore? Vuoi che tuo padre finisca il lavoro iniziato da Claudia e mi ammazzi?» domando mentre mi accorgo che deve essere sì successo qualcosa, anche perché la mia erezione è scomparsa.

«Nicholas, non scherzare!»

«E chi scherza? Sai cosa mi farebbe Fred se ci trovasse nudi a letto?»

La metto sotto di me e la bacio, come credevo di stare facendo... E il desiderio ritrova la strada della sua pelle, del suo odore, delle sue morbide labbra tiepidamente bagnate. Adele mi sfiora la tempia e mi soffia sul viso.

«Sei sicuro di stare bene?»

«Tu cosa dici?» Sgrana i suoi meravigliosi occhi da pantera e accenna un sì con la testa. «A me importa solo che tu ti senta tuo agio. Dimmi ciò che desideri.»

«Vorrei...» si mordicchia le labbra e sta per parlare quando le stimolo il clitoride sensibilissimo e lei si interrompe perché distratta dal piacere.

«Cosa vuoi?»

«Non smettere, ti prego. No anzi...» mi blocca la mano, ma mi libero subito senza difficoltà e riprendo subito. «Voglio sentirti dentro di me.»

«Io invece voglio sentirti venire. Dici che se continuo così va bene?» le domando serissimo mentre aumento la pressione e la trascino al limitare del piacere. «Non vuoi proprio esaudire il mio desiderio?» In risposta ansima forte, muove i fianchi, le gambe, mi morde una spalla per soffocare il gemito che le sgorga dal petto mentre l'orgasmo la avvolge di un sudore fresco e profumato. Mentre aspetto che il respiro le torni naturale, le lecco la pelle per sentirne il sapore e la stringo a me.

«Ora tocca a te esaudire il mio... Unisciti a me.»
Mi bacia la gola, la mandibola fino a giungere alla bocca. Esigente, dolcissima, determinata, timida. Ci sono le sue contraddizioni in questo bacio, la sua voglia e la sua paura. 
Durissimo, mi appoggio alla sua apertura e mi muovo piano. La sento trattenere il fiato. Ancora un altro po' e la vedo stringere gli occhi. «Ti prego, fai in fretta.»

Immediatamente mi fermo e mi tolgo, senza smettere di tempestarla di baci. Quando solleva le palpebre, il suo sguardo è così triste che mi si stringe il cuore. 

«Adele, sei bellissima, sexy, meravigliosa. Sono l'uomo più fortunato del mondo.»

Scrolla la testa e le si blocca il respiro mentre dice «Non mentire: sono una delusione!»

La stringo a me. «Fai un bel respiro, rilassati. Quando si fa una cosa nuova, occorre pazienza... Tutto qui.»

Dopo che mi sdraio sulla schiena, la guido per farla mettere a cavalcioni sopra di me. 

«Nei romanzi la prima volta è sempre perfetta. L'eroina non fa mai così pena...»

Mi tiro a sedere anche io e lei mi avvinghia con le gambe. Vorrei stare così per sempre, anche se la testa riprende a pulsare tanto da sentire il battito nelle orecchie. 

«Tu sei meravigliosa e anche la nostra prima volta lo è. È perfetta a modo nostro, in un modo che va bene solo per Adele e Nicholas.» Finalmente mi sorride. «Ora rilassati e fai come ti dico...»

Le faccio l'occhiolino e mi sdraio di nuovo per farle capire mettendola a cavalcioni sopra di me che sarà lei a decidere quanto velocemente procedere, se fermarsi, se uscire... Guiderà lei la sua prima volta e non dovrà subirla.

L'immagine del suo corpo snello, dei seni appuntiti da capezzoli rosa, circondato dai suoi capelli d'onice si chiaroscura a tratti. 
La carezza strettissima attorno al mio cazzo mi fa chiudere gli occhi per cercare di tenere sotto controllo ciò che è diventato difficilissimo domare. Le ondate di piacere sono sempre più ravvicinate mentre scivola lungo l'asta delicatamente, accogliendomi in sé. 

Dio, quanto è bella. 

Mi sollevo sulle braccia per baciarla mentre siamo uniti in un solo corpo. Il cuore mi batte così velocemente che non capisco se sia lui a rimbombare oppure lo sia la mia testa, vorrei muovermi in lei, liberarmi, ma appena inizio, lei si lascia andare a un sospiro di piacere. Sento i suoi muscoli rilassarsi e contrarsi, ci muoviamo insieme in una danza lenta e piacevole. Forse fin troppo, ma voglio durare per regalarle un orgasmo anche con me dentro di lei. Si aggrappa alle mie spalle, il mio nome scivola dalle sue labbra alle mie orecchie in un respiro roco. 

