10. Non ci cascherò di nuovo
Il corpo, fino a ieri appartenuto solo a me stessa, è diventato scrigno della passione di Nicholas, il suo respiro si è mescolato col mio ritmando la nostra unione, le promesse sussurrate nelle orecchie come i segreti antichi delle streghe ci hanno legato per sempre.
Ci si può sentire così felici da non bastare a sé stesse?
La pelle trattiene a malapena la mia gioia, i polmoni racchiudono il desiderio feroce di gridare al mondo il miracolo appena successo, la mia intimità, che ha conosciuto la dolorosa e piacevole intrusione di un corpo che non mi è più estraneo, ora sogna ancora quell'unione perfetta.
Una sonnolenza mai esperita ha appesantito le palpebre senza che nemmeno mi accorgessi.
Si sa che Morfeo approfitta sempre dei sogni a occhi aperti delle anime innamorate per intrufolarsi nei recessi della mente. L'infingardo si diverte ad assopire chi non vorrebbe mai addormentarsi nei momenti più intensi per non sprecare nemmeno un secondo di quel presente vagheggiato per anni e che, come ogni tempo dell'uomo, è destinato a ridursi in cenere.
Mentre sentivo il cuore colmo di un'emozione nuova, un qualcosa di così intenso che nemmeno il poeta più celebrato potrà mai raccontare, ecco che il dio del sonno si divertito facendomi sprofondare in un sonno di sogni e incubi così confusi tra di loro da aver annullato il confine esistente tra essi.
Anche adesso, mentre i pensieri rotolano uno di seguito all'altro in una logica che non appartiene alla veglia, ho la certezza di aver scordato qualcosa. Qualcosa di importante che potrebbe minare la felicità.
Non appena un'immagine del mondo reale si balena tra i miei pensieri, ecco che Morfeo ne disperde i contorni, fumi evanescenti che mi avviluppano e trattengono nella mollezza di dormire tra braccia a lungo desiderate. Forse l'unico appiglio al presente ipnotizzato dal ticchettio degli orologi è quest'odore nuovo, che non è solo di uomo, quanto piuttosto di orgasmi condivisi e vissuti nel profondo.
Il piacere che mi procuro nella solitudine della mia stanza è assicurato e tranquillo, ma quello con una persona speciale è il camminare su una fune tirata tra due montagne altissime. Smettendo di pensare, di preoccuparsi, ma solo vivendo la paura dell'altezza si può arrivare in fondo e lasciarsi prendere da qualcosa che parte sì nell'intimo ma che trasmette l'emozione non solo al corpo ma anche in quelle zone segrete dell'anima che la bruttura del mondo ha fatto rintanare per paura di soffrire ancora.
La paura, prigione metafisica in cui siamo i secondini di noi stessi, s'intrufola nella mia mente come il ragno che contorce le zampe lunghe per forzare i pertugi più angusti e lì, in quel dormiveglia di mollezza sensuale, lotta contro Morfeo uscendone vincente.
Le palpebre, fino a quel momento abbandonate ad assolvere la loro funzione di cortina sul reale, si risollevano d'improvviso in modo che la pupilla possa esaminare e ordinare il mondo per farlo marciare all'incedere della lancetta dei secondi.
Tic. Tac.
Eppure, quando si ama e si è amati, così come lo sono io, realtà e fantasia sembrano mescolarsi e farsi beffe del cammino uguale dell'orologio, degli obblighi, delle raccomandazioni...
Non devi farlo addormentare...
Sento la mia voce, un tono che non mi appartiene, isterico e basso. Le mani rinforzano il messaggio, scrollando e pizzicando l'uomo che giace addormentato tra le lenzuola stazzonate.
Mi sono addormentata, probabilmente per prima, altro che tenere sveglio lui! È ancora assopito tra le mie braccia, il lato sano del viso sulla mia spalla e respira pesantemente.
Dio, fa che si svegli! E se fosse in coma?
«Ti prego, svegliati.»
