11. Un brindisi inaspettato

Siamo l'orgasmo che unisce il cielo alla terra.
Siamo la minuscola goccia di rugiada intrappolata dalla ragnatela tesa tra le fronde dell'ultimo albero superstite.
Siamo i baci umidi di lacrime e di risate.
Siamo le lingue intrecciate nella danza della nostra unione carnale.
Siamo l'uomo esperto e la giovane ingenua e, in un caleidoscopio di possibilità, il ragazzo che non ha mai fatto l'amore e la donna che palpita di desiderio.
Siamo le urla trattenute del piacere e respiri spezzati della frenesia.
Siamo mani, bocche, schiene, siamo la durezza dell'erezione e l'umido antro che accoglierà il pellegrino cieco in cerca della sua anima.
Il profumo dell'eucalipto, il pitosforo in fiore, la terra bruciata dal sole.
Dagli ormoni abbiamo gli istinti, dai sensi la bramosia.
Non volgiamo lo sguardo verso un futuro, forse, precluso: oggi viviamo come se fossimo immortali in quest'unico giorno di gloria.

Le tremano le labbra per il respiro accelerato, eppure non ci stiamo toccando. Forse è la stessa vibrazione che mi sta attraversando e che mi dà la sensazione di essere stato colpito da un fulmine che, invece di terminare la sua corsa incendiante in pochi attimi, si estende in una dimensione eterna. Ho il dubbio che quel fuoco nasca dalla sommità del capo per via del colpo subito, lentamente, però, si snoda lungo il torace fino a giungere alla radice delle gambe. Lì abbandona il sentiero discendente per inerpicarsi lungo l'asta del mio uccello, attorcigliandolo tra le sue spire, fino alla punta.

Non ho voce per parlare, ma vorrei trovare le parole per rassicurarla. L'ingenuità dei suoi diciotto anni mi intenerisce. Ci sono ragazzine, forse più mature sessualmente, che hanno già esperienza della dimensione erotica, ma Adele è così impacciata che non occorre che mi dica nulla.

Le sfioro la guancia con la punta delle dita e lei socchiude la bocca morbida. Il pollice varca il confine delle sue labbra per cercare il contatto con la lingua che mi sfiora in una carezza umida e caldissima. Il sangue affluisce ancor di più nei lombi, procurandomi un piacere al limite del dolore.

Mi inchino davanti alla bellezza della sua pelle chiara appena segnata dal sole di ieri e da qualche lentiggine sbarazzina.
Ha braccia sottili e le mani dalle dita lunghe con le unghie colorate di rosa chiaro. Una volta le chiederò di laccarle di rosso e di dipingere la bocca per poi vederle indaffarate sul mio corpo, ma adesso mi piace che siano rosa tenue, al naturale, perché sono lo specchio della sua ingenuità.
Nel vedermi inginocchiato le si sono colorate la gola e il petto, ha cercato di farmi rialzare ma non mi muoverò da qui.

È bastato uno sguardo perché Adele mi capisse al volo. Siamo connessi da questa inspiegabile telepatia, un'unione che non avevo mai sperimentato con nessun'altra. Forse è per questo che il cuore tuona furente nel petto o perché io mi sento impacciato nonostante l'esperienza che ho alle spalle.

Le tolgo i sandali che le fasciano i piedi dalle dita allineate come foglie di felce. La caviglia si muove sotto la mia carezza, fuggente, e mi tocca imprigionarla per non farla allontanare. La mano libera risale lungo la gamba antecedendo di poco lo sguardo famelico.
Voglio bearmi di ogni tonalità del suo corpo nell'ammirazione e gratitudine sconfinate di coloro che hanno architettato tale miracolo di bellezza per poi donarmelo.

Le bacio il ginocchio e, nell'esplorare la coscia tornita con la punta della lingua, la sento appoggiarsi alle mie spalle, stringendo le dita. Guardo verso l'alto, il suo vestitino sembra una vela cazzata tra noi due... Per un attimo il pensiero di lei come una barca a vela mi fa sorridere. Io cosa sarei allora? Il capitano che si illude di poterla controllare o il vento che la fa scivolare veloce sull'acqua? Inspiro a fondo e soffio sul suo inguine increspandole la pelle delle cosce proprio come quando la superficie del mare si indispettisce per l'arrivo di una raffica.

Dalla bocca le fugge il mio nome in un sospiro che è un invito e una preghiera, ma al momento sono altre labbra che implorano le mie cure.

Il perizoma di pizzo color carta da zucchero sembra sfidarmi come un drago che ha racchiuso la principessa dai petali succulenti nell'alta torre. Le dita si arrampicano agili verso il carceriere per strapparne il sottile lacciolo sul fianco.