Mio unico amore.

Quelle parole, non so se mie o sue, mi accelerano ancor di più il battito tanto che ogni cosa sembra svanire e rarefarsi... Stringo le palpebre e smetto di respirare per trattenermi ma ogni parte di me trema per il piacere immenso.

«Adele, mio unico amore, quanto ti ho aspettata?»

Mi hai dimenticata.

«Mai! La nostra prima volta me la ricorderò per sempre.»

Mi hai lasciato andare.

«Non l'ho fatto.»

Io non sono qui.

«Non mi senti dentro di te?»

Dov'è nostro figlio?

«È qui. Dove dovrebbe essere altrimenti?»

Nick, apri gli occhi.

«Non mi hai mai chiamato Nick» dico ad Adele ma, quando spalanco gli occhi, sobbalzo nel vedere Ryan davanti a me. Mi controllo se io sia nudo ed eccitato, invece sono vestito. Il movimento mi provoca un gran mal di testa e il mio stomaco si ribella tanto da rimettere per terra e sporcare camicia e jeans.

«Nick, fattelo dire. Fai schifo.»

«Dove cazzo sono?» domando mentre distolgo lo sguardo dal vomito acre. Quanto ho bevuto ieri sera? 

Una terza persona, che prima non avevo notato, domanda qualcosa e poi inizia a muoversi raccogliendo e spostando oggetti. Cerco di metterlo a fuoco, ma mi basta vedere l'uniforme bianca e sentire la sua domanda per capire. «Chiamo il servizio in camera o faccio assegnare un'altra stanza?»

Non sono a Portofino. Non è nemmeno giugno. 
Quella bottiglia di whiskey: ieri me la sono fatta mandare nuova dal bar dell'albergo? 

«Vado a farmi una doccia. Forse riesco a riprendermi.» E a capire perché non sono a letto con Adele ma in chissà quale albergo di San Francisco.

«Ti porto in ospedale per un controllo» dice Ryan e la consapevolezza di quello che ha detto al telefono si fa strada in modo doloroso. Ho sognato che ha parlato di bambino di sei mesi? No, no, sono sicuro che quello non fosse un sogno.

«Andare in ospedale è l'unica cosa da fare.»

Non per farmi controllare, ma per chiedere ad Adele perché abbia nascosto di aspettare mio figlio. Pensava che non l'avrei scoperto? Aveva quasi sei mesi, suo figlio... Nostro. 

Nostro figlio.

Mentre la doccia cerca di ridarmi un aspetto umano anche grazie al suono ipnotico e ripetitivo dell'acqua, tento di mettere a fuoco ciò che era troppo vivo per essere un sogno. 

Alcune immagini di quella che io ricordo come la nostra prima volta mi rimbalzano caotiche nella mente.

«Hai paura di sentire male?»
«Non sono più vergine.»
Lei così stretta e che si tira indietro dal dolore mentre la penetro...
«Ti ho fatto male?»
«L'ho fatto una sola volta. Più o meno fatto perché lui era ko...»
«Ti chiedo scusa a nome di tutti gli uomini del pianeta e, se me lo permetti, vorrei rimediare alla tua prima volta.»
La sua espressione imbarazzata. Io che penso che la sua prima esperienza sia stata con un coglione patentato.
«Ma guarda che la prima volta è stata con...»
Le ho tappato la bocca perché ero geloso marcio e non volevo sentire la verità, così mi sono perso la rivelazione che il coglione patentato che non le aveva insegnato nulla non è altri che Nicholas King. 

Come ho fatto a dimenticare? Le sono venuto dentro? Oppure l'ho messa incinta in spiaggia? Sono stato attento, Cristo santo, sono uscito... Ma se quel bambino aveva sei mesi, l'unico padre plausibile sono io. Quel "Nicholas esperto mondiale sul come si evita una gravidanza" è veramente un coglione. 

E Adele? Me lo ha nascosto! Perché? Non avevo tutti i diritti di...?

Batto un pugno contro il muro della doccia e la risposta arriva chiara e fulminea. 

Le ginocchia si piegano. L'acqua calda non ha alcun effetto sul gelo che sento dentro. 