La vista si annebbia per le lacrime che non riesco a trattenere. Non tollero di piangere in un momento come questo: l'acqua può forse lavare via la mia stupidità oppure impedire che lui possa essere peggiorato per causa mia. Razionalmente vorrei che tutta l'energia che ho in corpo si desse da fare per trovare una soluzione, ad esempio chiamare mio padre oppure direttamente il dottore. Invece sono qui a scuoterlo e a supplicare che si svegli.
«Piove?»
La domanda che gli sfugge tra le labbra mi allarga il cuore. Lo abbraccio stretto, scuotendolo più di quanto si dovrebbe fare con uno che ha un trauma cranico, ma non riesco a trattenermi.
«La testa... Piano!»
«Nicholas, non mi far più scherzi simili!» gli dico lasciandolo andare per guardarlo negli occhi e accertarmi che non sia in pericolo. Li ha ancora chiusi mentre le dita gli scivolano sulla medicazione della fronte e proseguono verso la sommità della testa. La fronte si increspa per il dolore sebbene dalle labbra non scappi nemmeno un lamento. Studio il suo viso e il lento sollevarsi delle palpebre a mostrare una cornea arrossata che mette ancor più in risalto il verde dell'iride. La pupilla sfarfalla in un cambio di diametro in cerca di una messa a fuoco che tarda a sopraggiungere e, quando riesce, si sposta su di me. Le sopracciglia si increspano mentre deglutisce a vuoto.
«Cristo santo, cosa ci fai nel mio letto?» domanda mettendosi a sedere.
«In realtà sei tu nel mio.»
Alle mie parole, alza il lenzuolo di scatto emettendo un grugnito dal naso che lo fa assomigliare a un toro inferocito. Si controlla i boxer, poi guarda me, anzi sembra essere più interessato al mio completo da notte. Finalmente pare rilassarsi.
«Ci mancava solo che avessimo scopato...»
La sua risata mi raggela, ancor più perché comprendo essere genuino il suo sollievo.
"Non stiamo scopando, ragazzina, stiamo facendo l'amore."
«Come sono finito qui?»
«Con le tue gambe, aiutato da mio padre.»
«Fred?»
Non ricorda nulla? O fa solo finta perché rinnega quanto c'è stato tra di noi?
«Non ho altri padri, che io sappia.» Idiota che non sei altro!
Finalmente mi guarda per vedermi e il sorriso gli scompare dal volto.
«Intendevo dire che tuo padre mi ucciderebbe se mi trovasse nel tuo letto.»
Non ricorda che ci siamo fatti una doccia, rimessi i vestiti proprio per evitare che mio padre potesse bussare e capire che eravamo stati assieme?
Mi alzo e spalanco la finestra. La luce di un'alba morbida contrasta coi miei pensieri, rosa come il cielo fino a un attimo fa e ora in tempesta. Il dargli le spalle serve a chiarirmi, a non mostrargli la delusione né la debolezza che mi ha fiaccato il cuore più di una corsa sfrenata. Eravamo l'uno nell'altra poche ore fa, non solo i nostri sessi, ma anche le nostre anime si compenetravano. Ne avevo consapevolezza e non era solo una mia fantasia.
«Non ricordi nulla di ieri notte?»
Raccolgo il coraggio di voltarmi e, mentre il sole sorge gagliardo dalle montagne a Est, lo vedo appoggiare i piedi sul pavimento e aggrapparsi al materasso. Ho l'impressione che la testa gli faccia male e non stia simulando.
«Un dottore che mi ha messo dei punti, mi sembra... abbiamo giocato a carte?»
«Scacchi.»
Aiutandosi col comodino, si mette in piedi. Chiude gli occhi, oscilla avanti e indietro come un'insegna scossa dal vento, ma dalle sue labbra non esce un lamento, nemmeno quando il baricentro si sposta in avanti mettendo a dura prova l'equilibrio precario. Senza sapere come e senza volerlo nemmeno, mi ritrovo a sostenerlo a guisa di stampella. Il contatto con la sua pelle sudata, l'odore di uomo e il suo peso riaccendono la memoria a senso unico della notte appena trascorsa. Il pomo d'Adamo corre in verticale, le dita mi stringono il braccio e i suoi occhi si fissano nei miei.
«È successo qualcosa tra di noi?»
Tutto. Ed è stato bellissimo. O, almeno, lo pensavo prima.
