21. Le dita lunghe della notte
Le notti che non si vorrebbero vivere si allungano nella coscienza come spettri dalle falangi sottili che trattengono le lancette dell'orologio. Il lentissimo scorrere dei secondi è dettato dal respiro sincopato di questi fantasmi che non sono persone morte, bensì tutti gli altri noi stessi che, pur nati dalla nostra stessa speranza e nutriti dalla nostra volontà, sono stati annegati da una realtà spietata.
La nebbia fredda che si alza dalla baia è carica di salsedine e, nel respirarla, si ha proprio la sensazione di venire affogati pur continuando a camminare, stringere mani e bere champagne. La luce lunare non riesce a penetrare completamente la cortina nebulosa e si accontenta di ammantare la notte di un'aria sinistra che però non intacca lo spirito della serata di nessun altro. Solo io indosso una maschera di uomo di successo, una maschera che cela la disperazione che provo al solo pensiero del futuro.
Una volta conclusa l'esecuzione de Le quattro Stagioni di Vivaldi, il quartetto d'archi continua indisturbato con Pachelbel, l'indimenticabile canone che ha fatto da colonna sonora al mio matrimonio. Nonostante la sua dolcezza, l'armonia riesce a bloccarmi il diaframma tanto che la respirazione è alta e superficiale. Ho una sensazione di freddo che non riesco ad allontanare e tutte queste persone sconosciute non fanno che acuirla con le loro risate forzate e i modi affettati.
Vorrei controllare Instagram con l'account di Alexhey per vedere se Adele mi ha risposto. Chissà cosa aveva iniziato a scrivere e ha deciso di non inviare? Fino alle 6.00 di stasera non si era più riconnessa. Da stamattina. Perché mai non avrebbe dovuto connettersi? Le hanno forse rubato la borsa?
Mi sono fatto convincere a venire qui solo perché lei non mi ha risposto, altrimenti sarei andato a cercarla a Berkeley.
Le avrei chiesto scusa per le cose dette al mio matrimonio e le avrei confessato che mi sono pentito di averle domandato di diventare la mia amante. Chissà se mi aspetterà fino a quando non sistemerò la faccenda con Claudia? Sempre che io riesca a sistemare. A volte intravedo una via d'uscita, altre no. Per via della ragnatela in cui sono invischiato, non muovo un passo di mia volontà da mesi. Guardo tutte queste persone, anche loro sono parte di questa ragnatela immensa ma invisibile da cui è impossibile allontanarsi. A che gioco stiamo giocando tutti quanti?
«Ci sono proprio tutti stasera.» Fred mi ha appena raggiunto con Sylvie sottobraccio, raggiante come non mai. «Dove hai lasciato tua moglie?»
«Sta scambiando due chiacchiere col padre.»
«È champagne? Ne vorrei uno anche io.»
Che cosa sto facendo qui? In mezzo a questi sconosciuti? Improvvisamente sento la stanza rimpicciolirsi intorno a me, quasi che le pareti avessero iniziato a muoversi come in uno di quei film di Indiana Jones.
«Torno subito, ho lasciato una cosa in auto...»
Fuggo dal salone passando da una delle finestre che danno sul giardino e cerco di respirare a pieni polmoni l'aria della notte. La nebbia salina mi avvolge, proteggendomi da sguardi curiosi. Mi allontano dalla villa illuminata - possibile che non riesca nemmeno a ricordare a chi appartenga? - e basta poco per ritrovarmi nell'abbraccio della notte. Un altro clima, un'altra notte, un altro continente, un altro giardino mi fanno allentare il nodo della cravatta. Non posso pensare all'Italia, adesso. Prendo il cellulare, entro in Instagram, cambio l'account e controllo se Adele mi ha risposto.
Ancora nulla. Com'è possibile? Prima di ritornare alla festa, rientro nel mio account dopo aver eliminato ogni prova. Una sensazione di nausea forte mi blocca lo stomaco. Sento che è successo qualcosa. Sono per caso una di quelle ragazzine ansiose che controllano il cellulare convinte che il loro ragazzo sia finito in un dirupo mentre invece è a divertirsi con un'altra?
E se avesse veramente trovato un ragazzo da quattro mesi? Non avrebbe impiegato nemmeno trenta giorni a dimenticarmi.