«È il secondo paio!»

Non le permetto di dire altro, infilandomi sotto il vestito attendo che la principessa liberata dal mostro mi dimostri la sua riconoscenza con un bacio.
La dolce fragranza stimola un languore ancestrale, con la punta del naso separo i petali morbidi e rimango in adorazione del tenue colore di questa graziosa rosa ancora in bocciolo. Allungo la lingua a sfiorarla con dolcezza, non ancora per darle piacere, ma per assaporare l'origine del suo profumo.

L'afferro per le natiche e la sollevo fino a portarla sul letto della sua camera dove ci siamo rinchiusi a doppia mandata. L'adagio facendola sdraiare, le sue deboli proteste si trasformano in frasi sconnesse non appena inizio a banchettare con le labbra turgide e il clitoride che sboccia nella mia bocca come un grosso mirtillo. Le ho circondato le cosce con le braccia per impedirle di divincolarsi e posso rilasciare la presa solo quando finalmente accetta il suo destino abbandonandosi al godimento che sono onorato di darle.
Le sue dita si intrufolano tra i miei capelli, afferrandomeli e tirandoli, come se volesse più dalla mia bocca.
I petali timidi e minuti disegnano una fica morbida che non vorrei mai smettere di baciare, ma ho il cuore a mille e i respiro così corto che alzo la testa per riprendere fiato. 

Lei si puntella sui gomiti e mi guarda. Ha il volto scarlatto e la bocca dischiusa.
«Spogliati per me» mi ordina mordicchiandosi il labbro inferiore.

Dio santo, quel suo tono di sfida mi sbarella. Mi alzo a fatica perché ce l'ho così duro che manco un diamante potrebbe scalfirlo. Mi tolgo la maglietta, gliela lancio e lei, dopo essersi messa a sedere per afferrarla, vi affonda il viso inspirando il mio odore. Se continua così finirà che, invece di scopare, sverrò perché non mi arriverà più nemmeno un millilitro di sangue al cervello.

«Via anche i pantaloni!»
Non immaginavo che le piacesse comandare, ma la lascio fare. Per oggi. Forse anche per domani...

Slaccio la cintura, i bottoni dei jeans e poi li sfilo.
Il mio cazzo preme sui boxer, la punta ha anche inumidito il tessuto dimostrando, proprio per togliere ogni dubbio, la smania che ho di lei.
Col dito mi fa cenno di avvicinarmi. Si mette in ginocchio sul letto e infila gli indici nell'elastico dell'ultimo indumento rimastomi addosso.
È titubante. Veramente si imbarazza a guardarmelo?

Perlustro la stanza per vedere se ci sia qualcosa che possa darle una mano fino a quando scorgo un foulard dello stesso colore del perizoma che ora giace sul pavimento. Mi allontano per un attimo e glielo mostro per farle intuire cosa voglia fare: al suo cenno di assenso con la testa, la bendo.

«Così ti fa meno paura?»

Le sue mani già si impossessano dei miei boxer e in un attimo il mio cazzo rimbalza verso l'alto, finalmente libero. Abbasso lo sguardo, le vene in rilievo pulsano disperate, la punta, cremisi e lucida per il desiderio bollente, è così vicina alla sua bocca che non resisto e le sfioro il labbro inferiore.

«L'hai mai preso in bocca?» le chiedo con un filo di voce, timoroso che possa sentirsi costretta a fare qualcosa contro la sua volontà. Mentre nega con la testa, socchiude la bocca da cui esce la punta della lingua rosata e mi aspetta come se fossi il dolce che ha ordinato. Non la faccio attendere oltre, mi avvicino e le schiudo pian piano le labbra con la punta come ho fatto prima col pollice. Una scossa mi arriva fino alla cicatrice della fronte, l'aria rimane intrappolata nei miei polmoni e perdo ogni speranza di respirare mentre la sua bocca mi circonda completamente in un intimo e disperato bacio alla francese.

Forse la chiamo per nome, forse grugnisco mentre cerco di non muovermi per non affondare i fianchi in fondo alla sua gola.

Alza le mani e, con la bocca piena ma immobile, scioglie il nodo del foulard e mi fissa. Solo dopo aver visto la mia espressione, si stacca per guardarmi tra le gambe mentre la più poderosa erezione della mia vita mi fa fare una splendida figura. Con la punta dell'indice, mi tocca l'asta, disegnando il contorno del mio glande umido di saliva, poi scende fino alla base e impugnandolo come un trofeo se lo riprende in bocca con un sospiro goloso.