«Vorresti che fosse successo?»
«Cazzo, no» dice senza smettere di guardarmi.
Vorrei che le mie emozioni fossero governabili da un'app. Adesso potrei abbassare il tono della delusione e aumentare quello della simulazione.
"Ti voglio al mio fianco, Adele...."
Perché ciò che dice adesso contrasta con le parole dette mentre i corpi si regalano un piacere totale e totalizzante?
«Non è successo niente, stai tranquillo.»
"Non pensavo potesse capitarmi mai nella vita, ma mi sono innamorato di te come un pazzo."
«Meno male, non me lo sarei perdonato.»
"Da un minuto all'altro, senza nemmeno capire come sia potuto succedere... So solo che ti voglio anima e corpo."
Ora che sembra stabile, posso lasciarlo andare, ma lui mi trattiene stringendo le dita sul braccio.
«Adele, hai pianto?»
Vorrei rispondergli che l'ho fatto quando pensavo che non si sarebbe svegliato e che, ora, con gli occhi asciutti, la mia anima annega nel dolore dei rinnegati. La sua mano raggiunge la mia guancia in una carezza inaspettata.
«Mi sarebbe dispiaciuto...»
Il bussare rapido alla porta e l'abbassarsi della maniglia ci fanno allontanare di scatto mentre mio padre entra senza nemmeno attendere che dica avanti.
Nicholas distoglie lo sguardo dal mio. Non c'è bisogno che finisca la frase per capire che, qualora ricordasse l'accaduto, sarebbe in preda al rimorso e al pentimento.
Il dottor Gilardi sta finendo di visitare il paziente nella sua stanza mentre faccio colazione in terrazza assieme a mio padre e Sylvie.
«Io non sono venuta in Italia per fare la babysitter» dice la moglie con quel tono a cui papà non riesce a dire di no.
«Cara, ne abbiamo già parlato. È ferito...»
«E noi cosa centriamo?»
«Cara, ma...»
«Smetti di chiamarmi cara, mi dà i nervi.»
«Non voglio rabbonirti, ma farti ragionare.»
Sono le dieci passate, il sole è caldo e la loro battibeccare acuisce il mio dolore perché mi domando se anche mia madre si comportasse allo stesso modo.
«Intendi dire che non ragiono? Se non la smetti subito, stanotte dormi in un'altra stanza ed è la serata del pomp...»
Tossisco di proposito, per non sprofondare in un imbarazzo maggiore di quanto già non sia.
«Ci sono anche io, se non vi siete accorti» dico a entrambi che finalmente tacciono e mi guardano. Si erano dimenticati di me anche loro? Nicholas non è l'unico a quanto pare... È bello avere la certezza di essere importante per le persone a cui si vuole bene.
«Come potremmo dimenticarci di te, tesoro?»
Mio padre si gratta la nuca mentre Sylvie mi sorride in modo sospetto.
«Hai ragione, Fred. La nostra Adele, non è stata fantastica stanotte a sorvegliare Nick?»
In un attimpo divento di nuovo trasparente mentre parlottano basso per non farmi sentire, poi papà si schiarisce la voce più volte, nel modo in cui fa sempre quando non vorrebbe chiedermi qualcosa ma è obbligato.
«Adele, so che con zio Nick ti trovi bene... Che ne diresti di rimanere qui a Portofino con lui mentre porto tua madre a fare una commissione?»
Lui dà le spalle alla moglie e non può vederne la smorfia di disgusto che le deforma il viso quando si riferisce a lei come mia madre. Il ribrezzo è reciproco, stia pure tranquilla che non mi sono mai fatta illusioni di ritrovare in lei una donna che potesse farmi da mamma. Mi piace pensare che la mia vera madre fosse gentile e che avesse sposato papà per amore. E, soprattutto, che non mi avrebbe dimenticato quando ritenuta inutile.
Il vociare sempre più vicino di due uomini ci fa voltare verso la scala. Nicholas e il dottor Gilardi sembrano amici di vecchia data. Mio padre si alza per accoglier il medico e farlo accomodare, senza tralasciare di dare una pacca sulla spalla all'amico che saluta tutti e si siede di fronte a me. Dopo il mio semplice buongiorno che credo non sia udito da nessuno, mi concentro sul cappuccino ancora intonso, giocando con col cuore bianco di schiuma che emerge dal fondo marroncino.