Torno sui miei passi e raggiungo Fred che sta porgendo a Sylvie un centrifugato analcolico.
«Hai trovato ciò che stavi cercando?»
«No, l'avrò lasciato in ufficio. Lo recupererò domattina... Hai poi sentito Adele che mi hai detto che dovevi chiamarla?»
Fred fa una smorfia prima di finire il calice di champagne e prenderne un altro.
«L'ho detto?»
«Ah, ecco cosa mi ero dimenticata,» dice Sylvie tra un sorso e l'altro di una brodaglia verde per nulla appetitoso. «Ha chiamato stamattina, le ho detto di Los Angeles e lei non vuole venire.» Chissà come mai. «Mi sono anche permessa di invitarla al compleanno di Claudia, ma ha detto che non può tornare.»
Per questo non mi ha più risposto, forse perché pensare all'idea di rivedermi l'ha fatta stare così male che si è chiusa in sé stessa. Devo andare da lei e dirle che io sono Alexhey e che...
Quindi ha parlato con Sylvie ma non con me/Alexhey. È anche vero che mi stava scrivendo. Cosa potrebbe essere successo che l'ha costretta a interrompere il messaggio?
Non può avermi scoperto. Questo account l'ho acquistato da un hacker specializzato in fake così verosimili che è impossibile accorgersi della falsità. Lui li crea su misura, col numero di follower desiderati e pubblicazioni che risalgono a mesi o anni prima di post con migliaia di like e commenti. Escludo dunque che lei abbia capito che ci sono io dietro ad Alexhey.
«Quindi la rivedrete dopo il ringraziamento?» domando a Fred che annuisce.
«Oramai la mia bambina ha preso il volo dal nido.»
Vedo Claudia lasciare il fianco di suo padre e dirigersi verso di noi con due bicchieri in mano attirando lo sguardo di parecchi uomini. Fred prende il tumbler che le porge e Sylvie le fa i complimenti per l'abito da sera, un Valentino di seta blu pavone. Lo ha ripetuto talmente tante volte che credo che anche i sedili della mia Maserati sappiano che stasera ha indossato un Valentino-di-seta-blu-pavone.
«Dovremmo tornare in Italia per il viaggio di nozze, cosa ne pensi?» mi domanda dandomi l'altro bicchiere e, senza nemmeno attendere una mia risposta, si rivolge a tutti e tre. «Macallan Lalique invecchiato trent'anni, ve lo manda mio padre.»
Guardiamo il nostro nuovo socio che alza il bicchiere e accenna un brindisi. Finisco lo champagne che avevo già in mano per passare subito al whiskey, ma il sapore forte e leggermente amaro non riesce a calmarmi i nervi. Infilo l'indice nel colletto della camicia per allargarlo, di nuovo quella sensazione di soffocamento che mi fa boccheggiare come un pesce tirato in secca.
Non è che Sylvie e Adele hanno litigato?
Cos'altro potrei domandare senza destare sospetti, soprattutto dal momento in cui Claudia si è allacciata al mio busto, cosa a cui non posso sottrarmi perché è pieno di fotografi.
Le ombre scivolano sul soffitto in onde silenziose, interrotte da rumori che non riesco a distinguere e che si mescolano al ritmo furioso del mio cuore. La sensazione al petto non mi abbandona così come quella che Adele mi stia chiedendo aiuto con la telepatia. Non penso esista la telepatia, né il sesto senso, né tantomeno il presentimento o, almeno, spero che non siano veritiere perché altrimenti vuol dire che lei sta male sul serio. Cerchiamo di razionalizzare: cosa potrebbe esserle successo? Non ha digerito bene, oppure le è venuta l'influenza. E se qualcuno si stesse approfittando di lei?
A occhi chiusi, il buio ingigantisce le mie paure fino a renderle insopportabili. Devo andare da lei. Non so quale scusa inventerò, forse non sarà nemmeno necessario che lei si accorga della mia presenza. La guarderò da lontano, mi tranquillizzerò e tornerò indietro. Tra un paio d'ore sarò di ritorno, giusto in tempo per firmare gli accordi con l'IntelliGenes per la nanotecnologia del Nanofysmab, un anticorpo innovativo per il trattamento dell'H.I.V.