Alla carezza si aggiunge l'azione di succhiare e, nel farlo, riprende a guardarmi negli occhi con la stessa espressione di quando gusta qualcosa che le piace da morire.

Ansimo forte e, nonostante ci siano state donne più esperte, nessuna mi ha fatto mai sentire così col mio cazzo in bocca e gli occhi gialli sgranati e lucidi. Sono completamente in suo potere, anche quando le tengo la testa per ritmare la danza. Soggiogato, incredulo da quanto mi senta già appagato anche senza aver raggiunto l'orgasmo, voglio ora baciarle la bocca. Quando mi ritraggo, lei fa un piccolo suono di dissenso, ma le blocco le mani sopra la testa per sdraiarmi sopra di lei. 

Le bocche hanno il sapore dei nostri sessi e questo bacio ha il preludio dell'unione e il profumo muschiato del paradiso.

Indossa ancora quel suo vestitino dalla stoffa leggera e lo strofinio contro la mia pelle mi fa sospirare e bramare di sentirla nuda e vogliosa sotto di me. Mi sposto a lato, solo per aiutarla a spogliarsi, poi rimango a fissare la pelle imperlata di sudore, i capezzoli chiari e rigidi che incoronano un seno per nulla adolescenziale. Le ossa pubiche sporgono per via del corpo sottile e l'addome scavato, nello scivolare verso il monte di Venere, si ammorbidisce in una collina. Passo il palmo dalla gola, al seno e poi verso il giardino di delizie dove, ancora una volta, insaziabile come non mai di scoprire ogni suo segreto, le allargo leggermente le labbra con la punta delle dita per esporre quelle più piccole e più bagnate e poterle ammirare come sono adesso, turgide e ammantate di miele.

«Hai paura?»
Glielo domando, ma sono io ad averne. Non vorrei farle del male.

«No.»

La invito a cavalcarmi così sarà lei a tenere le redini del gioco e non sarà costretta a subire, ma potrà tirarsi indietro in ogni momento. Inspiegabilmente resiste e mi invita a giacere sopra di lei.

«Come ho detto io, ti farei meno male...»

«Secondo te sono ancora vergine?»

Cristo santo! Mentre lo dice, fatico a rimanere impassibile. Non ho capito proprio niente di questa ragazzina. E con chi sarebbe...? La bacio, forse più per prendere tempo perché non comprendo che cazzo mi sia preso. 
Ho fatto mai storie se una donna aveva avuto altri amanti? 
Ho mai reso conto delle mie storie? Perché ora dovrei chiederlo a lei?

Adele si mette a sedere e mi guarda.
«C'è qualcosa che non va?» mi domanda ma subito l'afferro per la vita e la rimetto sotto di me.
«Rimani lì» le ordino prima di alzarmi a cercare nella tasca dei jeans la scatola di preservativi. Se non diventa mia adesso, muoio. Giuro.
Al signor King viene assegnato il Guinness dei primati di velocità di srotolamento condom.
La sua risatina mi fa sentire un verginello.

«Nicholas, guarda che non ho intenzione di scappare.»

«Ti inseguirei in capo al mondo, stanne certa.»

Mi metto tra le sue gambe con l'unica idea di farle dimenticare il tipo con cui è stata. Sicuramente è un coglione. 
La sfioro con la punta per prepararla all'intrusione. 
Sicuramente non l'ha nemmeno fatta venire. 
Mi inumidisco la mano con la saliva e me la passo sul preservativo anche se è bagnata come se si fosse tuffata in mare.
Sicuramente non gliel'ha leccata né lui gliel'ha messo in bocca. 

Cristo santo, starò mica scopando in preda a una crisi di gelosia?

Quando entro dentro di lei, però, è così stretta che sussulta e fa una smorfia di dolore. Mi blocco immediatamente, senza capire che cosa stia succedendo.

«Ti ho fatto male?»

Ora, però, vinco il premio per la domanda più cretina dell'anno e lei fa segno di no con la testa.

«Scusami, non volevo urlare... Riproviamo?»

Mi sdraio accanto a lei mentre i suoi occhi si stanno riempiendo di lacrime. Allora mi puntello sui gomiti e, quando inclina il viso di lato per fuggire al contatto, la costringo a rimanere ferma.

«Ti ho fatto male io e ti scusi tu? Dimmi cosa c'è...»

Si mordicchia il labbro.

«L'ho fatto solo una volta. Più o meno fatto perché lui era ko...»

Mi guarda da sotto in su, come se volesse scusarsi di nuovo. L'ho detto io che quel tipo era un coglione patentato.

«Ti chiedo io scusa a nome di tutti gli uomini del pianeta e, se me lo permetti, vorrei rimediare alla tua prima volta.»