«Sei stato bravo a rimanere sveglio per tutta la notte.»
Tutti parlano contemporaneamente e sembrano sapere esattamente cosa sia successo la scorsa notte.
«Hai battuto la nostra Adele a carte? Proprio non è capace di giocare... Troppo seria.»
«Scacchi» ho corretto, ma non è importato a nessuno. Anche se ho vinto al gioco, la mia Regina ha comunque perso la verginità in modo...dimenticabile. Che umiliazione. E qui tutti sembrano ridere del fatto che io sia solita perdere a carte. Proprio uno spasso, vero?
«Il signor King non vuole andare in ospedale, anche avrei preferito che facesse una TAC. Verrò a visitarlo domani: per oggi niente sforzi, riposo e cibo leggero.»
Sylvie lascia cadere di proposito sul piatto la forchetta su cui aveva infilzato una fetta di prosciutto e guarda il marito che si schiarisce la voce più volte.
Di sicuro dovrò stare con Nicholas tutto il giorno. Dopo quello che è successo - e che è successo solo per me - non so dove potrò trovare la forza...
Forse, visto l'affetto che prova per l'amico, mio padre troverà la forza di dire di no a Sylvie.
«Adele, vuoi giocare a carte?»
«No.»
«Scacchi?»
«No.»
«Fare un giro per Portofino? Il dottore ha detto che devo riposarmi e fare una passeggiata è rilassante...»
«Non ne ho voglia.»
Seduti in giardino sulla panchina dove ci siamo baciati e fingere che non sia successo nulla nemmeno qui è troppo. Non sono una santa!
«Adele, mi dici cos'hai?»
«Nulla. Cosa dovrei avere?»
Mi alzo, decisa a non rivedere questa panchina di pietra per il resto della vacanza. Vorrei anche poter non rivedere il mio letto dove ho perso i miei sogni oltre alla verginità, ma so che non avrò il coraggio di domandare un cambio di stanza. La mano di Nicholas intrappola la mia costringendomi a rimanere seduta. Mi tira a sé fino a portarmi in grembo.
«Perché mi tieni il muso?»
«Non è vero.»
Con la punta dell'indice mi stuzzica il mento mentre nei suoi occhi si accende una luce maliziosa e divertita.
«Nemmeno coi grattini mi fai un sorriso?»
Non ci cascherò di nuovo. Il mio sforzo di mettermi in piedi viene ostacolato una seconda volta.
«Dovresti stare a letto a riposare, ordine del medico.»
Mi stringe le braccia attorno alla vita e tuffa il viso tra i miei capelli fino a sfiorarmi il collo con le labbra.
«Non chiedo altro.»
Pensa forse di prendermi, mollarmi, riprendermi a suo piacere?
«Cosa credi di fare?»
Si risolleva per guardarmi in viso. Ogni parvenza di scherzo è scemata dal suo volto per ritrovare l'intensità della scorsa notte.
Non ci cascherò di nuovo.
«Ho aspettato tutta la mattina che Fred e Sylvie si togliessero di torno per fare l'amore con te.»
Non ci cascherò di nuovo...
«Stamattina hai ringraziato il cielo per non avermi scopato.»
Nicholas mi appoggia un dito sulle labbra.
«Hai capito male e, quando ti stavo spiegando, è entrato tuo padre.»
«Ho capito bene: che sarebbe stato un errore e...»
«Non hai capito un cazzo. Se fosse successo, e me ne fossi dimenticato, non avrei mai potuto perdonarmelo. Voglio ricordare ogni singolo momento che trascorrerò ad adorarti e a farti godere.»
Grazie mille ❤️🔥
Mentre cerco di sistemare il trailer di Hot desire...puoi vedere quello che ho fatto finora cliccando nel link messo nei commenti a lato.
Non mi fa inserire il video nella pagina nonostante lo abbia messo su YouTube: se qualcuno sa perché non si possano mettere i video in verticale, mi illumini!🤭
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