Mi alzo e vado in bagno a prepararmi mentre non smetto un secondo di darmi dell'idiota.
Metto la testa sotto l'acqua per fugare il residuo alcolico che ancora mi accelera il cuore e mi fa sentire la bocca secca. Poi trattengo il fiato, Claudia è dietro di me. Non l'ho sentita entrare. Tolgo la testa dal getto del rubinetto e mi rialzo spargendo gocce d'acqua intorno a me. Mi abbraccia, implacabile, e io le stringo le braccia per allontanarla.
«So che mi vuoi» dice e mi tocca il petto facendo scivolare una mano verso il basso.
Non faccio in tempo a fermarla che il mio corpo reagisce come non faceva da mesi. Trattengo il respiro più per la sorpresa che per altro, il cuore sembra fermarsi per poi riprendere a battere quando le dita mi avvolgono il cazzo e stringono forte. Sento le vene pulsare, la bocca diventare secca, il respiro farsi ansimante. Abito un corpo che non riconosco perché fugge al mio controllo... L'eccitazione pare non essere nemmeno mia, ma di qualcuno che si è impossessato di me.
La mano inizia a muoversi aumentando il mio turgore. Lo sento così caldo e duro che potrei morire. Come obbedendo ai miei pensieri, Claudia si inginocchia e se lo prende in bocca. La guardo mentre le labbra si muovono sull'asta per ingoiarne il più possibile fino a soffocarsi, instancabile gode del mio piacere e odio il suo sguardo di sfida. Voglio togliermi da lei ma mi afferra per le palle stringendole forte fino al limite sottile tra dolore e piacere. Quei suoi occhi, adombrati dalla lussuria, rivendicano il possesso sul mio corpo e non riesco a sopportarlo.
Il mio cazzo ormai non riesce nemmeno più a tirarsi indietro e può solo obbedire alla legge del piacere. Non voglio i suoi occhi, non vorrei nemmeno la sua bocca ingorda, ma i miei fianchi dicono altrimenti e iniziano a scoparla duro. Mi tira uno schiaffo all'addome e si libera ma per alzarsi e darmi le spalle. Mi afferra la punta e la guida dentro di sé, in un corpo caldo e bagnato che non vorrei possedere ma che è aperto davanti a me. Il suo ghigno riflesso nello specchio mi fa sentire colpevole, di non desiderarla ma di possederla, di pensare ad Adele ma di non poterla avere.
Con la mano le spingo la testa fino al lavello per togliermi il suo riflesso dalla vista, per non assistere al suo trionfo, e inizio a pompare in lei con una disperazione che mi taglia a metà. Il godimento e il rimorso si mescolano eccitandomi ancora di più quasi che fosse lo squallore a farmi sentire così. La odio, odio suo padre, odio Fred. Odio Adele e odio soprattutto me stesso per essermi illuso che potessi avere anche io qualcosa di bello e puro nella vita.
Sto per venire, i miei movimenti accelerano e, quando faccio per uscire, Claudia mi trattiene per i fianchi. Con la forza dell'odio mi spingo via con le braccia, uscendo appena in tempo mentre il mio sperma le bagna le gambe.
«Che cazzo volevi fare?» le urlo contro e lei alza il mento e incrocia le braccia.
«Secondo te?»
«Scordatelo.»
Si avvicina di nuovo fino a sfiorarmi: «Tu sei mio marito, non lo dimenticare. Stiamo costruendo un impero e un impero ha bisogno di eredi.» È veramente pazza. «Vedi di darti una regolata perché non è più il tempo di scherzare.»
Senza darmi modo di replicare, se ne va via lasciandomi mezzo nudo davanti allo specchio.
Chi è quello riflesso? Uno stronzo o un disperato?
L'acqua bollente della doccia non cancella la sensazione insensata di essere stato costretto. Sono tutte scuse che mi racconto per farmi meno schifo di quanto me ne faccio? Altro che andare da Adele, guardarla, riconquistarla... Ma che cazzo mi è preso?
Appena varco la soglia dell'ufficio, mi chiudo a chiave e apro il cassetto. Sto per prendere il telefono segreto quando il rimorso per quello che ho fatto la scorsa notte mi fa fermare.