«Che cretinoche sei,  guarda che la prima volta è stata con...»

Le metto una mano sulla bocca per farla tacere. Se mi dice anche solo un altro dettaglio del coglione, giuro che vado fino a San Francisco per prenderlo a calci in culo all'istante. Quando comprendo che non dirà nulla, la libero e la bacio così a fondo che uso anche i denti per marchiarla come mia. 

Mia e di nessun altro.

Mi sdraio di nuovo a pancia in su e la guido per mettersi a cavalcioni sopra di me.

La luce del pomeriggio filtra dalla finestra colorando d'ombre bluastre la sua pelle, i capelli le oscillano intorno al corpo scontornandola quasi fosse solo bidimensionale. Le immagini del sogno vivido fatto la scorsa notte si sovrappongono dispettose alla realtà dell'adesso, tanto che non so più se stia rivivendo il passato o se questo sia un'altra allucinazione. 

Torno in me il tempo di vederla accogliermi, lentamente, lasciando che i nostri corpi si abituino alle dimensioni di ognuno e trovando così un'unione intima e serrata. Sento le vene del mio uccello pulsare furiose nel pompare ancora più sangue, in attesa che io inizi a muovermi. Nonostante in circolo abbia più testosterone di un body builder, la mia mente riesce ancora a dominare l'istinto di spingerla sul materasso in una foga che, or ora, non potrebbe sopportare.

La sento rilassarsi e guardarmi con una faccia perplessa.
«E ora cosa devo fare?»
Giuro che offrirò una birra con della cicuta all'imbranato che non le ha proprio insegnato niente. Toccherà a me questo delizioso compito...

La tengo sollevata con le mani e inizio a muovermi piano. Se all'inizio è tesa e nervosa, le onde del mio bacino sembrano rilassarla fino a che socchiude gli occhi e tira la testa all'indietro. Mi metto a sedere anche io, guidandola con le braccia e le gambe mentre è incastrata sopra di me. È così stretta che non so per quanto tempo durerò e solo il timore di replicare quel tizio con cui ha perso la verginità mi trattiene. Esco un attimo per calmarmi e la faccio distendere su un fianco.

I suoi occhi hanno perso la durezza della giada per prendere la vischiosità del miele...lo stesso miele che la bagna nell'intimo.
«Qualunque cosa succeda, non smettere mai di guardarmi così» le dico pentendomi subito: che cavolo mi prende?
Adele si accoccola calda a cucchiaio e, profumata di sesso, sembra fare le fusa dal modo con cui si strofina contro il mio petto.

«Baciami!»
Non so chi lo abbia detto perché entrambi ci sfioriamo la punta della lingua con deliberata lentezza, forse con la scusa di obbedire a quel comando senza proprietario.

Mi bagno le dita per sfiorarle il clitoride, gonfio e sensibilissimo. Si aggrappa al mio braccio, timorosa che la lasci andare senza soddisfarla, ma non c'è pericolo perché il mio maggior desiderio è quella di vederla godere; quando abbandono la stimolazione per poterla prendere di nuovo, lei si lamenta.

«Ssshhh. Aspetta un attimo che ti faccio una sorpresa.»

Quando entro in lei, piano e senza spingermi fino in fondo, Adele alza la gamba in una spaccata. Cristo santo, avevo dimenticato gli anni di danza che ha fatto da bambina. La sorpresa me l'ha fatta lei... Rischio di venire subito nel vederla così aperta, farcita dal mio cazzo e con le dita che giocano tra le sue pieghe bagnate.

«Ancora» ansima ripetutamente nel muoversi su di me, più veloce e prendendoselo tutto. Io inizio a spingere con foga, non capisco più nulla, a parte che mi sto trattenendo così tanto che potrei esplodere come una bomba nucleare.

Si blocca. Annaspa. Chiude gli occhi e si abbandona a un orgasmo che sento vibrare dalla sua fica fino al viso e giù per le gambe. Le sue contrazioni e il suo mugolio mi danno il colpo di grazia. Con un urlo da cavernicolo mi abbandono anche io al godimento massimo.

Perché il mio uccello sta brindando col cuore?

Grazie per essere qui❤️‍🔥

Sebbene negli altri romanzi abbia sempre inserito della parti un po' pepate, non sono mai stata così esplicita come in questo capitolo. 

Cosa ne pensi? 

Dammi  pure dei suggerimenti per migliorare... Nel frattempo sto leggendo i classici della letteratura erotica. In questo momento, Il delta di Venere di Anaïs Nin. Tu lo hai letto? Cosa ne pensi?

A presto...con Adele!

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