L'ho abbandonata.
Ha quasi perso la vita per colpa mia. 
Ora sta affrontando il lutto da sola.
Ha bisogno di me. Non c'è più tempo per rimandare!

«Nick, tutto bene?» mi giunge la domanda attraverso la porta. Ryan è proprio un medico coscienzioso, non abbandona un malato nemmeno se è il più grande deficiente del pianeta.

Chiudo il rubinetto, indosso l'accappatoio e spalanco la porta.

«Un trauma cranico può causare amnesia parziale? O accade solo nei film?»

Inutile che fate domande, non aprirò bocca fino a quando non mi direte la verità.

«Adele, ti prego, parla. Di' qualcosa al tuo vecchio» mi supplica mio padre mentre il primario sta comunicando i miei dati al telefono. Quando chiude la comunicazione, annuisce e unisce le punte delle dita con fare teatrale, poi appoggia le labbra e socchiude gli occhi come se stesse facendo chissà quale riflessione.

Avete già deciso tutto, è inutile che continuate con questa pantomima. Mio padre se ne vuole andare a Los Angeles con Sylvie: ha paura che la notizia del mio aborto possa turbarla e possa causare danni alla bambina, così elimina il problema alla radice. Una clinica privata per la figlia che si è fatta mettere incinta a diciotto anni. 

White Hope è uno di quei posti molto esclusivi, ci vanno le persone che hanno avuto patologie gravi per riprendersi senza che la cosa possa arrivare alla stampa in nessun modo. La stampa sembra essere il problema principale nel momento in cui bisogna firmare un contratto d'affari: il fatto che mio figlio sia scomparso non importa a nessuno.

«Mr Allen, White Hope è il posto giusto e possono riceverla oggi stesso» commenta il luminare come se nemmeno fossi presente, poi sposta lo sguardo su di me. 

«Vedrai» mi dice alzando il volume della voce. 
Non sono diventata sorda, guardi che non voglio solo parlare!
«Hanno un team specializzato, psicologi, fisioterapisti. Starai meglio quanto prima. Sei una ragazza forte e ti riprenderai.»

Ragazza. Forte. 
Se mi avessero dato un dollaro ogni volta in cui mi hanno detto queste due parole ora potrei comprarmi l'intero ospedale pagandolo in contanti. 

Sono una ragazza forte oppure sono una che potrebbe essere turbata dal ricevere una qualsiasi notizia da internet: decidetevi. Perché non dire semplicemente la verità? Che sono una ragazza che ha dovuto affrontare... da sola perché non ha nessuno che tenga veramente a lei... una gravidanza e una perdita? E che non comprende perché non le venga detta tutta la verità al riguardo di suo figlio!

«Ho sentito parlare di White Hope molto bene. Ritornerai quella di prima, la mia bambina, e ti lascerai questa brutta esperienza alle spalle.»

L'Adele di prima è morta. L'unico scopo della vita che mi è rimasto è sapere cosa è successo al mio piccolino... Quando conoscerò la verità, allora la mia anima sarà appagata e il mio corpo potrà raggiungere mio figlio. Questa vita è completamente priva di senso.

Grazie per aver letto anche questo capitolo ❤️

Diventare grande è un percorso senza mai fine. Quante volte ci sentiamo bloccati in una realtà che ci appare priva di senso? A me è capitato non solo durante il passaggio dall'adolescenza all'età adulta, ma anche recentemente. Questi momenti sono importanti perché mi permettono di cambiare rotta al fine di cercare un senso più profondo alla mia vita. Oddio, non sempre riesco, spesso mi tocca tornare indietro e ricominciare da capo. Così come nella scrittura, così nella vita. 

Adele riuscirà a trovare una spiegazione a quanto le è successo oppure è bene che si rassegni e basta? A chi potrebbe chiedere aiuto? 
E Nicholas? Forse che forse gli è venuto il dubbio che può aver preso una grossa cantonata? Ora devi agire, mio caro protagonista, altrimenti l'autrice ti licenzia su due piedi. 

Per la stesura di questo capitolo ho ricevuto la consulenza di tre lettrici... Grazie mille 🥰
Non abbiate timore a darmi consigli, esporre dubbi, perplessità, etc. Servono migliorarmi, cosa che vorrei fare per tutta la vita.

Ditemi cosa ne pensate di questi ultimiate capitoli: li devo riscrivere?





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