Non le scriverò, controllerò solo che stia bene e poi andrò da lei. Per confessarle tutto. Non voglio che ci siano segreti tra di noi... Se non possiamo essere amanti, vorrei che almeno ci fosse tra di noi quella complicità che c'era prima, quando era piccola.
Prendo il cellulare e lo accendo. Quanto impiega?
Mi ripeto che devo stare calmo ed è solo la mia ansia a farmi vedere le cose più brutte di quanto lo siano. Apro la pagina di Instagram... Nulla. Non si è collegata da ieri, non ha visualizzato.
Devo scriverle. Non riesco ad aspettare il pomeriggio per sapere se sta bene.
Per minuti fisso lo schermo sperando che la scritta "visualizzato" compaia, ma non accade.
Chiamo Sophie per chiedere il solito ibuprofene per il mal di testa che esploderà durante la riunione e, quando mi raggiunge, vorrei avere il coraggio di domandarle anche del lorazepam per calmare l'ansia di cui non riesco a liberarmi.
Passo da Fred con la scusa di bere un caffè e lui rievoca la serata di ieri, a sentir lui un vero successo.
«Di che anno era il whiskey che ci ha portato Claudia?»
«Non era un granché: era amaro, non trovi?»
«Amaro? Torbato, intendi.»
Amaro o torbato, che cazzo me ne frega ora di quell'amaro? Sorseggio il caffè anche se le benzodiazepine sarebbero una scelta più azzeccata perché non è normale che il cuore batta così.
«Avrei bisogno di un altro whiskey» dico più che altro tra me e me, ma Fred si mette a ridere e silenzia una chiamata in entrata sul suo cellulare.
«Dai, che andrà tutto bene.» Prende la documentazione che ha preparato per la riunione e poi mi guarda in faccia accorgendosi di me per la prima volta oggi. «Non hai dormito?» sistema i fascicoli e sbuffa quando il cellulare gli suona di nuovo.«Hai una faccia sbattuta. Sicuro di stare bene?»
«Forse sono solo pensieroso al riguardo della nanotecnologia del Nanofysmab. Preferirei aspettare prima di mandare domanda per gli studi clinici di fase II.» Ti prego dimmi che hai sentito Adele, ripeto nella mia mente ma, quando vedo che riprende a parlare di ieri sera, decido di domandare. «Alla fine hai sentito Adele? Era lei che chiamava adesso?»
«No, un numero che non ho in memoria.»
«Prova a farle una telefonata... Poi ha lezione tutto il giorno.»
Spero che non si interroghi né sul mio interesse né sulle mie approfondite conoscenze dei suoi orari. Quando prende in mano il telefono faccio un sospiro di sollievo: tra poco vedrò che va tutto bene. Compone il numero e attende.
«Non risponde. Sarà a lezione.»
Allora è successo veramente qualcosa!
La segretaria di Fred entra trafelata senza bussare, col telefono dell'ufficio in mano: «Mr Allen, dovrebbe rispondere subito...»
«Chi è? Non può richiamare dopo?»
«Dicono che sia urgente...» si giustifica la donna che non osa alzare gli occhi. Mentre Fred prende l'apparecchio e lo porta all'orecchio stizzito, il cuore mi esplode nel petto tanto che devo sedermi.
«Non è possibile! Lei sta dicendo delle assurdità» urla. «Vi denuncerò per...»
Lancia il telefono a terra che si spacca in più parti, grida qualcosa alla segretaria e poi si rivolge a me col viso paonazzo.
«Vai tu a firmare 'sti cazzo di documenti. Ritornerò quanto prima. La gente si inventa le peggiori assurdità per farci finire sui giornali! Ma non finirà qui...»
«Hanno scritto qualcosa di male dopo la serata di ieri?» domando alla segretaria cercando di apparire sereno dopo che Fred è uscito di corsa.
La donna scrolla la testa sconsolata: «Non so perché Mr Allen abbia parlato di giornali. Era l'ospedale: Adele è stata ricoverata d'urgenza.»
Ti ringrazio per aver letto anche questo capitolo 🤗
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Se ti va di ascoltarlo, poi dimmi cosa ne pensi!
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